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Live Report: Melvins + Redd Kross @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 31/07/2025

Di Jennifer Carminati - 1 Agosto 2025 - 11:59
Live Report: Melvins + Redd Kross @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 31/07/2025

Live Report: Melvins + Redd Kross @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – 31/07/2025
Photo report completo: Photo Report: Melvins + Redd Kross @ Circolo Magnolia (MI) 31/07/2025 – truemetal.it

L’estate 2025 è strana. Nelle ultime settimane ha visto temperature incandescenti scendere rapidamente grazie a violenti temporali e quale migliore occasione per riportare il clima a livelli infernali che un concerto dei Melvins con il loro “Stop Your Whining Tour”, al Circolo Magnolia giovedì 31 luglio.
L’Idroscalo di Milano, da sempre noto per il suo clima umido e per divenire da maggio in poi una serra a cielo aperto, con terribili zanzare che mi azzannano le caviglie con la stessa foga con cui io mi avvento sul pollo fritto che immancabilmente prendo quando vengo qui.
Rieccomi per la prima volta quest’estate nella cornice del Circolo di Magnolia: nell’area verde esterna offre un’area food, a prezzi più che onesti, con varie proposte di ottima qualità, birra e drink ovviamente, e soprattutto, acqua gratuita. Inoltre, per chi ci passasse più di qualche ora e volesse rilassarsi un attimo, nel mezzo del bosco che lo circonda son presenti delle sdraio in legno oltre che tavoli e panche, insomma, un bel posto dove passarci del tempo in buona compagnia e con dell’ottima musica a fare da sfondo a tutto come quest’oggi.
Menomale che una birra e quattro chiacchiere in compagnia alleviano ogni fastidioso prurito, e comunque l’essere qui ne vale sempre la pena. Almeno per qualche ora, lasciamo il caldo fuori dai nostri pensieri, insieme ai problemi che la vita di ognuno di noi inevitabilmente ci porta ad affrontare, e addentriamoci in quello che sarà un vero e proprio viaggio musicale interiore.
Per questa seconda tappa italiana dei Melvins, organizzata come sempre da Hellfire Booking Agency, l’affluenza è stata più che discreta, se consideriamo la data infrasettimanale in prossimità delle ferie estive per molti.
Per molti ma non per la sottoscritta, per la quale ferie estive è sinonimo di festival, ed infatti dal 6 al 9 agosto sarò al Brutal Assault. Ma questa è un’altra storia di cui vi parlerò prossimamente sempre qui tra queste righe.
Veniamo a stasera, dove i protagonisti, per quanto noti in tutto il mondo e in circolazione da oltre 40 anni, non hanno mai sfondato a livello mainstream, pur essendo considerati, e sempre lo saranno visto le esibizioni a cui danno ancora luogo, un vero e proprio punto di riferimento per gli amanti non solo del grunge, ma anche del metal e del rock nel senso più ampio del termine.
Questo pezzo di storia della musica sta letteralmente smontando i palchi di tutto il mondo e questa sera non sarà certo da meno, regalandoci un concerto indimenticabile, come solo dei grandi professionisti come loro sanno fare.
Smettiamola di piagnucolare sul clima e zanzare quindi e vediamo com’è com’è andata questa data milanese del loro “Stop Your Whining Tour”, iniziata con l’ennesima formazione di Steven McDonald al basso, la sua band storica, formata nel 1979, i Redd Kross, in veste di co-headliner, che scalderanno ulteriormente gli animi dei già numerosi presenti.

 

Redd Kross

L’occasione è stata ghiotta per vedere dal vivo Steven McDonald per un paio di ore consecutive, in questa veste con il fratello Jeff.
I due chiaramente occupano in larga parte la scena del piccolo palco del Magnolia, dividendosi il ruolo di frontman e le parti vocali in modo egregio: Jeff sembra invecchiare davvero bene, mentre a Steven, il funambolico bassista, spetta il ruolo di “primadonna ringalluzzita“.
Ruolo che riesce magistralmente ad entrambi, senza mai rendersi ridicoli, nonostante un outfit alquanto improbabile, ma perfettamente adatto ai personaggi che questi due fratelli sono sul palco.


