Netherfall (Tutta la band)
TM: «Ciao ragazzi, innanzitutto vi chiederei di presentarvi ai lettori di Truemetal.it. Da dove venite, che cosa fate nella vita (oltre che suonare nei Netherfall, ovviamente!) e come è nata la vostra band e, infine, cosa significa il vostro nome?»
N: «Un saluto alla redazione e ai lettori di Truemetal.it, innanzitutto! I Netherfall sono un quartetto nato a Milano nel 2006, e dopo un inizio come ensemble più legato a sonorità progressive, il sound si è presto evoluto assieme alla line up che oggi rispecchia un approccio più diretto ma non meno ricercato, in equilibrio tra un intenso lavoro di riffing e generose aperture melodiche. I membri attuali dei Netherfall sono tutti impegnati in altri progetti musicali, e lavorano in diversi campi, Mario lavora come PR organizzando eventi, Angelo è stato fino a qualche giorno fa delegato SIAE del Blue Note di Milano, una catena di Jazz Club molto nota, Tony è un consulente informatico in ambito multimediale e Roberto gestisce in proprio una sua società informatica. Infine, il nome della band ha almeno due valide interpretazioni, essendo composto dalle due parole “Nether” e “Fall”: la prima è “autunno effimero”, la seconda potrebbe essere “caduta nel profondo”. Con un dizionario inglese in mano potreste trovare una dozzina di significati diversi per entrambe le parole, e ci piace pensare che i nostri ascoltatori possano decidere da soli, sentendo la nostra musica, quale definizione sia più calzante.»
TM: «Ho letto nelle note biografiche sulla vostra pagina ufficiale Facebook che il vostro cantante, Mario, è americano. Viene spontaneo chiedervi come l’avete conosciuto e in che modo avete capito che poteva diventare la voce dei Netherfall.»
N: «Roberto conosceva già Mario, avendo suonato con lui in precedenti occasioni. Durante il naturale avvicendamento di membri che precede il consolidarsi della line up, il suo nome è entrato nella rosa dei possibili candidati a frontman di questo progetto, e l’intesa è stata immediata, portandoci alla naturale decisione di collaborare.»
TM: «Sempre nelle vostro info su fb vedo che definite la vostra musica “alternative metal” o “modern hard rock”: al di là delle terminologie, voi come inquadrate la vostra musica? Vi sentite più dei classicisti o dei modernisti? O preferite stare in equilibrio tra le due correnti?»
N: «Ad essere sinceri non ci piace molto catalogare la nostra musica, crediamo che il termine corretto sia semplicemente Rock, e pensiamo che chiunque possa in qualche modo relazionarsi alla nostra musica, indipendentemente dalle etichette.»
TM: «Personalmente, e come già sapete, ho apprezzato davvero il vostro debut album perché, oltre ad essere composto da belle canzoni, denota da un lato grande professionalità nella realizzazione e dall’altro una lodevole certezza d’intenti. Com’è stata ad ora, globalmente, la risposta di pubblico e critica?»
N: «Finora abbiamo avuto solo ottimi riscontri, e sono arrivati più o meno da tutti i paesi nei quali il nostro disco è stato recensito, Italia, Stati Uniti, Olanda, Germania, Austria. Il nostro ultimo singolo “Memories” ha raggiunto su Youtube un traguardo notevole in pochissimo tempo: 40.000 visualizzazioni in 3 mesi. Tutto questo ci conferma che la nostra attenzione ai dettagli e il nostro duro lavoro stanno dando i loro frutti. Il cd sta vendendo molto bene, abbiamo avuto ordini da diverse parti del mondo, e questo conferma che il nostro sound è apprezzato internazionalmente. Nelle nostre intenzioni c’è la volontà di imbarcarci entro l’anno corrente in un tour europeo o statunitense, stiamo vagliando entrambe le opzioni.»
TM: «Riallacciandomi alla domanda precedente vi volevo chiedere se siete alla vostra prima esperienza o se avevate già altri progetti musicali cui vi siete dedicati (o magari vi dedicate tuttora) prima dei Netherfall…»
N: «Mario ha già registrato due dischi prima di entrare a tempo pieno nei Netherfall. Il primo è un disco solista intitolato “Indio”. Il secondo album, intitolato “Television Poison”, è stato distribuito da Sony Music. Mario è altresì il frontman dei Vodkabai, band alt-metal di Milano, e Tony e Angelo suonano con lui in una cover band grunge / alternative rock, i Mustang, che diffonde la migliore miscela di rock anni 90 sui palchi della Lombardia. Tony e Angelo sono inoltre parte di un altro progetto inedito che sta prendendo forma in questi mesi, provvisoriamente chiamato “DiESIRaE”, ispirato al sound della fase più shoegaze dei Deftones, ai Jane’s Addiction di “Strays” e The Great Escape Artist, con incursioni nel post rock strumentale. Roberto è inoltre chitarrista e mastermind del progetto avantgarde-metal BZR8, il cui album è in uscita a breve.»
