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Extrema (Tommy Massara)

Di Nicola Furlan - 18 Luglio 2009 - 10:00
Extrema (Tommy Massara)

‘Siamo gente che finito uno show si mescola a bersi qualche birra con il proprio pubblico, che ama sentire il contatto e confrontarsi. Siamo dei normali ragazzi legati dalla stessa passione’
(Tommy Massara)

Dopo la straordinaria esibizione appena conclusasi del Gods of Metal 2009 e forte della nuova fatica discografica “Pound for Pound”, un entusiasta Tommy Massara ci ha raggiunti allo stand collocato appena fuori dal campo di gioco dello stadio di Monza per rispondere a qualche domanda, per sviscerare alcune curiosità circa l’esibizione appena conclusa, in merito all’ultimo full-length e riguardo ad alcuni argomenti di popolar discussione quali la situazione dell’attuale scena musicale nostrana e la gente che la popola…oltre a farci rivelare il segreto di tanta longevità!

Mi complimento per il vostro show di oggi. Ero molto curioso di ascoltare i nuovi brani dal vivo. Già su disco lasciavano presagire un grande impatto live, e ora ne ho avuto la conferma definitiva. Suonate davvero un ottimo thrash come non se ne sentiva da tempo…

Ti ringrazio e mi permetto fin da subito di fare una precisazione. È l’ennesima volta che qualcuno etichetta “Pound for Pound” come un album thrash. Voglio dire che gli Extrema non si sono mai messi a tavolino per produrre volontariamente un disco thrash metal. Molti dei pezzi presenti in questo ultimo album erano già pronti ben prima del tour coi Death Angel, già al tempo ci divertivamo in studio e ciò che nasceva pian piano era proprio “Pound for Pound”. Quando abbiamo concluso le date europee eravamo molto gasati all’idea di completare quanto iniziato, eravamo davvero entusiasti quando siamo entrati in sala prove con l’intento di suonare più forte possibile, molto di più rispetto quanto fatto nel precedente “Set the World on Fire”.

Dove vi siete ‘rinchiusi’ e quale materiale proviene dal passato?

Abbiamo allestito una sala prove a Bologna dove abita il nostro bassista Mattia e ci siamo buttati a capofitto nelle registrazioni. Ti dirò che il lavoro è stato molto spontaneo, abbiamo buttato giù quello che ci veniva in mente, così di getto! Come anticipato, siamo andati a ripescare materiale ‘vecchio’, nello specifico due parti: l’intro, composta nel 1995, ai tempi di “The Positive Pressure (Of Injustice)” e qui rivisitata con qualche accorgimento e For The Sake Of Our Children, brano che ci portavamo sulle spalle dai tempi di “Better Mad Than Dead”. Nello specifico, quest’ultimo pezzo non è mai entrato nei nostri album perchè non siamo mai riusciti a darglia la forma giusta, non ne eravamo mai soddisfatti, almeno fino ad oggi.

Dopo quanto tempo siete entrati in studio?

In meno di tre mesi eravamo al lavoro in studio. La produzione la ha seguita tutta Mattia. Abbiamo quindi preso armi e bagagli e ci siamo trasferiti a Ravenna, negli Studio 73 di Riccardo Pasini, cambiando di fatto tutto il nostro staff produttivo che aveva operato su “Set the World on Fire”. Lui e Mattia hanno fatto un grande lavoro. Alla fine dei lavori i suoni avevano un’immediatezza disarmante: siamo rimasti a bocca aperta. Pensa che il tutto è durato appena tre settimane!

Mi ha colpito molto il sound della batteria, davvero molto potente, ma sopratutto pulito e in grado di far apprezzare nei dettagli la sezione ritmica…

Sono d’accordo, a momenti può addirittura sembrare triggerata, ma vi garantisco che è tutto acustico, che non c’è nulla di artificioso dietro se non una meticolosa ricerca dei suoni, curati fino al minimo dettaglio e risultato di un intenso lavoro in studio.

