Vario

Frontiers Rock Festival (Primo Bonali)

Di Alex Casiddu - 2 Agosto 2014 - 11:00
Frontiers Rock Festival (Primo Bonali)

 

Truemetal, per mano di Alex Casiddu, ha avuto il piacere di intervistare Primo Bonali, artefice insieme alla Frontiers Records, dell’ evento dell’ anno: il Frontiers Rock Festival.

Abbiamo avuto modo di farci raccontare com’ è andata la tre giorni di Trezzo, con curiosità, retroscena, riflessioni varie ed una piccola sorpresa… buona lettura!

 

 

 

 

Ciao Primo, innanzitutto grazie per essere sulle nostre pagine e benvenuto su Truemetal.it, per noi è un vero piacere avere ospite la grande mente del Frontiers Rock Festival: senza dubbio il più importante festival organizzato in Italia e – perché no – in Europa in ambito hard rock nel corso del 2014.

Ciao Alex, grazie a te per avermi dato l’ opportunità di parlare ai Vostri lettori del “Frontiers Rock Festival”. Innanzitutto, è giusto dire che l’ organizzazione del Festival è stato un grande lavoro di gruppo, un lavoro che ho finalizzato in prima persona e curato nei dettagli personalmente, ma sempre affiancato e supportato in modo incondizionato da tutto il Frontiers Records-team, a cui deve andare il riconoscimento più grande da parte di tutti gli appassionati del genere: Serafino, Mario, Elio e tutti i ragazzi di Frontiers che hanno creduto fin dall’ inizio in questo progetto, azzardato agli occhi dei più, e mi hanno sempre dato piena fiducia nella gestione del lavoro. D’ altra parte è chiaro, non si può mettere in piedi un Festival di quella portata lavorando da soli. Un ringraziamento particolare va anche a tutta la crew che ha lavorato con noi in quei frenetici giorni, dai tecnici “on stage” capitanati dai fidi Emilio Simeone e Gabriele Ravaglia, ai bravissimi ragazzi addetti al backstage, per finire con il personale del “Live Club”; lavorare per tre giorni di fila ad altissimi ritmi, come il Festival ha richiesto, è stato un test anche per tutti loro, e la partita penso sia stata vinta tutti insieme.

 

A tre mesi dalla fine del festival, ci puoi fare una disamina su com’ è andata questa prima edizione? Affluenza, incassi e riuscita complessiva della manifestazione?

A giudicare dai numerosissimi feedback ricevuti dal pubblico, tutti assolutamente positivi, nonché dalle altrettante entusiasmanti recensioni che abbiamo potuto leggere sulla stampa italiana ed internazionale, per finire con gli incredibili commenti che abbiamo ricevuto da tutte le band che hanno partecipato al “Frontiers Rock Festval”, direi che il risultato principale lo abbiamo ottenuto: siamo riusciti a mettere in piedi, praticamente dal nulla, una manifestazione che ha fatto centro da subito nel cuore degli appassionati del genere. E non ti posso negare che questo entusiasmo ci ha gratificato non poco, rendendoci davvero orgogliosi di quanto costruito in sei mesi di duro lavoro!

Altro discorso, purtroppo, è quello relativo agli incassi e soprattutto all’ affluenza del pubblico: purtroppo, come mi è capitato di ribadire più volte ed in varie occasioni, il pubblico italiano non ci ha premiato molto, quanto a presenza materiale, e questo è stato l’aspetto più negativo dell’ intera vicenda. Per fortuna, invece, il pubblico straniero è accorso in massa, superando in termini numerici, quello nostrano, garantendoci la copertura degli ingenti costi del Festival. Da un lato, questo fatto ha premiato la nostra lungimiranza nel promuovere l’ evento anche all’ estero, con massiccia presenza pubblicitaria sui principali magazine e website internazionali; dall’ altro lato, purtroppo, abbiamo dovuto riscontrare il fatto che, pur portando in casa un Festival dal carattere internazionale e con grandi nomi nel “bill”, gran parte dell’ audience italiana ha preferito, o è stata costretta per ragioni economiche, a soprassedere all’avvenimento. La qual cosa ha, ovviamente, aperto alcuni interrogativi riguardo la possibilità di mettere in piedi una seconda edizione del “Frontiers Rock Festival”

 

In effetti già durante la tre giorni si aveva la netta sensazione che ci fossero più stranieri, ma mai avrei immaginato che addirittura noi italiani fossimo in netta minoranza.

