Heavy

Recensione Libro: ”I 100 migliori dischi della NWOBHM”

Di Stefano Ricetti - 26 Novembre 2010 - 0:10
Recensione Libro: ”I 100 migliori dischi della NWOBHM”

Tsunami Edizioni
Rock Hard Italy

I 100 migliori dischi della NWOBHM
New Wave Of British Heavy Metal

Prezzo: €15.00

ISBN 978-88-96131-25-1
I Tifoni 2 – 224 pagine – 15×21

www.tsunamiedizioni.com

I 100 migliori dischi della NWOBHM da parte di Tsunami Edizioni in collaborazione con Rock Hard Italy è un libro di 224 pagine che vede la luce grazie al forte interesse che si sta sviluppando in questi ultimi anni riguardo il revival delle sonorità che hanno gettato il seme dell’heavy metal inteso come forza d’urto scardinatrice a detrimento dell’hard rock e degli altri sottogeneri che, verso la fine degli anni Settanta, in Inghilterra, iniziavano inevitabilmente a segnare il passo. Pensare di far uscire un’opera del genere anche solo dieci anni fa sarebbe equivalso, probabilmente, a un suicidio editoriale, al di là delle vendite relative ai die hard fan della scena o semplicemente ai “completisti”, affamati di tutto quanto riguarda quel periodo.

Del resto, gli Osanna tributati dal pubblico nei confronti delle band sul palco in occasione del recente British Steel Fest di Bologna durante le performance di Angel Witch, Diamond Head, Demon e Grim Reaper – solo per citare quattro dei protagonisti di quella kermesse – sono lì a dimostrare che la NWOBHM non costituisce più affare per soli “vecchi caproni dell’HM” – termine utilizzato nella sua accezione goliardica e assolutamente con tutto il rispetto, oltre al fatto di ricaderci appieno anch’io – e inguaribili nostalgici, ma è ormai patrimonio anche delle nuove generazioni, sfondando quindi quella quota minima di cultori del genere che comunque, agguerritissimi, tengono duro dagli inizi.

L’incipit di I 100 migliori dischi della NWOBHM, al di là dei validi contenuti, cade di brutto in un doppio errore marchiano, inammissibile per portata e peso specifico. Il guru di quel movimento, colui che per primo utilizzò l’acronimo risultante dal termine New Wave Of British Heavy Metal e gli diede lo slancio mediatico fondamentale – intervista su TM del 2005 qui – viene riportato come Burton al posto di Barton. Mi sto riferendo, ovviamente, al giornalista Geoff, mammasantissima, a Suo tempo, sulle colonne delle riviste musicali Sounds e poi Kerrang! ora accasato presso il magazine Classic Rock.

Il libro, comunque, si sviluppa in maniera dinamica, competente e dissacrante all’interno di cento recensioni degli album che hanno segnato a ferro e fuoco la storia della Nuova Ondata dell’heavy metal Britannico. La scelta dei dischi da riportare si dimostra azzeccata sia per quanto attiene la suddivisione all’interno delle singole band fondamentali che per il ripescaggio di autentiche chicche spesso dimenticate nella polvere metallica di quegli anni.

Parafrasando il calcio con la metrica di oggi e in modo assolutamente arbitrario da parte del sottoscritto, oltre alla Premiere League di Angel Witch, Cloven Hoof, Demon, Diamond Head, Girlschool, Grim Reaper, Holocaust, Jaguar, Praying Mantis, Raven, Samson, Satan, Savage, Tank, Tokyo Blade, Tygers Of Pan Tang, Vardis, Witchfinder General, Witchfynde, Wrathchild e ovviamente a chi si giocava costantemente lo scudetto in anni alterni (Saxon, Iron Maiden, Def Leppard, Venom), trovano spazio anche promettentissime formazioni della Football League Championship del livello di Battleaxe, Bitches Sin, Blitzkrieg, Elixir, Fist, Girl, The Handsome Beasts, Heavy Pettin, Pagan Altar, Rock Goddess, Samurai, Saracen, Sledgehammer, Spartan Warrior, Sweet Savage, Trespass, Tysondog.

Non mancano, poi, gli outsider per eccellenza Mythra, compagine che poteva ambire tranquillamente al massimo dei risultati con un po’ di oculatezza e fortuna in più e organici in grado di mettere in difficoltà anche i “fab four” di cui sopra negli scontri diretti di FA Cup: AIIZ, Atomkraft, Dark Heart, Gaskin, Hammer, Heritage, Legend, More, Overdrive, Ritual, Tyrant, Tytan e, in generale, tutti gli altri protagonisti qui non citati.

Va purtroppo rimarcato che I 100 migliori dischi della NWOBHM consta davvero di troppi refusi, ben al di là di quelli fisiologici e comprensibili, come ad esempio quando, all’interno della stessa pagina e della stessa recensione l’anno della morte del gigantesco cantante Garry “Flabbie” Dalloway dei The Handsome Beasts viene riportata addirittura in anni diversi: 2005 e 2006. Altresì spesso risulta galeotta la lettera “H” all’interno dei termini inglesi utilizzati, ecco quindi Atlethic Rock al posto del corretto Athletic Rock nel caso dei Raven di Rock Until You Drop e il nome Wrathchild divenire Wratchild nei riguardi del combo di Rocky Shades, tanto per citarne solo un paio. Erroneamente, viene attribuito il conio dell’acronimo protagonista del libro, ossia NWOBHM, allo stesso Geoff Barton, fatto non veritiero in quanto il giornalista inglese lo prese in prestito da un’altra persona: “Big Al” Lewis, editor di Sounds e ideatore di Kerrang! Last but not least le copertine di Survivors e Shock Tactics dei Samson sono invertite. Per essere un’uscita targata Tsunami, da tempo sinonimo di precisione e alto rating editoriale, fa specie rilevare cotanti scivoloni, ma tant’è.

Al di là di questo particolare, che potrebbe risultare assolutamente sorvolabile in base alle convinzioni di ciascuno, I 100 migliori dischi della NWOBHM costituisce un brillante ed eccellente compendio, scorrevole e avvincente, in formato facilmente trasportabile e leggibile, di quegli anni formidabili e irripetibili. Per i neofiti il lungo viaggio prende inizio, giustamente, attraverso le recensioni di alcune compilation fondamentali, che inquadrano l’humus nel quale il germe della nuova ondata HM prosperò e crebbe. Il volume regala punti di sicuro interesse anche per chi quegli scorci di tempo li ha vissuti direttamente sulla pelle e ne sopporta ancora oggi le stimmate, in virtù della connotazione magica che la gloriosa New Wave Of British Heavy Metal porta con sé tuttora, a distanza di più di tre decenni. Leggere per l’ennesima volta la recensione di Wheels Of Steel piuttosto che rimirarne la copertina fottutamente ficcante e metallara fa sempre un certo effetto anche oggi e a qualsiasi latitudine così come introdursi fra i due grifoni – o uccelli similari – firmati Overdrive da Grantham. Per poter abbracciare approfonditamente il periodo bisognerebbe addentrarsi nelle viscere dell’esauriente tomo The New Wave of British Heavy Metal Enciclopedia di Malc MacMillan, tutta in lingua inglese e di 800 pagine, ma non è certo scopo del libro oggetto della recensione farlo.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

Il volume è stato curato da Stefano Cerati (SC), Daniele Purrone (DP), Andrea Raffaldini (AR, erroneamente riportato come AF nelle prime pagine del libro), Edoardo Tepes (ET) e Nicola Grukevich (NG).