Death

Live Report: Decapitated + Incantation + Nervosa + Kassogtha @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 17/03/2024

Di Jennifer Carminati - 18 Marzo 2024 - 14:59
Live Report: Decapitated + Incantation + Nervosa + Kassogtha @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 17/03/2024

Live Report: Decapitated + Incantation + Nervosa + Kassogtha @ Slaughter Club, Paderno Dugnano (MI) – 17/03/2024
a cura di Jennifer Carminati

Photo report completo: Photo Report: Decapitated + Incantation + Nervosa + Kassogtha @Slaughter Club, Milano 17/03/2024 – truemetal.it

All’annuncio mesi fa da parte di Hellfire Booking Agency di due date italiane del nuovo tour 2024 che vede affiancati Decapitated e Incantation, accompagnati per l’occasione da Nervosa e Kassogtha, la terra sotto i nostri piedi ha iniziato a tremare e non possiamo biasimarla.

Insormontabile istituzione del death metal americano, gli Incantation sgominano le scene dal loro debutto nel ’92 fino ai giorni nostri. Banditi dalla luce dei riflettori mainstream per via dei loro elementi satanici, sono noti per i loro live dirompenti e questa sera ce lo dimostreranno ampiamente.

I Decapitated sono un’insurrezione indicibile di brutalità, energia inesauribile e creatività multi-tempo fra elementi death metal e grindcore. Formatisi in Polonia alla fine degli Anni ’90, sono una delle punte di diamante non solo del loro Paese ma dell’intera Europa, con un profilo internazionale tanto brillante quanto becero.

Come se non bastasse, questa coppia micidiale viene ulteriormente rafforzata da Nervosa e Kassogtha, a completare un poker d’assi di band che ci ammutoliranno a suon di tanta cattiveria e blasfemia ad oltranza.

Una serata che non vede il pienone di gente, ma comunque un’ottima affluenza, che ha visto lo Slaughter Club accogliere i fan del metal estremo accorsi da ogni dove per assistere ad un live davvero dirompente.

Non c’è dubbio che questa tappa italiana era da non perdere e se non c’eravate mi dispiace per voi: ora vi racconto com’è andata, così vi strapperete la pelle dalle ossa dal rimpianto di non esserci stati, giusto per restare nel mood della serata.

 

Kassogtha

Il gruppo svizzero Kassogtha non mi è sconosciuto e me ne rendo conto solo quando li vedo salire sul palco. Fino al 2018 si chiamavano Deus Ex Machina e ne hanno fatto di strada dall’ultima volta che li ho visti, in un qualche festival europeo di supporto a non ricordo chi.

Due soli gli album all’attivo per loro, A New World to Come del 2018, completamente tralasciato questa sera per dar spazio ai brani contenuti nell’ultimo loro lavoro in studio, rEvolve del 2022.

Oltre al cambio di nome, ora c’è l’aggressiva frontwoman Stéphanie: dai capelli azzurri, ma con gran poco della fata Turchina, pone molta più enfasi sulla voce pulita rispetto alle parti in growl, dove spesso interviene il chitarrista, Mortimer, che insieme all’altro chitarrista, Martin, tirano le fila di una sezione ritmica, oggi orfana del bassista.

Il mio preferito in assoluto è stato, insieme a lei, Dylan, il batterista, in completo hawaiano e calzini di spugna ha picchiato sulle pelli come un forsennato, non perdendo mai il sorriso divertito di chi fa con passione e la giusta attitudine il suo mestiere.

Prima di salutarci trovano lo spazio per farci ascoltare il nuovo singolo uscito a febbraio, Rise, che forse è il brano che ho preferito nella loro setlist.

Riff accattivanti e la giusta presenza scenica, con il loro death metal melodico tendente al progressive nei tecnicismi delle chitarre soprattutto, i Kassogtha si discostano parecchio dagli headliner della serata, tuttavia sono stati ben accolti dal pubblico già presente in maniera piuttosto copiosa, se si tiene conto che è domenica sera e siamo praticamente all’ora dell’aperitivo.

