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Black Propaganda (Jacopo, Ian, Eric)

Di Nicola Furlan - 19 Gennaio 2012 - 11:21
Black Propaganda (Jacopo, Ian, Eric)

‘L’Italia sta piano piano uscendo allo scoperto nel panorama mondiale del metal, cosa che fa sicuramente piacere e che a volte sorprende anche per la qualità delle composizioni e delle produzioni’
(Erik Di Donato)

Verrebbe da certificare che la scena italiana sia in grande crescita. Il perché è presto detto. Le produzioni che ci capitano per le mani, autoprodotte o pubblicate da etichette underground, mostrano una sempre più spiccata qualità compositiva e una ricercatezza tecnica sempre meno mascherata da un lavoro in studio atto a ridurre le imprecisioni esecutive dei singoli. Sarà la spinta di un mercato in cirisi a spingere i ragazzi a tirare fuori le palle per credere in qualcosa di importante e a scommettere su loro stessi, sarà pure il rifiuto psicologico di vivere in una Stato come questo, rapinati giornalmente nella propria libertà e nella propria sopportazione da una’omerta rivoltante e sfacciata. Ma per fortuna esiste una voce ribelle che nelle arti, non solo musicali, s’esprime a modo proprio. Ecco cosa abbiamo trovato ascoltando questo disco dei Black Propaganda: cattiveria, una musica che appare un vero e proprio aiuto a scaricare le nostre fastidiose tensioni che ogni giorno ci opprimono e ci soffocano. Ci sembra davvero di condividere con questi ragazzi lo stesso sentimento… e se non ci è permesso d’inquadrare questo talento come capacità di trasmettere qualcosa…! Complimenti davvero. I ragazzi ci sanno fare! Allora, quale migliore occasione se non approfittare di far quattro chiacchere con loro partendo da queste domande: chi sono poi questi ragazzi? Da dove vengono? Come si sono capiti tra loro fin da principio?

Ian: innanzitutto grazie per tutto ciò che fate per il metal nostrano! Ci siamo formati nel 2007 come S.H.C. – Self Human Combustion, moniker che durò un mesetto per poi essere cambiato con l’attuale a causa del nostro concept di progetto musicale e psicologico! La formazione era un trio: io chitarre, Eric alla batteria e Federico (ex-membro) al basso e voce; ci siamo conosciuti suonando insieme per caso in un progetto di cover dei Megadeth durato qualche mese. Allora gli chiesi, dato che avevo un’idea di band ben precisa e pezzi in cantina da diversi anni, di mettere su una band con pezzi nostri. Iniziammo quindi a suonare in una gattabuia a Sant’Antonino in provincia!
 
Oltre i Megadeth da te citati, quali sono state le vostre ispirazioni originali. Quale band in particolare ti ha acceso il fuoco dentro spingendoti ad alzare il telefono e a chiedere ai tuoi compagni di dare il via al progetto Black Propaganda?

Ian: beh, diverse… Io suono thrash da ventisette anni e quindi puoi immaginare in tutto questo tempo quanti dischi mi hanno cambiato veramente la vita. Partirei chiaramente dai primi Metallica, agli Slayer e Anthrax, per finire con Carcass, Entombed e Fear Factory… e ci butto anche “Green” dei Forbidden!

Sempre per avere una chiave di lettura del vostro stile. Quali sono al momento le band che più ti stanno coinvolgendo e che ritieni particolarmente valide per originalità…

Ian: ascolto tantissima roba nuova, ma non trovo nulla che mi dia le stesse emozioni dei dischi del passato. Per l’originalità vado sul sicuro citandoti i Cynic, anche se sono oltre il concetto di metal ormai!

Una curiosità di cui in pochi, solitamente, s’interessano, ma che a mio parere riveste il ruolo di biglietto da visita per ogni gruppo musicale. Per quale motivo avete scelto questo nome?

Ian: Black Propaganda per noi è un sunto di quello che è realmente l’essere umano ovvero ipocrita, selvaggio, bugiardo e assassino. Tutto questo per arrivare al proprio scopo: il potere, i soldi e la scusa delle religioni che hanno sempre imposto guerre e sottomissioni… La storia insegna! Tutto questo è il concept che ci ha fatto riflettere e comporre in questi anni!


Veniamo ai lavori. Come si è svolto il processo compositivo di questo debutto discografico?

Eric: alcune canzoni, come Black Propaganda e The Prophet Of The Gore, sono state tra le prime che abbiamo composto tra il 2007 e il 2008, quando non c’era ancora Jacopo. Sono state sicuramente riadattate al nostro stile attuale e al suo cantato, però il significato e l’attitudine sono rimasti tali e quali! Poi da quando è subentrato alla voce abbiamo avuto tutti uno stimolo compositivo in più che ci ha portato a comporre di botta alcuni pezzi, come About Me e Livid Taste, mentre gli altri hanno avuto un processo un po’ più lungo ed elaborato.

