Gothic

Intervista Honoris Causa (Carlo Migliavacca & Lucia Leskovská)

Di Tiziano Marasco - 24 Aprile 2021 - 9:25
Intervista Honoris Causa (Carlo Migliavacca & Lucia Leskovská)

Truemetal.it sezione underground intervista i fondatori degli Honoris causa, band gothic a composizione internazionale (Italia, Slovacchia, Finalandia) con base a Praga.

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Apriamo l’intervista parlando di nazionalità. Vi definite una band ceca, ma di cechi in formazione non ne avete. Come mai?

Carlo – Innanzitutto ci definiamo cechi perché viviamo qui da anni. Praga è una città piena di stranieri e non è strano vedere band che si definiscono ceche pur non avendo “membri autoctoni” in formazione. Poi è da contare la bandiera linguistica, dato che il ceco è una lingua particolarmente difficile da imparare. Gli stranieri quindi parlano in inglese tra loro e difficilmente parlano la lingua locale. Il caso di Jesse [Valle, il chitarrista, che scopro pronunciarsi Iesse ndr.] è emblematico. È qui da due anni ma lavora da casa per un’azienda finlandese, quindi parla finlandese tutto il giorno e in pratica non ha mai nemmeno avuto bisogno di imparare il ceco. Di contro, come è ovvio, ci sono cechi che l’inglese non lo sanno o comunque non lo sanno bene. Quindi questa contrapposizione tra band “ceche autoctone” e band “ceche internazionali” è una cosa abbastanza naturale. Dall’altro lato però capita spesso che band internazionali e autoctone facciano concerti o tournee assieme e si trovino molto bene. È andata così con una mia vecchia band, gli Ars Tryplex, e i Kruton.

Come vi siete conosciuti?

Carlo – A Praga ci si conosce in due modi: al lavoro o al bar. Il nostro caso è il secondo. Una sera della scorsa estate ho notato un gruppo di finlandesi e (visto che sentendo finlandese al metallaro il pensiero gli ci va) mi sono messo a parlare con loro. E alla fine Jesse ha accettato di farsi carico di alcune linee di chitarra, anche se il nostro primo demo era già pronto. Con Lucia invece ci conosciamo da anni.

Lucia – Il mio caso è anche più fortuito. Un giorno, poco più di un anno fa, Carlo mi ha sentito cantare e non mi ha più mollato. Visto che io avevo scritto qualche linea vocale gliel’ho passata e gli ho chiesto se voleva provare a scriverci una canzone su.

Qui si capisce bene che si sono conosciuti al bar [foto della scorsa estate]

E da lì vi siete trovati con un demo?

Carlo – In realtà all’inizio l’idea era che di fare uno o due pezzi. Poi però è arrivato il lockdown della scorsa primavera. Ci siamo trovati con un sacco di tempo in più e abbiamo deciso di andare avanti. Gli Honoris Causa sono nati così.

Parliamo del vostro demo “Reaching for darkness”. È piacevole sentire che pur essendo gothic suona molto old school. Dove avete tratto ispirazione?

Carlo – una delle poche band che piacciono a entrambi sono i Lacuna Coil. Per il resto ho scritto tutto io che sono parecchio affezionato al gothic novantiano, quello dei Lake of Tears e dei Theatre of Tragedy, e a gruppi come My Dying Bride o Paradise Lost.

Lucia – a me piacciono soprattutto i gruppi di nuova generazione, soprattutto gli Epica, ma avendo scritto solo le linee vocali è ovvio che su “Reaching for darkness” queste influenze non si sentano. Sui prossimi lavori magari la situazione cambia.

Avete già qualcosa in programma?

Lucia – Anche troppo. Stiamo lavorando su altri tre Ep in contemporanea. Uno è quasi pronto mentre gli altri due saranno collegati a “Reaching for darkness”. Sulla base dei testi che scrivo, “Reaching for darkness” è un concept ed è l’inizio di una trilogia basata sui rapporti interpersonali in una grande città. Di fatto vorremmo quindi pubblicare tre concept, ognuno con una sua storia interna ma connessa a quella degli altri due. In effetti non mi dispiacerebbe scrivere tre romanzi brevi sulla base di queste idee, ma mi sto allargando. L’importante per ora è dire che il prossimo demo non farà parte di questa trilogia.

Parlate di Ep. E un album?

Carlo – Un album da 40/50 minuti attualmente non ci conviene. Siamo poco conosciuti e l’album comporta spese troppo alte per il ritorno che ci può dare al momento. Se arrivasse una label con un produttore se ne potrebbe parlare, ma per ora continuiamo così. “Reaching for darkness” è stato registrato tutto a casa mia (anche perché durante il lockdown…) poi abbiamo trovato un’agenzia per mastering e mixaggio.

So che non è periodo, quindi giro la domanda. Quanta voglia avete di suonare dal vivo?

Carlo – Tantissima. Abbiamo già dei set pronti e ci stiamo muovendo per avere una band completa, con batterista, tastierista e anche un altro chitarrista. Un altro chitarrista mi darebbe la possibilità definitiva di concentrarmi sul basso, che poi è lo strumento con cui mi trovo meglio. Attualmente abbiamo trovato un tastierista e un batterista che vogliono suonare con noi e la cosa veramente buona è che hanno anche un piccolo studio di registrazione. Il problema è che sono a Brno [a 200 km da Praga] e attualmente le restrizioni nella Repubblica Ceca ci impediscono di fare viaggi fuori dalla provincia.  

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Recensione di “Reaching for Darkness”

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