E a tal proposito, vado a prendermi la seconda birra della serata, dopo quella che mi sono fatta prima insieme a pane e salame (bergamasco ovviamente) in compagnia di Davide (fotografo della serata) e gli amici del locale di Paderno Dugnano, dove ormai bazzico spesso e volentieri.

Lineup
  • Stéphanie Huguenin – voce
  • Martin Burger – chitarra
  • Mortimer Baud – chitarra
  • Valerian Burki – basso
  • Dylan Watson – batteria
Setlist
  1. The Infinite
  2. Drown
  3. Venom
  4. Rise
  5. Complacency

 

 

Nervosa

Chi mi conosce lo sa, pur essendo donna, tipicamente non amo le cantanti a prescindere, figuriamoci trovarmi di fronte un’intera band tutta al femminile. Non chiedetemi il perché ma è così, evito come la peste di ascoltare e seguire band che fanno di una frontwoman la loro portavoce.

Ma, c’è sempre un’eccezione alla regola e le Nervosa lo sono state per me dopo il concerto di questa sera. Non le avevo mai viste in sede live ma moltissimi amici, amanti del metallo e non solo di quello che giustamente state pensando voi, me le hanno sempre consigliate dicendomi che mi avrebbero stupito e, devo dire, che non avevano tutti i torti.

Un’esibizione adrenalinica la loro, e la biondissima frontwoman Prika, unico membro storico rimasto ed ora impegnata sia alla chitarra che alla voce, è una fonte di energia inarrestabile con il suo scream cattivo ed un growl altrettanto aggressivo e corrosivo; Hel al basso oggi non è potuta esserci per motivi famigliari, sostituita da Emmelie Herwech, bassista anche delle Sister of Suffocation (grazie Flavio per la dritta).

Con Gabriela alla batteria danno luogo ad una sezione ritmica implacabile e nulla da recriminare neanche all’altra chitarrista Helena, che macina instancabilmente un riff sopra l’altro. Formazione del tutto rivisitata negli ultimi anni che sembra già essere ben rodata sul palco, rabbiosa e scatenata e con la voglia di farci ascoltare la loro musica.

Una setlist che ripercorre un po’ tutta la loro carriera, pescando qua e là dai cinque album in studio della band, con i loro pezzi forti, Death e Kill the Silence, che non possono certo mancare.

Pur rimanendo all’interno dei confini di un thrash metal potente e diretto, le micidiali Nervosa, con i loro inserti furiosi di death metal, non risultano troppo ripetitive nei riff e ovviamente la presenza scenica che si conviene in questo genere non manca di certo a queste ragazze, che oltre ad essere belle sono pure brave.

Chiudono un’esibizione davvero degna di nota con il singolo uscito lo scorso anno Endless Ambition, e fino alla fine il pubblico le acclama e incita come si conviene a chi merita tutto questo affetto, dimostrando a loro volta di tornare volentieri sui palchi italiani, e ancora di più su questo dello Slaughter, dove son passate solo qualche mese fa come headliner.

Ah, quasi dimenticavo, durante l’esibizione c’è stata l’incursione sul palco per un solo pezzo, rispetto ai tre che avrebbe dovuto eseguire come da scaletta, di Mia W. Wallace, non certo artefice di una prestazione memorabile, diciamocelo.

Nonostante tutto, le Nervosa non riescono a convincermi, non credo proprio che una volta a casa mi metterò mai ad ascoltarle, son sincera, ma certamente ho visto e ascoltato con piacere la loro esibizione, non improntata solo sull’aspetto scenico, anche se diciamocelo, l’occhio qui si prende la sua parte eccome, ma anche su una tecnica che non ha nulla da invidiare ai ben più blasonati colleghi uomini che fanno lo stesse genere delle brasiliane.

Lineup
  • Prika Amaral – voce, chitarra
  • Helena Kotina – chitarra
  • Hel Pyre – basso
  • Gabriela Abud – batteria
Setlist
  1. Seed of Death
  2. Death
  3. Venomous
  4. Kill the Silence
  5. Perpetual Chaos
  6. Jailbreak
  7. Guided by Evil
  8. Endless Ambition

 

Incantation

E dopo un velocissimo cambio palco ecco salire sul palco quella che è, a tutti gli effetti, un’istituzione nel death metal statunitense e non solo, gli Incantation, che rivedo molto volentieri questa sera.

