Prog Rock

Intervista Mysteria Noctis (Tutta la band)

Di Nicola Furlan - 12 Settembre 2025 - 0:43
Intervista Mysteria Noctis (Tutta la band)

‘… l’attuale formazione ha giocato un ruolo chiave nel definire ancora meglio il nostro stile e trovare il giusto equilibrio nelle pulsioni compositive più sfrenate’

Non accade molto spesso,  ma in tempi recenti ben più spesso di quanto si possa immaginare, che la scena underground, indipendentemente dal genere, immetta sul mercato album di immensa qualità. È il caso di “Vespro”, full-length targato Mysteria Noctis, band dedita a un prog rock squisito, elegante e capace di ammaliare e colpire per spessore qualitativo. La curiosità di parlare la band era tanta e allora li abbiamo contattati. Siamo subito entrati in tema, partendo dalle origini e chiedendo come e quando avessero deciso di dar vita ai Mysteria Noctis e quali erano i loro ricordi più vividi delle primissime prove insieme…

I Mysteria Noctis sono nati ormai 10 anni fa, ma già precedentemente tre di noi suonavano assieme. Avevamo avviato la band (con altro nome e altri componenti) quando ancora studiavamo insieme nella scuola di musica che frequentavamo al tempo.
Le primissime prove erano più un momento di ritrovo che di vera e propria attività musicale e, non avendo ancora una saletta di “proprietà”, lottavamo sia con materiale piuttosto scadente che con le tempistiche ristrette… e chiaramente questo si rifletteva sulla qualità della musica prodotta.
Di certo, però, è stato proprio partire da lì lo scoprire cosa volesse dire suonare insieme, imparare a rispettare i tempi altrui, imparare ad andare a tempo e, più semplicemente, organizzarsi e gestire le attività assieme.

Nei vostri brani emergono tante contaminazioni: in che modo siete riusciti a trovare un equilibrio tra il prog, l’elettronica, il folk e le influenze metal senza perdere un’identità precisa?

Sin dai primissimi giorni, la nostra passione è stata per la musica in generale, più che quella di aderire ad ogni costo ad un genere preciso, anche in considerazione delle diverse influenze che caratterizzano ciascuno di noi cinque. Chiaramente, si è trattato di un percorso che ha coinvolto tutti i precedenti lavori, con una serie di sperimentazioni nei vari dischi che hanno portato al risultato di “Vespro”.
L’elettronica, in particolare, la abbiamo introdotta solo di recente, andando quasi “all in” in “Vespro”. Questo perché abbiamo ritenuto che avesse un doppio vantaggio, sia in termini di supporto sonoro alla dimensione narrativa dell’album, ma anche di amalgama e definizione generale del suono.
Oltre a questo, l’attuale formazione ha giocato un ruolo chiave nel definire ancora meglio il nostro stile e trovare il giusto equilibrio nelle pulsioni compositive più sfrenate.
Resta poi il fatto che alla base di tutto ci sia sempre un’idea creativa basata su ciò che noi stessi vorremmo ascoltare.

“Vespro” si presenta come un concept album, con una storia che attraversa passato e presente: come è nata l’idea narrativa e quali emozioni o riflessioni personali volevate tradurre in musica?

L’idea narrativa è nata dalla mente del nostro cantante, Alberto, che in un pomeriggio ha definito i tratti essenziali dell’intera storia. Abbiamo poi affinato i vari passaggi durante la fase compositiva, anche per richiamare attraverso frammenti melodici i temi presenti nel disco.
Il fulcro di “Vespro” riguarda le scelte e le conseguenze a cui queste portano ed è stato trattato osservando da vicino la vita di un uomo apparentemente realizzato. Quest’ultimo ha indirizzato la vita alla ricerca della propria esaltazione personale e non ha rinunciato a fingere di amare, tradire, abbandonare… e, inevitabilmente, tutto ha un prezzo. La storia di “Vespro” diventa quindi il viaggio interiore che quest’uomo compie ripercorrendo le proprie decisioni: ogni brano traduce in musica i mutamenti emotivi che lo accompagnano, dalla partenza fino all’epilogo finale.

