Recensione libro: Black Metal Compendium II
BLACK METAL COMPENDIUM II
Europa e Regno Unito
di Lorenzo Ottolenghi e Simone Vavalà
198 pagine – 15×21 – ISBN 978-88-94859-07-2
€18.00
Nel momento in cui ci si imbatte in una lettura e si sente il desiderio irrefrenabile, fisico, di ascoltare la musica che viene trattata all’interno del volume in oggetto, è senza dubbio un ottimo segnale. Ed è esattamente quanto accaduto allo scriba in occasione della fruizione di Black Metal Compendium II, realizzazione griffata Tsunami Edizioni da qualche settimana disponibile sul mercato. Così come il primo capitolo della saga sul Metallo Nero, che si concluderà con la terza uscita prevista per marzo 2018, anche questo secondo sigillo letterario porta la firma della premiata ditta Vavalà/Ottolenghi.
A partire dall’ottima e ammiccante copertina, il libro si sviluppa su 198 pagine e, come il suo predecessore, riesce sempre ad instillare in chi vi si approccia un buon ritmo di lettura, cosa per nulla scontata in un lavoro che snocciola una recensione via l’altra. La parte del leone, però, a livello di “tiro” e suscitatrici di interesse, oltreché attenzione, la fanno le varie disamine sul movimento black metal poste a inizio volume e alla fine. Più specificamente: Due Parole Prima di Iniziare, Il Morbo si Propaga, Sacro Culto, Riti Satanici – I Maestri d’Europa.
Scritti che si portano via qualche manciata di pagine che val la pena di leggersi più e più volte perché trasudanti conoscenza, un po’ di mestiere – che non guasta mai – ma soprattutto dedizione totale al genere, che è poi la molla che porta a sbattersi per scrivere libri e, in qualche modo, vivere con sempre a fianco lo spettro benigno del Metallo Nero.
Black Metal Compendium II passa al setaccio la scena europea e quella del Regno Unito dividendosi in sette capitoli dai titoli inequivocabili, tutti aperti da un articolo esplicativo atto a inquadrare la situazione. Particolare menzione per quello nostrano, L’Italia in Nero, nuove declinazioni occulte, affrontato con professionalità senza scadere nel patriottismo spicciolo che da sempre fa più male che bene alla scena. Mortuary Drape, Necromass, Opera IX, Cultus Sanguine, Evol, Inchiuvatu, Maldoror, Aborym, la chicca Nazgûl, Beatrik e Forgotten Tomb meritavano di presenziare in un lavoro siffatto, proprio per la spinta all’insù che hanno saputo dare al movimento black metal tout court.
Il resto del libro, ça va sans dire, si dimena fra Rotting Christ, Moonspell, Vlad Tepes, Black Murder, Bal-Sagoth, Cradle of Filth, Primordial, Samael, Abigor, Summoning, Behemoth, Graveland, i devastanti MGLA, Ancient Rites, Carach Angren, solo per citarne un manipolo, con l’usuale stile targato Vavalà/Ottolenghi, all’insegna della qualità e della cura dei particolari, già sperimentato con successo nel primo capitolo del terzetto (qua la recensione).
Stefano “Steven Rich” Ricetti