Hard Rock Heavy

Tutti i cantanti dei Black Sabbath oltre a Ozzy Osbourne e Ronnie James Dio

Di Manuel Gregorin - 21 Aprile 2024 - 11:00
Tutti i cantanti dei Black Sabbath oltre a Ozzy Osbourne e Ronnie James Dio

Chi può dire di essere stato il cantante dei Black Sabbath? Una domanda che solitamente fomenta i dibattiti infiniti tra i fans di Ozzy Osbourne da una parte e Ronnie James Dio dall’altra. Ma noi vogliamo andare più nello specifico. Ovvero chi, e quante persone, abbiano ricoperto effettivamente il ruolo di cantante dei Black Sabbath? Infatti andando a scavare, neanche tanto a fondo, scopriamo che i vocalist che sono passati sotto il nome dello storico combo britannico sono più di quelli che molti pensano.
Come vedremo più avanti, dopo i gloriosi anni 70 con Ozzy, ed i brevi ma significativi anni con Dio, per i Sabbath è iniziato un periodo molto tormentato con molteplici cambi di formazione, molti dei quali riguardavano proprio il posto del cantante. Anni tormentati e caratterizzati da una forte instabilità che hanno portati il posto dietro al microfono del sabba nero a diventare quasi una specie di hotel ad ore, dove i più disparati personaggi si alternavano con una cadenza quasi ciclica, ed uno sconsolato Toni Iommi nel ruolo di portiere di notte a guardare nomi più o meno noti arrivare e poi andarsene per i più vari, ed a volte rocamboleschi, motivi. Noi con questo articolo faremo una lista di tutti i nomi passati sotto lo storico moniker, un pretesto anche per approfondire una parte poco considerata della loro carriera ed una scusa per andare anche a riscoprire certi lavori pubblicati in quel periodo. Dischi che hanno regalato qualche gemma di rara bellezza, spesso offuscati dai grandi classici, ma che andrebbero comunque valorizzati.

DAVE WALKER
La girandola di nomi, a dir la verità, inizia già nel 1977 dopo il tour di Technical Ecstasy. Ozzy Osbourne abbandona il gruppo in seguito alla morte del padre, oltre che per i suoi problemi di dipendenza da alcol e droghe che cominciavano a farsi sempre più seri. La scelta del sostituto cadde così su Dave Walker, già messosi in mostra con Fleetwood Mac e Savoy Brown. Walker inizierà a lavorare con i Black Sabbath ai brani per Never Say Day ma dopo pochi mesi verrà licenziato per lasciare il posto al redivivo Ozzy Osbourne.

IAN GILLAN
Siamo nel 1983, Ozzy Osbourne è già bello che andato, e la luna di miele con Ronnie James Dio si è conclusa dopo appena un paio di anni. Così Tony Iommi decide di puntare su un altro nome di spicco per il posto rimasto vacante, andando a contattare nientepopodimeno che l’ex Deep Purple Ian Gillan. L’incontro tra le due parti fu fissato in un pub,e fra una quattro chiacchiere e qualche birra, la serata finisce con una sbronza colossale. La mattina seguente Gillan venne chiamato dal suo manager, il quale gli ricordò che la sera prima aveva accettato il ruolo di cantante dei Black Sabbath, particolare che Ian aveva dimenticato dopo l’ennesima Guinnes bevuta.
Il nuovo sodalizio porta alla realizzazione di Born Again, un album che presenta un suono più duro rispetto a quanto realizzato prima. Il disco vende bene, ed anche nel successivo tour la band offre buone prestazioni, anche se susciterà perplessità, ed una certa ilarità, la scelta di chiudere i concerti con la celebre hit dei Deep Purple Smoke On The Water.
Fatto stà che nel 1984 Ian Gillan molla i Black Sabbath per tornare appunto nei Deep Purple appena riformatisi lasciano il ruolo di vocalist nuovamente scoperto.

DAVID DONATO
Dopo i fiaschi con i nomi noti, forse è meglio provare con un’astro nascente. Probabilmente dev’essere stato questo il motivo che ha portato alla scelta dello sconosciuto David Donato dopo l’uscita di Gillan. Una collaborazione breve che porta alla realizzazione della sola No Way Out, che altri non è che una versione demo di The Shining, pubblicata qualche anno più tardi su The Eternal Idol. La permanenza di Donato nei Black Sabbath si conclude dopo appena sei mesi, ed i motivi della sua uscita non sono mai stati chiariti. Si dice per un intervista rilasciata dal cantante particolarmente sgradita da Tony Iommi, altre voci parlano di un litigio con il manager della band. Dopo la breve esperienza con i Sabbath, troveremo Donato impegnato con i White Tiger dell’ex Kiss Mark St. John.

