Intervista Unholy Impurity

Ciao ragazzi, benvenuti su Truemetal.it. Scrivo ‘ragazzi’ ben sapendo che abbiamo più o meno la stessa età e che siete in attività da più di dieci anni…potete raccontare la storia della Vostra band, a beneficio di tutti gli appassionati che ancora non hanno avuto modo di conoscerVi?
Sì, alcuni di noi accetteranno di buon grado l’appellativo di ‘ragazzo’, con la consapevolezza di non esserlo più da tempo, ormai.
La band ha preso vita ufficialmente nel 2014, con l’obiettivo di crearsi una sua nicchia, dapprima nel panorama della musica estrema della Sardegna e poi via via col tempo, anche in quello nazionale e perché no, internazionale. Vogliamo mettere in musica le nostre oscure emozioni e farle conoscere a chi ci ascolta e assiste alle nostre performance live.
Siamo qui riuniti oggi per celebrare la pubblicazione di “Oculus Mortis”, avvenuta il 28 febbraio 2025 sotto l’egida della Masked Dead Records. Potereste raccontarci qualcosa sulla genesi del disco e sui temi che affrontate nei testi?
Il concepimento di “Oculus Mortis” è scaturito durante il periodo della pandemia di COVID-19, il quale crediamo sia stato un po’ per tutti un periodo introspettivo e di riflessione.
Tempo prima in realtà, stavamo lavorando ad altro tipo di materiale, ma il periodo di distacco sociale ha fatto sì che le tematiche e la musica virassero verso un approccio ancora più oscuro. Le tematiche sono legate ai misteri, le antiche credenze, le leggende della natura agreste notturna, le tradizioni, le paure e il dolore nel trapasso.

Dando uno sguardo alla copertina del disco mi ha colpito un particolare: l’occhio incastonato in una struttura vagamente triangolare mi ha immediatamente ricordato il noto simbolo religioso stampato sulle banconote da un dollaro, la cui invenzione spesso viene (erroneamente) attribuita alla Massoneria. Cosa possiamo ammirare nella copertina dell’album? Come si collega questa immagine al titolo dell’opera?
La copertina rappresenta un vortice di ossa, fuoco e cenere, il tutto racchiuso da un cerchio composto da radici intrecciate, il tutto a rappresentare il decorso tortuoso della vita e della morte. L’occhio al centro è testimone visivo del Chaos dal quale è accerchiato; l’opera in breve rappresenta il vortice oscuro e rabbioso della nostra musica e delle nostre performance live, durante le quali chi interagisce con noi può immergersi.
Cercando informazioni sul Vostro gruppo mi sono ben presto accorto che i membri della Vostra band militano in altre formazioni, tra le quali mi piace ricordare gli alfieri del ‘metallo tradizionale’ Icy Steel. Potreste fare una rapida carrellata dei gruppi in cui prestate servizio? Questa lunga serie di collaborazioni influenza in qualche modo la stesura dei brani degli Unholy Impurity?
La carrellata sarebbe davvero lunga, è bene comunque precisare che gli Unholy Impurity mantengono una loro integrità artistica a prescindere dagli altri progetti musicali nei quali siamo coinvolti: tra le esperienze più salienti possiamo citare gli antesignani e disciolti Egomass, poi gli Icy Steel, Aeons In Torment, Spell Of Decay, 1782, Engraver, Forgotten Light, Lord Goblin, Altar Of The Witch. Vi sono in realtà ulteriori progetti musicali in ballo, ma la lista sarebbe davvero prolissa.
“Oculus Mortis” è il Vostro secondo full-length. Il disco è stato pubblicato sei anni dopo il Vostro album di debutto, “Bones Worship”. Cosa è cambiato e cosa è rimasto invariato nella Vostra produzione artistica? A cosa sono dovuti i sei lunghi anni di attesa?
Le ragioni di tale attesa sono varie: in primis, come anticipato in precedenza, il periodo di lockdown dovuto alla pandemia ha rallentato il processo compositivo, secondariamente comunque lavoriamo con molta tranquillità e senza pressioni, in modo da focalizzare efficacemente le nostre idee. Poi, ovviamente abbiamo anche tutti i nostri altri progetti nei quali siamo coinvolti, dunque il tempo va suddiviso in modo ottimale un po’ per tutte le situazioni.
