Heavy

Intervista King Diamond (1987)

Di Stefano Ricetti - 20 Dicembre 2023 - 8:33
Intervista King Diamond (1987)

Intervista a King Diamond tratta dalla rivista H/M numero 19 del 1987. Il periodo è quello precedente all’uscita dell’album Abigail, il secondo del suo nuovo percorso artistico, che vide poi la luce ufficialmente il 28 ottobre dello stesso anno. Dopo lo scioglimento dei Mercyful Fate avvenuto nel 1985, infatti, il Re Diamante diede vita al proprio progetto solista e nel 1986 pubblicò l’album di debutto Fatal Portrait. Oltre a King alla voce la band schierava Timi Hansen (R.I.P. 2019) al basso, Michael Denner e Andy La Rocque alle due asce e Mikkey Dee alla batteria.

Buona lettura

Steven Rich

 

 

È, o si considera, il re del rock magico e occulto: in questa intervista esclusiva realizzata in America King Diamond racconta tutto del periodo Mercyful Fate e del nuovo album.

LOS ANGELES

Trovarsi di fronte King Diamond completo di ma­quillage “felino-satanico” può essere abbastanza shoccante, soprattutto se si presenta con il suo mantellaccio vampiresco. Eppure, quando si è presentato alla ricezione dell’hotel di Hol­lywood in cui aveva preso alloggio, è stato accolto solo con simpatia e nes­suno si è dimostrato sorpreso o esterrefatto: si trattava solo di una persona come le altre. Lo stesso è accaduto quando ci siamo introdotti nell’ascensore che ci ha portato nella camera del re: probabilmente qui in America la gente è molto più abituata ai clienti abituali dell’hotel…

Ad ogni modo, King Diamond è venuto a L.A. per presentare la sua nuova fatica, la seconda del “nuovo ciclo”, vale a dire dopo che il nostro sinistro individuo decise di porre fine all’avventura Mercyful Fate per dare vita a “King Diamond”, il suo nuovo progetto.

Tanto per scaldare l’am­biente, decidiamo di chiedere notizie riguardo il nuovo disco. Dalla vivacità intravista nello sguardo di King Diamond si capisce immediata­mente che ha molte cose a riguardo:

King Diamond – Il nuovo album è previsto per la fine di aprile ed è stato fatto negli stessi studi in cui avevamo fatto “Fatal Portrait”. Abbiamo però passato mol­to più tempo nello studio, lavorando molto attentamente in modo che que­sta volta il suono delle chitarre fosse messo più in rilievo. Tutto il disco è un concept, vale a dire una horror-sto­ry molto intricata che si sviluppa lungo tutto il disco: vi è molta azione in esso, e penso che si possano facil­mente trarre da essa gli spunti per fare un buon film.

 

 

Ci puoi dire qualcosa ri­guardo il concept?

K.D – Okay, let’s start! Nella storia ci sono due personaggi principali, gli unici “reali”, perché tutti gli altri sono fantasmi o morti resuscitati… Si tratta di una coppia: la ragazza si chiama Myriam ed ha 18 anni, il marito si chiama Jonathan ed ha 27 anni… fai bene attenzione ai numeri, perché nella storia hanno una certa funzio­ne… La prima song si chiama “Fune­ral” e descrive la fine di quello che accade. La seconda song invece (“The Arrival”), parla dell’arrivo della giovane coppia in una casa di campa­gna su una collina. La vicenda si svolge nel 1845 e piove. I due prota­gonisti, nell’arrivare alla casa, incon­trano sette fantasmi che consigliano loro di tornare indietro, perché altri­menti “18 diventerà 9”…

 

E che cosa vuol dire?

K.D. – Forse te lo dirò più tardi, ma per il momento voglio mantenere la cosa nel segreto… La song seguente si chiama “A Mansion in the Dar­kness”, e descrive il loro arrivo alla casa. All’interno di essa, tutto sembra essere immutato, a parte ovviamente ciò che i topi hanno distrutto… dopo aver riassestato le camere, la coppia decide di andare a letto: due ombre misteriose che camminano sui muri stanno ad osservare in modo silenzio­so la coppia che dorme. È questo un momento in cui in un film normale uno si aspetterebbe un’azione, ma non accade niente, perché la notte è ormai alla fine.

