Live Report: H.E.A.T + Midnight Danger + Formosa @ Alcatraz, Milano – 11/10/2025

H.E.A.T @ Alcatraz (MI), in apertura Midnight Danger e Formosa
Midnight Danger
Originari anche loro di Stoccolma, proprio come gli headliner H.E.A.T, i Midnight Danger hanno colorato di verde fluo questa tiepida serata milanese all’Alcatraz. Con una scarna scenografia che richiama a tratti gli Iron Maiden (backdrop), ma che sembra l’allestimento di una imminente festa di Halloween con tanto di make up horror-rifico, il duo nato dal genio di Chris Young propone una musica misto Synthwave, misto Metal anni ’80, misto Horror classico che porta in scena sintetizzatori pulsanti dai ritmi incalzanti.
Dopo lo stupore inziale, con questo salto indietro al Dark anni ’80, devo constatare che lo spettacolo di luci sincronizzate, a metà tra il teatrale e l’horror, non riesce a riscaldare a sufficienza i presenti. Resta nella testa questo Electro Beat martellante, eppure si sente la mancanza di una parte vocale dato che la scaletta, composta da otto brani, si percepisce come una intro lunga 40 minuti senza elementi di riconoscibilità. Merito da rendere a Chris – il quale, ogni volta che ha usato la chitarra, ha proposto assoli e riff degni di una solida Rock band di livello internazionale.
Formosa
Dalla Svezia si scende verso la Germania con i Formosa. Essendo questo un tour che tocca l’Italia solo come estrema periferia, localizzato per lo più in Germania e paesi limitrofi, la presenza della band rappresenta la connessione con il pubblico locale. Avendoli già visti in precedenza, spiace dover confermare che – nonostante l’entusiasmo – questi ragazzi non raggiungono nemmeno un 6 menomenomeno in pagella. La band propone sicuramente uno spettacolo di qualità, ma manca del tutto quel qualcosa che te li fa aggiungere alla playlist del cuore.
Considerato che i Formosa vogliono catturare il feeling dell’Hard Rock e Metal anni ’80, posso affermare che lo fanno con un suono così grezzo e senza fronzoli che l’unica parola che mi viene in mente per descriverli è ‘sempliciotti’ e per questo faticano a rappresentare per me gli anni ’80 che amo così tanto. L’unica cosa apprezzabile è che la band non si presenta come una parodia in grande stile, il loro Rock mid-tempo è piatto e con pochi sussulti, e – nota dolente – il cantato è assolutamente incomprensibile. Suonano come una band alle prime armi, come una cassettina anni ’80 inviata alla label nella speranza che il discografico di turno ci trovi uno spunto di creatività!
H.E.A.T
“Un guasto alla pompa di calore avvenuta questa sera all’Alcatraz, ha causato l’esplosione del tetto del locale milanese”. Potrebbe essere questa la similitudine con una breve di cronaca che riassume il concerto degli H.E.A.T di sabato 11 ottobre.
Avendo già visto la band in diverse occasioni, sapevo che avrebbero riservato all’Italia uno spettacolo grandioso, ringraziamento sentito per essere finalmente passati dal piccolo palco del Legend Club al più consono Alcatraz. Il pubblico fedele, e quello occasionale, hanno risposto all’appello ed ha fatto piacere vedere una sala piena (per questo genere musicale!), sebbene il locale sia stato a capienza ridotta.
L’oscurità cala, è il momento che fa salire l’adrenalina: la intro “The Heat Is On” porta in scena la formazione, quella attuale, che per chi ancora non lo sapesse, è composta da tutti i membri originali. Don Crash alla batteria, Jona Tee alle tastiere, Kenny Leckremo alla voce, Dave Dalone alla chitarra e Jimmy Jay al basso.
I brani della scaletta sono una fantastica raccolta di Hard Rock melodico ad alta energia della migliore qualità. Fin dall’inizio, assolutamente impeccabile, la band ha continuato a sfornare grandi canzoni una dopo l’altra per tutto lo spettacolo: “Hollywood”, “Nationwide”, “Running to You”, “Beg, Beg, Beg”, “Living on the Run“, “1.000 Miles”, “Back to the Rhythm”, “One by One” e, naturalmente, “A Shot at Redemption”.
Gli H.E.A.T hanno dimostrato questa sera di impersonare il sound Hard Rock degli anni ’80 avendo le melodie giuste per sostenerlo, ed avendo portato negli ultimi anni sia la melodia che la pesantezza al massimo per ridefinirne i confini, supportati dai ritornelli fluidi splendidamente interpretati dalla voce multisfaccettata di Kenny Leckremo che è diventato un frontman di livello mondiale. Il fatto stesso che Kenny sia stato recentemente reclutato dagli Avantasia di Tobias Sammet è una testimonianza di quanto sia diventato bravo. Il loro sound si è evoluto per abbracciare una produzione più raffinata ed elementi sperimentali, senza mai perdere la loro abilità di creare canzoni contagiose ed emotivamente coinvolgenti accompagnate da performance live elettrizzanti.