Il vostro approccio al Black Metal, ascoltando per la prima volta “Oculus Mortis”, sembra prendere le mosse dallo stile dei grandi classici della cosiddetta ‘Seconda Ondata’, Darkthrone e Dissection in primis. Quali gruppi e/o musicisti annoverate tra le Vostre principali fonti di ispirazione? In altre parole, quali album Black Metal potremmo trovare sugli scaffali in cui conservate le Vostre collezioni di dischi?
Le nostre fonti di ispirazione in alcuni casi sono quanto di più lontano e spiazzante ci si potrebbe aspettare, non solo in ambito di metal estremo, ma anche in ambito Metal e Rock in generale. A volte la nostra ispirazione nasce lontano dal Metal e anche dalla musica stessa. Dovendo però nello specifico dire quali album Black Metal possiamo trovare nei nostri scaffali, citiamo, tra gli altri, “The Somberlain” (Dissection), “Sworn to the Dark” (Watain), “666 International” (Dødheimsgard), “A Blaze in the Northern Sky” (Darkthrone), “Blood Fire Death” (Bathory). Anche in questo caso ci fermiamo, altrimenti la lista sarebbe lunga chilometri.
Nella seconda metà di “Oculus Mortis” i titoli e i testi delle canzoni abbandonano l’inglese per passare al sardo, come già succedeva in “Bones Worship”. La Sardegna negli ultimi anni sta dando vita a molti gruppi Black Metal ed è innegabile come le parlate locali spesso invadano i solchi dei dischi (fortunatamente, aggiungo). A cosa dobbiamo la scelta di utilizzare questi due idiomi?
Dobbiamo precisare in verità, che le realtà Black Metal in Sardegna negli ultimi anni sono relegate a poche unità, le band erano più numerose nei primi anni 2000. Per quanto riguarda l’utilizzo della lingua sarda nei nostri brani, non c’è una particolare scelta, ma semplicemente tutto nasce dalla spontaneità di abbinare le parti cantate alla musica, in modo molto naturale.
Rimaniamo in Sardegna: la scena Metal sarda sembra vivere in questi ultimi dieci anni un’inedita fioritura…detto dal punto di vista di chi non ci vive, ovviamente. Questa convinzione ha un riscontro nella realtà o, semplicemente, qui ‘dal continente’ ci siamo persi qualcosa? Quali altre band sarde meritano una menzione in questa sede, secondo Voi?
Su questa percezione ‘da esterno’ sulla ‘fioritura’ del Metal in generale qui nell’isola, in tutta onestà possiamo dissentire, in quanto come parzialmente accennato nella risposta precedente, le band che producono musica di propria composizione, con un proprio repertorio, sono in forte diminuzione rispetto a un tempo. Sì, sicuramente pensando al passato, vi siete persi tante realtà che sarebbero interessanti e valide ancora oggi, più che altre spocchiosamente presenti attualmente; quando il gatto manca, i topi ballano.
Sulle band sarde da menzionare, comunque preferiamo non fare liste: sono ancora numerose, nonostante tutto, ma semplicemente chi ha orecchie ascolta e chi ha occhi vede, capendo cosa è degno di nota e cosa no.
Immagino che “Oculus Mortis” necessiti di una giusta e doverosa promozione. Avremo la possibilità di poterVi vedere dal vivo nei prossimi mesi per ricevere il disco direttamente dalle Vostre mani? Se è già stata fissata qualche data questo è il momento ideale per concederci qualche anticipazione…
“Oculus Mortis” sarà presentato in alcune date a supporto qui in Sardegna, il nostro auspicio è quello di arrivare a portare la nostra arte e le nostre performance soprattutto fuori dall’isola, in più occasioni possibili, in questo modo possiamo interagire direttamente con chiunque voglia acquistare “Oculus Mortis” o il nostro merchandising direttamente dalle nostre mani.
La nostra interessante chiacchierata termina qui. Se avete piacere di inviare un saluto ai Nostri Lettori l’ultimo spazio bianco della pagina è a Vostra disposizione: fare un po’ di sano proselitismo in questa sede non è un peccato, anzi…grazie per il Vostro tempo e a presto!
Ringraziamo voi di TrueMetal per questa chiacchierata e salutiamo i lettori, Hail Bones Worshippers!
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