Questo – lasciamelo dire – purtroppo non fa altro che confermare la pessima abitudine del pubblico italiano: ovvero lamentarsi per l’ assenza di eventi unici ed esclusivi nel nostro paese, salvo poi eclissarsi al momento di dimostrare che anche da noi la scena è viva!

Che dire agli assenti ‘ingiustificati’?

Come ti dicevo, confermo la tua sensazione relativa al maggior numero di spettatori stranieri, è stato proprio così. Come ti ribadisco la nostra parziale delusione per non aver attirato più italiani ad un Festival, voluto proprio in Italia dalla Frontiers Records, e che “in primis” era rivolto al pubblico tricolore. Comprendo perfettamente che non stiamo attraversando un periodo facile da un punto di vista prettamente economico, e proprio gli italiani sono tra i più tartassati in Europa, quindi partecipare ad una tre giorni – come quella da noi proposta – comportava un grande sacrificio economico. D’ altra parte, però, questa era un’ occasione unica per dimostrare che anche in Italia c’ è un pubblico affamato di Hard Rock e Melodic Rock, una “prima volta” di un Festival del genere in Italia, che gli appassionati del genere non avrebbero dovuto mancare… ma tant’ é… i numeri sono quelli che contano e l’ affluenza – come giustamente dici tu – è stata al di sotto delle nostre previsioni.

 

Come sottolineavi anche tu precedentemente, il festival ha ricevuto quasi esclusivamente parole di elogio per scelta di artisti, suoni, location e organizzazione in generale: per come siamo abituati in Italia direi, cosa più unica che rara, ma significa che se si vuole, si può!

Visto l’ eccellente lavoro fatto, la Frontiers – oltre all’impegno come etichetta discografica – sta prendendo in considerazione anche l’ opportunità di far promozione alle proprie band organizzando singoli concerti durante tutto l’arco dell’anno, oltre al FRF?

Non posso negare il fatto che anche noi siamo rimasti davvero colpiti dagli incredibili feedback ricevuti, dalle entusiasmanti recensioni che abbiamo letto e dalle numerose mail inviate da chi ha partecipato al festival per raccontarci la propria esperienza e ringraziarci. Probabilmente proprio il fatto di non essere promoter di professione e di aver concepito e pensato al Festival con l’ occhio dello spettatore di concerti (come noi tutti siamo) ha contribuito al buon risultato finale. Per quanto mi riguarda, sono quasi trent’ anni che viaggio in Europa per assistere a concerti Hard Rock (ho cominciato abbastanza presto e – ahimé – ho pure un po’ di anni sul groppone!), per cui ho potuto sperimentare e testare di persona le più disparate situazioni ed un po’ di esperienza “sul campo” l’ ho fatta. Ecco, per il “Frontiers Rock Festival” mi sono calato nella parte del fan che viene ad assistere a tre giorni di concerti ed abbiamo pensato, fin dall’ inizio, alla migliore condizione possibile per potere mettere a proprio agio i nostri ospiti. Da qui, la location selezionata, con spazio aperto, doppia area ristoro e possibilità di relax tra un concerto e l’ altro, suoni, backline e PA adeguati, un buon numero di tecnici on stage e di personale vario off stage, nonché il rispetto degli orari delle performance. E’ chiaro che poi occorre anche scendere a qualche patto con il budget a disposizione, comunque penso sia stato fatto il massimo ed i soldi spesi al meglio per fornire agli spettatori un buon spettacolo.

