Heavy

Intervista ArseA (tutta la band)

Di Nicola Furlan - 28 Dicembre 2014 - 14:00
Intervista ArseA (tutta la band)

‘…lavoriamo insieme sulle idee di tutti arrivando poi al “prodotto finale”; perciò non c’è di fatto il vero autore di un pezzo, siamo tutti artefici di ogni brano!’
(Giorgio Piermattei)

Riccardo: ci siamo formati nel 2006, ben sette anni fa ormai! Degli allora fondatori della band siamo rimasti solamente in due: io (Riccardo curti) ed Enrico Fucci. In realtà siamo tre contando che, se pure il bassista Giorgio Piermattei entrò nella band solo dopo alcuni mesi, è di fatto il primo e unico bassista degli ArseA!
Fino al 2010 la non c’è comunque mai stata una formazione stabile. Dopo meno di un anno dalla prima formazione infatti cambiammo uno dei chitarristi. Nel 2008 poi fu la volta di Ivan Fusco che entrò nella band come tastierista, ma già nel 2009ci abbandonò per motivi di lavoro, lasciandoci dunque nuovamente in 5. Per obbiettivi diversi nel 2010, dopo esser tornati per la seconda volta sul palco dell’allora Metalcamp,decidemmo pacificamente di cambiare cantante lasciando Alessandro D’Argangeli ed accogliendo dopo sei mesi di ricerca l’ottimo Matteo Peluffo. Nello stesso anno vi fu anche ilritorno di Ivan Fusco alle tastiere. In sostanza la formazione attuale è definitiva da inizio 2011 e di veterani siamo rimasti solo in tre!

Cinque anni di attesa dopo quel valido debutto targato 2008, “Dreaming a New World”, ma dovremmo esserci… Vi chiediamo subito qualche anticipazione sul nuovo disco…

Enrico: c’è da dire che quel Promo ebbe riscontri inaspettati, per la maggior parte positivi e nei casi in cui il voto non era gradevole fu quasi sempre penalizzato per la qualità della registrazione. Ad ogni modo dal lontano 2008 ne è passata di acqua sotto ai ponti! Vuoi l’arrivo delle tastiere, il cambio di chitarrista, il cambio di cantante,l’esperienza e la maturazione artistica di quei ragazzi all’epoca appena ventenni, il prossimo disco sarà per certi versi molto diverso dal precedente! Rispetto al precedente è rimasta indubbiamente l’impronta stilistica della band: abbiamo mantenuto linee melodiche, voci pulite e parti lente, il tutto però condito con parti scure! In sostanza posso dire che si è fatto un riassunto dei gusti musicali di tutti i membri della band, senza badare a quale “genere” si stesse proponendo, ma soltanto con lo scopo di tirar fuori “bella roba”.

Quando pensate di pubblicarlo?

Riccardo: La speranza è quella di riuscire a trovare un’etichetta interessata al nostro prodotto, quindi forse per la pubblicazione attenderemo ancora qualche mese, nella speranza di avere qualche risposta positiva del settore. Nell’eventualità così non fosse, provvederemo ad un’autoproduzione.

Dal 2011 alla voce avete Matteo Peluffo che ben ha saputo rendere sull’importante main stage del recente MetalDays. Una prestazione davvero inaspettata per qualità e personalità. Come siete entrati in contatto con lui?

Alessio: Nel 2011, quando pacificamente si è deciso con Alessandro (l’ex frontman della band) di prendere strade diverse, abbiamo iniziato a cercare nella nostra zona qualche cantante di valore che potesse completare la band. Senza molti risultati però, si è deciso di mettere annunci online e nel giro di un paio di mesi, tra gli interessati che ci avevano contattati, c’era anche l’ottimo Matteo Peluffo, che se pur da MILANO (500km da noi) con una prestazione impressionante sulla base di un pezzo da noi inviatogli ci convinse all’unanimità sulla scelta da fare! Matteo ha portato alla band proprio quello che mancava: ha una grande personalità sul palco, una voce che cattura l’ascoltatore e un’indubbia capacità di coinvolgere il pubblico. Non è certo il massimo della comodità fare le prove con un cantante a 500km ed il tastierista a più di 600km, ma sicuramente ne vale la pena!

Debite presentazioni fatte, torniamo al disco. Raccontaci come si sono svolti i lavori in sala prove. Quante volte vi siete trovati in settimana? Chi ha portato le idee più innovative e ricercate a livello di songwriting?