JEFF FENHOLT
Un’altra apparizione fugace dietro il microfono dei Black Sabbath è quella di Jeff Femholt, con il quale viene realizzato Star Of India, un demo con alcune tracce che finiranno sugli album successivi dei Sabbath. Anche la permanenza di Fenholt durerà solo una manciata di mesi, ma sarà oggetto di una diatriba con Tony Iommi per i crediti di alcuni brani presenti sul successivo Seventh Star.

GLENN HUGHES
Nonostante la breve reunion con la line up originaria in occasione del Live Aid, i Black Sabbath navigano sempre più in cattive acque e continuano a perdere pezzi. Anche lo storico bassista Geezer Butler molla la band, tanto che lo stesso Tony Iommi decide di mettere da parte i Black Sabbath e dedicarsi al suo disco solista. Alla vigilia della pubblicazione però, la casa discografica pretende che quest’opera personale di Iommi venga accreditata alla storica formazione inglese, così Seventh Star del 1986 diventa il nuovo album dei Black Sabbath e Glenn Hughes il suo settimo cantante. Il disco si discosta dallo stile dei Sabbath presentando un sound meno cupo e più solare, con una maggior presenza di tastiere. Ne sono un esempio la vivace In For The Kill, la bluseggiante Earth Like, Wheel o la ballad radiofonica No Stranger to Love. Nonostante la buona fattura dei brani, il disco non vende bene ed il tour successivo parte male per finire peggio. La dipendenza da alcol e droghe di Hughes condiziona le esibizioni della band, finchè durante un litigio con il manager Don Arden, un Hughes particolarmente alterato si becca un pugno in gola finendo per un bel pezzo fuori dai giochi e dai Back Sabbath. Con buona pace della tournè ancora in corso.

RAY GILLEN
Con Glenn Hughes fuori combattimento ed un tour da portare a termine viene reclutato al volo Ray Gillen, con cui Black Sabbath riescono ad assolvere gli impegni live già programmati. Archiviato il tour arriva il momento di mettersi al lavoro sul nuovo album. Ma proprio nel bel mezzo della lavorazione ai nuovi brani anche Gillen se ne và per dissidi con Toni Iommi, che deve nuovamente mettersi alla ricerca di un frontman. Alcune rare versioni di The Eternal Idol contengono le tracce originali registrate da Gillen durante le session del disco.

TONY MARTIN
Il nome di Tony Martin merita una citazione particolare. Entrato nei Black Sabbath in punta di piedi nel loro momento peggiore, riesce a riportare una stabilità concreta dopo una serie di cambi di formazione che avevano assunto i contorni di una farsa. Arrivato in sostituzione del defezionario Gillen, Martin deve riregistrare i brani già incisi dal suo predecessore. Su The Eternal Idol i Sabbath tornano sui territori musicali a loro più familiari con attenzione al periodo con Ronnie James Dio in formazione. Martin, va detto, pur avendo un’ugola sullo stile di Dio, non è un suo clone. Con la sua voce calda dalle tinte blues, riesce ad imprimere un suo particolare marchio di fabbrica ai pezzi. Rispetto a Seventh Star, The Eternal Idol appare come un lavoro più convincente ed anche l’apprezzamento dei fans torna a farsi sentire. Le cose paiono migliorare ulteriormente con il successivo Headless Cross (1989), che si rivela forse il miglior lavoro dai tempi di Mob Rules, pezzi come la title track o Kill In The Spirit World trainano il disco facendolo diventare un classico della band del periodo anni ottanta. Bene anche il seguente Tyr(1990), che inizialmente doveva essere un concept sulla mitologia norrena, progetto realizzato poi solo in parte. Degne i nota sono Jerusalem e la monolitica The Sabbath Stones. I Black Sabbath paiono aver finalmente ritrovato il loro baricentro, e anche se lentamente, iniziano finalmente a risalire la china. Ma questa volta non sarà la sorte avversa, bensì lo stesso Tony Iommi a mescolare le carte in tavola. Per la smania di rivivere i fasti degli anni passati il chitarrista decide di mettere mano alla formazione, ricomponendo la line up che diede vita a Mob Rules. Così manda tutta la band verso l’uscita, compreso Tony Martin che deve cedere il posto a Ronnie James Dio.
Questo prestigioso sodalizio però durerà lo spazio del solo album Dehumanizer, così nel 1993 Iommi deve correre nuovamente ai ripari tornando a bussare alla porta del fidato Martin. La rinnovata alleanza porterà alla realizzazione del l’ottimo Cross Purposes (1994), il live Cross Purposes Live e Forbidden (1995). Un traguardo che consente a Martin di fregiarsi del titolo di secondo cantante più longevo e produttivo del Sabba Nero dietro solo a Ozzy Osbourne.
La voglia di rivivere i fasti del passato porterà presto l’inquieto Iommi a scaricare nuovamente Tony Martin a favore della storica (e travagliata)reunion con Ozzy, terminata la quale i Black Sabbath annunciano nel 2017 il loro scioglimento.
Arrivando ai giorni nostri, è stato confermato per maggio 2024 un cofanetto dedicato agli album dell’era Martin, e si era vociferato anche di una futura nuova collaborazione fra Iommi e Martin. Pur non sapendo con certezza quando e se, tale sodalizio vedrà la luce, noi attendiamo fiduciosi. L’alleanza dei due Tony potrebbe ancora riservarci delle belle sorprese.

