Heavy Power Shred

Intervista Power (Daniel Dalley e Alan Tecchio)

Di Marco Catarzi - 26 Ottobre 2020 - 14:00
Intervista Power (Daniel Dalley e Alan Tecchio)

Dopo aver esordito nel 1994 con “Justice of Fire”, improntato su sonorità di scuola US power metal, dei Power si erano perse le tracce… fino a quest’anno, quando a sorpresa la band si ripresenta con una completa reincisione del debut album. Ne parliamo col mastermind Daniel Dalley e con Alan Tecchio, una delle grandi voci della scena metal statunitense.

Intervista a cura di Marco Catarzi

 

 

Ciao Daniel, ciao Alan, benvenuti su TrueMetal.it.

Vorrei partire tornando indietro nel tempo, Daniel cosa ti ha spinto a formare i Power negli anni Novanta? Avendo tu composto tutti i brani, non hai mai pensato di creare un progetto solista?

Daniel: Ciao! Per molti aspetti i Power sono un progetto solista, poiché mi occupo praticamente di tutto tranne che cantare. Sono coinvolto in altri progetti musicali, ma i Power sono il più importante!

Alan, com’è nata la tua collaborazione con Daniel e quando è avvenuto il tuo ingresso nei Power?

Alan: Daniel mi ha contattato quando la mia band, i Non-Fiction, era vicina allo scioglimento. Mi ha offerto l’opportunità di cantare su “Justice of Fire” e dopo aver ascoltato i brani ho accettato. È stato un ritorno al tipo di musica che avevo iniziato a fare con gli Hades negli anni Ottanta, ma con un tocco più moderno e un approccio da guitar hero. Mi sembra fosse attorno al 1994…

La prima edizione di “Justice of Fire” è del 1994, quali sono i ricordi di quel periodo e quali altri musicisti furono coinvolti?

Daniel: Mi stavo allontanando dal metal neo-classico a cui mi ero dedicato con la mia prima uscita discografica, iniziando a concentrarmi principalmente su quello che amavo di più, con brani più heavy e orientati alla voce. Tra il 1993 e il 1994 ho distribuito varie copie del demo “Fire of God” che conteneva tre canzoni con me alla voce. Non avevo ancora trovato un cantante, quindi decisi di occuparmi della voce per portare a termine la registrazione. Quel demo ha ottenuto ottime recensioni su importanti riviste di chitarra come Guitar Player Magazine e altre, ciò è stato utile e ha suscitato l’interesse di varie label. Sono stato poi contattato da un’etichetta per registrare un album e ho iniziato a comporre le nuove canzoni, così sono nati i Power. Nella primavera del 1994 mi sono trovato con questo contratto discografico e con la necessità di prenotare lo studio di registrazione, ma senza musicisti con cui lavorare! Sono entrato in contatto col batterista Mike Watt, che ha finito per suonare sull’album, che a sua volta mi ha dato il numero di telefono di Alan, dato che lo conosceva. Alan era l’unico che avevo in mente per l’album. Quando ha accettato ero entusiasta! Sono sempre stato un suo grande ammiratore per le cose che ha fatto con i Non-Fiction, conoscevo anche alcuni pezzi dei Watchtower. Ancor prima di conoscere Alan, quando scrivevo i testi e le melodie vocali per “Justice of Fire” avevo comunque in mente il suo modo di cantare. Ho sempre sentito la sua voce in queste canzoni mentre le scrivevo!

La struttura dei brani si mostrava articolata, senza sfociare nel prog, con un approccio personale al power metal. Se non sbaglio nel tuo bagaglio di influenze c’è anche la musica classica e le colonne sonore.

Daniel: Sì, sono influenze e fonti di ispirazione importanti, soprattutto le colonne sonore dei film horror. In ambito metal poi ho sempre amato band come Megadeth, King Diamond, Cacophony e Apocrypha.

Per l’heavy metal di stampo più classico i primi anni Novanta sono stati un periodo non facile. Quali furono i riscontri dell’album? Suonaste anche negli Stati Uniti e in Europa?

Daniel: La Sony giapponese distribuì l’album in Asia. Avevo creato una live-band per suonare dal vivo, il nostro primo concerto è stato in un festival all’aperto in Belgio dove i Mercyful Fate erano headliner. È stato fantastico, molte persone cantavano le nostre canzoni sebbene l’album fosse uscito solo da qualche mese. Abbiamo anche fatto un tour da headliner in Europa. Alan non poteva seguirci poiché aveva impegni presi in precedenza, quindi ho dovuto chiamare un altro cantante. Ovviamente avrei preferito che ci fosse lui. Le persone durante il tour chiedevano sempre: “Dov’è Alan?!?”. Abbiamo suonato solo pochi spettacoli negli Stati Uniti, principalmente per prepararci per le successive date in Europa.