Si arriva dunque a “The Family Ghost” in cui compare il fantasma del conte, vale a dire l’antico proprietario. Lui e Jonathan scendo­no in una cripta sottostante, in cui vi è un bambino rinato. Il conte chiede a Jonathan di risalire ed uccidere My­riam, perché questo è l’unico modo per scacciare l’EVIL. Naturalmente il marito risponde di no. Si arriva dunque all’ultima song della prima facciata, che ci riporta indietro nel mese di luglio del 1777, quando il conte, dopo aver scoperto che la moglie stava per partorire un figlio non suo, decise di spingerla giù dalle scale della cripta, ammazzando sia lei che il bambino che stava per partori­re.

Passiamo immediatamente alla seconda facciata del disco, in cui si ritorna all’annata 1845. Attorno alla coppia si manifestano alcuni segni che preannunciano una futura gravi­danza. In effetti, a poco a poco il ventre di Myriam comincia ad ingros­sarsi velocemente. Lo “spirito cattivo” del bimbo ha ormai preso completa­mente possesso di Myriam, la quale implora il marito di spingerla giù dalle scale e porre fine al maleficio. A poco a poco, anche il marito cede sotto l’influenza delle parole che il bambino pronuncia attraverso la bocca della madre e la getta giù per le scale. La moglie muore ed il bambino nasce. Quando i sette fantasmi (che furono i servitori del conte) arrivarono alla cripta, trovarono il bimbo tranquillamente intento a mangiare (non vi dirò cosa) e pronunciano le ultime parole del disco: “questa è la fine di un’altra ninna-nanna”. Per vedere la vera fine della storia, bisogna però riascoltare il disco dall’inizio, dove i sette fantasmi inchiodano il bimbo al suo feretro, affinché non possa più risorgere e ripetere il maleficio. Que­sta è la storia completa, ma vi sono molti altri piccoli dettagli che si sco­prono solo dopo molti altri ascolti…

 

Non è molto consueto il fatto di trovarsi di fronte a un concept del genere…

K.D. – Non lo è davvero, penso che sia la prima volta che una rock band scriva una horror-story nella stessa vena di uno Stephen King o qualche altro scrittore del genere. Questo è il più grande progetto in cui sono stato impegnato, perché è veramente difficile scrivere le parole per ogni song. Inoltre, devi decidere dove si­tuare nell’album queste songs ancora prima di averle registrate e non è affatto facile…

 

E’ stato difficile inventare l’intera storia?

K.D. – No, non è stato così difficile: tutto mi è venuto in mente in una maniera strana, alle due di notte in una serata qualsiasi, quando stavo per andarmene a dormire. Improvvi­samente la mia immaginazione ha iniziato ad impazzire e cominciai a buttare giù tutto quello che mi veniva in  mente. L’insieme della storia mi è venuto in mente in circa un’ora e mezza: tutto è accaduto in modo strano e non so come mai mi sia venuta questa idea. Posso solo assicurare che non vi è niente di scopiazzato da film o riviste del genere: si tratta di una cosa completamente nuova. Do­po aver messo giù i tratti principali della storia provai a ricoricarmi, ma non riuscivo a dormire. Tra una tazza di caffè e l’altra, andai avanti ancora per circa un’ora e preparai gli ultimi dettagli della storia. Il passo più diffici­le è venuto in seguito, quando iniziai a preparare le parole per le songs…

 

Ritornando indietro a quando lo hai narrato, che cosa vuol dire esattamente che “18 diventerà 9”?

K.D. – Ti dico qualcosa al riguardo di ciò, ma non esattamente che cosa questi numeri significano. Tutto deri­va dal numero nove, e se hai i libri giusti capirai che cosa significa que­sto numero. Myriam ha diciotto anni, e se sommi i due numeri ottieni un nove (1+8). Lo stesso è valido per Jona­than, che ha 27 anni… Se continui a sommare tutti i numeri (2+7), otterrai alla fine sempre un nove: tutto è fatto nei minimi dettagli ed ogni cosa ha un significato.

 

King Diamond, Abigail, 1987

 

In tutto questo concept, qual è il ruolo della musica?