 

Il Live Club durante il concerto dei Night Ranger

 

Quest’ anno, come sicuramente sai, chiuderà il britannico ‘FireFest’: avete avuto dei contatti con loro, o con qualche altro promoter o sponsor europeo, per un’ eventuale collaborazione atta a far crescere ulteriormente il FRF, facendolo diventare un evento più grande o – perché no – una futura crociera stile ‘Monsters Of Rock Cruise’, che di fatto in Europa – in ambito hard rock – ancora non esiste?

Per quanto attiene al “FireFest”, non c’ è un link diretto tra i due Festival; ci conosciamo, ci stimiamo reciprocamente, tant’ è che io ho partecipato – da fan – ripetutamente al “FireFest” negli anni scorsi e alcuni degli organizzatori sono intervenuti come pubblico al nostro “Frontiers Rock Festival”, ma la cosa si ferma qui. So che quest’anno sarà l’ ultima edizione del “FireFest” e capisco anche le ragioni che hanno portato a questa triste decisione, cioè lo stress e l’ enorme impegno economico e di tempo nell’ organizzare una manifestazione di questo tipo, senza poter mai contare su un vero e proprio ritorno economico che possa giustificare l’ immane sforzo.

Come ti dicevo, l’ abbiamo provato anche noi sulla nostra pelle quest’anno!

Però vedi, i presupposti dei due Festival sono un po’ differenti: il “FireFest” è ovviamente un evento di settore, quanto a proposta musicale, ma può spaziare dalle band meno note a quelle più famose senza limiti, se non dettati dal solo budget. Noi invece, proprio per nostra natura, siamo legati indissolubilmente al marchio Frontiers Records, con la possibilità di scegliere solamente band appartenenti al “roster” della label. Se da un lato, quindi, la scelta è un po’ più limitata, dall’altro possiamo vantare un accesso privilegiato a band e management, con cui poter interagire per creare un bill davvero unico, com’ è stato quello della prima edizione del “Frontiers Rock Festival”.

Quanto a contatti con vari promoters europei, in effetti abbiamo ricevuto varie mail con idee, proposte e richieste di possibili collaborazioni; al momento non c’ è nulla di concreto, ma lasciamo la porta aperta e chissà che in futuro non si riesca a costruire qualcosa di grande insieme.

Infine, ti confesso che l’ idea di organizzare una “Monsters of Rock Cruise” mi è stata proposta da un manager americano, ma sinceramente la trovo totalmente infattibile per una serie di motivi (logistica, budget e soprattutto interesse del pubblico europeo).

 

Ricollegandoci al discorso di possibili sinergie con altri partner, non pensi che – nonostante il roster Frontiers sia ampissimo e di indubbio valore – per dare un ricambio di nomi nel corso degli anni, si dovranno chiamare anche artisti extra Frontiers?

Il “Frontiers Rock Festival” nasce principalmente con l’ idea di esportare, anche in dimensione live, ciò che la Frontiers Records propone da anni sotto forma di CD (e negli ultimi tempi anche come file digitali). Quindi il concept primario del Festival è legato indissolubilmente alla presenza di sole band Frontiers-signed. Non so dirti se in futuro la situazione prenderà una piega differente, dipenderà da tanti aspetti…

 

A bocce ferme, ci puoi svelare il nome di qualche band contattata per la passata edizione che, per un motivo o l’altro, non ha potuto accettare la vostra offerta?

A dire la verità, tutte le band contattate hanno manifestato immediatamente la loro volontà a prendere parte al “Frontiers Rock Festival”; poi ovviamente ci si è scontrati con alcuni problemi pratici: leggasi budget, disponibilità contingente degli artisti nel periodo da noi richiesto e qualche problema personale temporaneo di alcuni membri dei gruppi selezionati.

Tutto questo ha portato al “bill” finale che avete visto. Non ci sono stati veri e propri rifiuti ma, in alcuni casi, non si è potuto procedere di comune accordo, per uno dei motivi sopra menzionati.

In ogni caso alcune di queste bands ci hanno scritto, subito dopo il Festival, dandoci la loro disponibilità a partecipare ad un’ eventuale seconda edizione.