Quali motivazioni portarono allo scioglimento della band?

Daniel: Purtroppo in quel periodo molte cose andarono per il verso sbagliato, sia con le etichette discografiche, sia in ambito personale. A malincuore decisi di allontanarmi per un po’ dalla musica. In seguito ho avviato altri progetti, ma nessuno ha preso piede come speravo.

Arriviamo ai giorni nostri, il nome dei Power riappare quasi a sorpresa con la completa reincisione di “Justice of Fire”. Cosa ha portato a una scelta del genere?

Daniel: Mi dispiaceva che “Justice of Fire” non fosse più disponibile sul mercato e che le persone non avessero modo di conoscerlo. Amavo molto i pezzi dell’album, ma non altrettanto il suono. La produzione era pessima e le canzoni non suonavano come le avevo in mente. Così ho deciso di ri-registrare, mixare e masterizzare l’album da solo nel mio studio. L’unica cosa di cui non mi sono occupato sono le tracce vocali, che Alan ha ri-registrato con l’aiuto di Jon Ciorciari presso la Jrod Productions di New York. Ho scritto molta nuova musica negli ultimi cinque anni, ma prima volevo assolutamente ripubblicare “Justice of Fire” con una nuova produzione. Quando ho finito di registrare le parti strumentali, ho contattato Alan e abbiamo pranzato insieme per riparlare degli anni trascorsi, della musica e di tutto il resto, gli ho detto che avevo ri-registrato l’intero album, gli ho chiesto se avesse voglia di cantare ancora su di esso e ha detto sì! Ero così felice, perché considero Alan l’UNICO cantante per quelle canzoni! Ha cantato in maniera impressionante, molto meglio che nella prima versione! Volevo esser sicuro che la mia produzione rendesse giustizia alla sua voce e sono molto felice del risultato.

Alan la tua prestazione vocale è sembrata infatti ancora più potente e aggressiva in questa nuova versione dell’album. Con quale approccio ti sei riavvicinato a canzoni che avevi già interpretato più di venti anni fa?

Alan: Mi sono divertito molto a ri-registrare le canzoni di “Justice of Fire” ma non ero sicuro di poter fare meglio dell’originale, perché già al tempo Daniel mi aveva spinto a dare il massimo. Per fortuna ho cantato molto in questi anni e credo di aver trovato la “mia” voce e, di conseguenza, fiducia in me stesso. Quando ho sentito le nuove versioni delle canzoni, mi sono reso contro che Dan le aveva rese ancora più pesanti e aggressive. Questo mi ha portato a un approccio più grintoso e con tonalità più alte. Sono rimasto sorpreso di essere riuscito a cantare alcune parti molto acute, tenendo le note più a lungo rispetto al 1994. Sono molto felice della nuova versione sia dal punto di vista vocale sia come suono. Dan ha anche aggiunto alcune parti di chitarra molto belle rispetto alle registrazioni originali.

Non avete coinvolto altri musicisti in sala di incisione? Te lo chiedo perché, oltre a una produzione migliore, ho trovato le parti di batteria molto incisive ed efficaci.

Daniel: Grazie mille! No. Solo io e Alan. Ho suonato tutte le chitarre, il basso, le tastiere e ho programmato le parti di batteria. Preferisco lavorare così in questo momento, ma se mi imbattessi in un grande batterista le cose potrebbero cambiare, almeno per quanto riguarda la fase di registrazione. Come ho detto prima, mi sono occupato anche della produzione, del mixaggio e del mastering, cose che amo molto. La produzione musicale è qualcosa a cui vorrei dedicarmi maggiormente, anche lavorando con altre band.

Daniel in quali altri progetti sei stato coinvolto in tutti questi anni?

Daniel: Beh, all’inizio mi sono dedicato a lavori strumentali improntati sulla chitarra solista con un approccio neoclassico, poi sono nati i Power e successivamente un altro progetto di power metal neoclassico chiamato ChamberCrypt, un incrocio tra Helloween, Stratovarius e Bach.

Alan il tuo nome è legato ad alcune band molto amate della scena US power e techno thrash. Vorrei chiederti notizie sugli Hades, la band è ancora in attività? Possiamo aspettarci un nuovo disco prossimamente?

