Hard Rock

Recensione libro: Guns N’ Roses, gli Ultimi Giganti del Rock [versione ampliata 2023]

Di Stefano Ricetti - 3 Aprile 2023 - 10:17
Recensione libro: Guns N’ Roses, gli Ultimi Giganti del Rock [versione ampliata 2023]

GUNS N’ ROSES

Gli Ultimi Giganti del Rock

Versione ampliata 2023

di Mick Wall

Collana: Gli Uragani

400 pagine

Formato: 16×23

ISBN: 978-88-94859-71-3

23.00 Euro

Tsunami Edizioni

 

Dei Guns N’ Roses, evidentemente, non ne si ha mai abbastanza. E’ infatti disponibile da qualche settimana l’edizione riveduta e aggiornata di Guns N’ Roses, gli Ultimi Giganti del Rock. Trattasi di un’opera che stranamente possiede un numero di pagine inferiore rispetto al volume primigenio, sempre licenziato dalla Tsunami Edizioni nel 2017: 400 al posto delle 448 iniziali. Questo semplicemente perché è stato optato per un’impaginazione differente. La nuova versione, oltre a contenere un capitolo in più (Dov’è Izzy?) è dotata di una diversa copertina, in realtà molto più in stile L.A. Guns che non Guns N’ Roses. Le sedici pagine con le foto in dotazione permangono quelle della prima uscita.

Tradotto in maniera fluida e impeccabile da Stefania Renzetti, Guns N’ Roses, gli Ultimi Giganti del Rock è un lavoro griffato Mick Wall, uno che non esita a definire gli stessi Gunners come l’ultima grande band dell’empireo legato al Rock’N’Roll.

Cinque musicisti disadattati, che seppero cogliere e proporre alla propria maniera l’essenza del Rock, quello vero, figlio della strada e degli anni Settanta, che nel volgere di poco tempo decretò di fatto la fine dell’hard rock tutto lustrini, paillettes e nylon, il famoso Glam della Los Angeles anni Ottanta. L’Hair Metal, insomma. Irto di spine fu il cammino dei Guns N’ Roses, soprattutto agli inizi: vita da barboni, senza soldi né una vera casa, cartoni abbandonati utilizzati come water e un giaciglio di fortuna da dividere sempre in troppi. Una vita d’espedienti, ove però non è mai mancata la droga e nemmeno l’alcool a buon mercato, grazie ad amicizie strette fra i locali di Los Angeles e spogliarelliste varie dal cuore d’oro, ma non solo… La fame, quella vera che stringe lo stomaco, Izzy, Slash, Steven, Axl e Duff insieme con quella variabile corte dei miracoli che orbitava intorno alla loro band l’hanno provata sul serio. E per questo meritano il rispetto di chi il mazzo se l’è fatto per davvero, rischiando spesso la pellaccia. Nulla è avvenuto per caso e nulla è stato regalato loro.

Un’accozzaglia di sopravvissuti alla dannazione della loro interpretazione dell’esistenza, spinta all’eccesso, che purtroppo ha prodotto anche delle vittime. Su tutte l’amico Todd Crew, bassista dei Jetboy, che perì per overdose di eroina a soli ventun anni. Perennemente in stato alterato o, nella migliore delle ipotesi immersi per l’ennesima volta nell’hangover più pesante, i cinque rocker in erba nella loro testolina pensante avevano però ben chiaro un solo, ben preciso obiettivo: farcela! A discapito di tutto e di tutti. Al timone il meno fuso di tutti, apparentemente, W. Axl Rose, il frontman della band, a trainare un’accozzaglia di ubriaconi molesti, drogati, sporchi, vomitanti e privi delle seppur minime buone maniere, quando sballati. Gente dal talento smisurato, però, nel momento in cui doveva buttar giù una canzone. E la storia ha dato loro ragione, a suon di milioni di dischi venduti e di pezzi divenuti patrimonio di tutti, anche di quelli che manco sanno cosa sia l’heavy metal e l’hard rock, ma si emozionano lungo le note di “November Rain”, “Paradise City”, “Sweet Child of Mine” e magari pensano – il 99% delle volte senza il magari – che “Knockin’ on Heavens Door” l’abbiano scritta i Guns…

Mick Wall, nella stesura del libro griffato Tsunami, incide nel cuore dell’etica del giornalismo, anche musicale. Quindi largo spazio alle notizie, quelle verificate e con una sola verità. Nel caso di più versioni esse vengono riportate insieme con coloro i quali le hanno propugnate. Proprio in questi termini risiede la differenza fra Guns N’ Roses, Gli Ultimi Giganti del Rock e molta altra letteratura legata alle vicende dei wannabe di Los Angeles, tanto per citare una delle definizioni con le quali venivano apostrofati Izzy, Slash, Steven, Axl e Duff agli inizi del loro percorso.

