Thrash

Intervista Soul Dragger (tutta la band)

Di Andrea Bacigalupo - 1 Marzo 2020 - 14:17
Intervista Soul Dragger (tutta la band)

Intervista a cura di Andrea Bacigalupo

 

 

Approfittando dell’immissione sul mercato del debut album, dal titolo omonimo, abbiamo scambiato due parole con i romani Soul Dragger.

Ciao ragazzi, come va? Iniziamo subito e parliamo della vostra storia: come nascono i ‘Soul Dragger’?

Ciao, va molto bene grazie! I Soul Dragger nascono nel 2017 da un’idea del cantante chitarrista Alex di fondere il vecchio con il nuovo, cioè quella di prendere elementi di generi anni ’80 come l’Heavy Metal e il Thrash metal e aggiungere sonorità più moderne come quelle del metalcore e affini. Alcuni brani sono stati scritti dallo stesso Alex svariati anni prima, ma sono stati rimodellati in virtù di una rinnovata immagine della band.

Perché scegliere il monicker ‘Soul Dragger’? chi volete trascinare e, soprattutto, dove lo volete portare?

Il monicker ‘Soul Dragger’ è stato scelto perché secondo noi rappresenta la vera essenza di ogni essere umano: una creatura che trascina sé stessa nella speranza di ottenere quel qualcosa definibile da tutti come il personale prototipo di ‘pace interiore’. Tutto ciò è un tentativo di giustificare la propria esistenza.

Non vogliamo trascinare nessuno in particolare, ma se proprio dovessimo scegliere, vorremmo portare indistintamente tutti all’inferno! Dal primo all’ultimo, nessuno escluso. Sappiamo tutti che l’inferno è in terra per via di tutte le vicende che accadono attorno a noi ogni giorno. Parliamo di guerre, epidemie, ecc. Perciò ci siamo detti “Se proprio dobbiamo stare tutti all’inferno, almeno cerchiamo di trascinare chiunque in maniera tale da non far sentire nessuno più solo!”. Pensiamo ci sia molta empatia in questo. Empatia che crediamo possa essere trasmessa tramite i nostri brani: chiunque può immedesimarsi in ciò che è scritto nei nostri testi, portandolo ad essere più vicino con l’anima a tante altre persone. D’altronde la musica rende uniti un po’ tutti! Nonostante i toni prettamente ‘dark’ dei testi e delle melodie di questo album.

Volete dire ai nostri lettori com’è incidere il primo album, dando vita magari a pezzi che è un po’ che sono nel vostro cassetto?

È una delle soddisfazioni più grandi che un musicista possa avere! Per anni abbiamo sognato di arrivare a questo punto. È stato gratificante sotto qualsiasi punto di vista poter collaborare con elementi esterni che ci hanno aiutato a mostrare al mondo la vera essenza dei nostri pezzi. Abbiamo ancora tanta strada da percorrere e sappiamo che questo è solo uno dei primi step. C’è tanta voglia di fare!

L’EP d’esordio, ‘Before Chaos’, contiene tutti brani presenti anche in ‘Soul Dragger’. Che differenze ci sono tra le due versioni?

Le differenze sono di mixing/mastering e di arrangiamento: l’EP ‘Before Chaos’ è auto-prodotto; il mix e il master lo ha fatto Alex (il classico home recording), mentre l’album ‘Soul Dragger’ è stato prodotto da Marco Mastrobuono dei Kick Recording studios (Fleshgod Apocalypse e 5Rand per citarne un paio). Riguardo l’arrangiamento si tratta perlopiù di accorgimenti avuti su alcune sezioni, niente di così esagerato dato che eravamo già parecchio soddisfatti dei brani.

Come nasce un brano dei Soul Dragger? Chi compone la musica e chi i testi?

C’è da fare una premessa riguardo la lavorazione dei brani. Come anticipato poco fa, i prototipi dei brani (sia musiche che testi) sono stati scritti interamente dal cantante chitarrista Alex nel corso degli anni. Ha proposto una versione demo dei pezzi al resto della band e con loro ha effettuato gli ultimi perfezionamenti riguardo alcune melodie. Sempre di accorgimenti si tratta, dato che per come è abituato a lavorare Alex, scrive le parti di tutti gli strumenti (chitarre, basso e batteria).

In tutto ciò vanno comunque citati anche gli altri componenti della band! Flavio (il batterista) ha saputo dare quel tocco più umano alle parti di batteria pur mantenendo la ferocia tipica dei Drummer Thrash metal anni ’80. Le melodie aggiuntive ideate da Davide (il chitarrista) danno quel tocco di moderno in più! Un chiaro esempio è la linea solista dei ritornelli del brano ‘Before Chaos’ suonata con la tecnica del tapping. Un chiaro riferimento a generi come il Djent.

Per le linee di basso la questione purtroppo è differente, visto che sono state scritte e arrangiate interamente da Alex. Come immagino si sia capito, questi brani sono nati da varie idee avute da Alex nel corso degli anni. È stato comunque molto bello e gratificante vedere un alto livello di coesione da parte della band nel momento in cui si sono dovuti perfezionare i brani. Un altro chiaro esempio sono i quattro assoli concatenati presenti nel brano omonimo della band ‘Soul Dragger’. Volevamo una “solo battle” e così è stato!

