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Intervista Roberto Rosa (Circolo Colony – Colony Open Air)

Di Marco Donè - 16 Agosto 2017 - 10:00
Intervista Roberto Rosa (Circolo Colony – Colony Open Air)

Il 22 e 23 luglio 2017 ha avuto luogo la prima edizione del Colony Open Air. Un festival nato dalla passione di Roberto Rosa per il metallo pesante, capace di creare un bill di prim’ordine in entrambe le giornate. Come tutti ormai sappiamo, sia prima che dopo il festival, sono scaturite una serie di polemiche che ne hanno, in parte, funestato lo svolgimento.

Noi di Truemetal.it, dopo avervi raccontato le due giornate del Colony Open Air (qui il nostro report), abbiamo voluto andare a fondo e cercare di fare ulteriore chiarezza su quanto avvenuto. Abbiamo quindi incontrato Roberto Rosa nei giorni immediatamente successivi al festival e gli abbiamo fatto qualche domanda.

Eccovi il resoconto della chiacchierata.

 

Intervista a cura di Marco Donè

 

Ciao Roberto, sono Marco di Truemetal.it. Il Colony Open Air si è appena concluso e ci troviamo a vivere una situazione “tesa”, in cui stanno venendo a galla molte “vicissitudini” che hanno in parte funestato il festival. Un’edizione caratterizzata da un bill stellare, come da tempo non si vedeva in territorio italiano, che avrebbe meritato ben altro epilogo. Ti va se proviamo a fare un po’ di chiarezza? Io partirei dall’inizio: quando è nata l’idea di realizzare un festival estivo?

Ciao Marco, prima di tutto grazie per lo spazio e un saluto a tutti gli amici di Truemetal. L’idea è venuta a luglio dello scorso anno, quando venni informato che il Fosch non si sarebbe tenuto nel 2017. Da lì la decisione, assieme ad alcune agenzie di booking, di provare ad organizzare un qualcosa noi per non lasciare vuoto il panorama estivo dei festival.

 

La prima location designata ad ospitare il festival era stata l’Autodromo di Castrezzato. Nei primi giorni di giugno venne però comunicato un cambio di location e il Colony Oper Air venne spostato nell’Area Verde di Capriolo. Cosa successe esattamente?

Tutto parte da agosto dello scorso anno: le due band principali, prima di confermarci la loro esibizione, avevano chiesto di sapere la location del festival, visto che si trattava della prima edizione. Abbiamo mandato loro tre proposte, entrambi hanno optato, sia per spazi sia per motivi logistici, per la soluzione Castrezzato. Purtroppo le due band in questione, nei primi mesi di quest’anno, ci hanno imposto dei cambiamenti contrattuali che non potevamo economicamente sostenere, quindi hanno deciso di rinunciare alla partecipazione al festival. In quel momento abbiamo dovuto valutare e decidere se valeva la pena, ma soprattutto se era economicamente fattibile, restare al Circuito, visto che ha costi altissimi. La nostra valutazione con il bill dell’epoca, che era composto da tutte le band che si sono esibite tranne Sacred Reich e Marduk che sono stati aggiunti in sostituzione delle due band rinunciatarie, sommato alle prevendite che si attestavano attorno alle cento unità, è stata che non c’era il minimo senso di restare all’Autodromo. Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta la Direzione dell’Autodromo per la pazienza e la comprensione dimostrata

 

Il cambio di location ti aveva allarmato? Solitamente gli spostamenti da un’area a un’altra fanno perdere un po’ di affluenza…

Certamente, perchè oltre all’affluenza fanno perdere anche la fiducia dello spettatore, oltre al fatto che era la prima volta in quindici anni che organizzo concerti che dovevo cambiare location, una situazione per me nuova

 

Suppongo che ci fossero già dei progetti su come allestire l’area dell’Autodromo. Lo spostamento del festival, oltre che tempo ed energie, ha lasciato per strada anche qualche “piccolo” investimento?

Beh si, ogni volta che si individua una zona per fare una manifestazione pubblica, che sia un concerto o qualsiasi altro evento, bisogna preparare progetti e produrre certificazioni di ogni tipo, quindi bisogna coinvolgere ogni volta Ingegneri e Progettisti, e chiaramente costano.