Alan: Gli Hades non sono più in attività, a quanto ne so. Non pubblicheranno un nuovo album in futuro, a meno che non decidano di farne uno senza di me (cosa che non mi creerebbe problemi). Non siamo più in buoni rapporti da quando mi hanno praticamente voltato le spalle costringendomi a mettere insieme all’ultimo minuto una versione “alternativa” degli Hades, con altri musicisti, per suonare all’Headbanger’s Open Air Festival in Germania alcuni anni fa. Successivamente ho avuto un incontro con un ex membro della band che ha avuto un atteggiamento totalmente sgradevole, aggressivo e minaccioso nei miei confronti. Mi rifiuto di suonare con persone che non sono a posto con me, quindi no, non credo parteciperò mai a una nuova registrazione con gli Hades.

Sei anche il cantante dei Watchtower e dei Silent Assassins di Mike LePond. Puoi raccontarci qualcosa anche di questi progetti?

Alan: Per quanto riguarda i Watchtower, mi piacerebbe completare le rimanenti canzoni di “Mathematics”, che costituirebbero la seconda parte dell’EP “Concepts of Math”. Ma non è una band che lavora con continuità e i componenti vivono tutti in Texas, quindi diventa complicato provare, ecc. Comunque spero che prima o poi decidano di portare a termine l’EP. Sono pronto se mai quel giorno arriverà. Non c’è altra band al mondo come i Watchtower, assolutamente nessuna! È un onore suonare con loro.

In merito ai Silent Assassins, ho incontrato Mike LePond durante il periodo in cui suonavamo entrambi nei Seven Witches. È una persona onesta e meravigliosa. Proprio come Daniel Dalley, scrive tutti i testi e le melodie, e lascia molta libertà nell’interpretarli ed eseguirli. Abbiamo già tre canzoni complete e penso che Mike abbia già scritto la quarta. Spero di cantare sul suo nuovo album il prossimo anno, se deciderà di arruolarmi ancora una volta.

 

 

Cosa vi aspettate da questa nuova edizione di “Justice of Fire”? Quando la situazione sanitaria a livello mondiale migliorerà, avete in mente di promuoverlo anche on stage?

Daniel: Sto scrivendo e registrando molto nuovo materiale. Mi piacerebbe suonare le canzoni di “Justice of Fire” e i nuovi pezzi dal vivo quando la pandemia si placherà, spero al più presto. Al momento non abbiamo ancora pianificato nulla per l’Europa, ma se qualche agenzia fosse interessata ovviamente può contattarmi. Mi piacerebbe suonare in Italia visto che non ci sono mai stato!

Dal 1994 ad oggi la scena heavy metal è cambiata molto, le band si sono moltiplicate e la proposta musicale si è diversificata notevolmente. Quali sono le vostre impressioni e i principali ricordi della vostra carriera?

Alan: Sono molto fortunato ad aver suonato così tanta musica nella mia vita e continuare a farlo con la mia band Level Fields, con Daniel, con Mike, ecc., la rende ancora migliore. Mi sento come un buon vino, continuo a migliorare man mano che invecchio e lo attribuisco al fatto di essere una persona che non smette mai di imparare e non è mai totalmente soddisfatta, sempre in cerca di occasioni per crescere. So di avere un tipo di voce che si ama o si odia, quindi rispetto l’opinione di chi non l’apprezza e non ne faccio un problema. Per coloro che la amano, li ringrazio tantissimo per tutti questi anni di stima e affetto. Ho sempre voluto lasciare un segno col mio canto, che fosse positivo o negativo. La cosa peggiore è essere percepito come “convenzionale” e non suscitare particolari emozioni.

Daniel: Mi sono molto divertito in quegli anni, ma adesso credo di essere un compositore migliore e apprezzo maggiormente la mia musica. Per quanto riguarda la scena metal, adoro come si sono diversificati i vari stili! È molto stimolante come songwriter e fan di questa musica, ancora di più ora che in passato. Ascolto tutti gli stili e i sottogeneri di heavy metal.

Dopo tanti anni c’è una certa curiosità sulla direzione che potranno prendere i Power. C’è possibilità di un nuovo album? Cosa possiamo aspettarci?

Daniel: Sto scrivendo e registrando nuovo materiale. Il suono si è evoluto, è più pesante rispetto al passato e più vicino a come ho sempre immaginato dovesse essere. Sto cercando di spingere in avanti le mie capacità sia come compositore sia come chitarrista. Ho in mente di pubblicare nuova musica con i Power e di suonarla nuovamente dal vivo. Il metal scorre nelle mie vene, lo amo e non potrei vivere senza!

Bandcamphttps://dalleymusic.bandcamp.com/

Recensione: Justice of Fire

 

In questo articolo

Ultimi album di Power

Band: Power
Genere: Heavy  Power 
Anno: 2020
78