Giorgio: I pezzi dell’album sono ormai pronti da quasi 2 anni. Quasi tutti i brani del disco infatti era già pronti nel 2011 quando si decise di cambiare cantante. Con l’arrivo di Matteo, sono state riviste alcune parti, altre riarrangiate ed ha avuto carta bianca sulla composizione delle linee vocali e dei testi. Le idee, come ogni prodotto ArseA che si rispetti, vengono proposte da ognuno di noi e sempre da ognuno di noi poi revisionate e modificate ecc. lavoriamo insieme sulle idee di tutti arrivando poi al “prodotto finale”; perciò non c’è di fatto il vero autore di un pezzo, siamo tutti artefici di ogni brano! L’attesa estenuante per concludere il disco è dovuta principalmente al fatto che essendo noi tutti “lavoratori”, e per metà anche distanti tra noi, purtroppo siamo obbligati a vederci raramente.. che significa circa 1 volta a settimana per metà band, mentre al completo se tutto va bene ci ritroviamo una volta al mese o ogni due mesi.

A chi vi siete rivolti per le fasi di produzione dello stesso?

Riccardo: Per la produzione del primo album abbiamo optato per la collaborazione di Silvio Gentili presso il suo studio, ed un Professionista d’Eccezione quale Simone Angelini (ELP, YES, ASIA, Uli Jon Roth, Richie Kotzen, Mike Terrana, Eric Martin, T.M. Stevens, Jennifer Batten, Vinnie Moore) che si sta occupando delle riprese, missaggio e master.

Potresti spendere due parole sui testi? Ho sempre ritenuto fossero una chiave di volta dei contenuti di ogni disco e mi piacerebbe sapere cosa vi ha ispirato maggiormente a livello di contenuti…

Matteo: Ogni traccia affronta un argomento in particolare. Per non rivelare troppo, posso dire che in sostanza il concept dei testi è stato steso in modo da poter descrivere alcune delle esperienze di maggior impatto per gli esseri umani nella società moderna che a volte porta al limite della pazzia.

Avete mandato in giro il materiale per trovare qualche contratto?

Alessio: Abbiamo spedito qualche decina di demo tra Italia ed Europa, etichette indipendenti ed etichette più note, ma le risposte non sono state molte, e quelle poche non troppo convincenti. Proveremo a cercare con l’album qualche etichetta interessata anche solo alla distribuzione. Con una produzione di questo calibro anzichè un home-recording, qualcuno che possa trovare interessante la nostra proposta magari salterà fuori 😉

A tuo parere come sta cambiando la scena rock italiana parallelamente alla forte crisi in atto? Può essere questa, nel male, un motivo in più per concentrarsi maggiormente su ciò che davvero si ama fare e sperare che tale, anche in Italia, possa diventare un lavoro?

Ivan: Purtroppo non può ancora diventare un lavoro dal mio punto di vista. Nei locali la maggior parte delle prestazioni non viene retribuita e nel migliore dei casi si ottiene solo un rimborso spese; l’unico modo per sperare di farlo diventare un “lavoro” è guardare all’estero con label e management stranieri, dove in ambito musicale c’è una mentalità completamente diversa e vista con occhio professionale. Ci sono molte band famose in Italia i cui membri per campare di musica devono continuamente insegnare o tentare la strada dello studio di registrazione; pochi sono quelli che campano di performance.

Tanto per comprendere cosa possa anche averti ispirato durante questo tuo periodo produttivo, quali sono le band che più ascolti al momento e che ti stanno colpendo per qualità ed innovazione compositiva?

Riccardo: Rispondere a questa domanda è sempre “difficile” per noi. Ognuno nella nostra band ha praticamente gusti differenti da quasi ogni altro componente! Le band che forse più si avvicinano alle nostre sonorità possono per certi versi essere Nevermore, indubbiamente band “zoccolo duro” del metal come Iron Maiden, e di tanto in tanto qualche richiamo alle più note dell’ambito progressive, anche se qualche riff di chitarra può ricordare generi più estremi come il death. Io personalmente ascolto di tutto, ma prediligo artisticamente batteristi come Mike Portnoy, Peter Wildoer, Danny Carey, Martin Axenrot. In quanto a band che ultimamente ascolto volentieri: Dream Theater, James Labrie band, Fates Warning, Leprous, Circus Maximus, Opeth, Haken, Tool… progressive!

Dovessi condividere il palco con tre band, per tre concerti differenti, chi sceglieresti e perchè?

Ivan: al primo posto vorrei indubbiamente i Dream Theater, semplicemente perchè sono il sogno di una vita! Al secondo posto vedrei invece ottimo condividere il palco con gli Evergrey: sono fighi, fanno dei stoppati da paura e c’è somiglianza con noi a livello musicale; i Sonata Arctica al terzo posto in quanto a melodie e timbrica che ci accommunano.

Lascio a voi le ultime parole…

Un saluto a tutti voi che avete letto questa intervista e un ringraziamento alla redazione per questa piacevole chiaccherata. A breve riprenderemo l’attività live! Augurandoci di aver suscitato la vostra curiosità, vi invitiamo a restare sintonizzati sulla nostra pagina ufficiale Facebook!