K.D. – Molte songs sono cariche di atmosfera e ciò è fondamentale, se si vuole riuscire a portare l’ascoltatore ad un certo stato d’animo. Quello che vogliamo ottenere, è che la gente sia un po’ spaventata: la gente che ama i films dell’orrore è gente che ama essere spaventata, per poi tirare un sospiro di sollievo e poter dire: “ah, era solo una finzione!”. Questo è ciò che vogliamo ottenere: vorrei sug­gerire alla gente che a casa si siede per ascoltare l’album, di spegnere tutte le luci ed accendere una cande­la. Se decidessero di leggere le lyrics allora l’effetto sarebbe completo…

 

ON TOUR!

Mi hai detto che in giugno sarete in tournée attraverso 1’America. Hai già in mente qualche cosa per lo spettacolo?

K.D. – Abbiamo preparato alcuni nuovi effetti per i concerti, e la gente mi vedrà circondato dalle fiamme du­rante l’intro. È una prova molto peri­colosa per me, ma non per gli altri membri della band. Ho comunque già trovato un modo per rendere la cosa meno pericolosa… Oltre a ciò, utilizzeremo tutti i vecchi effetti ed abbia­mo in mente qualcosa che dovrebbe avere un effetto molto pesante sulla gente.

 

Fin dai tempi dei Mercyful Fate, la tua musica è sempre sta­ta caratterizzata da cambiamen­ti di ritmo e pause cariche di atmosfera. Come sono state sviluppate nel nuovo disco queste caratteristiche?

K.D. – Anche in questo album potrai trovare breaks e cambiamenti di rit­mo, ma in una maniera differente. Sono sempre molto orgoglioso di quello che in passato ho fatto con i Mercyful Fate, ma molto spesso tutti questi cambi di ritmo non erano legati nel modo giusto, causando cali ingiustificati di tensione. Adesso invece puoi continuare a sbattere la testa dall’inizio alla fine. Questo album è molto più heavy di “Fatal Portrait”, e forse anche più complicato per noi da suonare. Ora comunque non vi è più niente che sia fuori posto.

 

Fino o che punto gli altri musicisti hanno partecipato alla scrittura delle canzoni per il nuovo disco?

K.D. – Naturalmente ho fatto le lyrics ed ho scritto la musica di 5 o 6 canzoni. Altre tre songs le abbiamo fatte io e Michael Denner. Tutto il resto lo hanno fatto gli altri. Andy La Rocque, il nuovo chitarrista, sta venendo fuori molto bene, ed ora è entrato piena­mente nello spirito della band.

 

 

A proposito di chitarristi, si dice che Hank Shermann sia stato una delle cause della fine dei Mercyful Fate…

K.D. – È vero: tutto ha avuto inizio durante l’ultimo tour americano, quando Hank ha iniziato a vestirsi proprio come un “wimp” (forse non dovrei dirlo). Ha iniziato ad indossare giacche colorate durante i gigs ed una volta è perfino andato sul palco indossando dei pantaloncini da spiaggia molto colorati, cosa che non andava bene con il resto della band. Allora gli ho detto: “non voglio più vederti andare on stage con quei pantaloni!”. Oltre a ciò, Hank comin­ciava anche ad essere influenzato da altri generi di musica come il funk, che cominciava ad ascoltare molto spesso. La goccia che ha fatto traboc­care il vaso è arrivata dopo la fine della tournée americana, quando ci siamo ritrovati assieme per preparare il nuovo album. Dopo aver ascoltato ciò che Hank aveva preparato, scop­piammo tutti a ridere, perché era proprio come una barzelletta. Hank si arrabbiò perché pensava che il suo materiale fosse veramente adatto per i Mercyful Fate e disse che si poteva benissimo fare una “heavy side” e una “pop side”. “NO way!” gli risposi “voglio portare avanti lo stile Mercyful Fate”. Hank ovviamente non era mol­to d’accordo, e dunque non vi era più alcuna ragione per mantenere in vita i Mercyful Fate. Comunque, non potrei essere più contento dell’attuale band, perché sono pronti a sacrificare tutto per essa ed inoltre il livello di profes­sionalità è altissimo.

