Heavy

Intervista Iron Maiden (1980)

Di Stefano Ricetti - 6 Ottobre 2005 - 16:23
Intervista Iron Maiden (1980)

Beppe Riva, di fronte alla mia precisa richiesta di pubblicare su TRUEMETAL la sua intervista a Paul Di’Anno degli Iron Maiden, uscita sul numero 8 del glorioso magazine Rockerilla nel novembre 1980, ha acconsentito con entusiasmo. Di questo lo ringrazio, anche a nome di tutti i lettori del portale, specialmente i più giovani, che hanno così la possibilità di leggere la “prima” in assoluto rilasciata in Italia dalla band di Steve Harris.

Inoltre, Beppe Riva ha acconsentito a  scrivere anche un nuovo articolo, di stampo amarcord”, relativo all’intervista agli Iron Maiden… dove, come leggerete, non si parla solo della Vergine di Ferro!

Periodo storico.
Nel 1980 si era agli inizi della Nwobhm e gli Iron Maiden avevano alle spalle il solo  loro primo album omonimo… In questa particolare occasione, facevano da supporter ai Kiss durante le loro date italiane. L’incontro fra la band e Beppe risale al concerto del Vigorelli di Milano in data 31 agosto 1980.

Qui di seguito il pezzo”amarcord” più l’intervista nella sua versione integrale, così come Beppe Riva la scrisse su Rockerilla negli Eighties.

Buona lettura.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

Nella foto: Paul Di’Anno e Beppe Riva

25 ANNI DOPO, di BEPPE RIVA

Quando cominciai ad interessarmi alla nascente NWOBHM nel 1979, mi convinsi presto che gli Iron Maiden ne erano la punta di diamante. Un colpo di fortuna? Può darsi, ma anche un mio dichiarato nemico come il noto critico rock Claudio Sorge, mi riconobbe di aver subito insistito sul gruppo che resta ancor oggi il più importante espresso da quel movimento.

Successe in un periodo in cui la stampa italiana non mostrava alcun interesse nei confronti del nuovo HM; infatti, quando gli Iron Maiden vennero per la prima volta in Italia come support-band dei Kiss, la EMI ricevette una sola richiesta d’intervista: la mia… Ma anche nel nostro paese s’era già acceso un notevole entusiasmo nei confronti della riscossa heavy, e Paul Di’Anno era in quel momento l’”immagine” della formazione, più del vero leader Steve Harris e dello stesso Dave Murray. I capelli corti esibiti all’esordio e la sua aggressività “urlante” lo facevano apparire più vicino ai punk che agli eroi dell’hard classico, trasformandolo in un simbolo del rinnovamento HM.

Considerazioni che però furono subito contrastanti con le sue prime dichiarazioni nel corso dell’intervista; Paul era molto più tradizionalista di quanto immaginavamo, addirittura la sua presa di posizione che suonava anti-metal appariva come uno schiaffo morale verso chi credeva nel rilancio del rock duro. La sentenza che liquidava Black Sabbath e Motorhead come “freddo rumore distorto” era davvero clamorosa!

A posteriori, si può tranquillamente ricordare quell’intervista come una premessa alla sua fuoriuscita dai Maiden; fra l’altro, il cantante rifiutava di pensare che la band fosse influenzata dal gruppo preferito (Judas Priest) del suo principale compositore, Steve Harris. Non meraviglia dunque che il primo lavoro solista dopo lo split, “Di’Anno”, fosse sotto l’egida dell’hard melodico, e nemmeno di buon livello! Di conseguenza, anche il suo ritorno “metallico” con i Battlezone, interpretato dai fan come un ravvedimento, può invece sembrare non particolarmente sincero.

L’iniziale disponibilità del personaggio, citata in apertura d’intervista, fu smentita alla seconda occasione, quando il vocalist si negò per ulteriori contatti con i media (aumentati di numero…) al successivo tour dei Maiden, in qualità di headliners. Ma è pur vero che a quel punto Harris voleva riprendersi le redini del gruppo in fase di decollo, mentre Paul già pensava di andarsene. Queste riserve non cancellano comunque il ruolo fondamentale di Paul Di’Anno, che per il suo contributo agli originali Maiden resta fra le icone dell’epoca aurea NWOBHM.