Restiamo in tema batteria. A mio parere, un grosso apporto al nuovo corso Extrema è stato dato dall’ingaggio di Paolo Crimi che su “Set the World on Fire” aveva cercato di esplodere tutto il suo potenziale. Anche questa volta avete dovuto tenerlo un po’ sott’occhio frenandolo all’occorrenza oppure è stato lasciato libero di sparare tutte le munizioni a disposizione?

Paolo ha comunque e sempre carta bianca. Il problema è che è un batterista molto eclettico quindi se non lo tieni un po’ a bada scappa via e non lo pigli più. Pensa te che a fine lavori, una volta ascoltato il disco, ha avuto il coraggio di dire che ha ‘fatto poco’. Un’affermazione del genere lascia ben intendere quale sia l’attitudine del ragazzo, ma sopratutto quali sono le abilità di cui è dotato. Mettiamola così: passami il termine, Paolo va tenuto al guinzaglio altrimenti ci si ritroverebbe con un drum-solo continuo, mentre noi cerchiamo di essere molto semplici, quanto diretti in quello che proponiamo.

Vorrei spendere due parole sulle differenze principali che caratterizzano questa release da quella precedente. A mio parere, in “Set the World on Fire” gli intramezzi melodici affivolivano le sezioni ritmiche. Il gusto era ben calibrato tra i momenti più pesanti e quelli in cui a farla da padrone era la ricercatezza di certi refrain, ma non davano continuità ai pezzi più groove. “Pound for Pound” è invece molto diretto, lascia poco respiro; sembra un disco di inizio carriera piuttosto che un disco di recente pubblicazione, sebbene molto maturo…gli Extrema davvero vivono una seconda giovinezza? Quale è stato a tuo parere l’elemento che vi ha indotto questa spontaneità compositiva?

Secondo me c’è una sola verità: quella d’aver partecipato al tour coi Death Angel. L’album è nato dopo questa intensa tournè. Un tour davvero impegnativo che ci ha fatto capire quanto fosse importante suonare duro; abbiamo imparato a conoscerci meglio, sopratutto a capire quanto potevamo interagire assieme per un risultato ancora più positivo del precedente. E mi ricollego al discorso di Paolo. In “Set the World on Fire” lui era appena arrivato. Tempo di provare un paio di cover, di studiarsi alcuni pezzi e già eravamo on the road. Subito dopo già componevamo i nuovi pezzi. Siamo rimasti a contatto gli uni agli altri come veri amici e come risultato gli Extrema ora si esprimono al 200%; a distanza di quattro anni siamo ancora una vera band, con un entusiasmo incredibile.

Mi viene spontaneo chiederti se hai mai pensato che la band potesse chiudere il proprio ciclo di vita. Ricordo i tempi in cui ci fu lo split col vecchio batterista come il delicato momento in cui sembrava che Gianluca Perotti lasciasse vacante il posto dietro al microfono.

Sono dell’idea che la vita sia fatta di eventi fragili, in tutte le sue forme. La cosa bella degli Extrema è che andiamo avanti da tanti anni perchè ci divertiamo. Superiamo per questo motivo ogni difficoltà, ogni screzio e ogni momento delicato come quelli da te citati. Ti garantisco che fin tanto che gli Extrema si divertiranno non ci sarà nulla in grado di distruggerli. Sarebbe impensabile che in ventitrè anni non accada nulla che possa metter in discussione un progetto, che non accada nulla che ti faccia ragionare sulle cose. Quello che tieni unita la band è il divertimento, punto e basta. Lo sento dentro!

Lo scorso anno, in occasione dell’Evolution Festival 08, ho intervistato Mark Osegueda dei Death Angel. Ho colto l’occasione per farmi raccontare qualche aneddoto ed ha esordito dicendo: “Extrema are my brothers! Since “ACT III” that there so much fun!”.

Non posso che ricambiare e sottolineare che la parola magica del tutto è stata: divertimento! Anche gli stessi tecnici hanno detto che quel tour è stato magico. Siamo dei ragazzoni metallari, così come lo sono i Death Angel con cui ci siamo divertiti come matti. Tutto per il solo ‘divertimento’ e per la passione che ci lega alla musica. Abbiamo faticato moltissimo viaggiando per 13.000 Km, suonando praticamente ogni giorno. Ci alternavamo alla guida, caricavamo e scarcavamo i set. Non fosse stato per la passione i nostri livelli di energia si sarebbero esauriti in men che non si dica.

