Black Sabbath: Geezer Butler ricorda Ozzy, “La gente pensava fosse un selvaggio, la verità è che aveva un cuore d’oro puro”

Geezer Butler, il bassista dei Black Sabbath, ha ricordato il suo amico e compagno di band Ozzy Osbourne scrivendo il seguente articolo pubblicato sul London Times:
Poco più di un anno fa sono stato contattato dall’ufficio pubblicità dell’Aston Villa che mi ha chiesto se fossi interessato a pubblicizzare la nuova maglia del Villa fatta da Adidas. Mi spiegarono lo scena che avremmo dovuto girare: Ozzy Osbourne mi avrebbe chiamato per chiedermi se avrei giocato al Villa Park con lui e io avrei risposto: “A patto di giocare come ala sinistra”. Naturalmente, quel video divenne virale e ottenne le maggiori visualizzazioni di tutti i lanci di kit calcistici di quella stagione. Questo era il potere di Ozzy.
L’Aston Villa era una presenza importante per noi di Aston. Crescendo, la modesta casa di Ozzy era a poche centinaia di metri dallo stadio, così come la mia. Ero un fanatico del Villa – lo sono ancora – e andavo a vedere tutte le partite che mi potevo permettere con i pochi soldi che avevo, mentre Ozzy “custodiva” le auto dei tifosi per pochi spiccioli. E’ stato simbolico che Ozzy e i Black Sabbath concludessero il lungo viaggio dagli esordi nel 1968 all’ultimo concerto ad Aston, al Villa Park, il 5 luglio. Allora non mi resi conto che non avrei più rivisto Ozzy dopo quella sera.
Le prove per quell’ultimo concerto iniziarono un mese prima in uno studio nella campagna dell’Oxfordshire. Tony Iommi, Bill Ward e io abbiamo provato sette canzoni insieme. Naturalmente, non avendo suonato insieme per 20 anni, ci vollero un paio di giorni per eliminare la ruggine.
Poi è arrivato il momento che Ozzy si unisse a noi. Sapevo che non godeva di buona salute, ma non ero preparato a vedere quanto fosse fragile. È stato aiutato a entrare nella sala prove da due assistenti e un’infermiera e usava un bastone – in pieno stile Ozzy, ovviamente il bastone era nero e tempestato di oro e pietre preziose. Non ha detto molto oltre ai soliti saluti e quando ha cantato si è seduto su una sedia. Abbiamo suonato quelle canzoni, ma ci siamo accorti che dopo sei o sette brani era esausto. Abbiamo chiacchierato un po’, ma era davvero silenzioso rispetto all’Ozzy di un tempo. Dopo un paio di settimane eravamo pronti per il concerto.
Per me Ozzy non era il Principe delle Tenebre, ma semmai il Principe della Risata. Faceva di tutto per far ridere gli altri, era un intrattenitore nato. Mi sono accorto di lui per la prima volta quando tornavo a casa dopo una nottata passata in un rock club chiamato Penthouse, a Birmingham. Avevo i capelli lunghi fin oltre le spalle e un aspetto da hippy. Ozzy era dall’altra parte della strada, mentre tornava da una nottata Soul, con i suoi capelli tagliati e il suo abito “mod”. L’uno l’opposto dell’altro. Non sapevo che nel giro di un anno avremmo formato quelli che sarebbero diventati i Black Sabbath e creato una nuova forma di musica rock.
Nel 1968, la band con cui suonavo part-time cercava un cantante. Vidi un annuncio in un negozio di musica del centro di Birmingham con la scritta “Ozzy Zig ha bisogno di un ingaggio”. Il suo indirizzo era sull’annuncio e vidi che abitava a tre o quattro strade da me, così andai a bussare alla sua porta, solo per sentirmi dire dalla sorella che Ozzy non c’era. Le lasciai il mio indirizzo e più tardi, quella sera, mentre la famiglia Butler era seduta a cena, bussarono alla porta. Mio fratello aprì e mi disse: “Ehi, c’è qualcosa alla porta che chiede di te”. Io chiesi: “Cosa intendi per ‘qualcosa’?”. Lui rispose: “Vedrai”.
Era il mod con i capelli tagliati che avevo visto tornare a casa dopo le nottate, solo che non aveva un abito: aveva il camice da lavoro marrone di suo padre, una spazzola da camino in spalla, una scarpa al guinzaglio del cane e niente scarpe ai piedi nudi. Disse: “Sono Ozzy”. Dopo aver smesso di ridere, dissi: “Ok, sei nella band”.
Così iniziò il viaggio più incredibile della nostra vita. Tony Iommi abitava a due strade da casa mia, così andammo a vedere se conosceva qualche batterista. Ci disse: “Sì, Bill Ward, e si dà il caso che sia qui se volete parlargli”. Bill ascoltò quello che avevamo da dire e accettò di unirsi a noi a patto che venisse anche Tony. Fu così che nacquero gli Earth, poi rinominati in Black Sabbath.
Il nostro primo concerto si concluse con un’enorme rissa. Venendo da Aston, bisognava sapersi difendere, e di certo Ozzy e Tony in particolare non erano estranei alle risse. Siamo diventati fratelli d’armi inseparabili, sempre attenti l’uno all’altro. La gente ha sempre pensato che Ozzy fosse un selvaggio, la verità è che aveva un cuore d’oro puro. La maggior parte delle sue famigerate imprese – la saga del pipistrello, il mordere la testa di una colomba, il pisciare su Alamo, lo sniffare file di formiche e tutto il resto – sono avvenute nei suoi anni da solista, lontano dalla moderazione dei Sabbath. Ma se eri un amico in difficoltà, Ozzy era sempre lì per te. Quando mio figlio è nato con un difetto cardiaco, Ozzy mi chiamò ogni giorno per sapere come stavo, anche se non ci parlavamo da un anno.
Quando abbiamo fatto la pubblicità dell’Aston Villa Adidas, non avevo più visto né parlato con Ozzy dal tour The End dei Black Sabbath nel 2017. Ma c’è sempre stato un legame invisibile tra Ozzy, Tony, Bill e me. Abbiamo attraversato i momenti migliori e quelli peggiori; il legame era indissolubile.
E così arriviamo al concerto finale. La parte più strana di quello spettacolo è stata la fine. Normalmente ci saremmo abbracciati e avremmo fatto un inchino al pubblico. Ma Ozzy era sul suo trono e non ci avevamo pensato. Che fare? Tony gli ha stretto la mano, io gli ho regalato una torta, ma è stata una sensazione così strana concludere la nostra storia in quel modo. Avrei voluto avere più tempo nel backstage con Ozzy, ma ormai è troppo tardi per i desideri. Come diceva Ozzy: “Tieni un desiderio in una mano e la merda nell’altra e vedi quale arriva prima”.
Nessuno sapeva che ci avrebbe lasciato poco più di due settimane dopo l’ultimo concerto. Ma sono così grato che abbiamo potuto suonare un’ultima volta insieme davanti ai suoi amati fan. L’amore dei fan e di tutte le band, i musicisti, i cantanti e gli artisti solisti quella sera è stato incredibile. Tutti erano venuti a rendere omaggio al Principe. Ho il privilegio di aver trascorso la maggior parte della mia vita con lui. Naturalmente ci sono milioni di cose che avrei dovuto scrivere, ma come posso riassumere 57 incredibili anni di amicizia in pochi paragrafi? Dio ti benedica, Oz, è stato un viaggio incredibile! Ti voglio bene!
Geezer Butler ha donato il suo compenso per questo articolo all’ospedale pediatrico di Birmingham.