 

HELL

Tony Spekman, Hell, Colony Open Air 2017

 

Le date del festival si avvicinano, la sfortuna però sembra accanirsi sul Colony Open Air. A fine giugno avviene un secondo cambio di location. Il Colony Open Air si deve nuovamente spostare e, così, abbandona l’Area Verde di Capriolo trovando la definitiva sede nel Parco del Pala Brescia. Ti andrebbe di spiegarci il perché di questo secondo cambio di location?

Con Capriolo invece abbiamo vissuto la “Sindrome di Torino”. Purtroppo, dopo gli eventi accaduti in Piazza a Torino con un morto e millecinquecento feriti, c’è stata una circolare del Viminale inviata a tutti i Prefetti con le nuove normative da seguire per gli eventi pubblici, circolare ripresa dai Prefetti e inviata successivamente a tutte le Forze dell’Ordine presenti sul territorio. In base a questa nuova circolare venivano introdotte nuove regolamentazioni e nuove figure di responsabilità che non hanno fatto altro che peggiorare la situazione per chi organizza. Un esempio banale: per manifestazioni con un grosso traffico veicolare, la Prefettura ha sempre “spinto” per soluzioni vicino ad arterie stradali di grossa portata, in modo da incidere il meno possibile sul traffico cittadino. Con le nuove normative viene richiesto di stare il più lontano possibile dalle arterie stradali di grossa portata per evitare attentati come ne sono successi in Europa. Risultato: in una riunione in Comune a Capriolo in data martedì 13 giugno, il Comandante dei Carabinieri di Capriolo ha dichiarato che secondo lui “l’area scelta, essendo vicino ad un casello autostradale, si presta ad essere obiettivo sensibile per possibili attentati”. Se a questo sommiamo che ci veniva imposto l’obbligo di bonificare tutto il prato (parliamo di circa sessantamila metri quadri, dodici campi da calcio tanto per farvi un idea), di inserire barriere in new-jersey ovunque (circa mille metri di barriere), che per non so quale legge la vicinanza di un polo estrattivo (cava) era un motivo di pericolo e, dulcis in fundo, la presenza di una corsa ciclistica dilettantistica nelle ore precedenti all’evento, che avrebbe ostacolato l’accesso alla zona, mi è sembrato abbastanza chiaro che, per evitare qualsiasi problema potesse sorgere, non c’era più la volontà di alcune persone di volere questa manifestazione.

 

Come hai vissuto questi momenti?

Ti lascio immaginare… trovarsi ad un mese dall’evento senza location solo perché qualcuno non ha voglia di lavorare e di prendersi le proprie responsabilità è qualcosa di devastante, perché non parliamo di problemi tecnici o quant’altro, parliamo della non volontà di alcune persone di concederti quello che la legge ti autorizza a fare. Ho provato a discuterne con l’Amministrazione Comunale, fargli notare che definire un prato fuori da un qualsiasi casello autostradale “obiettivo sensibile per possibili attentati” fosse un attimino esagerato, avrei capito una Piazza Duomo o un centro cittadino, ma un prato… mi sono soltanto sentito rispondere “non voglio avere problemi” e “non mi prendo responsabilità non mie”. Addirittura, quando ho chiesto se era possibile rivalutare la cosa nel caso in cui avessi trovato una zona idonea alle loro richieste, mi è stato chiaramente detto di lasciar perdere e che comunque ci avrebbero ostacolato in tutti i modi…

 

Il 18 luglio arriva l’annuncio che i Morbid Angel, headliner della domenica, annullano tutte le date estive europee per dei problemi legati al visto. Dopo tutte le fatiche fin qui superate, immagino lo sconforto per questa notizia. Non ti sei però abbattuto e in pochissime ore sei riuscito a trovare un nuovo headliner che, almeno per il sottoscritto, ha alzato ulteriormente il livello del bill: stiamo parlando dei Carcass. Come sei riuscito a ingaggiarli in così poco tempo?