Concludendo circa l’intervista, venne inevitabilmente sintetizzata per ragioni di spazio su Rockerilla, ma nessun concetto di rilievo è stato omesso. Segnalo che gli Angel Street, citati da Messer Di’Anno, erano un oscuro combo londinese, autore di un unico singolo. Gli altri musicisti hanno assistito un po’ incuriositi all’incontro (vedi la foto di Clive Burr) dal tavolo del bar, senza intervenire, mentre il promoter della EMI si era premurato di tagliar loro i rifornimenti a livello di alcolici, cosa che presumibilmente non si sarebbe permesso di fare un solo anno dopo…

Per quanto riguarda il concerto, non é esagerato sostenere che il pubblico metal più entusiasta era schierato dalla parte della formazione inglese; c’era sete di “new breed”, di energia intransigente, e questo poteva offrire il commando Iron Maiden, mentre i Kiss, reduci dai compromessi disco (“I Was Made For Loving You”) e pop (“Unmasked”) non erano più gli stessi dei classici “Alive” e “Destroyer”. Raccoglievano un’audience più generica, e la loro esibizione fu superiore solo in termini di spettacolarità. Non è un caso che con l’esplosione dell’HM, di lì a poco sarebbero tornati al suono granitico di “Creatures Of The Night”.

Non ho altro da aggiungere, se non un saluto a lettori e redattori di TrueMetal, un sito che grazie alla passione e alla competenza di Steven Rich, mi ha riservato tanta attenzione.

 

Nella foto: Paul Di’Anno

IRON MAIDEN INTERVISTA

Prefazione.
Antecedentemente al concerto, noi di Rockerilla abbiamo avuto la possibilità di incontrare Paul Di’Anno, il vocalist di Iron Maiden, per un’intervista. Paul ci ha fornito l’impressione di un ragazzo disponibile e spontaneo, assolutamente non artefatto dal cospicuo successo riscosso in Inghilterra. E’ apparso sorpreso dall’attenzione che la nostra rivista ha dedicato a Iron Maiden, sembra rifuggire francamente manie divistiche ed assicura che i musicisti della New Wave Of British Heavy Metal rifiutano il ruolo di star per instaurare un nuovo rapporto di complicità con il pubblico. Crediamo sia importante.

Inizio.
L’avanguardia del rinnovato HM inglese è stata celermente definita New Wave of British Heavy Metal; credi che gruppi quali Iron Maiden, Def Leppard o Samson siano una sorta di punk/HM crossover band?

Intendi band che costituiscano un “ponte” tra il punk e il rock duro? Non è così nel nostro caso, e non credo neppure per gli altri gruppi. Iron Maiden è certo una rock band, ma una band di hard rock, non di heavy metal.

C’è differenza?

Per me, l’HM è puro e freddo rumore distorto. Gruppi come Motorhead e Black Sabbath sono HM band. C’è una grande differenza rispetto alle band di hard rock.

I vostri primi brani, da Prowler a Running Free, sono brutali e immediati, tuttavia alcune song come Remember Tomorrow e Phantom of the Opera, incluse nell’album, rivelano un lavoro strumentale più sofisticato. Ritieni che il vostro sound possa evolversi?

Si, si sta facendo più raffinato e le nuove song che stiamo preparando sono più complesse, pur mantenendo, è fondamentale, l’impatto dei primi tempi.

Voi infondete nell’hard rock un’energia sovraccarica, sprigionata da riff ad alta velocità. Pensate di poter ridefinire i confini entro i quali si muove attualmente l’hard?

Noi aspiriamo a questo. E’ il nostro modo di suonare, di essere una band, e riteniamo di costituire la logica evoluzione dell’HR degli ultimi dieci anni. Penso semplicemente che sia stato differente il nostro approccio alla musica, suoniamo proprio come ci sentiamo di fare; assolutamente non vogliamo diventare un gruppo di rock star come è accaduto ad altri in passato, teniamo a salvaguardare la nostra energia.

Quali band hanno maggiormente influenzato il vostro sound?

Citerei Led Zeppelin, Deep Purple, UFO, Jimi Hendrix, molte blues band, e potrei continuare ancora nella lista…

E per quanto riguarda il dark sound, Black Sabbath, Judas Priest?

Black Sabbath? No. I Judas Priest mi piacciono ma non credo ci abbiano influenzato. (ndr: Steve Harris, il compositore principale della band, cita questi ultimi come la sua maggiore influenza).

