Hard Rock

Recensione libro: Led Zeppelin – L’Ultimo Concerto

Di Stefano Ricetti - 12 Luglio 2015 - 12:30
Recensione libro: Led Zeppelin – L’Ultimo Concerto

L’ultimo concerto

di Pino Casamassima

Romanzo di formazione, musica e politica nell’Italia degli anni Settanta

Pagine 90

Isbn: 9788897389200

10 Euro

Crac Edizioni

 

Sulle sacche militari gonfie di libri e quaderni scrivevamo «Usa go home!». Le vendeva il mercatino americano. Come pure le cinture e i cappellini, le camicie, gli anfibi, i pantaloni con mille tasche e le giacche mimetiche. Col Vietnam, che non sapevamo manco che esistesse, avevamo scoperto che le guerre non erano soltanto un’interrogazione di Storia. In un posto lontanissimo, si combatteva davvero, non come nei film. Ragazzi con la sfumatura alta, avevano lasciato juke-box e Coca Cola e s’erano ritrovati a difendere la pelle in una giungla a quindicimila miglia da casa. Quell’America che noi conoscevamo per i romanzi di Hemingway e Kerouac. Ci affascinava, l’America. Per quei film, e quella musica che c’arrivava coi bootleg. Mamma Rai spacciava muffe, vecchie e nuove. La sognavamo, l’America. Poi arrivò il Vietnam.

E ci svegliammo.

Questa la presentazione ufficiale del romanzo griffato Pino Casamassima, intitolato L’Ultimo Concerto, sul mercato a cura della Crac Edizioni.

La “scusa” che accompagna le novanta pagine scarse del volume è il mitico – e mitizzato – concerto tenuto dai Led Zeppelin il 5 luglio del 1971, fra i fumi dei lacrimogeni contenuti all’interno del Velodromo Vigorelli di Milano. In realtà l’autorevole autore – gioco di parole e ripetizione voluti, ndr – fornisce uno spaccato tremendamente viscerale di un’Italia che sta cambiando, e non solo per le fortissime pulsioni musicali provenienti da oltrefrontiera. Un orizzonte dalle tinte scure sta scrivendo la trama di quelli che diverranno tristemente famosi come gli anni di piombo. Uno dei punti di forza dell’opera si ritrova nel contesto geografico nel quale un gruppo di amici molto affiatato si appresta ad affrontare le mutazioni di un momento storico imprescindibile per il Nostro Paese. Casamassima non ambienta le vicende de L’Ultimo Concerto nelle classiche e prevedibili grandi realtà metropolitane del nord, notoriamente fucine inesauribili di nuovi stimoli socio-politici, ma a Brescia e nella Sua provincia. Leggere di pestaggi, lotta armata, collettivi rossi, scontri con i “fasci” e militanza convinta  lambendo realtà quali Salò, Edolo, Lonato, Desenzano e Padenghe restituisce quel tocco naif che spesso fa la differenza.          

Sono passati “solo” quarant’anni da quegli avvenimenti ma gustandosi i vari passaggi del libro pare realmente di guardare a un’era geologica fa. Probabilmente in alcuni fra i lettori più giovani si potrebbe insinuare il dubbio che l’autore in taluni momenti sia tracimato addirittura nel fantasy, tanto la realtà odierna cozza con quella dei Seventies. L’Ultimo Concerto passa in rassegna figure oggi improponibili e difficilissime da ritrovare anche all’interno delle realtà di provincia più radicate, tipo la fatalona di Rovigo, tanto sgambata quanto sempliciotta, poi vetture quali la Fiat 128, la Lancia Flavia, la Fiat 1100 insieme con i ferri del mestiere di peso, su tutti la “compagna” Hazet 36 d’ordinanza, da quanto si legge molto meglio della Beta per pestare a sangue i “neri”.  

I Led Zeppelin nel luglio del ’71 non solo suonarono in Italia per la prima e ultima volta nella loro carriera, ma idealmente tracciarono anche il solco fra la gioventù costellata di ideali e ideologia dei vari protagonisti del libro e le “musate” che la vita avrebbe riservato loro dopo quel concerto, a partire da un evento inaspettato.

Un solo rammarico: l’Ultimo Concerto avrebbe abbisognato di uno sviluppo ben maggiore, sia in termini di spazio che di numero di pagine.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti      

 

Casamassima cover