Qui bisogna ringraziare la Hellfire Booking, io ho solo fornito tre nomi che secondo me potevano andare bene: Carcass, Abbath e Satyricon, visto che il festival dove dovevano presenziare il 23 luglio era stato cancellato pochi giorni prima. Hanno chiuso i Carcass, direi la soluzione migliore

 

 

Venerdì 21, il giorno prima del festival, una nuova tegola: il festival non si svolgerà più all’aperto ma dentro al Pala Brescia e con dei regolamenti restrittivi dettati da delle ordinanze comunali che hai postato in questi giorni sulla pagina facebook del Colony Open Air. Come spieghi un pugno così duro da parte dell’amministrazione comunale? Alla fine, tra chi ha pernottato in albergo, chi in campeggi, alle attività commerciali di Brescia sono entrati soldi extra…

Certezze a riguardo non ne ho, ma tutto mi porta, purtroppo, alla politica. Negli stessi giorni in Castello a Brescia c’era una grossa manifestazione musicale gratuita, nessuno degli obblighi imposti dal Prefetto è stato rispettato: niente tornelli, niente controlli, niente metal-detector, vetro e lattine ovunque, orari non rispettati e nessuno del Comune che si è permesso di dire qualcosa. Come tutti ben sanno, certi locali o manifestazioni sono dei bacini di voto, vietarle significa perdere voti, autorizzarle significa mantenerli. Pochi bresciani al nostro festival e quasi tutti bresciani in Castello, e a Brescia tra poco si vota…

 

C’è chi ha gettato benzina sul fuoco…

Questa è la cosa che più mi ha deluso, soprattutto se chi parla dovrebbe sapere bene come funzionano le cose, ma a questo punto mi viene veramente il dubbio che chi ha versato la benzina sul fuoco abbia mai organizzato qualcosa in prima persona, senza mai appoggiarsi a strutture già esistenti e autorizzate. Qualsiasi organizzatore sa che per emettere un biglietto Siae serve un permesso, permesso che viene rilasciato solo con una licenza di Pubblico Spettacolo e una Dichiarazione di inizio attività. Il nostro biglietto è stato emesso con il codice Biglietteria del Parco, non del Pala Brescia che ha un altro codice, in quanto tutti i permessi erano pronti, quindi non è assolutamente vero che era giorni che si sapeva che si sarebbe tenuto all’interno. La soluzione interna era un’ipotesi che abbiamo sempre tenuto in considerazione ma da un punto di vista meteorologico. I due palchi venerdì mattina alle 07:00 erano pronti per essere scaricati, chi dice che ci vogliono quattro-cinque giorni per montarli spara cazzate; un dodici per dieci e un dieci per otto, i due palchi regolarmente noleggiati e pagati con regolare fattura nonostante il non utilizzo, completi di luci e impianti, vengono montati da due squadre in otto-dieci ore, tutto sarebbe stato pronto per la Commissione. Purtroppo posso solo dire che, se avessimo montato i due palchi esternamente, alle ore 12:30 di sabato ci avrebbero sigillato l’ingresso, e qua mi fermo perché non posso dire altro. Per quanto riguarda poi lo stupore sul come abbiamo fatto a montare il palco all’interno in dieci ore, questo denota la totale ignoranza delle persone che lo prendono come punto fermo per confermare la propria tesi: il palco all’interno è montato trecentosessantacinque giorni all’anno, non bisogna proprio montare un bel nulla (ride n.d.r). Personalmente non mi sono MAI permesso di giudicare pubblicamente un qualsiasi concerto, perché so benissimo quanti e quali problemi ci sono in questa attività, quanti fattori esterni possano influire sull’organizzazione, quindi tutta questa cattiveria, iniziata sempre dalle stesse persone già sottotraccia a Marzo e di questo ne ho le prove, mi porta a pensare che qualcuno l’abbia presa a male da un punto di vista personale, coinvolgendo poi persone a cui probabilmente non vado a genio

 

Torniamo a parlare del festival… Come hanno reagito le band a tutti questi cambiamenti?