Nella foto: Clive Burr

Quindi le vostre liriche non si inoltrano nella sfera delle fantasie gotiche, spesso tipiche dell’HR?

No, assolutamente. Nell’album c’è una sola song di fantasy: Strange World. Le altre sono tutte ispirate a fatti realmente accaduti o a situazioni realistiche.

Tuttavia non disdegnate atmosfere musicali inquietanti, alle quali si riallaccia una lugubre iconografia, vedi la copertina dell’Lp.

Al momento di scegliere la raffigurazione di copertina ci siamo rivolti a un artista nostro conoscente, e fra i suoi lavori abbiamo trovato l’immagine a cui vi riferite, che era veramente “forte”. Ci piace l’impatto che questo genere di cose ha sulla gente.

Indicaci le maggiori speranze dell’HR “made in UK”…

Saxon, Tygers of Pan Tang, Fist, Raven e Angel Street sono sicure promesse. Anche i Witchfynde e i Mythra sono buoni, anche se non amo particolarmente la loro musica.

Risalendo ai vostri esordi, nel 1977 l’interesse generale era concentrato sull’esplosione del punk rock/new wave. Avete avuto problemi ad emergere come HR band?

Si, non riuscivamo a lavorare, e per due anni non  abbiamo potuto suonare con continuità in pubblico perché molta gente seguiva quasi esclusivamente le punk band; poi, con il ridimensionarsi del punk, il pubblico ha ripreso a seguire l’hard.

Pensi che nella vostra musica si rifletta una certa situazione sociale-giovanile?

Credo di si, ma in questo senso: noi siamo ragazzi semplici, come tanti altri, senza false presunzioni. Forse molti giovani lo capiscono, e per questo si identificano con noi.

Com’è stata l’accoglienza del pubblico a Reading?

Il giorno della nostra esibizione siamo risultati la band più acclamata, la reazione dei kid è stata veramente incredibile, il loro entusiasmo ci ha commosso, sinceramente.

E perché un gruppo come i Girl, con il suo atteggiarsi ambiguo, è respinto dal pubblico dell’hard?

I fan del rock duro, in Inghilterra, non amano l’immagine del giovane “grazioso”, pretendono una presenza rozzamente virile. Sfortunatamente i Girl, un gruppo eccellente, vengono per queste ragioni osteggiati on stage, e guadagnano anche molto poco.

Riferendoci ora alla tournée italiana, pare cha a Roma abbiate ottenuto più successo dei Kiss, che non hanno riscosso il consenso previsto…

E’ parzialmente inesatto; noi abbiamo dato il massimo per riscaldare l’ambiente, dapprima freddo, e presto i kid si sono scatenati. Quando sono apparsi i Kiss il livello di coinvolgimento del pubblico ci è parso circa lo stesso.

Avete avuto problemi con l’organizzazione?

No, anzi, tutto OK. I Kiss stessi, Gene in particolare, hanno fatto il possibile per agevolarci, e continuano a farlo.

Molti rock fan, in Italia, vengono soprattutto per vedere Iron Maiden, anziché i Kiss. Lo immaginavi?

Mi piacerebbe pensarlo, ma sono più realista che sognatore, certamente la vera attrazione è costituita dai Kiss. Comunque sono davvero sorpreso da quanto mi dite.

Ci puoi ora anticipare qualche notizia riguardo vostre prossime realizzazioni discografiche?

Appena concluso il tour, entreremo in studio per incidere il nuovo 45 e il nuovo Lp. Il singolo uscirà in ottobre, ma sfortunatamente non posso dirvi il titolo per motivi contrattuali. L’album, invece, uscirà in gennaio/febbraio.

Cosa ci puoi dire dell’album?

Sarà piuttosto diversificato rispetto al primo: più veloce, compatto, ma contemporaneamente più tecnico nel suono. Ci coadiuverà colui che riteniamo il migliore produttore del mondo: si chiama Martin Birch, già responsabile della resa sonora dei Deep Purple (e dell’ultimo Blue Oyster Cult).

Servizio a cura di Beppe Riva.  

Le foto pubblicate, sono state scattate tutte quella giornata e appartengono alla collezione privata di Beppe Riva, che ringrazio per la disponibilità a pubblicarle su TrueMetal

Stefano “Steven Rich” Ricetti