Quaranta minuti di pura devastazione con una band assolutamente in forma. Feroce, con dei suoni pressoché perfetti che si scaraventano sul pubblico completamente travolto e coinvolto in turbinii infernali già dalle prime canzoni: Carrion Prophecy e Shadows of the Ancient Empire.

Una setlist che copre un po’ tutta la loro discografia, andando a ripescare anche Blasphemous Cremation dal loro primissimo album in studio Onward to Golgotha del 1992, che ammetto di aver scoperto solo di recente.

Le recenti canzoni di Unholy Deification si affiancano benissimo ai vecchi brani come Blissful Bloodshower e The Ibex Moon, da Mortal Throne of Nazarene del 1994, con il loro furioso e micidiale groove, a cui è impossibile restare impassibili.

Nel pit si scatena il putiferio più totale e sono ben contenta di essermi messa al solito mio posticino laterale, sinistro questa volta con il mio amico Flavio, saldamente ancorata alla transenna come sempre.

L’unico membro originale della band, il leggendario John McAntee, è qualcosa di indescrivibile davvero, con i suoi growl aggressivi alternati ad urla agghiaccianti, che ci fanno tremare letteralmente la terra sotto i piedi, tra le quattro mura del locale alla periferia di Milano ormai pieno di metalheads in delirio.

Insieme all’altro chitarrista Luke Shively ci schiaffa addosso una serie rapidissima di riff schiaccianti e tritaossa come anche il drumming forsennato del batterista di lunga data Kyle Severn è un qualcosa di pazzesco da vedere, oltre che sentire.

Veloci e brutali le esecuzioni di Vanquish in Vengeance e Fury’s Manifesto, dall’impatto dirompente come tutto il loro show del resto, non c’è stato un calo di tensione alcuno in questi quaranta minuti davvero intensi.

Si chiude con Impending Diabolical Conquest una performance violenta, serrata e intricata allo stesso tempo, come è raro vedere in un genere come il death metal, che gli Incantation ripropongono dopo oltre trent’anni di onorata carriera con la stessa passione e intransigenza, devastanti come pochi.

Tricennial of Blasphemy è il titolo della raccolta di inediti e rarità che ripercorre la carriera di una band degna di essere annoverata tra le più importanti in campo death metal.

Se non li avete mai visti dal vivo cercate di recuperare quanto prima, in quanto show come quello di stasera sono un promemoria vivente del motivo per cui non si può restare indifferenti all’esistenza del loro Incantesimo fatto attraverso oltre 30 anni di pura coerenza blasfema.

E per quanto ci riguarda, ci si rivede ad agosto al Brutal Assault, è una promessa.

Lineup
  • John McEntee – voce
  • Luke Shively – chitarra
  • Chuck Sherwood – basso
  • Kyle Severn – batteria
Setlist
  1. Carrion Prophecy
  2. Shadows of the Ancient Empire
  3. Concordat (The Pact) I
  4. Vanquish in Vengeance
  5. Fury’s Manifesto
  6. Blasphemous Cremation
  7. Blissful Bloodshower
  8. Invocation (Chthonic Merge) X
  9. The Ibex Moon
  10. Impending Diabolical Conquest

 

 

Decapitated

E dopo questi quaranta minuti concentrati di cattiveria e brutalità vera, senza compromesso alcuno, non mi restano che gli headliner della serata, che non saranno certo da meno; ma prima un’altra birra è d’obbligo, devo riprendermi.

Finalmente riesco a rivedere dal vivo con questa “nuova” formazione gli straordinari death metal polacchi Decapitated, che in questo tour un po’ speciale celebrano i vent’anni di quel capolavoro che è Nihility, uscito nel febbraio 2002 e che ancora ha molto da dire.