La band che vede Jason Shapiro alla chitarra e l’onnipresente Dale Crover dietro le pelli, riesce davvero a portarci indietro nel tempo in maniera convinta e coinvolgente.
Da quando, alle 20 spaccate ha preso il via l’autoproclamato “rock and roll party”, il quartetto non ha perso tempo. Canzoni semplici ma allo stesso energiche che si lasciano ascoltare e l’atteggiamento scanzonato e divertente dei nostri fa il resto.
Un po’ ripetitivo il loro repertorio anche live, ma tutto sommato il tempo in loro compagnia scorre piacevolmente.
La band dei fratelli McDonald era passata finora solo una manciata di volte nel nostro Belpaese, quasi sempre in apertura ai Melvins, e il pubblico pare decisamente aver gradito la loro performance, del tutto singolare.
I Redd Kross sanno fare alla grande il loro mestiere, e hanno ancora molto da dire: chissà se ce lo faranno ascoltare ancora in sede live. In caso, noi saremo qui a raccontarvelo.
Divertenti e da non perdere.

Lineup

  • Jeff McDonald – voce, chitarra
  • Steven McDonald – basso
  • Jason Shapiro – chitarra
  • Dale Crover – batteria
Setlist
  1. Huge Wonder
  2. Stay Away From Downtown
  3. Stunt Queen
  4. What’s in It for You?
  5. Uglier
  6. Lady in the Front Row
  7. Candy Coloured Catastrophe
  8. I’ll Take Your Word for It
  9. Emanuelle Insane
  10. Annie’s Gone
  11. It Won’t Be Long (The Beatles cover)
  12. Crazy World (Frightwig cover)
  13. Jimmy’s Fantasy
  14. Linda Blair / I Want You (She’s So Heavy)

Trenta minuti di pausa mi permettono di bermi una birretta e conoscere un po’ di persone in trasferta per vedere questo concerto assolutamente imperdibile, anche se questo significa prendere ore di permesso e saltare le notti per essere operativi l’indomani al lavoro; ma per la musica dal vivo si fa questo ed altro, e posso ben dirlo per esperienza.

 

Melvins

I Melvins hanno cambiato il volto della storia divenendo una delle band più influenti degli ultimi 40 anni e questo è un dato di fatto inconfutabile. La loro sperimentazione sonora non ha eguali, mischiano metal al punk, son stati definiti tra i maggiori interpreti del rock alternativo e la loro impronta nel mondo della musica è ben piantata nel terreno, con uno spessore che va ben oltre qualche centimetro. Mi fa strano pensare che quando loro nacquero artisticamente nel 1983 ad Aberdeen, stato di Washington, io invece venivo alla luce nel senso vero del termine nelle sperdute valli bergamasche, ma ora son qui a vederli su di un palco per la quinta volta nella mia vita ed è un’emozione fortissima.
Sono le 21.30 quando sul palco spunta dal nulla il cespuglio brizzolato di Buzz Osborne e il pubblico magari allontanatosi un attimo per trovare ristoro sulle panche di legno al fresco degli alberi si lancia letteralmente verso la band, rispondendo al richiamo dell’imponente frontman.
I Melvins sono di poche parole, lasciano che sia la musica a parlare per loro. Non interagiscono molto col pubblico, cosa che spesso vedo come una grave mancanza è vero, ma a loro credo possa essere concesso, l’empatia con chi sta sotto il palco la sanno creare lo stesso anche senza dialogare direttamente con noi.
Sin da subito si riconoscono i suoni che contraddistinguono la linea compositiva della band capitanata dall’istrionico Buzz Osborne, ovvero: atmosfere pesanti, nessuna apertura melodica, nessun attimo di respiro nella loro scaletta che scorre a ritmi incalzanti, con un effetto finale pesantemente claustrofobico, al limite del soffocante; menomale siamo all’aperto e il sole è finalmente calato.
L’ormai 61enne cantante e chitarrista King Buzz Osborne è salito sul palco con una caratteristica tunica e l’aspetto di uno stregone psichedelico che viaggia nel tempo, accompagnandoci attraverso un set che può essere descritto come schiacciante e surreale. L’altrettanto eccentrico bassista Steven McDonald si distingueva forse ancora di più con un abito bianco e grandi occhi applicati cuciti.


