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Faded (Framaz)

Di Nicola Furlan - 18 Giugno 2009 - 0:05
Faded (Framaz)

I Faded nascono nel 2003 per volontà dei polistrumentisti Framaz e MKh 979, entrambi ex-Omonimo. Dopo un ottimo demo d’esordio, “Metamorphosis”, il duo dà alla luce, per soli 500 appassionati, un primo full-length intitolato “Abandoned Shadows” ed infine, due anni dopo “Essences”. Entrambi ben accolti dalla critica, hanno colpito l’attenzione degli addetti ai lavori tanto che nel 2008 Slava Satan Records, etichetta sempre attenta a quanto prodotto dalla valida scena estrema underground nostrana, decide di rimasterizzarne l’ultima fatica autoprodotta. Per l’occasione abbiamo fatto quattro chiacchere con Framaz che apre con una cronostoria degli eventi significativi che hanno dato vita al progetto Faded

…la band nasce a Matelica/Camerino (piccoli paesi dell’entroterra marchigiano), da me e MKH979 in seguito all’esigenza di registrare materiale più estremo e lineare della nostra band d’apparteneza originaria, gli Omonimo. Con i Faded cercavamo la struttura base, senza tanti fronzoli, diretta ed emozionante. Ora ci siamo evoluti e stiamo guardando più in direzione Omonimo, soprattutto col nuovo materiale che probabilmente riparte proprio dove la nostra vecchia band lasciò. Staremo a vedere.

Da quali ‘elementi’ e ‘ispirazioni’ che ti circondano trai maggiore ispirazione?

Io credo che l’ispirazione provenga da qualunque cosa, soprattutto dagli stati emotivi, più che da ciò che ci circonda. Viene da noi stessi, dalle situazioni che siamo costretti ad affrontare ogni giorno; probabilmente è la nostra esperienza personale ad ispirarci più di ogni altra cosa. Non c’è bisogno dei paesaggi nordici, basta la vita di tutti i giorni, gioie e dolori sono la vera essenza della musica.

Rimanendo ancora su quello che è il genere proposto, come definireste la musica che suonate?

La definirei l’essenza delle nostre emozioni personali, rabbiosa, cupa, triste, raramente aperta a episodi festosi.

Il nostro redattore Angelo D’Acunto ha inquadrato parte del vostro disco con la seguente affermazione: “Ogni brano si adagia su un tappeto sonoro mai statico ed omogeneo, ma che si alterna sempre fra momenti leggeri e sognanti, con tanto di chitarre in acustico e voce pulita quasi priva d’espressione, per poi lasciare spazio a vere e proprie sfuriate condotte da un growl quasi straziante e dalla batteria in blast-beat.” Al tempo fu la frase che più mi indusse ad ascoltare “Essences”. Ti trovi d’accordo con tale disamina?

Sono d’accordo sulla dinamicità dei pezzi, credo che la nostra musica sia espressione in evoluzione continua, giustamente mai statica. Almeno questo è quello che cerchiamo di fare, non ci piace ripetere le stesse soluzioni , come dimostrano i nostri tre dischi, in continua evoluzione: evoluzione è ciò che dovrebbe caratterizzare la vita dell’uomo, anche se ultimamente noto una stasi preoccupante soprattutto nel nostro bel paese. Non c’è convinzione in quello che si fa , si lascia molto al controllo di altri, e spesso si ricade sul già fatto, visto e sentito.

Quali sono le band o gli artisti ai quali vi siete maggiormente ispirati?

Personalmente sono ispirato da tantissime band che sempre più spesso si discostano dalla scena metal in quanto nel metal ultimamente trovo povertà di idee. Mi spiace ammetterlo, ma il ritorno alla tradizione sta affondando il metal in un calderone di già sentito. Dopo “La Masquerade Infernale” degli Arcturus, gli Opeth di “Still Life” e “Morningrise” e i Solefald di “The Linear Scaffold” e “Neonism”, è possibile che nessuno abbia voglia di proseguire? Possibile che nessuno sia attratto dalla voglia di provare cose nuove? Tanti ultimi lavori recensiti egregiamente dalla criotica, a mio modesto parere, rasentano la sufficienza.

I testi di Essences si amalgamano perfettamente con la musica e le atmosfere ricreate al suo interno. Potresti raccontare a chi legge a cosa si riferiscono?

Qui girerei direttamente a MKH979 la risposta, io mi occupo solo della musica e non sarei abbastanza esaustivo per quel che riguarda i testi. Ma dato che il mio collega non c’è preferisco saltare…

Passiamo al lato pratico allora. Come si sono svolti i lavori in sala prove?

