Recensione: Metal Forth

Torna la formazione che negli ultimi quindici anni ha conquistato le vette musicali del nostro genere, allo stesso tempo ridefinendone e stravolgendone i propri dettami sonori, rendendo le BABYMETAL una forza commerciale irresistibile con buona pace dei detrattori. Poco importa ormai se Su, Moa e Momo non siano più delle ragazzine, la voglia di fare musica rimane intatta e impellente e dunque, ancora una volta, per questo platter il motto rimane … “avanti il metal!”, parafrasando ovviamente il titolo del disco Metal Forth che gioca con l’assonanza con “metal fourth” (stessa pronuncia, scrittura diversa), rimarcando come questo sia in effetti considerato il vero e proprio quarto disco delle BABYMETAL, relegando l’ultimo parto uscito nel 2023 ad una sorta di quasi side-project. Questo disco è il primo lavoro delle BABYMETAL per Capitol Records ed è anche il primo che vede Momoko Okazaki in fase di registrazione dai tempi dell’entrata nel gruppo nel 2023. Ma la cosa che cade all’occhio immediatamente è la mole incredibile di collaborazioni presenti su questo disco (ben sette su dieci tracce!). Molti potrebbero obbiettare sostenendo che questi featuring snaturino il suono tipico delle Kawaii Metallers, per altri però, potrebbe essere uno stimolo nuovo per provare ad avvicinarsi ad una band che magari in passato non avevano mai particolarmente apprezzato.
Va detto che le giapponesine non sono completamente nuove a queste operazione di featuring. Basti pensare alle tracce con i vari Joakim Brodén dei Sabaton o Alissa White- Gluz degli Arch Enemy, ma in questo caso la diversità degli artisti coinvolti (dai Bloodywood, passando per gli Spiritbox, e arrivando ai Polyphia), rendono quest’album un lavoro molto vario, ma anche poco coeso e privo di una precisa identità sonora.
Si parte con la reginetta delle collaborazioni, Poppy, che dopo il grande successo di V.A.N. con i Bad Omens e Suffocate con i Knocked Loose, ci regala anche stavolta un altro asso vincente che introduce il disco in maniera molto positiva. From Me To You è un pezzo esplosivo dove la voce di Poppy, che ha quel tono molto “infantile” nel pulito, si sposa bene con le voci delle BABYMETAL, ma è sullo scream forsennato che ritroviamo la parte migliore dell’artista. Il ritornello di questo brano è assolutamente catchy e immediato, ma altri elementi più abrasivi del pezzo ci rimandano alle cose migliori di alcuni brani dell’ultimo album dell’artista americana (Negative Spaces), come They’re All Around Us. Splendido anche lo stacco elettronico cantato in giapponese prima che il brano sfoci in un breakdown prevedibile ma di grande effetto.
RATATATA in collaborazione con gli Electric Callboy è un altro pezzo assolutamente vincente con un altro ritornello assolutamente riuscito che non può non entrare in testa già dal primo ascolto. Ancora una volta la parte più abrasiva del pezzo data dal vocalist degli Electric Callboy è una carta assolutamente vincente e nonostante la pesantezza e il breakdown alla fine, questo è un brano giocoso e divertente. Non per nulla è stato scelto come uno dei singoli portanti dell’album.
Fin qui alla grande, ma è proprio con Song 3 assieme agli Slaughter To Prevail che la tracklist inizia a mostrare qualche cedimento. Il contrasto tra i colossi del deathcore e le BABYMETAL è evidente e molto apparente con dei riff sferzanti e brutali da una parte e la vocina irriverente di Su dall’altra, per un brano che manca della componente catchy del precedente. Ben riuscito ma non ai livelli dei primi due e da notare una maggiore parte di sezioni cantate in giapponese.
Ma il featuring che sulla carta doveva essere tra i più più interessanti di tutti è quello con gli indiani Bloodywood nel pezzo Kon!Kon! che con le sue atmosfere etniche mischiate al sound moderno del metal della band giapponese, prova a rapirci nuovamente in una sferzata di contrasti sonori, tra melodie tipiche di quella parte del mondo, assieme a parti rappate del vocalist dei Bloodywood, che si cimenta anche in una parte in semi-spoken world in i Hindi prima del solito ritorno roboante delle chitarre.