Non ho avuto nessun problema quindi credo che abbiano tutti capito, molte sono band che hanno suonato al Circolo e che mi conoscono personalmente, sanno come lavoro. Anett, la tour manager dei Loudness, chiacchierando prima del loro show me lo ha detto chiaramente: “Se non fosse che sei tu l’organizzatore e sappiamo come lavori, noi qua non saremmo mai venuti”.

 

JOHN RICCI EXCITER

John Ricci, Exciter, Colony Open Air 2017

 

Parlando con molti presenti al festival, il fatto che si sia svolto al coperto, in un palazzetto climatizzato, è stato quasi una manna dal cielo visto le due giornate estremamente calde che abbiamo vissuto. La sfortuna ha almeno giocato un punto a favore, due se consideriamo che, essendo indoor, band come Mgla e Carach Angren hanno avuto la giusta atmosfera di oscurità. Ti andrebbe di darci una tua riflessione su questo punto?

Qua si tratta di punti di vista. Umanamente credo sia stato meglio così, con i quasi 40° di quei giorni, stare tutto il giorno sotto il sole sarebbe stato difficile per tutti, ma è anche vero che si aspetta impazientemente l’estate per vedersi i concerti all’aperto. Da un punto di vista spettacolo è chiaro che il poter dare a tutti uno show con le luci e a temperature accettabili è molto diverso dal suonare senza nessuna luce e sotto il sole, fisicamente non so se alcuni gruppi sarebbero riusciti a farlo visto il loro trucco. Il mio parere personale è che è stato meglio così, ma solo perché non amo particolarmente il sole

 

Considerando tutti gli avvenimenti accaduti, come consideri l’affluenza al festival?

Chiaramente speravo in meglio. Il sabato non è andato malaccio, la domenica si: tra abbonamenti, prevendite e biglietti, al botteghino siamo arrivati a malapena a seicento persone… ma era purtroppo un risultato prevedibile, troppi problemi, troppi cambi di location, troppe polemiche gratuite

 

In uno dei tuoi comunicati hai detto che questa sarà la prima e ultima edizione del festival. Quanto pesa questa decisione a un appassionato di metal come Roberto Rosa?

Tantissimo. Vivere la fine del festival come una liberazione ti può dare l’idea di quello che ho passato prima, e non voglio più ripetere un’esperienza simile, non lo auguro a nessuno, veramente. Come detto ho fatto sicuramente errori, ci sono stati problemi impensabili all’inizio che abbiamo dovuto gestire, ma la cattiveria di alcune persone mi ha fatto veramente male. Sentirsi dare del ladro in pubblico fa male, soprattutto da persone che conosci e che, se volevano, potevano chiamare e chiedere spiegazioni, invece di fare polemiche gratuite in pubblico. Non le ho mai negate a nessuno, non lo avrei fatto nemmeno con loro, ma a quanto pare faceva più comodo usarmi come bersaglio in una gara di tiro…

 

Ma in Italia è così difficile riuscire a fare qualcosa se non si hanno determinati “agganci”?

Se non utilizzi strutture già autorizzate o locali già a norma, nella stragrande maggioranza dei casi si. Devi avere degli agganci che abbiano anche un interesse politico o economico, altrimenti tutto diventa maledettamente difficile.

 

Roberto, ringraziandoti per averci concesso questa intervista, sperando che possa aiutare a fare ulteriore chiarezza, lascio a te le ultime parole.

Che dire, vi ringrazio per il lavoro che fate per la musica metal, ho sempre stimato Truemetal e il fatto che sia iscritto al Forum da circa quindici anni lo dimostra, anche se scrivo poco sinceramente. Ringrazio tutti quelli che hanno supportato il Colony in questi anni, tutti quelli che si sono adoperati per aiutarlo a sopravvivere in questo momento veramente difficile, ringrazio in anticipo chi continuerà a portare avanti il Colony. Come forse sai io sono dimissionario quindi gli auguri di cuore a chi porterà avanti il Circolo sono dovuti. Ringrazio tutti i presenti al Festival, chi ci ha elogiati e chi ci ha criticati in modo costruttivo, e se devo essere sincero la voglia di rimangiarmi quello che ho detto e di organizzare un COA pt.II è tantissima…

 

Marco “Into Eternity” Donè