Hard Rock

Intervista Joseph Williams (Toto)

Di Davide Sciaky - 26 Febbraio 2021 - 9:00
Intervista Joseph Williams (Toto)

Intervista a cura di Davide Sciaky 

Ehi, ciao, come stai?

Io bene grazie, tu?

Sto alla grande, grazie.

Spero che stia andando tutto bene in questo periodo difficile e che stiate tutti bene.

Per ora siamo stati fortunati, nella mia famiglia stanno tutti bene, grazie per avermelo chiesto.
Te, state tutti bene?

Anch’io tutto bene fortunatamente.
Allora, parliamo di musica e in particolare di
“Denizen Tenant”, il tuo nuovo album. L’altro giorno parlavo con Luke [Steve Lukather, potete leggere la nostra intervista qui] che mi ha detto che ha lavorato al suo album prima dell’inizio della pandemia. È stato lo stesso per te, o questo è un “progetto da lockdown”?

No, il mio disco è qualcosa a cui ho cominciato a lavorare nel 2016, quindi era già tanto che ci stavo lavorando quando è iniziato tutto.
Sapevo che una volta smesso di andare in tour, nell’ottobre del 2019, avrei usato l’anno successivo, il 2020, per concludere il disco. Ovviamente non potevamo sapere che sarebbe arrivata una pandemia, ma erano quattro anni che accumulavo idee per delle canzoni, e di pezzi completi ce n’erano solo una manciata.
A febbraio del 2020 ho cominciato davvero a mettermi al lavoro e nei quattro, cinque mesi successivi ho finito di scrivere le altre canzoni e concluso bene il tutto, ma non è stato a causa del COVID, avevo già in programma di finire il disco.

 

Com’è stato il processo di registrazione? Luke mi diceva che lui ha registrato una canzone al giorno, tutto molto veloce e old school. Per caso hai fatto anche te qualcosa di simile?

No, il mio è stato un pezzetto alla volta, il mio progetto è stato composto da parti che si aggiungevano man mano.
Il primo musicista con cui ho cominciato a lavorare è stato il chitarrista Mike Landau e ho cominciato a mandargli pezzi e tracce su cui lavorare già anni fa, nel 2016 e 2017; ha aggiunto delle sue parti via via che le canzoni si sviluppavano ed è stato d’aiuto in questo processo.
Lui è stato coinvolto fin dall’inizio, e ovviamente mi ha aiutato fino alla fine.
Insomma, ho mandato in giro delle tracce su cui la gente poteva lavorare, a Simon Phillips, gli ho mandato una traccia in studio su cui potesse lavorare, lo stesso con Leland Sklar, con Nathan East, ho lavorato con Jay Gruska nel suo studio.
Ma per lo più ho lavorato qui, comunque il grosso degli strumenti li ho suonati io, esattamente dove mi vedi seduto ora è dove ho fatto la maggior parte del lavoro.

In che momento tu e Luke avete deciso di pubblicare i vostri album insieme, quasi come in una sorta di particolare doppio album? Era il piano dall’inizio o l’avete deciso in un secondo momento?

No, quella è stata una decisione che è stata presa in un secondo momento.
Ci siamo accorti che stavamo finendo di lavorare ai due album nello stesso periodo e stavamo parlando dei piani per i Toto per l’anno prossimo [per il 2021, l’intervista è stata fatta al termine del 2020 N.D.R.], così abbiamo cominciato a discutere del fatto che dato che erano pronti avremmo potuto pubblicare i due album insieme per promuoverli meglio, ci è semplicemente sembrata una buona idea.

 

Sia sul tuo album che sul suo comparite entrambi, e anche David Paich ha collaborato ad alcune canzoni. Perché non fare semplicemente un album dei Toto tutti e tre insieme?

La ragione è che, come dicevo, io ho cominciato a lavorare al disco nel 2016 e quindi stavo già lavorandoci come mio album solista, ci stavo lavorando già da tempo.
Il piano è sempre stato che il mio uscisse come album solista.
Quello di Luke è un’idea che gli è venuta credo alla fine del 2019, e il suo album è sempre stato inteso come un album veloce, una specie di album registrato dal vivo.
Quindi nessuno dei due è stato concepito come un album che suonasse come musica dei Toto, o che includesse altri membri dei Toto; l’album di Luke non ha altri membri se non Dave che suona qualche pezzetto di tastiera e io che faccio delle voci secondarie, tutti gli altri musicisti sono completamente diversi.
Il mio album è la stessa cosa, quindi questi album non sono un progetto dei Toto, è semplicemente capitato che fossero pronti allo stesso tempo e che saranno pubblicati insieme.
Una volta che abbiamo deciso di pubblicarli insieme come in una sorta di pacchetto, solo in quel momento abbiamo discusso della possibilità che anche Dave pubblicasse una canzone, ma alla fine non è successo.
Non è mai stato inteso come un progetto dei Toto, è solo al termine dei lavori che abbiamo cominciato a pensarli come uno strumento per magari promuovere i prossimi tour dei Toto.

