Thrash

Intervista Trouble Agency (tutta la band)

Di Andrea Bacigalupo - 30 Marzo 2018 - 12:34
Intervista Trouble Agency (tutta la band)

I Trouble Agency provengono dal Belgio e suonano un Thrash molto energico, attuale e con molti tratti originali. Parliamo assieme della loro musica preferita e di ‘Suspected’, il loro ultimo album. Sentiamo cosa hanno da dirci.

Prima di iniziare, però, ringrazio vivamente Manuela Pignatelli, amica posso veramente dire ‘da sempre’, per l’importante ed essenziale contributo che ha dato con le traduzioni.

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Salve ragazzi, volete raccontare ai lettori di TrueMetal.it come sono nati i Trouble Agency e come mai hanno puntato ad una musica estrema come il Thrash? Quale è stata la loro evoluzione fino ad oggi?

Grazie per averci ospitato su TrueMetal.it, ne siamo molto onorati. I Trouble Agency sono nati nel 1993 dall’iniziativa di alcuni membri di band molto popolari di Thrash degli anni ’80 come Cyclone (BE). All’epoca il Thrash viveva sicuramente i suoi anni migliori, ma la band è stata comunque in grado di mantenere la sua identità nel tempo, nonostante le diverse modifiche di line-up. Noi non consideriamo il Thrash un genere così estremo. Nel frattempo, intanto, molti altri stili musicali estremi si sono sviluppati ed essere estremi non fa realmente parte dell’atteggiamento che vogliamo adottare. Preferiamo usare una varietà di tecniche per creare il giusto feeling. Suonare velocemente e intensamente è solo una di queste. 

Il Thrash dei Trouble Agency esce dagli abituali schemi del genere, con tessiture particolari e sezioni melodiche importanti. Da cosa deriva il vostro sound? Quali sono state le vostre principali influenze?

Esattamente. Non pensiamo di rientrare in un’unica categoria, motivo per cui pensiamo che fare “blending”, quindi una fusione di stili, sia il modo migliore per mantenere la tensione tra la melodia e l’aggressività, tra la velocità e la pesantezza. È la nostra ricetta. Il nostro sound ed il songwriting ovviamente sono influenzati dalle classiche band NWOBHM, dal Bay Area Thrash e persino dal Death metal, ma siamo poi noi che assembliamo il tutto a modo nostro.

Nel contesto di un brano, quanta importanza date al cantato e quanto agli assoli?

Non potremmo concepire una canzone senza mantenere il giusto focus sui testi e sugli assolo; sono entrambi una parte molto importante del nostro modo di scrivere. Aggiungono profondità, melodia, significato, aggressività e coerenza. Potremmo pensare di scrivere canzoni senza un assolo ma poi sceglieremmo comunque una parte principale diversa per dare più colore alla sezione ritmica. Tutto dipende da ciò che vogliamo ottenere in quel momento.

Quali principali differenze ci sono tra ‘Moneycracy’, il vostro primo album, e ‘Suspected’, il vostro ultimo lavoro?

Le maggiori differenze sono che una parte della line-up è cambiata e la sezione ritmica è stata rinfrescata. Abbiamo reclutato un batterista molto più aggressivo, Swakke (ex Breathstealer) all’inizio del 2008. Da quel momento in poi è arrivato anche un nuovo bassista, Simon, seguito dal nostro nuovo vocalist, Kev. Per questo nuovo album abbiamo anche introdotto un nuovo modo di lavorare; abbiamo predefinito e testato dei cambiamenti del metronomo, che avremmo dovuto affrontare in studio, cosa che ci ha resi molto più a nostro agio in studio e ci ha permesso di mantenere tutte le sfumature tipiche dei nostri live.

Che significato ha la cover del disco?

Ognuno può darne una propria interpretazione. Non ci piace imporre una visione unica delle cose, in quanto sono spesso più complesse di ciò che pensiamo o di ciò che i testi possano dire. Ma chiunque può vedere chiaramente una persona importante che esce da un edificio e che rappresenta il potere di affrontare le masse per una sorta di regolamento dei conti. Questo riassume principalmente ciò che è il concept dell’album.

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Di cosa parlano i Trouble Agency?