 

 

Ed ora la domanda clou dell’intervista: alla luce del discorso fatto poc’ anzi su affluenza, ingaggi delle band, spese organizzative e quant’ altro; in che ottica state ragionando su un Frontiers Rock Festival II? Pensate – nonostante tutto – di concedere all’ Italia una seconda chance, oppure state valutando la possibilità di espatriare o di mutarne la formula per numero di band e giornate: per esempio meno giorni e meno artisti, concentrando le risorse economiche con l’ obiettivo di portare qualche grosso calibro dell’ etichetta?

Insomma, cosa bolle in pentola?

Immaginavo arrivassi al “punto cruciale”! (ride, ndr)

Dunque, non ti posso negare che, se da un lato, abbiamo dovuto incassare e digerire con qualche difficoltà i dati di affluenza generale non esaltanti, dall’altro lato l’ entusiasmo di tutti i partecipanti alla prima edizione del “Frontiers Rock Festival” ci ha motivato a provare a mettere in piedi una seconda edizione. E – siccome ancora vogliamo credere nel pubblico italiano – ti posso dire che, se ci sarà un FRF2, sarà in Italia. L’ esperienza precedente ci ha portato a maturare alcune considerazioni sulla formula e sul set up generale; quindi – se arriveremo a mettere in piedi un FRF2 – qualcosa cambierà. Come ti ho detto prima, alcune delle band che non hanno potuto partecipare alla prima edizione del Festival, si sono già proposte per l’ edizione 2015. Oltre a queste, ovviamente, abbiamo sondato (e stiamo tuttora sondando) molti altri gruppi ed artisti per arrivare ad avere le idee un po’ più chiare su disponibilità e budget richiesti, per poi eventualmente mettere insieme il tutto. Insomma, per usare le tue parole, è possibile (anche se nulla è ancora certo) che una seconda chance al pubblico italiano la daremo; sperando che stavolta, davvero, ci sia una massiccia partecipazione degli appassionati tricolori, oltre che degli immancabili amici di oltre confine.

Inutile ribadire il fatto che – se FRF2 sarà – questa volta vi aspettiamo tutti, ma proprio tutti, melodic rock-fans!

 

Chiudiamo in maniera decisamente più rilassata: a distanza di tempo, quando chiudi gli occhi e ripensi al festival, qual è la prima immagine ed il primo pensiero che ti tornano in mente?

Difficile da dire, sono stati sei mesi di preparazione, sudore, fatica, entusiasmi ed incazzature, tante notti insonni e molti pasti saltati; e poi i tre intensissimi giorni del Festival, gli incontri con le band, il set up finale, le 230 chiamate (e non ti sto dicendo un numero a caso!) ricevute sul mio iPhone… è stato tutto incredibilmente intenso, emozionante, faticoso ed esaltante!

Se devo citarti qualche episodio particolare che rimarrà per sempre nei miei ricordi: c’ è la foto-session fatta con i miei amici Danger Danger dieci minuti prima del loro esuberante show, il tempo trascorso con l’ incredibile Jeff Keith dei Tesla off stage (incluse le incursioni notturne in Hotel, con Jeff in pigiama giallo con orsetti!) e le risate a crepapelle che ci siamo fatti la notte del terzo giorno, a conclusione del Festival, con tutto il team Frontiers, Alessandro Del Vecchio ed il fantastico Josh Ramos, un artista grandioso, ma che vive “nel suo mondo”.

Se ci penso, rido ancora!!!

 

Bene Primo – ringraziandoti per la disponibilità ed il tempo concessoci – lascio chiudere a te, sperando di ricevere quanto prima notizie sulla prossima edizione del FRF, a cui noi di Truemetal.it non mancheremo di dare il nostro pieno supporto.

Grazie a te, Alex! Spero di darvi presto qualche ulteriore notizia sul FRF.

Per ora, buona estate a tutti e… Don’ t stop believin!!!

 

Alex Casiddu

 

Sito internet ufficiale del Frontiers Rock Festival

Pagina Facebook ufficiale del Frontiers Rock Festival