AOR Hard Rock

Intervista Sweet (Andy Scott)

Di Mickey E.vil - 8 Novembre 2021 - 8:30
Intervista Sweet (Andy Scott)

Intervista a cura di Mickey E.Vil (Radio Onda D’Urto, The Mugshots) e Steve Sylvester.

Dovendo intervistare un personaggio storico come Andy Scott, unico membro superstite dei leggendari Sweet mi sono chiesto: a chi potrei chiedere aiuto se non al più grande collezionista ed esperto di questa band in Italia (e uno dei due in tutto il mondo)? Detto fatto: ecco a voi un’intervista ad una leggenda realizzata insieme ad un’altra leggenda, Steve Sylvester in persona! Buona lettura

Mickey E.Vil: Dunque, caro Andy. Cosa ci racconti del vostro nuovo singolo, ‘Everything’? Secondo me ci sono delle bellissime vibrazioni AOR/Rock FM, davvero melodico. Come lo presenteresti ai fan?

Direi che è la versione modernizzata di una canzone che ho scritto vent’anni fa. L’abbiamo realizzata in una versione leggermente diversa ma il cantante che abbiamo ora, Paul Manzi, ha il tipico… Diciamo che secondo me è uno dei migliori cantanti in giro in grado di cantare queste canzoni di rock commerciale, sai?

M: Sì, sono un grande fan degli Arena (ex band di Paul Manzi) dunque lo conosco, è fantastico…

Oh, bene! Lui venne da noi quando stavamo decidendo chi sarebbe stato il cantante circa quindici anni fa: Paul era la nostra seconda scelta e lo tenevamo a mente… Sai, l’unica persona che non può lasciare questa band e prendersi un giorno di vacanza sono io! Chiunque altro può dire «non riesco a suonare a quel concerto, puoi trovare qualcun altro?». Quando si trattava di tastiere, chitarra, voce, Paul era quello che chiamavamo; dunque è stato facile decidere tre anni fa, quando il nostro cantante ha deciso di seguire il suo cuore per cercare il successo con un paio di altre persone, Paul è stata la scelta più ovvia e anche la migliore! La sua voce aggiunge davvero qualcosa e credo che la canzone ‘Everything’ meriti ogni possibilità a lei concessa.

M: Mentre tornando all’anno scorso, come è stato registrare Isolation Boulevard durante il periodo di lockdown? Molto diverso dai tempi di Desolation Boulevard, credo…

L’unico problema che avevamo era non avere la possibilità di registrare in modo serio la batteria. Dunque abbiamo ritrovato delle parti tagliate e parti registrate dal vivo della batteria che erano così buone che siamo riusciti a costruire i brani su di esse! Ho recuperato, per esempio, delle parti di sintetizzatore originali degli anni Settanta, dato che avevo un sacco di nastri dei master in versione digitale, dunque accessibili da un computer oggi. Poi alcune delle parti di chitarra di registrazioni precedenti mi piacevano così tanto che le ho riutilizzate; ma le voci sono nuove di zecca così come il mix e il basso. Isolation Boulevard ha ricevuto un’ottima accoglienza, infatti sono rimasto un po’ scioccato dato che quando realizzi una compilation molta gente non dico che rifugga ma di sicuro chi lavora in radio recupera le versioni originali. Ma in realtà hanno trasmesso così tanto le nuove versioni che ho ricominciato a credere in me stesso!

M: Come ti sei trovato a registrare i tuoi brani classici con la line-up attuale?

Facile, perché i concerti sono stati ottimi. Abbiamo fatto un grosso tour prima del lockdown e la band è davvero valida e affiatata: so di averlo già detto ma per me questa line-up è ottima sul serio e siamo personalmente vicini. Credo che possa competere con la band originale, per certi versi.

M: Cosa possiamo aspettarci dal futuro in ambito live? Ovviamente dita incrociate per avervi qui in Italia…

Sarebbe bello tornare in Italia, amo il cibo, l’attitudine e la cultura. Non sono mai stato più a sud di Napoli, Capri o Portofino, per lo più sono stato a nord dove stai tu: Milano, Bologna e Venezia, posti come quelli. Nel tornare in giro stiamo preparando un grosso tour nel Regno Unito: sedici show in meno di quattro settimane, una delle cose più grosse fatte da tanto tempo. Siamo tutti pronti e non vediamo l’ora, spero che la gente venga, al momento siamo forse un po’ sopra il 50% delle vendite il che mostra che la gente è ancora un po’ non dico spaventata ma dubbiosa sul fatto di andare ad un concerto. Ma anche se si presenteranno solo 500 persone noi suoneremo, fa lo stesso: per me non cambia se ce ne sono 500, 5000 o 50000… la band suonerà comunque!

Una piccolissima parte della sconfinata collezione (circa 500 pezzi!) di singoli degli Sweet di Steve Sylvester

Steve Sylvester: Tu, come membro della band, possiedi tutto quanto fatto dagli Sweet o trovi questo aspetto meno interessante?

No, non esiste che io possegga tutto. Possiedo il grosso di quanto uscito dai tempi della line-up originale ma dal momento che sono il solo rimasto vivo, le famiglie degli altri tre ancora ricevono le royalties e partecipano a quel genere di cose. Ma ogni decisione per quanto riguarda i concerti della band è mia e ogni decisione riguardante i dischi è mia e della produzione che è la stessa sin dagli inizi. Abbiamo anche un editore che sta lavorando piuttosto bene, hanno messo qualche canzone nei film ma comunque sia: no, non è da me essere un dittatore!