Sono sempre molto lenti e improvvisati. Tutto si svolge in sala di registrazione con idee che vengono lanciate da entrambi e poi pian piano sviluppate fino ad arrivare a una forma canzone piuttosto articolata. Ritengo che una canzone in questo genere per esprimersi abbia bisogno di tempo; confinare una canzone in un tempo standard non sarebbe giusto e non altrettanto appagante. Dare un tempo massimo alla musica è un crimine… eheheh

Per chi prenderà in mano i vostri due full-length: potresti inquadrare i tratti caratteristici o più significativi di entrambi?

Il primo full-lenght, “Abandoned Shadows”, aveva un suono molto grezzo, vicino ad atmosfere folk con passaggi di chitarre acustiche e suoni che si avvicinavano molto al black metal primordiale stile Wyrd dei primi periodi, o qualcosa dei primi Agalloch. Trovo che ci siano delle similitudini con i gruppi citati anche se il tutto rimane molto personale.
In “Essences” le cose sono molto differenti anche se l’idea di base era comunque quella di intrecciarsi alle radici di “Abandoned” evolvendo un sound, sì primordiale, ma più pulito ed accurato, aggiungendo infine molti passaggi riflessivi e progressivi. I Solefald si fanno vivi in alcuni passaggi e sono forse l’unica band a cui mi sentirei di accostare questo lavoro.

Cosa ne pensi della attuale scena estrema internazionale? A tuo parere, è possibile identificare una zona geografica che per contesti sociali, culturali o ambientali sia più adatta a ‘forgiare’ artisti?

La scena internazionale sta affrontando un periodo buio, soprattutto quella metal. Certo ci sono le eccezioni, Ulver su tutti. A mio parere hanno scritto un capolavoro, “Shadow of The Sun”. Altri gruppi che mi sento di citare sono i Mastodon di “Crack the Skye”, gli ISIS, i Burst, anche se peccano un po’ nel suono della batteria, ma hanno decisamente un buon songwriting. Non dimentico i Gojira, band dal suono devastante. Poi i Giant Squid che con “The Ichthyologist” hanno portato una ventata di innovazione.
Per il resto i miei ascolti vanno tutti a pescare al di fuori del metal, e spaziano in qualunque genere musicale. Ne cito alcuni solo per intenderci: Antony & the Johnsons, Interpol,Franco Battiato, Marlene Kuntz, Vinicio Capossela, ovvero mature fonti a cui si disseta una nuova schiera di musicisti molto interessanti tipo Dente, Il Teatro Degli Orrori, Le Luci Della Centrale Elettrica. Questa è una misera lista dei miei ascolti internazionali e non. Per quanto riguarda la zona geografica più adatta a sfornare talenti, beh credo sia solo una moda o una mania considerare certe nazioni più capaci di sfornare talenti: chiunque può scrivere capolavori! Svezia e Norvegia hanno dato i natali a grandi musicisti, nessuno lo mette in dubbio, però nascere in Scandinavia non significa avere una marcia in più. Dobbiamo credere nelle nostre potenzialità per essere credibili anche all’estero. Speriamo nel futuro. Noi cerchiamo di dare il nostro contributo a questa “povera patria”.

Due studio album all’attivo e la ristampa rimasterizzata dell’ultimo “Essences” lasciano intendere che, sebbene siano passati ormai quattro anni dalla release di quest’ultimo, intenzioni atte alla pubblicazione di un terzo capitolo discografico…Avete altro materiale in cantiere?

In questi giorni abbiamo iniziato le registrazioni del nuovo disco che molto presumibilmente si intitolerà “Humanity Is Not Sound”. Non sappiamo ancora dove ci porterà la nostra musica, ma abbiamo l’intenzione di sperimentare cose nuove ovvero un nuovo sound con chitarre più presenti e meno impastate, con parti acustiche, melodiche e dissonanti. Stiamo percorrendo una nuova strada e siamo convinti che anche questa volta sarà quella giusta. Per chi conosce il nostro vecchio gruppo (credo pochi a dire il vero… eheheh), posso dire che sarà molto più simile a quanto fatto con gli Omonimo.

Il progetto Faded vede la presenza di soli due elementi in line-up. C’è stata o ci sarà occasione di vedervi in azione anche per dei live, magari con altri musicisti a supporto?

Credo proprio di no. Faded è nato per essere un duo. L’esperienza di ampliare gli Omonimo ci ha portati allo scioglimento per divergenze musicali e organizzative. Ci spiace per quanti vorrebbero ascoltarci anche dal vivo, ma nel pochissimo tempo a disposizione preferiamo scrivere nuovo materiale.

Bene. Grazie per questa piacevole chiaccherata. Lascio a te i saluti ai lettori…

Che dire, grazie per esservi interessati a ciò che avevamo da dire e grazie a tutti quelli che ci sostengono, anche con il download illegale… eheheh . Scaricate pure i nostri pezzi, ma se ritenete che abbiamo qualcosa di valido da offrire, allora acquistate l’originale! C’è sempre bisogno di supporto e quando un disco merita va acquistato!