TM: «Come vi collocate rispetto alla scena italiana e in particolare lombarda? Ci sono altre band che suonano musica accostabile alla vostra o con le quali avete comunque condiviso il palco?»
N: «La scena italiana è particolarmente difficile, facciamo parte di un sistema in cui merito e dedizione spesso non sono sufficienti, e nel quale la gente spreca enormi quantità di energie positive osservando ciò che fanno gli altri, piuttosto che focalizzarsi su come migliorarsi e raggiungere i propri obbiettivi. Noi crediamo enormemente nel valore della positività, e amiamo ciò che facciamo nonostante tutti i sacrifici e anche le frustrazioni che il nostro caro Stivale ci riserva, a volte. Non cerchiamo in queste difficoltà una scusa per cedere o lamentarci, ma piuttosto un motivo per fare sempre meglio; siamo felici di collaborare con tutte le formazioni valide che condividono con noi questo spirito di iniziativa. Sabato 30/03, ad esempio saremo sul palco dello Spazio Aurora di Rozzano con una formazione che seguiamo con interesse e con la quale volevamo collaborare dal vivo, proprio sulla scorta di questa attitudine di cui parliamo. Si tratta dei Sixty Miles Ahead.»
TM: «Quali sono le band del passato (o del presente) da cui traete maggior ispirazione o, in ogni caso, le band con cui siete cresciuti e che vi piace ancora ascoltare?»
N: «La band ha ascolti veramente molto vari, dal death metal al progressive passando per il post rock e il djent, ed esce anche senza problemi dal solco dell’hard and heavy ascoltando fusion, jazz, classica, pop, il rock e il cantautorato italiano. Giusto per citare qualche nome, tutti amiamo gruppi come Alice in Chains, Porcupine Tree, Alter Bridge, e la vena rock di Stone Temple Pilots, Van Halen, Dio, Godsmack, Black Sabbathe Ozzy, è in particolar modo apprezzata da Mario, Tony e Angelo. Roberto è invece cresciuto tra Queensryche, Europe e Survivor, ed è un grande amante della fusion melodica. Non ci poniamo grandi limiti o questioni di coerenza, e crediamo che tutto possa portare nuova linfa e nuove soluzioni all’interno del nostro sound.»
TM: «E se poteste scegliere una band qualsiasi a cui vorreste fare da gruppo spalla, chi scegliereste e perché?»
N: «In questo momento probabilmente ci piacerebbe aprire per formazioni come Nickelback, Linkin Park, Alter Bridge, con le quali pensiamo di poter condividere il gusto per l’heavy riffing senza sacrificare le aperture melodiche.»
TM: «Ottima risposta che va esattamente nella direzione della domanda che stavo per farvi! Vi invito a fare un “giochino”: io vi cito qualche gruppo o artista e voi mi dite che ne pensate, ok? Partiamo!»
N: «a) Alter Bridge: Una rivelazione del primo decennio di questi anni 2000, cui va il grande merito di aver introdotto nuovamente l’hard rock al grande pubblico. Myles Kennedy è un fuori classe, sia per le doti canore che come fine arrangiatore; b) Nickelback: Un’altra certezza, sicuramente più smaliziati e capaci di giostrare con sapienza tra brani molto radio friendly e incursioni heavy. Un’altra voce incredibile, quella di Chad Kroeger, e una menzione d’onore per l’acquisto più recente, il batterista Daniel Adair; c) Gotthard: formazione nella quale la scomparsa di Steve Lee ha certamente lasciato un grosso segno…Firebirth è un bell’album, ma speriamo che la musa ispiratrice di “Lipservice” torni presto a trovarli, d) Whitesnake: i classici che non tramonteranno mai, a Roberto sarebbe piaciuto sentire due o tre album con Steve Vai alla chitarra, visto che il suo apporto chitarristico in “Slip of The Tongue” è stato troppo limitato, purtroppo! e) Rob Zombie: contaminazione ai massimi livelli!»
TM: «Che progetti avete per il futuro? Avete già in cantiere qualche idea per un nuovo album o state invece pianificando delle date live in giro per il nord Italia o, magari, anche qualche all’estero?»
N: «Stiamo componendo nuova musica per il secondo disco, e nel frattempo stiamo cercando di capire quali possibilità ci sono di portare la nostra musica oltre confine, come dicevamo, sia con un tour europeo che uno americano. Nell’immediato abbiamo inoltre due importanti date nel milanese, il 30 marzo, come abbiamo accennato, con i Sixty Miles Ahead allo Spazio Aurora di Rozzano, e il 19 aprile come opener per la cantautrice rock italiana Simonya, sullo storico palco di quello che una volta era il Propaganda, e che ora si chiama Limelight.»
TM: «Ascoltando “Netherfall”, accanto a tracce più improntante ad un hard rock moderno ma melodico e di ottima fattura, mi hanno particolarmente colpito “30 Seconds”, in odore di funk e rap metal, e la successiva “Unsaid”, forse le più personali e sperimentali di tutto il disco. Pensate che in futuro ci sarà ulteriore spazio per pezzi di questo tipo o vi trovate meglio con canzoni meno contaminate?»
N: «I due brani citati sono composizioni che risentono ancora in maniera determinante del contributo del nostro ex tastierista Domenico “Dokk” Caruso e, sembrerà forse strano a dirsi, sono il prodotto di un background più legato ai nostri trascorsi progressive, che non allo sviluppo più recente del nostro sound. Se da un lato questo potrebbe far pensare che episodi come questi, nei prossimi lavori, non si ripresenteranno, dimostrano a nostro avviso una volta di più come gli ascolti molto variegati e le influenze predominanti nel momento in cui ci chiudiamo in sala a comporre lascino aperta qualsiasi possibilità.»
TM: «Mi riallaccio alla domanda precedente andando a citare uno dei brani che ho più volte riascoltato, la bellissima ballata “Memories”. Volete raccontarci qualcosa in più su questa canzone e sul videoclip che l’accompagna?»
N: «Il brano è nato quasi come una sfida; nella nostra tracklist non ci eravamo ancora cimentati con la disciplina della ballad, per quanto avessimo già affrontato la materia in un primo (introvabile) demo con risultati confortanti! “Memories”, come molti dei nostri brani, è il frutto di un’intesa molto forte a livello strumentale tra Roberto, Angelo e Tony; Mario è stato ispirato dalle atmosfere per scrivere il testo, rifacendosi ad una sua esperienza di vita molto importante, una relazione finita che ha lasciato però una traccia positiva e ricordi piacevoli, legati ad una persona speciale. Crediamo che nelle parole di questo testo, semplici e dirette, chiunque abbia avuto una persona speciale nella propria vita potrà rivivere parte della propria esperienza. Sul piano logistico/organizzativo, l riprese sono state molto più impegantive al contempo appaganti, rispetto a quelle del primo singolo, “Break Out”. Forti della precedente esperienza avevamo chiaro ciò che volevamo ottenere e il montaggio crediamo abbia finalizzato l’ottimo lavoro fatto sul set da tutto il team che ha preso parte alle riprese. A tal proposito è stata fondamentale la professionalità di tutto il cast, dalle modelle alla location manager, dal fotografo alla make up artist, senza dimenticare ovviamente il team di Simone D’Addazio che ci ha seguito anche nel precedente shooting.»
TM: «Se doveste scegliere una canzone in particolare delle otto che compongono l’album, quale scegliereste e perché?»
N: «Domanda complicata! …. non saremmo in grado di fare una scelta, perché ogni canzone ha il suo messaggio speciale che affonda le sue radici nel nostro vissuto e nella nostra quotidianità…»
TM: «Bene, io ho esaurito le domande e vi ringrazio per la collaborazione, potete chiudere l’intervista come meglio preferite!»
N: «Essendo una band indipendente e autoprodotta l’unica cosa che ci sta a cuore è che il pubblico, gli appassionati di musica, si aprano ad una voce nuova, ad una nuova prospettiva, nella quale le major non dettano necessariamente l’unica via possibile per scoprire nuove valide proposte nel panorama musicale. Il nostro augurio è che i lettori, gli ascoltatori, prendano le distanze da questo grande ingranaggio dei mass media…è il senso di “Breakout”: “la società non dovrebbe guidarvi”, ognuno di noi può in prima persona dare la possibilità a nuova musica di farsi strada all’esterno di questo meccanismo. Molti lo hanno già fatto con la nostra musica, e per questo ci sentiamo fortunati e riconoscenti. Grazie a tutti coloro che hanno aperto le loro menti e le loro orecchie al sound dei Netherfall; speriamo che ancora molti si uniscano a noi lungo il percorso. Trovate tutti i riferimenti per ascoltarci, supportarci, e seguire le nostre attività in rete sul nostro sito ufficiale www.netherfall.com. Ci vediamo sul palco!»
Intervista raccolta da Stefano Burini