Recensione libro: Seek & destroy – L’epopea dei Metallica

Di Damiano Fiamin - 12 Dicembre 2012 - 0:30
Recensione libro: Seek & destroy – L’epopea dei Metallica

Seek & destroy
– L’epopea dei Metallica –

di Giorgio Costa

premessa di Federico Guglielmi

Odoya  edizioni- 303 pagine
PREZZO: € 18,00
ISBN:     9788862881593


Di libri sui Metallica ne saranno stati scritti decine, se non centinaia, e ognuno, a suo modo, ha contribuito a far conoscere meglio la band ai suoi lettori. È quindi sicuramente lecito domandarsi cos’è che distingue questo tomo dai suoi predecessori; per quale motivo, insomma, dovreste acquistarlo per arricchire la vostra libreria? Per scoprirlo, dovete solo avere un po’ di pazienza e continuare a leggere questa recensione.

I quattro padrini del thrash metal hanno creato uno dei gruppi più discussi di tutta la storia della musica. Ogni volta che aprono bocca, si scatenano orge di commenti e dichiarazioni, più o meno partigiane, votate a distruggere o incensare quanto emerso nell’ultimo annuncio del gruppo.
Non parliamo poi della produzione discografica; ben poche sono le band in grado di polarizzare in maniera così estrema l’attenzione del pubblico: o si amano, o si odiano, difficile trovare qualcuno disposto a ricorrere alle mezze misure. Per quanto sia difficile essere oggettivi quando si parla di musica, bisogna almeno riconoscere a Hetfield e soci il merito di essere stati parte di quella corrente che ha dato l’impulso vitale alla nascita del thrash; senza di loro, difficilmente la scena metal sarebbe stata come la conosciamo oggi.  Per quanto abbiano tentato a tutti costi di rovinare la loro eredità, rendere loro omaggio è un atto dovuto.

Questo libro vede la luce grazie allo sforzo di un fedele fan della band e, lasciatevelo dire, si nota decisamente. Per una volta, non abbiamo tra le mani un volume scritto da un giornalista o da un critico musicale, ma l’opera di qualcuno che i Metallica li ha vissuti sulla propria pelle senza costrizioni alcune e che non ha vissuto altre ragioni che quelle del proprio cuore.
Costa decide di impostare il trattato secondo uno schema che, di certo, lo distingue dagli altri testi sulla band fondata da Ulrich e Hetfield: oltre a delineare la storia del quartetto, concentrandosi con particolare attenzione sulla sua genesi e sugli ultimi anni, l’autore si prodiga nella creazione di un affresco di coloro che hanno partecipato, in maniera più o meno evidente,  alla nascita e al consolidamento del mito. Figure che accompagnano il gruppo sin dagli albori, quando intorno alla band gravitavano sia illustri sconosciuti pronti a ospitare quattro scalmanati ubriachi durante i loro primi tour, sia individui come Brian Slagel o John Zazula, unici disposti a credere e investire denaro su dei ragazzi che, certamente, non avevano avuto un inizio di carriera sfolgorante. Su un punto, in particolare, batte e ribatte Costa: lo spettacolo della carriera dei Metallica non è realizzabile solamente con i quattro protagonisti principali; è inconcepibile e non potrebbe esistere senza i comprimari e, soprattutto, senza il pubblico, la Metal Militia che viene chiamata alle armi per opporsi alle forze disfattiste e decadenti che corrompono la scena musicale all’inizio degli anni ’80.

La storia continua, anche se con grossi iati e omissioni. Sembra quasi che l’autore decida di glissare su alcune delle pagine meno felici della storia del gruppo su cui, comunque, già troppo è stato detto. La morte di Cliff Burton e la genesi dei dischi meno riusciti sono solo accenni in un quadro più ampio che ritrae un generale decadimento, un collasso, di cui i musicisti sono stati protagonisti per quasi un ventennio, fino alla rinascita con quel Death Magnetic che, pur non facendo gridare al miracolo, è riuscito a far brillare nuovamente una scintilla da tempo sepolta sotto mucchi di polvere prodotta da una carriera incancrenita e inaridita. Certo, i Metallica sono degli esperti consumati nel campo del marketing e tutto potrebbe essere solo una brillante trovata commerciale per ravvivare la validità di un brand in affanno; vogliamo dare il beneficio del dubbio e sperare che Hetfield, Ulrich, Hammet e Trujillo abbiano semplicemente recuperato la verve che li aveva portati fin sull’Olimpo del metal.

Come rispondere alla domanda posta all’inizio di questa disquisizione? Vale la pena trovare posto sullo scappale per questo Seek & Destroy? Il libro è ben scritto e si lascia leggere con piacere per tutta la sua durata; oltre ai capitoli principali, sono interessanti le breve biografie dei protagonisti e le schede discografiche. Non si può non sottolineare come, saltuariamente, l’autore si dilunghi in maniera spropositata su qualche aspetto della disamina e che, senza alcun dubbio, tenda a prodigarsi in un’incensazione eccessiva del gruppo. La capacità di perorare la causa è tale che potrebbe convincere a entrare nella Metal Militia anche il più oltranzista dei detrattori dei Metallica. Avete un amico che odia il gruppo e volete farglielo piacere per forza? Questo libro è sicuramente un buon modo per cominciare il vostro programma di lavaggio del cervello. Se siete amanti dei Four Horsemen, di certo conoscerete molti degli aneddoti riportati in queste pagine; ricordate, però, che il senso di questo tomo non è quello di fornire una biografia esaustiva della band, ma di realizzare un affresco di ampio respiro che permetta di contestualizzare le ragioni del loro successo, gli ingranaggi che si sono allineati e mossi al momento giusto e quelli che si sono rotti, in un processo di transustanziazione da semplici uomini a figure epiche, divinità fallibili che attingono la loro forza da orde di fedeli adoranti e li ricompensano donandogli qualcosa che va oltre la semplice musica: il senso di appartenenza a una comunità trans-nazionale.
Questo originale punto di vista è il punto di forza e di debolezza del libro: se cercate qualcosa di più “classico”, farete meglio a continuare a sfogliare il catalogo della libreria.