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Recensione libro: Revelations: gli Iron Maiden dalle origini a Seventh Son

Di Stefano Ricetti - 19 Dicembre 2019 - 12:30
Recensione libro: Revelations: gli Iron Maiden dalle origini a Seventh Son

REVELATIONS

Gli Iron Maiden dalle origini a Seventh Son

di Martin Popoff

Tsunami Edizioni

Gli Uragani 37 – 288 pagine + 16 a colori – 16×23

ISBN 978-88-94859-32-4 – 22.00 Euro

 

Martin Popoff è stato definito “il giornalista heavy metal più famoso del mondo”. Si dica abbia scritto più recensioni di chiunque altro nella storia del giornalismo musicale di tutti i generi, e inoltre è l’autore di circa cinquanta libri dedicati a hard rock, heavy metal, classic rock e collezionismo di dischi. Per quattordici anni è stato il caporedattore dell’ormai defunta Brave Words & Bloody Knuckles, la principale pubblicazione metal del Canada, e ha anche scritto per Revolver, Guitar World, Goldmine, Record Collector e molte altre testate. Attualmente vive a Toronto. Per Tsunami Edizioni sono stati pubblicati Scorpions – Uragano Tedesco, Whitesnake – Il Viaggio del Serpente Bianco e Black Sabbath: Sabotage!

Questo quanto scritto in sede di presentazione di Revelations: Gli Iron Maiden dalle origini a Seventh Son da parte di Tsunami Edizioni riguardo l’autore del libro, ultimo nato in quel di Meneghinia. Tradotto in italiano da Stefania Renzetti, attingendo all’originale uscito nel 2019 e intitolato Where Eagles Dare – Iron Maiden in the ‘80s, il lavoro risulta perfettamente fruibile alla stragrande maggioranza dei metallari interessati alla letteratura specializzata del settore. Al netto di qualche piccolo refuso, il linguaggio utilizzato da Popoff – del quale milioni di cronisti world wide invidiano il tempo a disposizione – è basico, semplice-semplice e, benché suoni come un ossimoro, risiede in codesta caratteristica la bravura e la sagacia narrativa del giornalista canadese.

Tornando al protagonista vero della recensione, ossia il libro, va dato atto a Popoff di essere riuscito a confezionare un prodotto mediamente accattivante, tenendo ben presente che di Iron Maiden si tratta. Tradotto: di una band della quale, grazie anche al successo dei social network degli ultimi anni, si conosce pressoché tutto quanto. O Quasi. E proprio sul “quasi” Popoff ha lavorato alacremente. E’ sotto gli occhi di tutti, anche di chi non si interessa particolarmente di siderurgia applicata alla musica che, insieme con Metallica e forse Ac/Dc, il combo inglese, declinato in tutte le salse, è garanzia di successo. Il seguito enorme del quale dispone permette di puntare sul sicuro licenziando birre, tazzine, zaini, puzzle, lampade da tavolo, oltre, naturalmente, al classico merchandising di sempre: magliette, felpe, portachiavi, bandiere, plettri e via di paraphernalia varia sino al termine. Mettere Eddie, Dickinson, Harris o l’intera band in copertina equivale a incrementare le vendite, vedasi alla voce magazine specializzati, anche italiani. Fare uscire libri su di loro è altrettanto proficuo. Ma ci sono libri e libri.

Ma qual è il segreto per riuscire a sfondare per davvero, quando altre, meritevolissime band di heavy metal, hanno, negli anni, sfornato dischi vincenti se non addirittura superiori a quelli degli Iron Maiden? Nonostante il panorama metallico annoveri enne uscite librarie legate alla band londinese, Revelations sviscera sapientemente, scomodando anche testimoni eccellenti a supporto del racconto che lo alimenta – evitando così di cadere nella trappola di trasformare il libro nell’ennesimo pippone celebrativo – la magia che si venne a creare intorno alla Vergine di Ferro, per una serie di fattori concomitanti, fondamentali. Il periodo trattato da Popoff è quello aureo, del gruppo, senza se e senza ma, indi il seppur più piccolo aneddoto inedito assume proporzioni enormi, anche per via della caratura dell’ensemble stesso, effettivamente di primo livello. Altra caratteristica interessante del lavoro griffato Tsunami è la trasversalità del narrato: non di soli Iron Maiden vive il tomo di 288 pagine, più sedici di foto a colori, una più bella dell’altra. L’atmosfera di fine anni Settanta la si respira pagina dopo pagina, nei primi capitoli, così come il giusto spazio se lo guadagnano le altre band, amiche o rivali degli stessi protagonisti. Il periodo della Nwobhm viene ben raccontato, sebbene qualche ripetizione di fatti e concetti sarebbe stata evitabile. Popoff fornisce il sacrosanto risalto anche a Saxon, Diamond Head, Tygers Of Pan Tang, Samson oltre agli altri vecchi leoni Motörhead, Judas Priest, Black Sabbath, Wishbone Ash, solo per citarne qualcuno. Da lì in poi è un crescendo rossiniano, esagerando un po’. Basti elencare la serie di album vivisezionati e accompagnati da chicche varie. Pietre miliari degli Iron Maiden, pietre miliari della storia dell’Acciaio: Iron Maiden, Killers, The Number of the Beast, Piece of Mind, Powerslave, Live After Death, Somewhere in Time e Seventh Son of a Seventh Son.

Amen!       

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti       

 

 

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