Recensione: Live At The Roxy

Credo che ogni metallaro che si rispetti abbia almeno sentito nominare qualche volta gli storici Cirith Ungol, gruppo californiano che ha mosso i propri primi passi negli ormai lontani anni ’70, rilasciando dischi memorabili negli anni ’80 prima di sciogliersi nel 1992, per poi riprendere la propria attività nel 2015. Da allora la band, oltre a due albums da studio, ha rilasciato un primo live nel 2019 (“I’m Alive”) ed a fine aprile 2025 un secondo live, che raccoglie il concerto nello storico Sunset Strip’s Roxy Theatre a West Hollywood, tenutosi il 20.10.2023, appunto intitolato “Live At The Roxy”. Si trattava della seconda volta che i Cirith Ungol si esibivano in quel locale, dove vi erano stati soltanto nel lontano 1983 ed erano lì per la presentazione del loro ultimo LP “Dark Parade”. Questo album viene quindi suonato dal vivo nella sua interezza (le prime 8 tracce del live) e fin qui nessun problema; è la seconda parte della tracklist che non convince granché dato che sostanzialmente è la riproposizione della scaletta del precedente live album! Fanno eccezione le sole “The Frost Monstreme” (uscita successivamente ad “I’m Alive”, unica estratta dall’album “Forever Black”), “Fire” (tratta da “Paradise Lost”, cover dei The Crazy World of Arthur Brown) e “Death Of The Sun” (estratta dallo storico “King Of The Dead” del 1984).
Il resto delle tracce, come detto, c’era già sul precedente live; d’accordo che canzoni come “Join The Legion,” “Frost And Fire,” “Black Machine” ed “Atom Smasher” fanno parte della storia dei Cirith Ungol, ma almeno si poteva leggermente diversificare la scaletta! Questo doppio-CD e DVD pare quindi soltanto una trovata commerciale per spillare soldi ai fans, in attesa dell’uscita del prossimo album da studio della band, dato che non si sono nemmeno particolarmente sforzati di proporre qualche pezzo quanto meno non proposto on stage da tempo (penso a brani dal terzo o dal quarto album, ad esempio) o, al contrario, qualche altra traccia estratta da “Forever Black”. A parte queste considerazioni, più o meno “venali”, c’è da dire che il disco, composto da 20 tracce per poco più di un’ora e ¾ di durata totale, è registrato molto bene e vede i Cirith Ungol ancora in forma smagliante, nonostante l’età avanzata (Robert Garven, ad esempio, viaggia spedito verso i 70 anni!), a dimostrazione che i maestri dell’epic metal sono ancora loro e non hanno alcuna intenzione di deporre gli strumenti! Il voto finale è una media tra quello per la qualità della musica (sicuramente alto!) e quello per la trovata commerciale (su cui si potrebbe avere parecchio da ridire!).