Mi fa piacere sentirti dire queste cose e mi sembra di capire che il segreto del tutto sta nel ‘divertimento’. Questo è quello che io chiamo musica. Tutto meno che puzza sotto il naso come tanti dalla lingua lunga dicono di voi…

Noi non abbiamo quegli atteggiamenti da star che qualcuno ci affibia. Pensa che di recente ho incontrato Armando, uno dei tanti tecnici che fecero parte di quella storica tournè. Dico uno dei tanti perchè con le nostre band girò mezzo mondo, gente danese, tedesca, spagnola, ungherese…fatto sta che, durante una data a supporto dei Lordi, mi ha preso abbracciandomi e andava in giro a dire era mio fratello, che gli Extrema erano parte della sua famiglia. Diceva che siamo da anni sulla piazza, ma che con umiltà caricavamo e scaricavamo materiale, sudando alla pari di tutti gli altri. Lui aveva visto e capito chi sono i veri Extrema. Ero davvero commosso.
Quando leggo sui blog, sopratutto italiani, affermazioni che ci additano come raccomandati, mi piacerebbe poter rispondere in diretta: “ragazzi sono sempre qui! Siamo gente che si fa un culo tanto dalla mattina alla sera!”

Questa intervista lo dimostra, come lo dimostrano là in fondo Paolo e Gianluca che chiaccherano coi fan birra in mano…

Infatti. Siamo gente che finito uno show si mescola a bersi qualche birra con il proprio pubblico, che ama sentire il contatto e confrontarsi. Siamo dei normali ragazzi legati dalla stessa passione. Cosa facciamo? Componiamo, facciamo dischi, suoniamo, adiamo in tour, facciamo una vita normale, ci divertiamo, parliamo coi fan… Cazzo, se questo significa essere raccomandati! Queste fantasie sono delle vere stronzate. Alla fine i dischi te li comprano se sono buoni, altrimenti stai a casa.

Secondo me in Italia molta gente ha perso la capacità critica. Qualcuno se ne esce con un giudizio e una massa di pecoroni ci va dietro senza aver coscienza dei perchè, ma ancora peggio senza aver elementi per poter esprimere un giudizio personale, negativo o positivo che sia…

Dici bene, in Italia c’è molto egoismo e poca capacità critica. E questo secondo me ha origine nella frustrazione. Mi spiace dirlo, ma tantissima gente non ha ancora capito che nella vita per ottenere le cose, per raggiungere obiettivi, te le devi sudare, e tanto anche. Se sei una persona normale non avrai mai nulla da qualcuno se non ti dai da fare, molto più di quello che puoi aspettare da te stesso. Io ho 42 anni, non guadagno milioni di euro, sarei davvero patetico se suonassi grazie all’elemosina di qualche discografico.

Torniamo un attimo al concerto. Un po’ d’amaro in bocca me la ha lasciata il ridotto set, ovviamente dettato dalla bassa posizione del running order. Perchè secondo te perchè non si investe un qualcosa in più nelle valide realtà italiane? Come siete messi a concerti?

Su di noi investono abbastanza, sono soddisfatto di quello che stiamo per andar a fare. Fra qualche giorno suoneremo al MetalCamp, poi supporteremo i Motorhead nel tour italiano e abbiamo programmato sei date in città di tutto rispetto; infine parteciperemo a qualche festival con band del calibro di Vader, UDO e altri. E ti annuncio che è in fase di programmazione un tour europeo che ci porterà a far da apripista per un nome davvero importante che al momento non posso ancora svelare in quanto manca la conferma ufficiale.

Tempo scaduto, mi devo teletrasporare nel photo pit. Il lavoro mi aspetta! Ti faccio ancora complimenti per il concerto, e lascio a te i saluti così, prima del dovere, possiamo andare a dissetarci in velocità, …la temperatura qui dentro sta diventanto insopportabile…

Grazie mille a te. Un saluto a tutti quelli che ci hanno letto in questa intervista! Ciao!