In ‘Soul Dragger’ si sente la voglia di distinguersi. Come definite il vostro sound?

Cattivo, potente ma anche melodico. Semplice ma d’effetto; senza mezzi termini. Ci siamo lasciati ispirare dalla copertina di ‘Vulgar Display of Power’ dei Pantera per l’idea del nostro sound. “Un pugno dato in faccia a piena forza, senza preavviso”! Ecco come vogliamo definirci. In questo caso i giri di parole servono a poco secondo noi. Anche i temi trattati nei brani sono quasi buttati in faccia alla gente, come una sorta di dura realtà dei fatti.

Cosa ispira un testo dei Soul Dragger? In particolare, di cosa parlano ‘Maid and the Beast’ e ‘Everyday’?

I testi dei Soul Dragger in questo album parlano principalmente di alcune tra le varie sfaccettature dell’animo umano. Il nostro obiettivo è far immedesimare l’ascoltatore nelle lyrics della canzone.

Maid and the Beast’ ed ‘Everyday’ possono essere definiti i brani romantici dell’album. La prima parla della classica storia tra una fanciulla e un demone (un inetto, una persona emarginata per l’esattezza), dove lui si dichiara apertamente a lei pur sapendo ciò che è. ‘Everyday’  invece è il primo brano scritto in assoluto per l’album. Il testo si presenta come una poesia e parla del rapporto tra due innamorati, lui che la sogna la notte e lei gli sfugge. I due sono “vicini come il cielo e il mare” ma vengono divisi da una linea impercettibile come l’orizzonte, in questo caso caratterizzata dalla natura sfuggente della ragazza.

Parlateci del video di ‘Rise’, il brano che apre l’album: cosa significano le maschere e la tanta violenza espressa? Dove lo avete girato?

Il videoclip di ‘Rise’ è stato girato a Roma ma in due luoghi diversi: le scene outdoor in una pineta nella zona est della città; le scene indoor invece le abbiamo girate tutte in una cantina, sfruttando le diverse angolazioni dei pochi ambienti che avevamo a disposizione. È stata un’esperienza molto divertente, non sono mancati i momenti “bloopers”! Difficilmente riusciamo ad essere seri quando siamo tutti e quattro insieme, ma nonostante ciò siamo riusciti ugualmente ad esprimere alcuni concetti nella giusta maniera, inclusa la violenza.

Parlando di concetti, il brano ‘Rise’ parla di non arrendersi mai, rialzarsi sempre ogni volta che cadiamo. Nel videoclip abbiamo pensato di aggiungere altri concetti che potessero essere etichettati come attuali. C’è da fare una premessa: la società in questo caso è considerata come un’entità a sé stante dal singolo individuo.

Le maschere che principalmente sono quattro (Lupo, Ratto, Maiale, Ragno) e tutte di colore bianco poiché è considerato un colore neutro (chiunque può indossarle), rappresentano alcuni aspetti negativi della società.

Abbiamo scelto questi quattro animali per motivi ben precisi. Il lupo è la violenza con cui la società si scaglia verso i singoli individui. Il ratto è il marcio che vi è al suo interno. Il maiale è il consumismo, mentre il ragno rappresenta il controllo sulle masse. Infine c’è una quinta maschera “Chimera” formata da tutte e quattro le maschere precedenti, che rappresenta l’individuo per ciò che è: il prodotto di una società. Per questo motivo il protagonista la indossa solo verso la fine del video.

https://youtu.be/iZ7tdL3U0Y4

La cover dell’album ritrae un demone alato che pare s’impossessi del cuore di una grande città. Cosa rappresenta?

Nella copertina il demone non si impossessa di nulla, semplicemente c’è lui al centro e tutto il resto attorno. La città è paragonabile al nostro “universo interiore”, in questo caso in preda al caos generato dalle emozioni, mentre il demone è una rappresentazione del proprio super io, ridotto a trascinarsi in un mondo che sta collassando su se stesso.

Come vedete la scena Metal italiana e quella europea?

La scena Metal italiana secondo noi dovrebbe essere valorizzata ulteriormente perché ci sono numerose band nell’ambiente underground che meritano di essere conosciute! Purtroppo l’Italia non è ancora pronta al 100% ad accogliere un tipo di musica come il metal, ma siamo fiduciosi al riguardo! In Europa invece la situazione rimane stabile, perciò pensiamo ad un futuro ricco di novità.

I vostri progetti per il futuro? Avete in programma delle attività live?

Sicuramente qualcosa bolle in pentola. Stiamo organizzando svariate attività live; puntiamo al nord Italia e anche all’estero e speriamo di poterci far sentire il più possibile!

Il tempo a disposizione è finito. Ringraziamo i Soul Dragger per la disponibilità e l’interessante chiacchierata. Grazie!

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Band: Soul Dragger
Genere: Thrash 
Anno: 2020
70