 

Sebbene la vostra musica non sia commerciale, godete di un certo successo qui negli States…

K.D. – Adesso si comincia ad accet­tare di più il fatto di non suonare roba commerciale. I Metallica hanno fatto il primo passo: hanno avuto il major ­deal, ma continuano a fare quello che hanno sempre voluto fare. Anche noi abbiamo l’assoluta libertà nel decide­re che cosa mettere sul vinile, e l’uni­ca promessa alla casa discografica è che non tradiremo mai il nostro stile. Se per caso decidessimo di fare qual­cosa di commerciale, sarebbe solo una nostra unica scelta, senza subire influenza alcuna. Molte bands non “sentono” quello che suonano, perché subiscono troppe pressioni da parte delle case discografiche. Per­ché noi oggi suoniamo ancora alcune song dei Mercyful Fate? Perché le sentiamo ancora “hot” e ci piacciono.

 

King Diamond è stato molte volte mal interpretato nel passa­to, soprattutto ai tempi dei Mer­cyful Fate…

K.D. – Molti pensano che sono un “evil guy” che vuole danneggiare la gente. Questa idea è stata causata soprattutto da due parole: SATAN e EVIL. Molti appena sentono la parola “satanismo” se ne vanno spaventati, o addirittura gli si rizzano i capelli in testa. Oh no, tenetemi lontano dal satanismo! Questa reazione negativa è dovuta al fatto che non hanno letto i libri giusti oppure non ne sanno abba­stanza al riguardo. Quando i Mercyful Fate finirono, decisi anche di non più utilizzare queste due parole perché creavano solo malintesi. Vedi, se scri­vi dei testi, vuoi che essi siano capiti nel modo giusto, altrimenti rimani in un certo senso frustrato. Molti odiava­no i Mercyful Fate senza una reale ragione. Io non voglio convertire nes­suno: se alcune persone sono conten­te di credere nel Cristianesimo o nel Buddismo, che lo facciano pure. I DON’T CARE! Quando sono a casa frequento molti amici che credono in cose differenti dalle mie e questo non ci impedisce di passare buoni mo­menti assieme o di restare amici. Quello in cui credi interessa solo la tua sfera personale e non deve in­fluenzare gli altri. È la personalità che conta: è questa una persona simpati­ca o no? Possiamo scherzare e pas­sare buoni momenti assieme? Al dia­volo quello in cui si crede! Non si può avere la stessa visione di tutto, nep­pure nella musica. Molte guerre sono state generate da religioni che cercavano di convertire altra gente: molti sono pronti ad uccidere nel nome del loro Dio. In Danimarca, quando ogni domenica ci sono le cerimonie religio­se, vi saranno in chiesa al massimo dieci persone come media. Se fermi qualcuno nella strada per chiedergli in che cosa crede, ti risponderebbe che non lo sa esattamente, ma che crede di essere Cristiano. Almeno in Danimarca ed in buona parte dell’Eu­ropa, molti stanno cercando nuove ideologie, perché pensano che la Cristianità sia ormai sorpassata e non funziona più. Come si può essere felici con tutte le restrizioni religiose che ci sono imposte e vivere con gioia la propria essenza? La parte essen­ziale del satanismo dice: ENJOY YOURSELF. Abbiamo tutti le nostre idee, ma nessuno può essere sicuro di quello che ci accadrà “dopo”…

 

Che cosa vuol dire allora per te la parola ”satanismo”?

K.D. – Vuol dire lasciar uscire i pro­pri feelings personali. Vi è poi l’aspet­to magico, ma questa è un’altra cosa: può essere sia buona che cattiva. Puoi anche aiutare la gente e fare del bene con queste cerimonie, ma molta gente preferisce considerare l’aspetto negativo della cosa. È una faccenda che accade molto spesso negli ultimi tempi. Ad esempio Stephen King, che at­tualmente è molto popolare e scrive forse cose più “heavy” delle mie, viene lasciato in pace dal PMRC, mentre se sei musicista tutti ti sono contro e pensano che sei capace solo di far uso di droghe e bere alcool a fiumi. Io me ne frego se la gente fa questo o quello, basta che non cerchi di influenzarmi. Non voglio però che i miei musicisti facciano uso di droghe, perché alla fine ciò distrugge le ener­gie e la creatività. Per il resto ognuno può fare ciò che crede sia migliore e giusto per lui…

Servizio fotografico e testo di Alessandro Solca

 

 

Articolo a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti