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Masterplan (Roland Grapow)

Di - 8 Febbraio 2005 - 10:11
Masterplan (Roland Grapow)

Dopo lo splendido album di debutto e dozzine di concerti in giro per l’Europa, i Masterplan ritornano sulle scene con l’ottimo Aeronautics; abbiamo colto al volo l’occasione di poter intervistare il leader Roland Grapow per una chiacchierata che si è rivelata quantomeno interessante…

Intervista a cura di Gaetano “Knightrider” Loffredo e Roberto “Keledan” Buonanno

Ciao Roland, partiamo subito col dirti che noi di Truemetal abbiamo uno stile legato al vecchio concetto di heavy metal: recensiamo tutto tranne ciò che è new metal e ci stiamo espandendo sempre più verso l’hard rock, pensi che sia realistico avere questo tipo di idea? Cosa ne pensi dell’ondata di new metal?

Non lo so, le band giovani si cercano dei concept particolari ed uno stile molto aggressivo, come per esempio gli Slipknot che sono aggressivi in quanto portatori di quelle maschere.
I Kiss facevano la stessa cosa negli anni ’70 ma il loro successo durò solo 2 anni. Questa cosa non mi piace molto, noi vogliamo essere conosciuti dalla gente perché facciamo dell’ottima musica, è il modo più difficile ma certamente è quello più onesto e quello che ci pare più giusto.

La cosa strana è che quelle band vendono milioni di cd…

Si, lo fanno scioccando la gente che crede di non aver mai sentito nulla di simile.

Perché avete scelto Back for my Life come singolo? Pensate rappresenti appieno il vostro modo di suonare?

No, al contrario, pensiamo che non ci rappresenti in quanto il nostro stile è molto più aggressivo di quanto possiate sentire su quel pezzo e l’abbiamo scelto per due motivi ben precisi: primo perché i nostri fan non se l’aspettassero, secondo per raggiungere un pubblico più ampio tramite le radio.
Abbiamo pezzi che le radio non suoneranno mai e, credo che Back for my Life piacerà a molti fan metal e non.

L’anno scorso avete fatto un ottimo concerto a Milano, non pensate che questo singolo potrà far storcere il naso a chi, dal vivo, si è fatto un’impressione diversa su di voi?

E’ naturale, ci sono dei brani più semplici ed altri più complicati ed aggressivi ma siamo delle brave persone, noi non siamo cattivi ed aggressivi (risate generali, ndg)

Anche il collega Kai Hansen impressiona dal vivo e si sente chiaramente la differenza tra voi “vecchietti” che suonate da tanto tempo e le band giovani più inesperte.

Hai perfettamente ragione (e qui altre risate, ndg)

Il vostro platter precedente è stato pubblicato in primis con una splendida versione digipack con bonus cd multimediale. Pensate di effettuare un’operazione simile anche con Aeronautics?

Niente progetti particolari che non una bonus track nella versione Europea dell’album; inoltre siamo stati costretti per contratto ad inserire una movie-song molto dolce, Hopes and Dreams dell’edizione giapponese.

Il tipico fan che ascolta heavy metal, quando sente la musica che gli piace, vuole comprare l’album ed in particolar modo, noi italiani, abbiamo i costi più alti per i cd ed un reddito medio inferiore se ci confrontiamo ad esempio con la Germania, inoltre, si lamentano giustamente di non poter sempre avere in tasca 20 euro per l’acquisto di un disco.

Veramente costano così tanto da voi? Pensa che fino ad oggi pensavo l’esatto contrario: in tal caso la bonus track dovremmo riservarla solo ed esclusivamente a voi italiani la prossima volta (naturalmente lo dice ridendo, ndg)

Ci racconti brevemente di cosa parlano i testi del vostro prossimo full-length? I famosi 4 elementi che predominavano in Masterplan saranno ancora fondamentali per la lettura delle liriche di Aeronautics?

Nel primo disco c’era in predominanza l’elemento della luce, Crimson Rider ad esempio esemplifica bene il cambiamento rispetto alle vecchie liriche in quanto parla esclusivamente del Barone Rosso e della sua storia che è una metafora delle situazioni che viviamo tutti i giorni: trovarsi nella parte sbagliata e sentirsi rimpiccioliti dagli eventi per esempio.
Per scrivere le nuove liriche ci siamo documentati in particolar modo sul volo e sull’aeronautica in generale e il nuovo stile dei testi si confà alla nostra musica che si sta alzando in volo proprio come un aeroplano.

Deduco che date un messaggio positivo, non parlate di guerra et similia?

Parliamo anche di guerra ma non in maniera così diretta! E’ successo che un tizio mi ha chiesto se l’album è incentrato sulla guerra in Iraq ed io ho risposto no: “è sulle relazioni umane”.

La splendida Black in the burn che chiude Aeronautics (esclusa la bonus track ovviamente) è la prima “suite” (9 minuti scarsi) che pubblicate tenendo conto dei due interi album. Dentro ad essa c’è tutto ciò che oggi possono offrire i Masterplan: velocità, fantasia, teatralità, dolcezza e melodia. Com’è nato quello che ad oggi reputo uno dei migliori pezzi della band?

Pensa che doveva essere una canzone di cinque minuti, poi, tutti hanno iniziato a buttarci dentro le loro idee e, solo ascoltando i midi che avevamo preparato, è diventata di sette minuti.
Ricorda da vicino lo stile di Keeper 2 e quello di The Dark Ride inoltre, racconta una storia in musica. Ha un fulcro che è molto Helloween metal.

Questa è una curiosità personale: che programma usi per comporre?

Per scrivere le canzoni uso un programma semplice anche se la produzione finale non viene realizzata con programmi così economici e casalinghi e per la produzione finale uso Pro Tool.
Nel futuro penso di utilizzare un programma più complesso in modo da non dover trasferire i file dal formato in cui li faccio a casa a quello adatto alla produzione.
Io uso il Pc per comporre perché spesso le idee migliori vengono sulla tastiera che io ho giustappunto sul computer.
Per il songwriting trovo più ispirazione usando le tastiere che non suonando la chitarra, ad esempio, The Time of the Oath e The Dark Ride derivano totalmente dalle tastiere.

Pensa che Joey de Maio dei Manowar ha scoperto il computer nel 2002 dicendo: “Wow, adesso abbiamo anche la tecnologia”

Beh, io sono un appassionato di computer dai tempi dei Commodore 64; li ho avuti tutti!

Come ascoltatore della vostra musica, mi permetto di imputarvi un impatto decisamente più duro sul palco che non sull’ultimo disco decisamente più melodico e rilassante.

Con quest’album volevamo guardare al futuro proprio perchè abbiamo fatto cose simili per molto tempo e non possiamo far andare avanti Lande ad “urlare” per altri vent’anni: gli distruggeremmo la voce… Anche noi invecchiamo e ci avviciniamo alla mezza età.
Abbiamo deciso di non scrivere più cose che dal vivo ci possano mettere in difficoltà; io effettivamente posso andare avanti anni e anni con la chitarra, i cantanti non possono permettersi la stessa cosa.

Farete un live album o un DVD?

Abbiamo già del materiale in cantiere per entrambi, registrazioni in Germania e Giappone… Entro l’anno prossimo potremmo, probabilmente, pubblicare entrambi.

Il tempo è scaduto, ti lascio lo spazio per salutare i vostri fan italiani.

Grazie a voi per il tempo concesso e siate pronti a “volare” col nostro show che toccherà il vostro magnifico paese in primavera.

E noi salutiamo naturalmente il disponibilissimo Grapow e la sua band e, vi diamo appuntamento al 6 aprile 2005 in quel di Milano all’alcatraz sperando che la Live in Italy organizzi un concerto coi fiocchi.