Live Report: The Sisters Of Mercy @ Castello Sforzesco, Milano – 28/07/2025

Live Report: The Sisters Of Mercy @ Castello Sforzesco, Milano – 28/07/2025
a cura di Martina L’insalata
Sembra proprio una tipica giornata estiva londinese: è il 28 luglio e Milano è fresca e un po’ grigia, o forse sarebbe più corretto definirla dark and gloomy.
Al Castello Sforzesco, per la loro unica data in Italia, ci sono i Sisters Of Mercy. Prima di loro nessun altra band: “sarà un lungo set”, afferma sui social la band di Andrew Eldritch in vista del loro arrivo.
Ed eccolo lì sul palco assieme a Ben Christo e Kai alle chitarre e Doktor Avalanche in consolle su drum machine, bassi e sintetizzatori, vestito di bianco e con gli occhiali da sole. Si muove lentamente, forse affaticato, sembra il fantasma di quello che era una volta l’uomo affascinante accanto a Patricia Morrison, icona di quel post-punk anni ’80 ancor più di lui.
Vederlo così fa quasi male al cuore e forse un po’ tutti abbiamo pensato quanto a volte sarebbe più dignitoso smettere, lasciare che l’immaginazione ci riporti al fascino del passato; ma in fondo nessuno di noi è qui per guardare e a confermarlo è il fatto che, guardandomi intorno, c’è chi volge lo sguardo al palco indossando gli occhiali da sole, nonostante il sole sia già tramontato e il cielo ormai già più scuro. Siamo qui per ascoltare, o forse è ancor più corretto dire che siamo tutti qui per celebrare.
Nessuna introduzione, nessuna pausa o particolare ringraziamento: la band inizia con Doctor Jeep / Detonation Boulevard e prosegue con Don’t Drive On Ice e Ribbons. Andrew Eldritch è aiutato alla voce da entrambi i chitarristi: la musica sembra, a tratti, sovrastare le stesse voci ma è un’abitudine ormai talmente frequente da parte loro che viene quasi da pensarla come una scelta stilistica. Su Alice il pubblico si fa sentire un po’ di più, mentre su Giving Ground – cover dei The Sisterhood, è proprio Eldritch a metterci più voce, così come su Marian e Eyes Of Caligula, tra tutte forse la più suggestiva dell’intero set, complice anche il gioco di luci sul palco e l’atmosfera che si respira vivendo un concerto all’interno di una location così speciale come un castello.
Nel set presenti anche canzoni più recenti come On The Beach e But Genevieve o mai pubblicate, come Crash and Burn, alternate alle storiche More e Temple Of Love, che fanno scatenare ancor di più il pubblico.
L’encore è atteso ma senza troppi fronzoli: a chiudere la serata una tripletta storica formata da Never Land (A Fragment), Lucretia My Reflection – impossibile ascoltarla senza tornare ad aver voglia di suonare il basso, e This Corrosion, perfetta per un ultimo ballo a suon di hey now, hey now now!
I Sisters of Mercy mi riportano alla mia prima volta a Camden Town: ero una quindicenne di provincia col sogno di potersi vestire e truccare come una vera goth dell’epoca. Ne incontrai una proprio lì, in uno di quei negozi alternativi della zona, si chiamava Ana: bellissima, vestita di nero dalla testa ai piedi con svariate borchie e catene che facevano rumore ad ogni passo, i capelli cotonati, il cerone bianco sul viso e l’eyeliner lunghissimo. Sulla sua pelle diversi tatuaggi, tra cui uno dedicato proprio a questa band. Li ho conosciuti lì, così, nel posto più appropriato che ci potesse essere per una band simile.
Negli anni io e Ana ci siamo tenute in contatto: ho capito che Camden non è davvero più la stessa da quando è tornata a casa nella sua Belgrado e mi si è un po’ spezzato il cuore. Da due anni è venuta a mancare, lasciandomi un consiglio prezioso, quello di vedere lo stesso questa band. “Anche se non sono più gli anni ’80, anche se non sarebbe mai lo stesso”, diceva. Ho seguito il suo consiglio e ho portato il suo ricordo con me, a vagare assieme allo spettro di quella cultura goth della Camden di una volta che resiste nei cuori di tutti, per celebrarla ancora e ancora, anche dopo aver lavato via tutto quel trucco nero dagli occhi.