Recensione: EC4
Dopo sette anni di silenzio radio, gli Electric Citizen, spesso associati alla scena occult rock, tornano con “EC4″, un album che sposta l’asse dal “rock pesante” al “rituale psichedelico”.
L’album è un’immersione nell’heavy psych mistico e nel proto-metal di ispirazione anni ’70, non è solo rock quindi, ma una sorta di rito, con un’enfasi maggiore sul lato psichedelico e meno heavy rispetto ai lavori precedenti. “EC4″ predilige atmosfere ipnotiche, passaggi leggeri e sonorità allucinate. Se cercate un rock pesante, duro e puro, potreste storcere il naso; se siete aperti al progressive e al freaker rock, il vostro terzo occhio batterà le palpebre.
“Mire”, traccia di apertura dell’album, crea immediatamente un’atmosfera folker rock con chitarre folky, un organo inquietante e la voce ipnotizzante di Laura Dolan che scivola su un riff quasi esotico. D’altra parte, Laura usa la sua voce dolce e sonora più come un etereo strato sonoro che come una voce solista da frontwoman aggressiva in tutte le tracce. Sebbene sia l’introduzione, riesce a oscillare tra rock diretto e malinconia atmosferica. Il coro è riesce ad essere drammatico, se non proprio inno. Davvero un bell’inizio.
Il sound è un melting pot di influenze, che spazia da Blue Öyster Cult, soprattutto in “Traveler’s Moon”, un brano che si trova a metà tra il metal anni ’70, il soft rock e il prog, essendo uno dei pezzi con il ritmo più lento dell’album, cresce in potenza fino a un finale hard rock in crescendo, con voce e chitarra che duellano perfettamente man mano che si sviluppa. In pratica, prende piede con un sommesso flusso e riflusso per poi culminare.
Se “Smokey” risulta essere una anomalia heavy dell’album, scatenando con un attacco chitarra-batteria potente, ricordando i primi Uriah Heep e, presentando tastiere gorgoglianti e un tempo vivace, con l’aggiunta di flauto e organo Hammond, “Static Vision” è un esempio del contrasto luce/oscurità dell’album con un sottotono fuzzy. Un brano ricco di organi e riff e con una sezione centrale molto leggera e ariosa che offre un breve sollievo dalla spinta altrimenti energica del brano.
Con “Lizard Brain” si presenta una vena doom travolgente, che ricorda i Pentagram, un pezzo ricco di texture con un incedere minaccioso e poi ecco “Flower of Salt” assolutamente bellissima, inondata dall’organo Harmony, chitarra acustica ricca di alti e la voce malinconica di Dolan.
“EC4″ è un album coeso e atmosferico che cattura costantemente per tutta la sua durata, è un gioiello di hard rock terroso, ispirato agli anni Settanta, che sposa fluidità e groove senza sacrificare il fuzz. Ascoltarlo è un’esperienza fuori dal tempo che sarà apprezzato da ogni ascoltatore sofisticato.