Abbiamo dunque voluto concentrarci su come, molto spesso, scelte individualistiche possano comportare sofferenza per gli altri soggetti con cui ci si relaziona e in qualche caso soprattutto per se stessi. Resta poi una domanda di fondo, la cui risposta lasciamo agli ascoltatori, in merito alla possibilità o meno di perdonarsi.
Avete scelto di cantare interamente in italiano: quanto ha inciso questa scelta nel modo di scrivere i testi e nel rapporto che volete stabilire con chi vi ascolta?
La scelta di utilizzare l’italiano deriva dalla necessità di raccontare quanto meglio possibile il concept di “Vespro”. La narrazione è piuttosto specifica e complessa e, per poterla rendere chiara e incisiva, avevamo bisogno della nostra lingua madre. Questo ha reso la scrittura dei testi più naturale e immediata, permettendoci di concentrarci davvero sul contenuto. Ci siamo chiesti più volte, prima di iniziare il lavoro, se il guadagno in termini di vicinanza con il pubblico italiano potesse tradursi in uno svantaggio verso chi ci ascolta dall’estero. Alla fine abbiamo ritenuto che l’italiano non solo fosse perfettamente adatto alla musica di Vespro, ma che donasse anche un carattere che in inglese probabilmente sarebbe andato perso. Lo confermano anche apprezzamenti ricevuti da persone all’estero: la lingua non è risultata un ostacolo, anzi, un valore aggiunto.

Parlando proprio di scrittura, come avviene in pratica il processo compositivo all’interno della band? Nascono prima le idee individuali o vi confrontate collettivamente per costruire i brani?

Il processo di composizione si articola di solito su tre fasi, riassumibili in scrittura, arrangiamento e pre-produzione. La scrittura parte quasi sempre dal nostro chitarrista, Alessio, che per primo getta le basi del brano delineandone la struttura generale e componendo un’ossatura già piuttosto corposa sotto l’aspetto melodico, armonico e ritmico. A quel punto il materiale passa nelle mani degli altri membri, che intervengono ciascuno sul proprio strumento per scriverne le parti o affinare e arricchire i dettagli, compresi i testi, che si intrecciano alla musica fin dalle prime fasi. Il confronto collettivo è quindi costante: ogni idea iniziale diventa il punto di partenza per un lavoro di gruppo in cui ognuno porta la propria sensibilità e il proprio bagaglio musicale.
Una volta che il brano prende forma, ci spostiamo in sala prove per metterlo alla prova dal vivo: è lì che capiamo davvero se tutto funziona, se c’è bisogno di togliere o aggiungere, ed è lì che avviene l’ultima fase di rifinitura sugli arrangiamenti, in particolare per quanto riguarda il basso e la batteria. In questo modo ogni brano diventa il risultato di un equilibrio tra l’intuizione individuale e la costruzione condivisa, che per noi è fondamentale.
Da ultimo torniamo ad una dimensione più “asincrona”, in cui rivediamo tutti i suoni di ogni strumento e cerchiamo di ottenere una pre-produzione che sia il più simile possibile a quello che vorremmo sentire nella versione finale del disco.

La produzione di Vespro è molto curata nei dettagli: quali sono state le sfide principali in studio e come siete riusciti a ottenere un suono così definito e attuale?

Per “Vespro” volevamo raggiungere un livello produttivo il più alto possibile. Ci siamo affidati a professionisti del settore: le registrazioni sono state seguite da Silvio Centamore presso la Mordecai Recording House, mentre mix e master sono stati curati da Tancredi Barbuscia del Greenriver Studio, con cui avevamo già collaborato per l’EP “Quid est Veritas”.

La prima vera sfida è stata la complessità stessa dell’album: “Vespro” è ricco di sezioni molto diverse tra loro e per questo abbiamo dovuto preparare con estrema attenzione le pre-produzioni.

Vista la forte caratterizzazione elettronica, abbiamo voluto investire molto tempo e cura nella scelta dei suoni adatti. Abbiamo usato quasi solo sintetizzatori analogici semi-modulari o con sintesi FM. Anche se sembra un po’ un tuffo nel passato dal punto di vista tecnologico, certe limitazioni che questi strumenti impongono spronano in realtà a doverne capire bene il funzionamento e ad estrarne il massimo. È un po’ l’antitesi del processo di “zapping” fra preset dei synth digitali!
Anche la gestione dei tempi in studio non è stata da meno: ogni parte doveva essere incisa con precisione e questo ha richiesto una grande preparazione da parte nostra, sia tecnica che esecutiva. A questo si è aggiunta la coordinazione con gli ospiti presenti nel disco, che fortunatamente si sono rivelati tutti estremamente disponibili e professionali. Il suono definitivo è arrivato dopo una lunga serie di prove, revisioni e infiniti ascolti durante la fase di mix. Il nostro obiettivo era ottenere un suono il più autentico possibile, evitando eccessivi artifici di post-produzione, ma al tempo stesso senza scivolare in un’estetica troppo “old school”. In questo senso Tancredi ha fatto un lavoro encomiabile, riuscendo a trovare il giusto equilibrio tra definizione moderna e autenticità del suono.

