Avantgarde Black Industrial Symphonic

Intervista Samael (Vorphalack)

Di Mickey E.vil - 12 Febbraio 2024 - 8:00
Intervista Samael (Vorphalack)

Intervista a Vorphalack da parte di Mickey E.Vil (The Mugshots, Radio Onda D’Urto FM). In fondo alla pagina è possibile ascoltare la stessa in versione audio con sottotitoli.

Sono un privilegiato, insieme a tanti altri della mia generazione. I Samael li ho visti dal vivo proprio a ridosso dell’uscita di Passage, un album che ha significato molto per me e per i tantissimi altri amanti di band in grado di evolvere il loro sound con coraggio e passione. Risentire oggi nella sua interezza tale capolavoro è emozionante, perché non si tratta di una sterile celebrazione di un anniversario (Vorph non sembra amare le commemorazioni, come leggerete), bensì di un sacrosanto tributo ad un monumento ed un’esperienza da regalare anche alle generazioni più giovani. Bando alle ciance dunque e lasciamo la parola al leggendario Vorphalack!

Dunque, caro Vorph. Cosa possono aspettarsi i fan dall’intera performance live di un album così iconico come Passage?

Mmhh… Di base abbiamo suonato l’album così com’è dall’inizio alla fine come nel disco originale. Naturalmente quelle canzoni oggi hanno 26-27 anni e dunque si tratta della stessa cosa ma con molta più maturità e un ambiente live, perciò non è una copia esatta dell’originale ma credo suoni bene! È un po’ più grezzo rispetto all’album in studio e un po’ più pesante perché abbiamo abbassato l’accordatura a do diesis laddove l’originale era in re, il suono è un po’ più grassottello. Sì, non saprei come presentarvelo ma se vi piace l’originale, beh, dategli un ascolto e valutate se potrebbe essere qualcosa che vi piace!

Siete soddisfatti della nuova fantastica formazione dei Samael?

Sì, lo siamo, assolutamente: sono felice che piaccia anche a te! Sai, ci sono state delle fluttuazioni nel tempo ad un certo punto, cambi di line-up da quando Mas ha lasciato la band seguito più tardi da Makro… Credo che oggi abbiamo una grande formazione: Drop ha inizialmente raggiunto la band in veste di bassista sebbene sia un chitarrista ma voleva aiutarci ed è stato grande per noi! Ma poi c’è stato quel cambiamento nel momento in cui Makro se ne è andato ci è venuto spontaneo chiedere ad Ales di unirsi alla band, perché stava suonando in un progetto parallelo con Drop ed erano già abituati a suonare insieme. All’epoca però non fu possibile e ci fu un bassista intermedio – Zorrac – per un anno e mezzo o giù di lì, che volle andarsene per vivere una vita diversa. Fortunatamente ad Ales andava bene unirsi alla band e ne sono più che felice!

Qual è secondo te l’eredità lasciata da Passage alle generazioni odierne di band e fan?

È difficile parlare per gli altri ma per i Samael è stato un vero punto di svolta: è stato il primo album realizzato con una drum machine e questa è la formula alla quale siamo stati fedeli per gli ultimi vent’anni ed oltre. È stato un grosso cambiamento, stavamo cercando qualcosa di diverso, sai? Con Ceremony Of Opposites abbiamo raggiunto quello che volevamo raggiungere: sapevamo di avere qualcosa in mente e di esserci molto vicini, dunque non c’era bisogno di ripeterci. Stavamo cercando una via d’uscita, ecco perché abbiamo chiamato il disco Passage, era il nostro tentativo di superare il limite creativo che avevamo all’epoca!

Cosa ti ricordi della produzione e della registrazione dell’album e della conseguente risposta del pubblico e della stampa?

Guarda, i miei ricordi sono ancora molto freschi nonostante sia passato molto tempo! Eravamo già abbastanza avanti con l’album, stavamo quasi raggiungendo la fine del processo creativo e Waldemar venne in Svizzera: era la prima volta che lavoravamo con un produttore prima di entrare in studio. Avevamo già fatto due dischi con lui, lo conoscevamo bene e Xy era molto rilassato a lavorare con lui: è stato grande perché abbiamo potuto apportare dei piccoli cambiamenti qua e là rendendo le canzoni più interessanti prima di andare in studio, perché lo studio all’epoca era un vero studio e non uno studio casalingo! Ogni minuto era conteggiato, non potevi di certo sperimentare, dovevi registrare quello che avevi in mente e darti da fare! È stato bello, poi in quel periodo ero in una zona bizzarra della mia mente: volevo andare altrove, fare altro e andai in India per più di un mese. Originariamente avrei voluto stare più a lungo ma ebbi la sensazione di averne abbastanza ad un certo punto! Quando sono tornato ho cambiato i testi ed apportato cambiamenti qua e là, ho cambiato alcuni titoli… Penso che alcune influenze siano evidenti, specialmente per brani come Jupiterian Vibe: anche musicalmente c’è un’influenza non voglio dire della musica orientale ma le tablas, il suono liquido delle tablas era presente mescolato ai suoni industriali. Mi piace quel brano, in effetti!

Il prossimo anno (2024) cadrà il trentesimo anniversario di Ceremony Of Opposites: celebrerete la cosa in un qualche modo?

Ahh… Non abbiamo piani al momento… Non penso, a parte uno show che probabilmente faremo, ancora non l’abbiamo annunciato ma penso che sarà un’unica situazione!

Posso chiederti se state lavorando, in termini di studio, al successore di Hegemony?

Certo, certo, naturalmente… Ci stiamo lavorando da molto tempo e stiamo andando avanti: spero che lo finiremo entro l’estate e spero di poter far uscire almeno una canzone dato che non penso sia possibile l’album completo. Anche se non ne ho la certezza, potremmo andare più veloci di quanto pensi ma normalmente (ride) è l’opposto: ci vuole più tempo di quanto pensiamo! Vedremo, naturalmente ci stiamo lavorando e siamo – come dire – a buon punto nel progetto: percepiamo la forma che le cose stanno prendendo e la via che stiamo seguendo!

Quali sono i tuoi migliori e peggiori ricordi di fine anni Ottanta, inizio Novanta, riguardo la scena musicale?

Uhmm… Non sono mai stato fan del glam rock: non che mi desse fastidio, semplicemente era una cosa che non mi interessava e che mi entrava in un orecchio e usciva dall’altro! Non vi ho mai avuto a che fare… Poi è arrivato il grunge intorno ai primi anni Novanta: mi andava bene, c’erano band che mi piacevano molto come gli Alice In Chains o… I Rage Against The Machine che nulla avevano a che fare col grunge ma erano di quel periodo… E poi la musica industrial, abbiamo familiarizzato con la musica dei Ministry a fine anni Ottanta, inizio Novanta: fu un grande cambiamento per noi perché sentivamo che nella musica industrial c’era qualcosa che avremmo potuto incorporare in quello che volevamo fare! Band come i Godflesh o i Pitch Shifter, all’epoca, erano un’influenza, decisamente! Sì, direi che la bella cosa è che stava succedendo qualcosa, musica fresca che stava arrivando e qualcosa da cui lasciarsi ispirare.

Che musica ti piace ascoltare al di fuori del metal?

Ascolto ogni genere di musica rock, non è davvero un problema. Ascolto molta musica classica, “classica” come termine generico: sono più per le cose contemporanee che non per quelle barocche. Ascolto di tutto, dipende dall’umore, non ho alcuna restrizione! Mi ricordo che negli anni Novanta c’erano altre band che scoprivamo, i Dead Can Dance per esempio che non erano propriamente un’influenza ma facevano una musica che ci parlava sul serio! Vado di qua e di là, non ho un genere di musica specifico che ascolto in esclusiva!

Che studi e pratica hai seguito in termini di educazione musicale?

Sai una cosa? Quando abbiamo iniziato coi Samael ho preso in mano una chitarra e stop! Conoscevo tre accordi che non ho mai usato perché all’improvviso un amico che suonava alcuni brani dei S.O.D. mi mostrò l’accordo power e una volta che lo vidi pensai: «Wow, puoi fare tutto con questo! Nessuna necessità di usare accordi completi!»… E partii! Più tardi presi lezioni di chitarra, credo che quello che imparai dai maestri non sia mai stato usato nei Samael! Quando prendo la chitarra suono quella roba e cerco di suonare cose diverse perché mi piace suonare per il piacere di farlo, non solo per allenarmi. Non sono mai stato quel tipo di musicista che afferra la chitarra e suona cinque-sei ore al giorno per un anno o due, cosa che va fatta se si vuol diventare un virtuoso o un chitarrista tecnico. Non è mai stata la mia intenzione, sono sempre stato più sul versante punk: let’s go!

Hai delle connessioni, musicali oppure no, con l’Italia?

Che tipo di connessioni, intendi con le band? Beh, abbiamo fatto tour coi Lacuna Coil durante la prima fase della loro carriera, non ci si vede spesso ma siamo amici, è sempre bello incontrarli perché sono davvero belle persone! A parte ciò, ricordo una band chiamata Ephel Duath , giusto? Qualcosa del genere, facevano un mix di death metal e jazz che sentii a fine anni Novanta: mi piacevano molto ma non so cosa gli sia successo, è da tempo che non li sento… Forse non esistono più! Devo controllare!

Sei anche ispirato da film e libri?

Naturalmente, i libri sono stati sempre un’ispirazione dato che di base nella band scrivo io i testi e mio fratello Xy compone la musica! Per me sono essenziali, non solo perché devo farlo ma perché mi piace confrontare la mia mente con menti più grandi, probabilmente così cresci come persona! Non leggo molto i romanzi anche se ne ho finito uno oggi, dunque talvolta lo faccio… Ma sì, leggere per me è importante e per quanto riguarda la musica, Xy ascolta molte colonne sonore, più che la musica classica… O per lo meno quello che si chiama “musica classica”…

Sì, è un termine piuttosto generico perché…

…sì, sì, non vuol dire niente, come per il rock: tutto può essere rock o tutto può essere musica classica…

Sì, naturamente Mozart e Šostakovič non sono la stessa cosa!

Siamo d’accordo su questo, ovviamente! Ma devo dire che sarei più per Šostakovič che non Mozart…

Eh sì, lo immaginavo!

Sebbene, sebbene, per me personalmente ma penso anche per Xy, il Requiem di Mozart credo sia uno dei brani musicali più belli mai sentiti! Fa parte dei primi cinque pezzi musicali migliori mai creati. Anche se non sono un fan di Mozart, credo che quello sia qualcosa di diverso, qualcosa di speciale!

Quale messaggio, quale saluto finale manderesti ai fan italiani dei Samael?

Spero di incontrarli (ride)! E di avere la possibilità di tornare lì presto, lo abbiamo fatto nel 2022 ma non l’anno scorso. Per ora abbiamo davanti qualche festival ma non credo in Italia, dunque vorrei tornare a suonare in Italia, ovunque! Di solito vengo in Italia in vacanza perché è un posto… Sono stato a Roma l’anno scorso e non ho avuto l’opportunità di tornare quest’anno… Ok, era quest’anno ma a gennaio, dunque tanto tempo fa! Quest’anno non sono potuto tornare ma sì, probabilmente torneremo: la mia ragazza ed io siamo grandi fan dell’Italia per tutto, il cibo, il vino, la qualità della vita, la gente… La adoriamo!

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