Alternative Metal Gothic

Live Report: Lacuna Coil+NonPoint @ Alcatraz (MI) 10/10/2025

Di Vittorio Cafiero - 12 Ottobre 2025 - 14:32
Live Report: Lacuna Coil+NonPoint @ Alcatraz (MI) 10/10/2025

Testo di Vittorio Cafiero – Photo Gallery di Luna La Chimia.

In una tiepida serata di ottobre – una di quelle che i meteorologi amano definire “ottobrata” – l’Alcatraz di Milano si prepara ad accogliere una nuova notte di metal. Entriamo poco prima dell’inizio della prima performance e il locale è pieno per tre quarti: segno che il pubblico milanese non vuole perdersi neanche un minuto di una serata che promette grande energia, con gli americani NonPoint in apertura e i padroni di casa Lacuna Coil pronti a chiudere il cerchio con la consueta potenza.

NonPoint

L’Alcatraz di Milano ha accolto per la prima volta sul suolo italiano i NonPoint, storica band alternative metal proveniente da Fort Lauderdale, Florida, in attività sin dal 1997. Un nome ben noto oltreoceano, ma ancora in attesa di conquistare l’Europa, dove il loro mix tra groove, nu metal e sfumature più moderne non ha mai trovato lo stesso riscontro.
Il quartetto guidato dal carismatico Elias Soriano si presenta sul palco con un look in pieno stile nu metal old school: dreadlocks, movenze energiche e una costante interazione col pubblico. Fin dalle prime note di “Breaking Skin” e “What a Day”, il gruppo dimostra di avere mestiere e presenza scenica da vendere. Soriano tenta più volte di coinvolgere la platea – chiede circle-pit, incita all’headbanging, lancia cori – ma, pur ricevendo grida di approvazione, la partecipazione resta altalenante, complice il fatto che i NonPoint sono ancora poco conosciuti nel nostro Paese.
Con ironia, il frontman rompe subito il ghiaccio gridando “We are Korn!” per strappare un sorriso ai presenti, salvo poi precisare di essere semplicemente felice di trovarsi per la prima volta su un palco italiano. Durante “Dodge Your Destiny” insiste nel cercare un contatto più diretto, e quando arrivano i breakdown, il pubblico risponde con entusiasmo, anche se l’energia tende a spegnersi dopo pochi istanti.
Uno dei momenti più curiosi del set arriva quando Soriano racconta di aver imparato a cantare “Tanti auguri” in un ristorante italiano negli Stati Uniti, dedicandolo a un membro dell’entourage. Poco dopo, la band sorprende tutti con una cover di “In the Air Tonight” di Phil Collins, reinterpretata in chiave aggressiva e molto efficace dal vivo.
Sul piano musicale, la performance è solida e compatta: i NonPoint alternano riff pesanti e groove sincopati a momenti più atmosferici, come nella ben costruita “Alive and Kicking”. Tuttavia, la sensazione generale è quella di una band arrivata un po’ in ritardo rispetto ai tempi d’oro del genere, e che oggi fatica a trovare una collocazione precisa nel panorama metal europeo.
La chiusura è affidata al loro brano più celebre, “Bullet With a Name”, accolto con entusiasmo dai fan più preparati, anche se resta evidente come il pezzo non abbia mai avuto, da noi, l’airplay sufficiente per far esplodere davvero la band. Prima dei saluti finali, Soriano continua a chiedere “Who are we, Milano?”, quasi a voler imprimere nella memoria degli spettatori il nome di un gruppo che, nonostante l’energia e la professionalità, resta ancora da scoprire per molti.

NonPoint setlist:
Breaking Skin
What a Day
Chaos and Earthquakes
Dodge Your Destiny
The Wreckoning
Ruthless
A Million Watts
That Day
In the Air Tonight (Phil Collins cover)
Alive and Kicking
Bullet With a Name

