Gwar: l’ultimo saluto a Cory Smoot
Sono stati ultimati i preparativi per il funerale di Cory Smoot (a.k.a. Flattus Maximus), chitarrista dei Gwar trovato senza vita proprio alla vigilia del tour in Canada, lo scorso 3 novembre, all’età di 34 anni. La funzione sarà velebrata l’11 novembre a Chesterfield, in Virginia.
Il frontman dei Gwar Dave Brockie (conosciuto con il nome d’arte Oderus Urungus) ha pubblicato il seguente comunicato, in cui spiega la decisione di continuare il tour nonostante la scomparsa di Cory:
“Dopo una notte insonne passata a vagare nelle lande desolate canadesi, sono strisciato fuori dalla mia cuccetta sul tour bus, ho affrontato la realtà, conscio con riluttanza del fatto che l’incubo che ci ha ghermiti non si sarebbe dissolto alla luce del giorno. Abbiamo perso un fratello, un marito, un figlio, uno dei musicisti più talentuosi che avessero mai imbracciato una chitarra. Cory Smoot, chitarrista da lungo tempo dei Gwar, spentosi all’età di 34 anni.
In quanto cantante dei Gwar e uno dei suoi migliori amici, sento il dovere di cercare di rispondere ad alcune delle domande che circondano la sua morte, avvenuta in circostanze tragiche e premature. (…) La domanda più frequente è, come? E sfortunatamente è anche la più difficile a cui rispondere. La verità salterà fuori quando i medici legali avranno finito il loro lavoro. Tutto quello che possiamo rivelare è quello che si è parato dinnanzi ai nostri occhi. L’ultima volta che vidi Cory è stato dopo lo spettacolo di Minneapolis, mercoledì sera, uno dei nostri posto preferiti in cui suonare. Era felice. Contento di come le cose andavano nel gruppo, ma in particolare per il nuovo studio che stava costruendo a Richmond. Era molto innamorato di sua moglie Jamie, stava pianificando il loro futuro in famiglia nella bella casa che avevano. (…) Appena addormentato, un sonno che puoi provare solo dopo uno spettacolo dei Gwar, tutto il mondo sembrava un posto migliore.
Abbiamo trovato Cory il mattino dopo, quando stavamo togliendo i passaporti per attraversare il confine. Era nella sua cuccetta, non dava segni di vita, era piuttosto chiaro che fosse morto. E’ stato senza dubbio il momento peggiore della mia vita. E’ tutto quello che posso dire a riguardo. In pochi attimi, tutti siamo scesi da bus, eravamo in un parcheggio mentre il vento tirava le sue sferzate in mezzo al niente, cercando di venire a capo di tutte le sensazioni scioccanti che stavamo provando. E’ arrivata l’ambulanza, la polizia, ma non c’era niente che potessero fare se non ispezionare la scena e portare via Cory, con attenzione e rispetto.
Siamo devastati nell’intimo dei nostri sentimenti, scioccati oltre ogni limite. La notte prima, c’era il nostro amico, il nostro collega, felice e nel pieno della salute, nel bel mezzo del nostro migliore tour da anni a questa marte e il mattino dopo, così, all’improvviso, se ne è andato. Non ho mai visto una prova più cruda della fragilità della vita umana”.