Recensione: Origins of Aggression

Di Stefano Ricetti - 23 Giugno 2025 - 7:27
Origins of Aggression
Band: Onslaught
Genere: Hardcore  Thrash 
Anno: 2025
Nazione:
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80

Headbanging: lo scuotere la testa al ritmo della musica heavy metal.

Definizione semplicistica ma efficace in lingua italiana della nobile (?) arte dello scapocciare duro.

Origins of Aggression è l’ultima fatica discografica degli Onslaught, capostipiti indiscussi del Thrash Metal albionico. Una carriera, la loro, iniziata nel 1982 in quel di Bristol che al momento assomma a sette album in studio e due live.

Dischi quali Power from Hell, The Force e il recente Generation Antichrist, che hanno contribuito a scrivere la storia, quella con la ‘S’ maiuscola della musica dura mondiale.

Dei membri originari, in formazione, è rimasto il solo chitarrista Nige Rockett (qui sua intervista) ma va sottolineato che lo schieramento attuale del gruppo è da autentica macchina da guerra: Jeff Williams al basso, James Perry alla batteria, David Garnett alla voce e Wayne Dorman all’altra ascia. Tutta gente rodata che si è fatta il mazzo sui palchi di mezzo mondo, Italia compresa, a costituire un vero e proprio monolite marchiato Onslaught.

La forza dei britannici nelle loro esibizioni live è proverbiale: pochi fronzoli e fuoco e fiamme dall’inizio alla fine. Esattamente la stessa filosofia utilizzata per confezionare Origins of Aggression, un doppio Cd digipak a tre ante – l’uscita è prevista anche in due ellepì – accompagnato da un libretto di dodici pagine con tutti i testi dei brani propri e i commenti riguardo le cover incluse (una per una) che segna l’esordio di Rockett e soci con l’etichetta Usa Reigning Phoenix Music (RPM).

Ventidue tracce per quasi un’ora e mezza di musica feroce e violenta, thrash metal purissimo allo stato brado imbastardito da venature hardcore nella sua massima espressione ove gli Onslaught, con la scusa di celebrare gli inizi e il quarantennale di Power from Hell, il loro esordio del 1985, rileggono la loro storia risuonando e reinterpretando i classici del passato remoto, sul primo dischetto ottico.

Personalmente ho sempre accolto a braccia aperte operazioni di questo tipo, nel momento in cui esistono i presupposti per poterlo fare, però: band ancora attiva, quindi prolifica e presenza di membri della vecchia guardia nella line-up.

A partire da “Thermonuclear Devastation of the Planet Earth” sino ad arrivare all’ultima in scaletta, “Shellshock”, si viene investiti da un’onda d’urto devastante: potenza a profusione come se non esistesse un domani e nuova linfa a innervare le varie “In Search of Sanity”, “Power From Hell”, “Metal Forces”, solo per citare tre delle storiche cannonate ricomprese dentro Origins of Aggression.

Oh, poi, sia ben chiaro: le versioni originali permangono intoccabili, sacre e cristallizzate nell’epopea del Thrash Metal ma è altrettanto vero che potersele ripassare a piacere con il beneficio di una produzione assolutamente all’altezza del lignaggio che si meritano significa godimento puro…

L’ugola e l’interpretazione da posseduto di Garnett, poi, a differenza dei suoi illustri predecessori, conferiscono all’intero prodotto quel retrogusto hardcore – senza mai esagerare, sottolineo – che inesorabilmente pone delle differenze nei confronti dei brani nella loro stesura primigenia.

Il secondo Cd consta di un insieme di cover, di fatto un carico da 90 di punk hardcore bell’e buono, prevalentemente, con qualche esimia eccezione, su tutte “Freewheel Burning“ dei Judas Priest. Gli Onslaught tributano le band che li hanno fatti diventare gli Onslaught, ossia Sex Pistols, GBH, The Exploited, Dead Kennedys, Discharge, UK Subs, Killing Joke. Ad aprire le danze, probabilmente NON a caso, una versione killer di “Iron Fist” dei Motorhead, letteralmente terremotante.

Tornando al concetto espresso a inizio recensione: munirsi di collarino prima di procedere all’ascolto di Origins of Aggression!

 

Stefano “Steven Rich “Ricetti 

 

 

 

 

 

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