Lacuna Coil

Alle 21 in punto, puntuali come una band di casa che conosce i propri tempi e il proprio pubblico, i Lacuna Coil salgono sul palco dell’Alcatraz di Milano, accolti da un boato. La venue è ormai gremita, praticamente sold out: un pubblico caloroso, composto non solo da fan di lunga data, ma anche da amici, familiari e tanti volti noti della “Milano Metal”, che da anni accompagna il percorso della band.
Dall’ingresso in scena è chiaro quanto i Lacuna Coil abbiano raggiunto una piena maturità artistica e personale. Chi li ricorda negli anni ’90, immobili e quasi timidi di fronte al microfono durante i loro primi show di supporto ai Moonspell, oggi assiste a un gruppo completamente trasformato: più consapevole, sorridente, umano e al tempo stesso perfettamente rodato. Nonostante i cambi di formazione degli ultimi anni, i Lacuna Coil appaiono come una macchina ben oliata, in cui ogni ingranaggio funziona in armonia.
Una menzione particolare va a Daniele Salomone, il chitarrista che ha preso il posto di Diego Cavallotti nel 2024 e che sta ancora attraversando un lungo periodo di “rodaggio” all’interno della band. La sua intesa con Marco “Maki” Coti Zelati è già evidente: i due si alternano ai lati del palco con grande naturalezza, mentre Andrea Ferro e Cristina Scabbia comandano la scena con energia e complicità, tra sorrisi e scambi di sguardi che tradiscono il legame profondo che unisce i membri storici. Come da tradizione, i Lacuna Coil restano prima di tutto una famiglia, e questa dimensione “interna” si percepisce chiaramente anche dal vivo.
Un piccolo momento di imbarazzo – e di ironia – si verifica quando Cristina annuncia “In the Meantime”, ma parte invece “Delirium”. L’atmosfera resta comunque distesa e il pubblico apprezza la spontaneità della band. Poco dopo, con “Intoxicated”, la Scabbia regala una delle performance vocali più impressionanti della serata, muovendosi tra tonalità cristalline e momenti più aggressivi, su un tappeto elettronico dal gusto moderno.
Uno dei momenti più toccanti arriva con “Downfall”, che Cristina dedica alla madre scomparsa e “a tutti quelli che non sono più con noi”. L’emozione è palpabile, amplificata da un assolo di chitarra di Salomone – elemento raro nella discografia dei Lacuna Coil, ma che qui aggiunge una nota intensa e nostalgica.
Segue “Heaven’s a Lie (XX)”, il brano che vent’anni fa lanciò il gruppo negli Stati Uniti e che resta, ancora oggi, uno dei loro manifesti sonori. La cantante ricorda come questa sia la prima volta che la band torna all’Alcatraz dopo il celebre concerto senza pubblico dei tempi della pandemia, documentato nel live album “Live From The Apocalypse”.
Tra le novità della scaletta spicca “In Nomine Patris”, eseguita per la prima volta dal vivo: un brano oscuro, dal sapore quasi liturgico, che incarna perfettamente l’anima più gotica dei Lacuna Coil. “The House of Shame” esplode in tutta la sua violenza, spinta dal drumming preciso e potente di Richard Meiz, mentre “Oxygen” e “Gravity” mostrano quanto i nuovi pezzi dell’ultimo album “Sleepless Empire” si integrino già perfettamente con i classici.
Nel finale, il suono migliora ulteriormente e la band appare completamente sciolta. “Nothing Stands In Our Way” resta uno dei momenti più trascinanti dello show, e “I Wish You Were Dead” si conferma già un nuovo classico, accolta come se fosse parte del repertorio storico. L’encore chiude in modo inaspettato: dopo “Swamped XX”, arriva “Never Dawn”, una scelta insolita per una chiusura, ma simbolica di una band che non vive di passato e continua a guardare avanti.
I Lacuna Coil tornano così a casa da protagonisti assoluti, con uno show che racchiude la loro intera evoluzione: dalla malinconia dark dei primi anni al metal moderno, potente e cinematografico di oggi. Una band pienamente consapevole del proprio valore, capace di unire professionalità e calore umano come poche altre realtà del panorama attuale.

Lacuna Coil tracklist:
Layers of Time
Reckless
Hosting the Shadow
Kill the Light
Die & Rise
Spellbound
Delirium
In the Mean Time
Intoxicated
Downfall
Heaven’s a Lie XX
In Nomine Patris
The House of Shame
Blood, Tears, Dust
Gravity
Oxygen
Nothing Stands in Our Way
Encore:
The Siege
I Wish You Were Dead
Swamped XX
Never Dawn

Vittorio Cafiero