Se allarghiamo lo sguardo oltre il disco, quali sono stati gli artisti o gli album che più hanno formato i vostri gusti personali e che inevitabilmente hanno lasciato un segno nel vostro modo di suonare?

Ognuno di noi, chiaramente, ha un percorso musicale personale, che emerge nell’insieme della band. Restando nel mondo del progressive, siamo ascoltatori dei classici come Banco del Mutuo Soccorso, PFM, Genesis, Jethro Tull, Marillion e altri, che ci hanno dato le basi, mentre band come Dream Theater, Opeth, The Dear Hunter, Tesseract, Porcupine Tree e Vola hanno contribuito a formare la nostra sensibilità più contemporanea. Accanto a queste radici, abbiamo assorbito influenze provenienti anche da altri mondi: dal rock più sperimentale e intenso di Swans, Russian Circles, Godspeed You! Black Emperor e Daughters, fino a sonorità elettroniche, che in Vespro sono state particolarmente rilevanti, come quelle di Koan Sound, The Weeknd, Ulver, Kraftwerk o Venetian Snares. Tutti questi riferimenti, pur diversi, hanno lasciato un segno e confluiscono nel nostro modo di approcciare la musica sia in termini compositivi che esecutivi.

Dopo l’uscita di “Vespro”, avete già in programma concerti o momenti dal vivo in cui portare queste atmosfere sul palco? E che tipo di esperienza vorreste far vivere a chi vi segue sotto il profilo live?

Stiamo già organizzando la prossima stagione di live, in modo da poter portare sul palco “Vespro” insieme a brani dei nostri lavori precedenti. In particolare, abbiamo in mente di proporre l’esecuzione integrale del disco in quella che per noi è la sua cornice naturale: il teatro. Lo abbiamo già presentato in questa veste e l’esperienza è stata molto particolare, perché non si è trattato di una semplice esecuzione dei brani, ma di uno spettacolo pensato come un vero e proprio viaggio narrativo, in cui anche la storia di “Vespro” prende forma sul palco. Il nostro desiderio è di riuscire a riproporre questa esperienza in diversi teatri, perché riteniamo che sia un modo originale e innovativo di vivere un concerto, soprattutto nell’ambito della musica metal. Per chi ci segue dal vivo vorremmo che non fosse solo un concerto, ma un’immersione completa nell’atmosfera e nella vicenda raccontata dal disco.

Guardando invece al futuro della musica, che impressione vi fa l’evoluzione del settore alla luce delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale? Pensate che strumenti di questo tipo possano rappresentare una risorsa per la creatività o rischino di snaturarla?

Secondo noi, il rischio è quello di vedere un impoverimento generale della qualità delle produzioni e delle intuizioni musicali. Questo, non solo per la diffusione dell’intelligenza artificiale, ma anche per l’estrema semplicità di accesso ai contenuti e la velocità che si richiede nel mondo di oggi, che spesso impedisce un ascolto attento e realmente interessato. L’intelligenza artificiale, secondo noi, può essere considerata un’arma a doppio taglio: strumento che permette la realizzazione di contenuti a bassissimo costo e di grande qualità e limitatore della creatività e del pensiero umani. Per poterla utilizzare correttamente, dovrebbe essere sempre l’ingegno umano a guidarla senza essere sostituito.
Ad ogni modo, se noi MN la abbiamo utilizzata per la realizzazione di alcuni contenuti video, non abbiamo intenzione di usarla per la composizione o gli arrangiamenti, dove vogliamo restare noi cinque i soli creatori.

Che piani avete per il futuro?

L’intenzione, oltre a suonare live “Vespro” il più possibile, è quella di pubblicare un nuovo EP il prossimo anno e, contestualmente, iniziare la composizione del nuovo album.

Lascio a voi i saluti ai lettori di Truemetal.it. Grazie mille di aver condiviso la vostra passione con noi!

Grazie mille a Truemetal.it per questa opportunità e per aver potuto condividere con i lettori un po’ dei Mysteria Noctis. Se questa musica può continuare ad esistere è grazie al pubblico e a tutte le realtà che continuano a supportare band come la nostra!