SS: Infatti la perdita recente di Steve Priest ti rende l’unico sopravvissuto della mitica, amatissima line-up originale. Come ti senti a riguardo?

Quando Steve era ancora vivo avevo qualcuno con cui parlare: potevamo andare d’accordo oppure no ma almeno c’era ancora dell’interazione. Ora sono rimasto solo e non sto dicendo di non essere in grado di tenere insieme la band e prendere le giuste decisioni ma di sicuro non è qualcosa che avevo previsto, essere l’unico membro vivente della line-up originale. Ma credo che la vita nel rock and roll non sia sempre così semplice, no?

SS: Gli Sweet sono stati una band seminale negli anni Settanta e sono riusciti a influenzare miriadi di gruppi di genere molto diverso. Molti libri sono stati scritti anche se, almeno qui in Italia, una biografia ufficiale non è mai stata stampata. Hai mai pensato di scriverla tu?

Sì, qualche libro è uscito e alcuni miei amici lo hanno letto. Questo perché non sono quel genere di persona che legge una biografia su se stesso andando a caccia di quello che è sbagliato! Ma mi hanno detto che anche andando su Wikipedia trovi degli errori dunque forse dovrei scrivere un libro ma credo di essere troppo impegnato a star seduto a guardare sport alla televisione!

SS: Questo periodo storico spesso offre documentari e film biografici su vari artisti al cinema o alla tv. Non credi che una band come gli Sweet, con una storia lunga ed interessante, meritino qualcosa del genere?

Sì, capisco cosa intendi e siamo stati contattati una o due volte da gente che ha prodotto documentari e film biografici su altri artisti. Sì, non penso sia una brutta idea, è una bella idea quella di un documentario sugli Sweet ma mi sono accorto, quando mi hanno chiamato, che hanno bisogno di trovare un punto di vista per raccontare la storia giusta e aggiornarla a questi tempi. Il grosso della storia si svolgerebbe, credo, tra il 1970 e il 1981… ma mettiamola così: non è una cosa che abbiamo in programma ora. Ma quando succederà, sarà fantastico!

SS: Nel 1972 ci fu il vostro leggendario concerto al Piper di Roma, cosa ricordi di quella sera?

Non mi ricordo molto, dev’essere stato l’unico concerto fatto allora, facevamo tante cose diverse nel 1972… probabilmente stavamo promuovendo qualche singolo tipo ‘Little Willy’ o ‘Wig Wam Bam’. Mi ricordo di aver suonato a Madrid e a Maiorca probabilmente nello stesso periodo in cui suonammo in Italia; siamo anche stati in Jugoslavia a Lubiana, credo si trattasse di un tour promozionale. No, mi dispiace, non posso aiutarti: la mia memoria non è un granché!

SS: Di recente hai registrato un album con altre due icone del glam rock degli anni Settanta: Suzi Quatro e Don Powell dei vostri “rivali”, gli Slade. Com’è nato questo progetto e credi che ci sarà un seguito di questo grande disco?

Cominciamo con l’ultima cosa che hai detto: ci sarà un seguito, un QSP II. Che tu ci creda o no, ho parlato con Suzi ieri e sono rimasto in contatto con Don durante tutto il lockdown perché lui ed io siamo vecchi amici da moltissimo tempo. La ragione per cui abbiamo iniziato è che io stavo producendo il disco di Suzi, Back To The Drive, e suo marito quando ha visto come suonavamo insieme – a volte salivo sul palco con lei e lei con me – disse: «dovreste fare qualcosa insieme, c’è una bella interazione, vi piacete a vicenda e siete complementari!». Io risposi che sì, si poteva provare a realizzarlo: ci sono voluti quasi dieci anni per realizzarlo, circa otto anni prima che iniziassimo a fare qualcosa! Il la è stato dato dalla cover che abbiamo realizzato del brano degli Abba, ‘Does Your Mother Know’, per uno show televisivo tedesco. È andata così bene che abbiamo continuato, abbiamo cercato vecchi brani rock and roll e sono iniziate le prove durante le quali registravamo dato che stavamo tornando alle nostre radici, agli inizi quando tutto iniziò. Un po’ di Elvis, poi gente come Bob Dylan, cose del genere… ci siamo accorti, dopo tre giorni, di avere sette brani registrati! Dunque Suzi ed io abbiamo iniziato a scrivere dei brani, lei ne aveva un paio, io uno e abbiamo collaborato per scrivere altre tre o quattro canzoni. All’improvviso avevamo in mano un disco, qualcuno si è fatto avanti, una delle grosse etichette si è fatta avanti ed ecco fatto! Siamo andati con Suzi in Australia come gruppo spalla, i QSP: è stato fantastico, abbiamo fatto un tour di un mese in Australia con lei! Poi le cose si sono fermate perché Don aveva le sue cose da fare con gli Slade ed io con gli Sweet. Ora che stiamo uscendo dalla pandemia, la prima cosa che vuole fare Suzi… mi ha telefonato per dirmi «forza, facciamo un altro disco QSP!». Don ed io abbiamo sempre detto che è una bella cosa, ci siamo divertiti ed è stata una bella terapia, dunque torneremo a lavorarci l’anno prossimo!

M: E nel futuro ci sarà anche un nuovo disco degli Sweet con brani nuovi, originali?

Ci stiamo già lavorando. Ci sono i tre singoli usciti dal lockdown in poi che finiranno sul disco, è una richiesta dell’etichetta discografica. Tutto il resto sarà composto da brani nuovi di zecca dunque sì, il prossimo anno ci sarà un nuovo disco degli Sweet. Sarà l’ultimo album? Dipende da quanto la gente vorrà venire a sentirci quando saremo in tour!