Vario

Alestorm (Dani Evans)

Di Riccardo Angelini - 1 Settembre 2009 - 12:59
Alestorm (Dani Evans)

Intercettato davanti al bancone del bar (e dove altro se no?) durante l’ultima edizione del Metal Camp di Tolmino, il pirata scozzese Dani Evans ha accettato di scambiare quattro chiacchiere con una piccola ciurma ciondolante di inviati di Truemetal. Recuperato in qualche modo un registratore, quei pochi valorosi sono riusciti a documentare buona parte di una chiacchierata ad alto tasso alcolico, in cui innanzi a uno schiumante bicchiere di birra quel filibustiere di Dani ha acconsentito a parlare a ruota libera del bello e del brutto del heavy metal odierno. Tout à vous!

Intervista a cura di Riccardo Angelini, Pier Tomasinsig e Daniele Peluso

Allora Dani, che te ne pare di questo Metalcamp?

“È il miglior festival del mondo, il migliore. Ci sono i migliori headbanger del mondo, la gente nuota nella miglior birra del mondo, ascoltando la miglior musica del mondo. È la cosa migliore del mondo.”

E di tutta questa pioggia che ci dici?

“Chi se ne frega della pioggia! Se c’è il sole bene, se piove bene lo stesso. Alla salute!” (brindisi e bevuta di gruppo, Ndr)

A proposito, la birra è uno dei temi preferiti per gli Alestorm, insieme ai pirati. Che mi dici di gruppi come i Running Wild, augusti portabandiera del settore?

“Credo che i Running Wild siano molto sopravvalutati per quello che fanno. Suonano normalissimo metal tedesco. Mi sono sentito spesso paragonare a loro ma non mi pare che abbiamo molto in comune, peraltro se capitasse a me di campare venticinque anni sempre con lo stesso album sarei a posto tutta la vita. Hanno fatto uscire un album sui pirati e per trent’anni hanno continuato a risuonarlo cambiandogli il titolo, sono andati al Wacken eccetera. Secondo me non meritavano tutto quel successo. Ma chi sono io per criticare?”

Scommetto che dopo questa farai incazzare un bel po’ di gente… ah ah ah! Ma parliamo un po’ di voi: il vostro primo album ha avuto parecchio successo in tutta Europa…

“Sì beh ci è andata bene, ci ha aperto molte porte. Noi non sapevamo se la nostra musica sarebbe piaciuta alla gente, ma alla fine è piaciuta sia a chi è cresciuto con il metal degli anni ’70 e ’80, sia agli ascoltatori più giovani. Noi ci stiamo divertendo un sacco, abbiamo fan di quattordici anni e fan di cinquant’anni: questo ci fa molto piacere”

E ti credo. Ora, con la forza della birra che scorre nelle tue vene, definiscimi la tua musica in tre parole:

Hella fuckin’ fun!” (risate collettive, Ndr)

Potreste dare inizio a un nuovo genere!

“Sì beh, è quello che proviamo quando suoniano ed è anche quello che vogliamo trasmettere. Poi quale genere di musica suoniamo non lo so. Fuck it, chi se ne frega. Ci divertiamo e basta”

E fra i due quali contesto preferisci per suonare, lo studio o i concerti?

“In studio devi essere molto preciso e professionale, non puoi permetterti di prenderla sottogamba. Dal vivo è tutto diverso, siamo più rilassati, facciamo quattro chiacchiere con i fan, beviamo due birre e saliamo sul palco pensando solo a divertirci. Non facciamo esattamente le stesse cose del disco, c’è più liberta. Credo sia molto più piacevole suonare dal vivo”

Credo che il pubblico ieri abbia condiviso il tuo punto di vista

“Sì il pubblico è stato straordinario. Essere qui al Metal Camp, vedere tanta gente sotto il palco, fare festa: non c’è niente di simile al mondo. Adoro questo posto, adoro questo momento. Qui sono a casa mia”

Visto che scriviamo per una webzine italiana, ti faremo una domanda che interessa ai vostri fan italiani: quando verrete a suonare nello Stivale?

“Credo che ci sia in programma qualcosa per settembre, ora però non ricordo di preciso”

E cosa ti aspetti da questa data?

“Mi aspetto di ubriacarmi di brutto.” (risate, Ndr)

Ora la domanda più difficile di tutta l’intervista. Se dovessi fare una classifica per importanza fra musica, ragazze e birra, cosa metteresti per prima?

“Uh, è davvero difficile!”

Puoi prenderti un po’ di tempo per decidere.

“Allora, vediamo…” (lunga pausa, Ndr)

Se ti prendi troppo tempo però ti beviamo tutta la birra.

“No aspetta un attimo! Dunque: musica, birra e ragazze. La musica per prima perché porta sia la birra sia le ragazze”

Sei un vero professionista! (risate, Ndr). E’ la prima volta che vieni al Metal Camp?

“No come band ci siamo venuti due volte: l’anno scorso e quest’anno”

Cosa cambia fra essere a un concerto come spettatore e partecipare come musicista?

“Praticamente nulla, ci piace stare in mezzo ai fan e ci divertiamo un sacco così. L’unica differenza è che posso andare nel backstage e farmi dare birra gratis!”

E che cosa ne pensi della scena folk odierna?

“Mi piace, mi piace molto. Negli ultimi anni sono uscite parecchie band che hanno portato insieme folk e metal, come i Fintroll o i Korpiklaani, e secondo me hanno fatto un ottimo lavoro. È anche vero che il genere rischia di diventare inflazionato: sono uscite moltissime band in pochissimo tempo e questo genera confusione. Per esempio fra qualche mese suoneremo a un festival folk insieme ai Die Apokalyptischen Reiter, che secondo me ci stanno come la marmellata sui maccheroni. Ma cosa vuoi che ti dica, magari qualcuno la pensa diversamente”

Secondo te l’elemento folk rappresenta un ritorno alle radici o è semplicemente un modo come un altro per divertirsi?

“Noi ci divertiamo molto a suonare la nostra musica, anche per questo non vogliamo prenderci troppo seriamente. Credo sia questo che manca in molti gruppi metal di oggi. Il divertimento. Credo che un sacco di gente non si diverta con quello che suona, si prendono molto seriosamente, e questo diventa un limite”

Oltre a questo, credi che in Europa sia tempo per un ritorno alle vecchie tradizioni? Penso agli Alestorm, ai Fintroll, agli Amon Amarth…

“Assolutamente sì, credo che ormai sia tempo per un ritorno alle radici dell’heavy metal, per tornare alla carica più grandi e più forti che mai. Per me è un grande onore fare parte di questo movimento”

Grazie mille del tuo tempo e delle tue risposte Dani, direi che è tutto. Un brindisi alla tua salute!

Cheers!”

Riccardo Angelini, Pier Tomasinsig e Daniele Peluso