ROB HALFORD
Alla girandola dei nomi che hanno prestato la voce la Sabba Nero bisogna aggiungere anche Rob Halford. Anche se la sua è stata una collaborazione passeggera più che una vera militanza. Tutto inizia quando Ozzy Osbourne annuncia il suo (farlocco) ritiro dalle scene nel 1993. Per il concerto del temporaneo d’addio, il Mad Man vorrebbe invitare sul palco i Black Sabbath, la band con cui aveva iniziato. Ronnie James Dio, all’epoca vocalist dei Sabbath non ha nessuna intenzione di partecipare. C’è chi dice perché non volesse aprire i concerti per Ozzy, o che semplicemente si sentisse fuori posto in quel contesto. Fatto sta che fa nuovamente fagotto e lascia i Sabbath con la pive nel sacco. Così per non dare buca ad un evento che darebbe comunque visibilità alla band, Iommi chiama in suo aiuto Rob Halford, fresco di divorzio dai Judas Priest. Questa unione di lusso durerà il tempo dei concerti del 14 e 15 novembre 1993 a Costa Mesa in California. Poi ognuno per la sua strada. Almeno fino al 2004. Ozzy e I Black Sabbath hanno fatto la sospirata reunion e Halford si è ricongiunto ai Priest. Durante l’edizione dell’OzzFest che vedeva entrambe le compagini in scaletta, Rob riceve una telefonata da un’allarmata Sharon Osbourne: Ozzy ha una bronchite e c’è un concerto dei Black Sabbath che sarebbe meglio non far saltare. Così Rob deve fare gli straordinari con la voce. Neanche il tempo di parcheggiare l’harley usata nello show con i Judas Priest, ed eccolo di nuovo on stage con Tony Iommi e soci. D’altronde sarà il Metal God per qualche motivo?

GLI ALTRI
Certamente verrebbe da dire che in casa Black Sabbath negli anni 80 si cambiavano più cantanti che paia di mutande. Eppure i nomi che hanno ruotato attorno allo storico combo inglese sono stati anche di più. Magari per semplici audizioni, a volte solo delle chiacchierate terminate poi con un nulla di fatto. Vediamo qualche probabile candidato.
Uno di questi era Michael Bolton. “Non so da dove salti fuori quest’idiozia sul mio provino con i Black Sabbath” avrebbe detto Bolton. Ma lo stesso Tony Iommi ha confermato recentemente che nel 1982 l’autore di The Hunger è stato contattato, anche se non si è andati oltre ad un semplice provino.
Un altro nome è quello di Ron Keel, che venne contattato da Iommi e Butler nel 1982 su spinta del produttore Spencer Proffer. Il tutto si concretizzò in un paio di audizioni che non portarono a niente di concreto, in quanto la candidatura de Keel si stava rivelando un tentativo di Proffer di infilare i Black Sabbath nel filone hair metal in voga all’epoca.
Un candidato interessante è stato Jon Oliva. Come rivelato di recente dallo stesso Oliva, dopo il fiasco commerciale di Fight For The Rock, il destino dei Savatage pareva giunto al capolinea e i due fratelli Oliva stavano cercando di accasarsi altrove. Mentre Criss era in trattativa con i Megadeth, Jon venne chiamato per un provino per il prestigioso posto nei Black Sabbath. Alla fine non si andò oltre una semplice chiacchierata, in quanto il produttore Paul O’Neill ed un ricco assegno, convinse i due Oliva a giocare un ultima carta con i Savatage che con Hall Of The Mountain King, ripresero quota.
Infine David Coverdale. Anche lui venne contattato all’indomani dell’uscita di Ronnie James Dio nel 1981. E Coverdale avrebbe accettato volentieri se non fosse che i suoi Whitesnake proprio in quel periodo iniziavano a farsi un nome. “Ti ringrazio ma ora ho già la mia band, i Whitesnake. Ma perché non mi hai chiamato prima?” chiese Coverdale. Al che Iommi rispose “Perche il cantante mi serve adesso!”.