Tutte le canzoni trattano una qualche forma di problema sociale, sia esso legato all’esistenza di individui radicalizzati, allo scarso giudizio, alla perdita di parenti stretti, all’ingiustizia o al fallimento dei nostri sistemi politici. Il tema della canzone spesso determina il tipo di umore in cui ci immergiamo per scrivere la musica o, a volte, viceversa.

Quanto tempo riuscite a dedicare alle prove?

Le prove rappresentano la nostra principale occupazione. Ci incontriamo in media due volte a settimana per esercitarci sulla scaletta e scrivere nuovi pezzi. 

Come giudicate la scena Thrash belga attuale e quella europea più in generale?

Questa è una domanda che spesso ci fanno! Beh, dal momento che la band è in giro da un po’ di tempo, dobbiamo ammettere che non c’è più una “scena” per così dire. Negli anni ’80 e ’90 c’erano band minori, ma ogni fine settimana ogni singolo fun del metal si mobilitava per vedere la sua band preferita, anche con azioni di supporto a livello locale, qualunque fosse il sottogenere. Oggi il tutto è stato invaso da una varietà di band e generi, che a malapena hanno l’opportunità di suonare o sono divisi in comunità molto piccole. Bruxelles, la città da cui veniamo, deve anche far fronte a una situazione peggiore da quando tutte le sedi che hanno accolto il Thrash metal sono state chiuse. Questo è il motivo per cui suoniamo più spesso nelle Fiandre.

Avete tour in programma? Quanto è densa la vostra attività live?

Proprio in questi giorni il nostro batterista ha subito un intervento chirurgico delicato su una delle sue dita, quindi la band è in stand by per quanto riguarda le esibizioni dal vivo, ma speriamo di tornare in pista il prima possibile e magari suonare in Italia se ne abbiamo l’opportunità!

Quali differenze riscontrate tra il modo di fare Thrash degli anni ’80, degli anni ’90 e quello moderno?

Il Thrash degli anni ’80 era chiaramente ancora fortemente influenzato dai padri fondatori del metal nel Regno Unito e negli Stati Uniti, mentre il Thrash degli anni ’90 si è diversificato, articolandosi in molte più band provenienti da altri paesi europei e dal Sud America, dando in seguito la nascita al Black and Death metal. Il Thrash moderno è impossibile da definire perché può essere uno qualsiasi dei generi menzionati prima o qualcosa di completamente diverso. La più grande differenza è il modo in cui viene prodotto ed eseguito. Ad esempio, molte band scelgono dei “tuning” o degli arrangiamenti in studio che sono quasi impossibili da riprodurre dal vivo senza perdere di qualità. Un’altra tendenza di adesso è di concentrarsi sull’aspetto tecnico e dimenticare l’importanza della voce o della melodia. Noi preferiamo mantenere le cose più semplici, motivo per cui più spesso le persone ci definiscono si “vecchio stampo”. Questo però non significa che non sfruttiamo il progresso e l’evoluzione della “sound engineering” a nostro vantaggio.

Come nasce una canzone dei Trouble Agency? Chi scrive musica e testi?

Tutti possono dare un input, davvero. Ma la parte del leone nella scrittura deve essere attribuita al nostro membro fondatore, nonché chitarrista ritmico, Didier. È lui che è responsabile della maggior parte dei testi e dei riff. La maggior parte delle volte iniziamo a organizzare e migliorare ciò che lui ha buttato giù, ma capita una volta ogni tanto che un altro membro della band arrivi con una canzone, un riff o un testo, il che è un’opportunità di lavorare in modo un po’ diverso e dà un nuovo tocco alla macchina ben oliata che è Trouble Agency

Quanto tempo avete impiegato per registrare Suspected e come mai la scelta di autoprodurlo invece di rivolgersi ad una label?

Il processo di scrittura ha avuto luogo nel corso di diversi anni, perché abbiamo scelto di includere alcuni materiali più vecchi che non erano stati ancora pubblicati. Ma la registrazione, la produzione e la masterizzazione sono state eseguite in circa 15 giorni su un periodo di 4 mesi. Abbiamo scelto di eseguire autonomamente l’intera operazione perché questo non ci obbligava a prendere decisioni sbagliate in base a problemi finanziari o restrizioni temporali. Onestamente, la band sta ancora cercando un’etichetta valida che possa diventare un partner serio, ma finora abbiamo gestito tutto da soli.

Si conclude così l’intervista a questo gruppo dal grande futuro. Non ci resta che ringraziarli per il tempo concesso ed aspettare il prossimo album.