Un testo equilibrato, che rifugge il facile sensazionalismo, scivolone probabilissimo nel momento in cui si è alle prese con le vicende di cinque sciamannati ai quali probabilmente i soli Motley Crue erano in grado di tenere testa, per via di sbornie, sesso, risse e consumo di stupefacenti. Il libro è bello perché sgorga nella Valle dell’Oggettività: non è figlio della piaggeria ed essere persona informata sui fatti aiuta a scrivere bene. La differenza nei confronti della vera – o sola presunta – concorrenza la demarca il senso di appartenenza, anche e soprattutto fisico, dell’autore nei confronti delle band della quale dipinge le gesta. E Mick Wall, per dirla alla Totò, vi appartenne, per un periodo, ai Guns N’ Roses, finché non scazzò pure lui.

“Uno su mille ce la fa”, cantava e continua a cantare l’eterno ragazzo della musica leggera italiana. I Gunners entrarono di prepotenza fra i Giganti del Rock e vi restarono. Altri spesso citati nel libro come i Great White, decisamente delle star già ai tempi che furono, quando Slash&Co. facevano fatica a mettere insieme il pranzo con la cena nel 2016 suonarono all’onorevolissimo Parco la Bressanella di Cusano Milanino di fronte a qualche manipolo di appassionati – fra i quali lo scrivente – mentre i Guns N’ Roses sbancavano lo stadio di San Siro a Milano nel luglio dell’anno scorso in mezzo a sessantacinquemila  persone adoranti. Il Rock sa anche essere impietoso, come scritto da Mick Wall all’interno delle quattrocento pagine, e gli esempi lampanti sono lì da vedere: Jetboy, Faster Pussycat, solo per riportarne due.

Gli Ultimi Giganti del Rock costituisce anche un ripasso della storia, che non si fa mancare le più o meno velate stoccate a Poison, Motley Crue e Iron Maiden da parte dei Guns alle quali si sommano le (rare, invero) uscite bislacche a firma dello stesso autore, come quando definisce bizzarri gli Helloween, proprio coloro i quali hanno inventato il Power Metal di un certo stampo.

 

Perché quando i Guns N’ Roses se ne saranno andati, si porteranno via gli anni d’oro del rock, per sempre, senza bis. Quando se ne saranno andati, non ci saremo più nemmeno noi, quelle generazioni che hanno gioito nel permettere che le nostre vite si identificassero con questa musica, questo messaggio, questi significati. Quelli di noi che, quando sarà tutto finito, riconosceranno che Axl Rose è davvero quello che vogliamo disperatamente che sia: l’ultima delle rockstar veramente straordinarie: grandioso, senza scuse, senza spiegazioni, senza pietà. L’ultimo della sua specie.

Spero si presenti tardi a ogni concerto per il resto del tour della reunion, Spero faccia incazzare tutti con ogni passo che fa. Perché è quello che è, l’Essere Supremo. Ed è il motivo per cui la gente lo ama più che mai. L’autenticità, il rischio che corre, il puro coraggio. Anche negli anni Sessanta, lo avevano in pochi. Oggi non ce l’ha nessuno.

Non è Mick Jagger, Axl Rose non invecchierà con grazia. E i Guns N’ Roses non sono i Metallica, l’azienda in franchise che pianifica abilmente la prossima mossa. E non sono certo i Black Sabbath, un’idea giocattolo con una grossa chiave dietro la schiena che gli dà la carica. Questi sono i Guns N’ Fuckin’ Roses, baby. E, come dice la canzone, ‘they will never, ever come down’.

Mick Wall, pagina 380

 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti