Doom

Intervista Scent Of Darkness (Gianluca)

Di Matteo Pedretti - 17 Novembre 2020 - 7:50
Intervista Scent Of Darkness (Gianluca)

Intervista a cura di Matteo Pedretti

Ciao Gianluca, innanzitutto ti ringrazio per la tua disponibilità per questa intervista.

Il progetto Scent Of Darkness nasce nel 2018. Puoi riassumerne le tappe fondamentali?

Ciao e grazie a voi per questo spazio concessomi. Come giustamente hai detto Scent of Darkness nacque a Marzo 2018 e la prima tappa fondamentale fu la pubblicazione del primo singolo Reborn’. Personalmente non mi aspettavo di ricevere così tanti complimenti e apprezzamenti, quindi sin da subito ho capito che questa avventura avrebbe potuto portarci tante soddisfazioni.

Successivamente però ho avuto a che fare con diverse cose: impegni lavorativi, problemi fisici, scarsa ispirazione tanto che Trust Issuesvenne pubblicata quasi un anno dopo. Ma in ogni caso mi sento di dirti che questa è stata la seconda tappa fondamentale perché ho capito che non dovevo fermarmi. La terza tappa fondamentale indubbiamente comprende la realizzazione degli altri due brani, ovvero Crowded SolitudeeWhispers From Nowhere’, questi sono stati scritti e registrati in tempo record perché non mi andava di far slittare ancora l’uscita del primo EP. Infine tutto il processo di realizzazione e produzione dell’album è stato meraviglioso, vedere il proprio lavoro su disco per me è un’emozione incredibile.

Per diversi anni hai militato, come chitarrista, nei Vereor Nox, orientati a sonorità Black/Death Metal. Con Scent Of Darkness hai voluto esplorare nuovi territori o le sonorità lente e funeree ti attiravano già da tempo, ma non avevi ancora avuto modo di svilupparle pienamente?

Diciamo che da sempre ascolto tanta musica, il Funeral Doom metal e il Black metal in primis, quindi la mia militanza nei Vereor Nox mi ha permesso di esprimermi in un contesto Black Metal sinfonico. E’ stata indubbiamente un’esperienza fantastica che mi ha permesso di crescere tantissimo sia a livello compositivo che chitarristico. Dopo la mia uscita dalla band non avevo intenzione di continuare sulla stessa linea, ma ho sentito la necessità di affrontare una nuova sfida. Ed ecco che immediatamente ho pensato che sarebbe stato bello e interessante “catapultarmi” nel Funeral Doom metal.

Il debut album Insanitude’ è stato autoprodotto e solo successivamente hai incontrato l’interesse della Masked Dead Records o è andata diversamente?

Conosco Matteo (fondatore dell’etichetta) da diversi anni e quindi seguivo con attenzione la Masked Dead Records. Mi piacque subito il suo modo di lavorare quindi avanzai l’idea di parlargli del mio nuovo progetto. Ricordo che rimase molto colpito quando gli feci ascoltare ‘Reborn’, tanto che per la track successiva, ‘Trust Issues’, gli proposi di fare da guest vocals. Lui accettò e sono molto felice di come è andata. A lavoro ultimato riparlammo nuovamente dell’album e lui, con la sua label, non perse l’interesse nel voler produrre ‘Insanitude’.

Le quattro composizioni dell’album incorporano elementi tipicamente Funeral Doom, ma la proposta sembra abbracciare uno spettro molto più ampio: Doom/Death, Gothic, Black… sei d’accordo?

Si, sono assolutamente d’accordo! Come detto in precedenza nel corso degli anni ho sempre ascoltato tanta musica di tanti sottogeneri del metal. Nel progetto Scent of Darkness infatti ho cercato di “unire” tutte le mie influenze musicali cercando di non trascurare la matrice e i canoni principali del Funeral Doom metal. ‘Insanitude’, infatti, mi ha permesso di incorporare soluzioni e influenze da altri sottogeneri in modo da imprimere un’impronta personale al tutto. Inoltre aver avuto diversi collaboratori in quasi tutte le tracce ha fatto in modo che scrivessi dei brani che venissero incontro anche alle loro influenze musicali. Il risultato finale è stato un prodotto che è piaciuto anche a coloro che prediligono generi musicali più veloci rispetto agli standard del Funeral Doom classico.

Mi ha molto colpito l’enfasi posta sui registri vocali dell’album, molto variegati: potenti growl, scream, ma anche passaggi puliti. Come si sviluppa il tuo processo creativo? Parti da un riff, da linee vocali che hai in mente, da immagini o suggestioni?

Solitamente mi piace imbracciare la mia chitarra e magari provare a tirar giù delle melodie che ho in testa. Raramente decido di mettermi a suonare e a comporre se non ho già un’idea di partenza in testa. Quindi suono un riff e dopo inizio a pensare a cosa può starci bene per proseguire, una volta individuata la strada giusta mi diventa tutto più semplice. Un po’ come un puzzle. Riguardo le parti vocali ringrazio di cuore Lorenzo Telve: non gli ho dato particolari linee guida, ma al contrario ho cercato di dargli carta bianca e lui è riuscito a fare un lavoro enorme e a dare un importantissimo contributo alla riuscita dell’EP.

Ascoltando Insanitude’ mi sono tornati alla mente i primi lavori di Paradise Lost e My Dying Bride, così come quelli di Skepticism, Ahab e Mornful Congregation. Ritieni questi gruppi dei riferimenti? Puoi citare altre influenze rilevanti nella gestazione dell’album?

Ammetto di conoscere abbastanza bene band come Skepticism e Ahab e un po’ meno le altre che mi hai elencato ahah! Mi sento onorato che il mio lavoro abbia preso influenze da band che sono dei pionieri di questo sottogenere. Le band che ho ascoltato più di altre prima di comporre ‘Insanitude’ sono state i danesi Saturnus e il progetto Doom:VS, entrambi questi progetti sono stati un riferimento importantissimo per me. Inoltre non ho trascurato qualche influenza symphonic e death metal, la base di tutto per me è avere una mia impronta personale.

Il titolo Insanitude’, così come l’immagine di copertina, suggerisce che i testi si focalizzino su situazioni di disagio e instabilità. Sono queste, in effetti, tematiche ricorrenti. Ti rifai a vissuti personali o parti da altre idee: libri, notizie etc?

Insanitude’ lo si può definire un concept album autobiografico. Abbiamo diviso la storia in quattro elementi che tormentano il nostro protagonista. In ‘Reborn’ è affrontata la tematica della depressione, ma non intesa come una voglia di metter fine alla propria vita, anzi. Il nostro personaggio si sente affranto, non riesce più a ritrovare sé stesso, ma al tempo stesso vuole lottare e vuole riemergere affrontando i suoi demoni. Da ‘Trust Issues’ si sfocia nella malinconia, nella sofferenza, nel delirio. Sono affrontati temi come la perdita di fiducia nei rapporti, ma anche nella società odierna, sempre più alienata, sempre più discriminatoria e distante dalle idee del nostro narratore.

Infine ‘Crowded Solitude’ e ‘Whispers From Nowhere’ sono due brani che affrontano il delirio psicotico e la depersonalizzazione. Nel primo brano, dove come artwork ho utilizzato ‘La casa di Arles’ di Vincent Van Gogh, il nostro protagonista si sente tormentato da delle voci nella sua testa e da delle braccia spaventose che fuoriescono dalle pareti della sua camera. Essi lo tormentano e lui si sente solo contro queste entità, consapevole che lo porteranno alla morte, consapevole che lui è li perché sta pagando gli errori di un Dio crudele e di una società malata. Oltre a mie vicissitudini personali ho inserito anche dei tributi: Van Gogh e la casa di Arles appunto, Beksinski e infine un riarrangiamento della theme del film ‘The Shining’ del maestro Kubrick nella parte finale di ‘Whispers From Nowhere

Quali sono i programmi futuri di Scent Of Darkness? Momento particolare a parte, ti interessa la dimensione “live” della musica?

Il mio obiettivo è quello di realizzare un full, spero nel prossimo anno o fra due anni. Ovviamente questa situazione sanitaria complica un po’ le cose… non so se il progetto andrà live, non nascondo di avere una sorta di ansia da palcoscenico che mi ha sempre frenato dall’idea. In futuro però mi piacerebbe molto e staremo a vedere! Ahah
Vi ringrazio per questa intervista, è stato un piacere per me rispondere alle tue domande.

Vi auguro ogni bene sulla piattaforma e un saluto affettuoso a tutti i lettori.

 

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Genere: Death  Doom 
Anno: 2020
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