Eseguito per intero dall’inizio alla fine, sentire dal vivo canzoni come Perfect Dehumanisation (The Answer?) con cui aprono ferocemente il loro set, oppure Eternity Too Short e quel classico senza tempo che li caratterizza in pieno di Spheres Of Madness, come direbbe qualcuno, non ha prezzo.

La band ci ha fatto sentire anche la loro versione di Suffer The Children dei Napalm Death, che era una canzone bonus nella versione speciale dell’album e che in sede live ha un suo perché (chi mi legge lo sa che non sopporto le cover).

Dopo questo tuffo triplo carpiato che è stato immergersi in tutto Nihility, la cui copertina per altro fa capolino sulla locandina del tour oltre che sul telo gigante posto alle loro spalle, i Decapitated, nella seconda metà del set si concentrano principalmente sul materiale successivo, in particolare sul loro ultimo album Cancer Culture uscito esattamente vent’anni dopo quello che si celebra in questo tour.

Anche il repertorio più recente della band polacca è stato accolto con altrettanto entusiasmo da un pubblico mai pago della ferocia dei nostri, che non si è mai risparmiato in pogo e moshpit altrettanto violenti.

Menzione d’onore all’esecuzione schiacciante di Earth Scar, che scalda ulteriormente gli animi di un pubblico sudatissimo come chi sta sul palco a dare anima e corpo per la propria musica.

Nessuno questa sera sembra volersi fermare per riprendere fiato, questo combo micidiale è una macchina per uccidere ben oliata: la spietata e aggressiva presenza scenica di Rasta, con i riff feroci e taglienti alla chitarra di Vogg, unico membro della formazione originale, e le indubbie abilità dietro le pelli di James Stewart, unita al basso di Paweł Pasek, rendono la performance davvero sorprendente.

A chiudere un’esibizione davvero volata via ci pensa Iconoclast e i nostri si allontanano dal palco nell’entusiasmo generale di quella che si è rivelata essere a tutti gli effetti un’ottima serata all’insegna del metal estremo, senza troppi fronzoli, come piace alla sottoscritta.

Ma prima di andarsene Vogg ci tiene a ringraziare i suoi compagni, l’organizzazione, noi presenti, e soprattutto, rimarca più volte che dell’Italia gli piacciono la pizza e la pasta, al dente possibilmente, come quella che ha mangiato oggi qui al locale.

Sul palco ho visto tre amici, non solo una band, che ringrazia più volte in maniera visibilmente sentita tutte le persone accorse questa sera allo Slaughter Club per festeggiare con loro un anniversario speciale, ancora più importante per un gruppo che ha visto perdere componenti fondamentali, nonché fratelli di sangue, a causa di un bruttissimo incidente accorso nel 2007 al tour bus della band.

I Decapitated, come i loro predecessori sul palco, sono tornati per far male e noi non chiedevamo di meglio.

Bentrovati ragazzi, ci eravate mancati, tutti quanti, e da Lassù le corna alzate di Witold “Vitek” Kiełtyka ci saranno sempre per voi e da qui, beh che dire, lo avete visto coi vostri occhi.

Lineup
  • Rafał ‘Rasta’ Piotrowski – voce
  • Wacław ‘Vogg’ Kiełtyka – chitarra
  • Paweł Pasek – bassista
  • James Stewart – batteria
Setlist
  1. Perfect Dehumanisation (The Answer?)
  2. Eternity Too Short
  3. Mother War
  4. Nihility (Anti-Human Manifesto)
  5. Names
  6. Spheres of Madness
  7. Babylon’s Pride
  8. Symmetry of Zero
  9. Suffer the Children (Napalm Death cover)
  10. Cancer Culture
  11. Just a Cigarette
  12. Earth Scar
  13. No Cure
  14. Never
  15. Iconoclast

E dopo questa buona dose di aggressività, cattiveria e blasfemia a palate, la settimana sarà tutta in discesa e posso tornarmene a casa più che soddisfatta e contenta di non essermi lasciata sfuggire questa occasione di vedere due band storiche e di altissimo livello in questo genere musicale che tanto amo, esibirsi sullo stesso palco a pochi metri da me.

Till next time, Stay Metal, always.