Ed è proprio una performance live entusiasmante quella che prende vita sin dal momento in cui gli H.E.A.T salgono sul palco: è subito puro caos. Il pubblico delle prime file sostiene a gran voce quando si parte con “Disaster”, tratto dal nuovo album “Welcome To The Future”: il brano incarna tutto ciò che di grandioso c’è in questi svedesi, riff pulsanti, voci strabilianti e un ritornello pensato per farti urlare a squarciagola. La sezione ritmica di Jimmy Jay e Don Crash è una solida base, la loro interazione si incastra perfettamente con la tastiera di Jona Tee mentre Dave Dalone ha la testa bassa e sfodera riff brucianti sulla sua chitarra Kramer personalizzata in rosso. La temperatura sale ed il set prosegue con “Emergency” che si abbatte sulla folla come un ‘bullet train’ trasportando i fan con un ritornello esplosivo nel ritmo pulsante e nell’energia adrenalinica prima di “Dangerous Ground” e poi di “Hollywood”.
Senza un attimo di respiro, dopo il primo blocco di 4 pezzi adrenalici, arriva “Rise” con la sua grandiosità da inno che prende il sopravvento. E’ un brano molto caro alla sottoscritta, avendo segnato il ritorno di Kenny nella band dopo gli anni passati con il cantante da karaoke Erik Grönwall. Il ritornello è ritmato, la chitarra solista di Dalone si intreccia con il synth e la batteria incessante in un inno inarrestabile che trascina per i capelli sino a “Nationwide”, altro brano Rock ‘n’ Roll a tutto gas. Il pubblico viene travolto da questa energia elettrica di pura gioia, facendo sì che l’intero locale canti con cori che hanno fatto temere che il tetto stesse per crollare durante “Beg Beg Beg” al suono di una scatenata rivolta Rock ‘n’ Roll. Leckremo incendia la folla, con la sua voce che sfida praticamente a spingere di più. Dalone e Tee si scambiano assoli, le dita che volano alla velocità della luce, mentre Crash sforna un groove familiare quando il pezzo si trasforma magicamente in una breve cover di “War Pigs” dei Sabbath che rende omaggio ad Ozzy (ma che la band già aveva in scaletta prima della sua scomparsa).
Dal momento prendi-fiato sentimentale di “Cry” all’assolo di Crash che conquista la scena con una furiosa e travolgente dimostrazione di pura distruzione ritmica, siamo arrivati già a metà scaletta con “Back To The Rhytm” ed il Rock melodico di “Running to You”, il cui ritornello è così dannatamente bello e contagioso che mette subito di buon umore e riesce a far cantare e ballare anche le mamme ed i papà che hanno portato al concerto i propri figli (a dire il vero non si capisce chi effettivamente abbia portato chi!!). Segue il coro imponente e le mani alzate di “Living on the Run” con la folla che urla ogni parola, le loro voci si fondono con quella di Leckremo in un’elettrizzante dimostrazione di unità. Questo è il vero significato dell’arena Rock, come ricorda Kenny ogni sera.
Ma la serata si avvicina al culmine, “1000 Miles” riporta il pubblico indietro al tempo all’esordio della band, in un’euforia Rock melodica con i sintetizzatori che brillano e il ritornello è a dir poco commovente quando viene cantato all’unisono. La serata non sarebbe la stessa senza “One by One”, che porta l’energia della band fuori controllo e il ritornello diventa un grido di battaglia. Poi, il gran finale: “Shot At Redemption”. Gli accordi iniziali mandano il pubblico in delirio, il ritornello fa tremare l’intero locale. Leckremo non si lascia sfuggire nulla, la sua voce si libra a vette impossibili. Mentre la canzone ruggisce verso la sua conclusione sconvolgente, l’intera band riversa fino all’ultima goccia di energia in un ultimo sforzo – e poi, con un’ultima nota fragorosa, finisce in un abbraccio virtuale con il pubblico.
Sono tutti senza fiato, da una parte e dall’altra del palco. Gli H.E.A.T hanno incendiato il locale. È stata una vera e propria lezione di Rock melodico, esplosiva, elettrizzante e assolutamente indimenticabile. Questo dimostra che le band non devono prendersi troppo sul serio per fare buona musica, devono solo trasmetterla in modo convincente e con tanto di cuore, cosa che gli H.E.A.T fanno incredibilmente bene. L’augurio è che al prossimo appuntamento questo locale possa accogliere la band a capienza piena: c’erano tra il pubblico i rappresentati di diverse fasce generazionali, fan degli Europe accorsi per verificare se Upplands Vasby avesse prodotto ancora una volta dei talenti, fan monomaniacali di band nordeuropee che si spera informino le proprie madri, ed i padri, i nonni e gli zii, e che alla prossima occasione accorrano tutti ‘nationwide‘.
Sarebbe l’ora della buonanotte, ma come si fa a dormire se ti è rimasta in circolo – nel cuore e nella testa – così tanta adrenalina?
Scaletta
Disaster
Emergency
Dangerous Grounds
Hollywood
Rise
Nationwide
Losing Game
Cry
Beg Beg Beg
Drum Solo
Back To The Rhythm
Running To You
Living On The Run
1000 Miles
One By One
A Shot At Redemption