 

Quindi, “Denizen Tenant”, cosa significa questo titolo? C’è un concept dietro all’album?

No, non c’è un concept oltre al fatto che volevo fare un album che mi piacesse, un album che potessi mettere su in macchina mentre guido e godermi il viaggio. Mi sono sempre piaciuti quel genere di album e quello era l’obiettivo che mi sono prefissato con questo disco.
Per quanto riguarda il titolo, sono due parole che sono sostanzialmente sinonimi… in che Paese ti trovi?

Italia.

Okay, allora sei un “denizen” [abitante] dell’Italia, io sono un “denizen” degli Stati Uniti; tu sei un “tenant” [inquilino] di casa tua, io sono un “tenant” di casa mia.
Un altro possibile significato di “denizen” può essere un gatto, come questo che ho in grembo, che entra in casa tua e decide che ora è anche casa sua.
“Denizen Tenant” è quella persona che viene alla tua festa e non se ne va più, sai cosa intendo?

Sì, certo. Parlando di canzoni specifiche, circa un mese fa hai pubblicato ‘Never Saw You Coming’, come ti sembra la reazione del pubblico finora?

Non ho visto altro che opinioni molto positive, in generale tanti commenti positivi, quindi sono molto eccitato che alla gente piaccia.
C’è un’altra canzone che sto per pubblicare, abbiamo appena finito il video.

 

Un paio di settimane fa invece avete suonato il vostro primo show, in live streaming, con la nuova formazione dei Toto. Com’è andato e com’è suonare al fianco di questi musicisti?

La sensazione è stata ottima, mi sono divertito molto.
È passato così tanto dall’ultima volta che abbiamo suonato che è stato davvero bello poter tornare sul palco; mi piacciono molto tutti i nuovi musicisti e penso che suonino alla grande.
Ovviamente non abbiamo avuto tante opportunità di suonare finora, solo quello show in streaming, ma una volta che potremo suonare un tour intero penso che sarà incredibile, quindi sono davvero soddisfatto.

 

Quando sei entrato la prima volta nei Toto, a metà degli anni Ottanta, credo che fosse la tua prima esperienza con una grande band Rock; componevi già musica per film e televisione, ma non credo che fossi mai stato su un grande palco a cantare Rock. Fu difficile adattarsi a quella nuova vita e a trovare il tuo posto nella band?

Sì, decisamente, è stato sicuramente difficile.
Era tutto nuovo per me all’epoca, ed era difficile mantenere la voce in forma all’epoca, non ero molto furbo a riguardo all’epoca; oggi va molto meglio.

 

Parlando del tuo lavoro come compositore, l’altro giorno leggevo un po’ di nomi di film a cui lavorato e mi è balzato all’occhio che hai collaborato con tuo padre [il celebre compositore John Williams N.D.R.] alla colonna sonora di uno Star Wars, Il Ritorno dello Jedi, scrivendo i testi per ‘Lapti Nek’. Come si scrivono i testi per una canzone in lingua aliena, esattamente?

Lui mi diede semplicemente questo pezzo di musica e mi disse, “Scrivi qualcosa in inglese”.
Io scrissi un testo e poi qualcuno del team di George Lucas lo prese e lo tradusse in una lingua aliena.

Ah, quindi il testo originariamente era in inglese?

Esatto, mio padre mi disse di scrivere delle parole in inglese e che poi qualcuno le avrebbe prese e tradotte in una lingua che non esiste [ride].

E di cosa parla? Te lo ricordi?

Lapti Nek’ parla di… oddio, non mi ricordo, era come una canzone da workout, una canzone su cui fare ginnastica.
Non mi ricordo le parole, ma era qualcosa tipo… [ride] non mi ricordo, parlava tipo di sollevare pesi, era davvero stupido, ma nella scena c’era il personaggio che faceva dei movimenti buffi con le braccia e quindi scrissi questa cosa, ma sapevo che l’avrebbero tradotto e quindi non mi importava anche se il testo non era tanto buono [ride].

 

Dato che abbiamo parlato di tuo padre, quanto è stato influente nella tua decisione di diventare un musicista? E hai mai avuto paura che ti confrontassero con lui?

Non avevo paura, certo non paura, solo quando componevo colonne sonore qualcuno fece qualche confronto, ma immagino che fosse qualcosa che mi sarei dovuto aspettare.
Non mi ha mai dato fastidio la cosa e lui è una persona fantastica, mi ha sempre supportato e quando componevo [colonne sonore] lo chiamavo sempre e gli dicevo, “Come faccio questa cosa? Come dovrei comportarmi con quest’altra? Vogliono che faccia una cosa che suoni come una band anni ’40, non sono sicuro di come fare”, e mi diceva come fare, mi dava istruzioni.
Quindi è sempre stato un enorme aiuto e non ho mai percepito che la mia carriera fosse messa in difficoltà a causa della nostra parentela, anzi, semmai è stata facilitata.