…e come si svolti i lavori in sala di registrazione? …quanto sono durati?

Eric: i lavori in sala di registrazione sono durati un mesetto circa, a cavallo tra maggio e giugno del 2011. Prima delle registrazioni vere e proprie, avvenute negli studi della Nadir, abbiamo fatto una prova live sempre da loro, sotto la supervisione di Tommy Talamanca, per cercare di vedere come suonavamo insieme, in modo da impostare poi successivamente il lavoro nel miglior modo possibile! Infine l’album è stato pubblicato a fine novembre.

Ora che avete avuto tempo di digerire la pubblicazione sul mercato, dato il tempo che ormai è passato dalla pubblicazione, ritieni che il disco si esprima secondo quello che ipotizzavate in sala prove o c’è ancora qualcosa su cui avresti messo mano?

Eric: il disco esprime sicuramente ciò che volevamo dire e siamo pienamente soddisfatti del lavoro svolto. Certo, magari col tempo avresti fatto un passaggio diverso perché magari ti è venuto spontaneo farlo dopo o avresti fatto qualche nota diversa, ma alla fine ciò che conta è aver dato il meglio di sé quando si sono registrate le canzoni e basta… Ogni album ha il proprio periodo storico e lì dev’essere collocato, parlare delle canzoni a posteriori non ha molto senso…

Mi devo complimentare per i soli presenti e che ben mettono firma ai brani. Ricordo una frase di Dave Mustaine dei Megadeth, letta in un’intervista di qualche anno fa, dove il musicista affermava che ogni disco privo di soli è un disco composto da gente che non sa suonare. In linea di massima e per quanto riguarda certi modi di esprimere la musica, mi sono sempre trovato d’accordo con questa affermazione. Finalmente, dopo tanti anni a macinare dischi si riprende questa bella abitudine. Toglimi una curiosità… quanto ci hai lavorato sopra?

Ian: beh, grazie, è un onore sentirsi dire questo… Non sono un gran tecnico, tutto quello che ho fatto è stato concepito insieme al concept di ogni pezzo dando il mio supporto emotivo. Eseguo tutto con il cuore, a volte non sapendo realmente né che nota faccio e né che scala eseguo, basta che suoni come deve e poi cerco di metterci il ‘sound’ giusto… Per farla breve, non saprei realmente dirti quanto ci ho lavorato, comunque i pezzi sono stati sviluppati in un annetto neanche!


Veniamo agli aspetti commerciali del vostro progetto. Come siete entrati in contatto con la Nadir Music? Si sono fatti avanti loro oppure avete bussato qua e là ed avete ottenuto il contratto?

Jacopo: È stato un incontro casuale. Volevamo registrare una demo e, cercando tra le innumerevoli sale di registrazione, abbiamo trovato Nadir, scoprendo poi che dietro c’erano i ragazzi Sadist, …insomma, facciamo metal e per registrare metal c’era bisogno di qualcuno che sapesse di cosa si stava parlando! Da questo sono nati i primi contatti e, dopo avergli fatto ascoltare alcuni dei nostri pezzi, Nadir ci ha dato fiducia e grazie a loro ci siamo spinti un pò più in là rispetto all’idea di demo.

Credo che la scena italiana stia piano piano emergendo. Sarà questa crisi speculativa, o magari il semplice riscatto dettato da una incertezza lavorativa che spinge le persone a dare il massimo per quello in cui crede, ma i dati sono oggettivi: band di alta qualità tecnica, produzioni sempre più brillanti… Voi, che ne pensate dell’attuale movimento metal nostrano?

Eric: l’Italia sta piano piano uscendo allo scoperto nel panorama mondiale del metal, cosa che fa sicuramente piacere e che a volte sorprende anche per la qualità delle composizioni e delle produzioni. In certi momenti viene subito da pensare che il gruppo che stai ascoltando possa essere tedesco, o americano, e invece quando scopri che è italiano, spesso, rimani basito. Non può che essere un’ottima cosa!

Credo che più di qualcuno, ascoltato il disco, senta la necessità di vedervi dal vivo, per certificare la veemenza colta dal songwriting dell’album. Avete pianificato qualche data promozionale o qualche partecipazione ai festival?

Ian: ci proviamo continuamente, ma oltre le nostre mura torinesi non è facile, non abbiamo ancora un nome per poterci promuovere e le date proposte dalle booking costano troppo. È un gran casino! Comunque le date fatte ultimamente sono state ottime, specialmente quella come show-case dell’album a Torino allo Spazio 211, una grande soddisfazione! Speriamo presto di passare il confine… Ahahah!!!

Ve lo aguro. Ve lo meritereste. Siamo agli sgoccioli. Chiudi pure l’intervista esprimendo qualcosa che ti sta a cuore… Ti ringrazio per la chiaccherata a nome di Truemetal.it!

Eric: grazie a voi per l’intervista e ci teniamo a ringraziarvi anche per la passione che ci mettete nel portare avanti il vostro portale! Stay metal!

Nicola Furlan