Il pezzo più deludente del disco è senz’altro la successiva KxAxWxAxlxl, primo pezzo sin ora a non avere alcun featuring. Un brano più cadenzato, con chitarre sferzanti e groovose, una base elettronica abbastanza anonima e un cantato in giapponese ripetitivo e monotono. Il brano si trasforma in una sezione in pieno stile trap con un-semi rappato in giapponese da parte di Suzuka dove riappaiono delle chitarre metal (un pochino alla Sleep Token, ma eseguito male).
Sunset Kiss assieme ai Polyphia riaggiusta la rotta con le solite progressioni chitarristiche della band americana e una deliziosa sezione cantata in giapponese. In un disco così moderno ed elettronico, le avventurose ed intricate sezioni acustiche della band sono una ventata di aria fresca, coadiuvate inoltre da un assolo di chitarra elettrica al fulmicotone.
Una sezione molto tetra e dai connotati drone ci introducono a My Queen, pezzo in collaborazione con gli assi del metal moderno Spiritbox. È subito da precisare come sia tutta la band a comporre assieme alle BABYMETAL in questo pezzo e non solo la vocalist Courtney LaPlante. Ciò è evidente immediatamente dal tuono di chitarre djent in tipico stile Spiritbox ad opera del mastermind Mike Stringer, cariche di groove e slides, prima che una sezione elettronica e un semi-rappato in giapponese ci accolga. Il ritornello da parte delle BABYMEYTAL risulta essere un pochino scontato, ma per fortuna ci pensa “la regina” Courtney a zittire tutti con il suo featuring, prima con una voce iperfiltrata e processata che da un tocco distopico a questo pezzo e poi con il suo solito growl schiacciasassi. Ancora una volta una performance di livello grandioso che mostra la qualità pazzesca di questa vocalist canadese in un brano che si fa mano mano più intenso andando avanti (a tratti ricorda la sezione pre-breakdown del brano candidato ai Grammy, Cellar Door degli stessi Spiritbox). Con qualche ritocco in più questo poteva essere a tutti gli effetti un gran pezzo.
Altro brano senza collaborazioni e parliamo quindi di Algorism che è un pezzo davvero ben riuscito con le sue esplosioni sonore, dove tra l’altro è molto ben evidente il lavoro di alternanza di voci fatto da Suzuka (la main vocalist), assieme alle altre due. Molto d’impatto la linea di chitarra portante del pezzo con i suoi improvvisi break e riesplosioni, per un pezzo cantato totalmente in giapponese ad eccezione di una breve sezione dove appare un growl gutturale e cavernoso prima di un break melodico.
METAL!! con Tom Morello parte con dei banjo e delle sonorità più etniche, per un brano francamente fastidioso a partire dalle linee vocali, che vuole essere particolare e sperimentale ma si perde in un qualcosa di totalmente sconclusionato a partire dal caotico assolo finale.
Per fortuna ci pensa White Flame a chiudere l’album con stile per un pezzo power metal velocissimo, quasi in pieno stile Dragonforce. Le vocals in giapponese e le melodie rendono questo pezzo veramente speciale ed accattivante, così come i bellissimi assoli di chitarra che si dipanano uno dopo l’altro a profusione, toccando addirittura delle sonorità neoclassiche in pieno stile Malmsteen o Micheal Romeo dei Symphony X. Assolutamente epico ed intensissimo il finale, per un pezzo che chiude il disco più che degnamente.
In conclusione, Metal Forth delle BABYMETAL è un progetto che visti i nomi coinvolti (Poppy, Spiritbox, Slaughter To Prevail e molti altri…), poteva offrire ancora di più di quanto realmente offerto. Un’infinita vastità di sonorità che vanno dal Metalcore al Power Metal, sino ad arrivare a momenti più trap ed elettronici, per un album eclettico, ma soprattutto con delle collaborazioni eccentriche che tuttavia sembrano regalare quel qualcosa in più al disco, rendendolo non solo un “semplice” album delle BABYMETAL, ma un platter che può risultare appetibile ed interessante anche a chi sino ad oggi è sempre rimasto estraneo al mondo di questa colossale band giapponese. Ma la verità è che per molte collab riuscite e per molti brani fantastici, ce ne sono altrettanti che si perdono in un piattume generale abbastanza preoccupante, con soluzioni sonore trite e ritrite nel mondo del metal di oggi e con arrangiamenti poco ispirati. Ma per fortuna gli alti superano i bassi e dunque, a conti fatti, questo nuovo album delle BABYMETAL è un disco che abbiamo ascoltato con piacere con una manciata di brani che finiranno direttamente nelle nostre playlist di spotify per continuare ad essere ascoltati e riascoltati durante di prossimi mesi.