Ed è figo che poi tu hai trovato successo con i Toto, quindi una direzione completamente diversa pur rimanendo sempre nel mondo della musica. Lui è il più grande compositore di colonne sonore di sempre, o qualcosa del genere, e tu sei il cantante di una band Rock di grande successo.

Esatto, due mondi completamente diversi.

 

Ora, continuando questa sorta di tradizione di famiglia, su “Denizen Tenant” c’è tua figlia che canta sulla cover di ‘Don’t Give Up’ di Peter Gabriel. È una cantante professionista? Ed è la prima volta che lavorate insieme?

Lei non è una cantante professionista, ma avrebbe certamente l’abilità per diventarlo.
Ho due figlie e una è una cantante di professione, è un’artista e una grande songwriter, e lei fa le voci secondarie, così come anche la figlia che canta sulla canzone di Peter Gabriel.
Mia figlia Hannah, che canta sulla canzone di Peter Gabriel, studia psicologia e vuole diventare una psicologa; tra l’altro ha appena avuto un figlio.
Ma lei canta così bene che potrebbe fare questo di lavoro se volesse, entrambe le mie figlie cantano come musicisti da studio, hanno una grande tecnica e intonazione. Sai, sono cresciute cantando con me, quindi certamente potrebbero fare questo di lavoro.
La mia figlia maggiore, quella che canta con me la canzone di Peter Gabriel, lei non vuole essere una cantante professionista, ma certamente potrebbe e la sua voce è perfetta per duettare con me.
L’altra mia figlia, che sul disco fa alcune voci secondarie, sta cercando di costruirsi una carriera come cantante ed è stato divertente averle entrambe sul disco.

Be’ congratulazioni per essere diventato nonno, è il tuo primo nipote?

Grazie! Sì, primo nipote.

Wow, dev’essere una grossa novità diventare nonno per la prima volta.

È esaltante, certo!

Un’altra cover presente sul disco è ‘If I Fell’ dei Beatles. L’altro giorno con Luke abbiamo parlato molto dei Beatles perché lui ha tante connessioni con loro, ha suonato spesso con vari membri e ovviamente è il chitarrista di Ringo Starr, e mi diceva che sono una delle sue più grandi influenze. Qual è il tuo rapporto con i Beatles e perché hai scelto proprio questa canzone?

È un po’ la stessa storia, la band è stata un’enorme influenza su di me e sono probabilmente il mio gruppo preferito. Se dovessi scegliere una band della mia infanzia e degli anni della mia formazione quella sarebbero sicuramente i Beatles.
Se tu mi dovessi chiedere chi sono i miei cantanti preferiti probabilmente il primo della lista sarebbe Paul McCartney.
Questo è il tipo di influenza che hanno avuto su di me, e anche sul mio songwriting.
Per Luke il suo primo idolo chitarristico è stato George Harrison, per me i miei primi idoli come cantanti sono stati John Lennon e Paul McCartney.
La loro musica ha influenzato mezzo mondo, e io sono sicuramente tra questi.

E per il poco che vale io sono un altro. Mi sono trasferito in questa casa letteralmente ieri, e se vedi nella libreria qua dietro gli unici dischi che ho portato con me finora sono il boxset con i dischi dei Beatles. In questo momento l’unica musica che ho in casa sono i Beatles.

Ecco, esattamente.

Parlando della cover, come mai hai deciso proprio questa canzone?

È semplicemente una canzone che mi piace molto da quando ero un ragazzino, una delle mie preferite.
Mi piace molto l’armonia, la combinazione della voce di John e di Paul, e immagino che George Martin abbia qualcosa a che fare con l’arrangiamento vocale. L’armonia è molto bella, mi ricordo che sentendola da ragazzo pensai che fosse un pezzo davvero speciale e più avanti imparando come funzionava la musica e la teoria ho cominciato ad apprezzarla anche di più.
È semplicemente uno dei miei pezzi preferiti dei Beatles ed il motivo per cui è sull’album è che un giorno ero annoiato, mi misi a cazzeggiare in studio; non sapevo che avrei registrato quella canzone, ma mi sono fatto trascinare e ho continuato a lavorarci finché ad un certo punto non mi sono detto, “Ehi, suona niente male, forse dovrei metterla sull’album!”, solo in quel momento ci ho aggiunto Luke.

 

Per concludere l’intervista ti chiedo del futuro: pensi che registrerete un nuovo album dei Toto, o pensi che farai altri album solisti, magari come questo con tante collaborazioni?

Penso che succederanno entrambe le cose: penso che ci sarà nuova musica dei Toto, certamente, ed il mio piano è di fare altri album solisti con questi musicisti fantastici e con altri ancora.
Penso che tutte queste cose succederanno.