La prima canzone della serata, “Working the Ditch”, con ben 6 minuti e 30 secondi sull’angoscia esistenziale di vivere nello stato attuale della società, ci ricorda subito chi abbiamo davanti.
Il loro è un sound ben definito, che fa muovere ritmicamente la testa avanti e indietro, restando fermi nella propria posizione in certi pezzi, mentre in altri ti scatena invece la voglia di saltare e pogare, insieme al resto del pubblico già scatenato.
L’eccentrico e carismatico Buzz insieme all’immancabile Steven al basso, sono accompagnati dal virtuoso Dale Crover dietro le pelli, a cui si è aggiunto Coady Willis in questo “Stop Your Whining Tour“, per una doppia azione di batteria a dir poco micidiale, estremamente abili nel suonare praticamente in sincrono.


Ammettiamolo: quando si va ad un concerto dei Melvins, non sai mai cosa aspettarti per quanto riguarda la scaletta. La band ha all’attivo una trentina di album in studio e ci conduce all’interno di questo viaggio dalla meta ignota attraverso la loro ampissima discografia, attraverso grandi classici come “It’s Shoved” e “Your Blessened”, dal loro seminale album “Bullhead” del 1991.
Devo ammettere, con un po’ di amaro in bocca, che i loro due ultimi lavori in studio, “Tarantula Heart“ del 2024 e “Thunderball” uscito la scorsa primavera, non mi hanno fatto impazzire. Questo terzo disco dei Melvins del 1983, con lo storico batterista Mike Dillard in particolare, non mi convinto per nulla, e non mi è dispiaciuto quindi non ne abbiamo proposto nessuna canzone questa sera. Ma come dico spesso e volentieri sono gusti: in oltre quattro decenni non hanno mai fatto un brutto album, semplicemente, alcuni mi piacciono più di altri, ma ogni singolo lavoro è buono a modo suo ed è imprescindibile nel loro percorso, sempre diverso, eppure sempre riconoscibilissimo.
Personalmente, il loro lavoro che ho più divorato di ascolti, è stato “Houdini” del 1993, e son stata ben contenta che questa sera ci abbiamo riproposto tre pezzi: l’incedere nevrotico di “Hag Me” e “Honey Bucket”, e la conclusiva “Night Goat”, un brano simbolo dei Melvins. Questo album era genuinamente quello che poi sarebbe stato definito grunge, da sempre ormai assimilato a gruppi come Nirvana, Alice in Chains, Soundgarden e Pearl Jam.
È doveroso riconoscere che i Melvins hanno fatto la storia della musica ed è impensabile non menzionarli come fonte d’ispirazione di tutti i gruppi nati dopo gli anni ’90, grazie anche all’enorme importanza della gran quantità di materiale da essi generato negli anni.
I Melvins sanno essere allo stesso tempo ironici e molto intimisti, andando a scavare nel profondo delle nostre emozioni e trascrivendo in parole e musica la vita di tutti i giorni, con i suoi alti ma anche con i suoi purtroppo numerosi bassi, senza mai prendersi troppo sul serio, ed è questo che tanto ci piace di loro.
Due i momenti cloud della serata, almeno per la sottoscritta: il primo, è stato sentire dal vivo l’emotivamente piena di contenuti “A History of Bad Men”, e lascio a voi scoprire il testo se non la conoscete.
L’altro, sul finale, “Your Blessened”, già menzionata in precedenza lo so, vede Osborne esplodere in un fuzz psichedelico con la sua chitarra, mentre Willis e Dale Crover scaricano tutta lo loro foga propulsiva sulle rispettive batteria per scaraventarci addosso l’ennesima ondata di pesanti vibrazioni.
I Melvins sono una band leggendaria che ancora una volta ha distorto la nostra percezione del tempo e dello spazio, mostrando a tutti quanti i presenti in questo Magnolia a cielo aperto carico di adrenalina, esattamente perché sono ancora essenziali nel panorama musicale di oggi.
Una scarica spietata di brani, uno di seguito l’altro, tanto da non lasciare nemmeno il tempo per riflettere sulla scaletta, composta quasi esclusivamente da titoli non recenti, nulla ripreso dal nuovo album uscito solo qualche mese fa.
È strano lo so, ma è davvero piacevole farsi investire in pieno dal muro sonoro eretto da queste icone e la loro esibizione carica di riff pachidermici, ci ha tartassato i timpani in maniera incessante ed ossessiva per un’ora che avremmo voluto durasse ancora.
Ma, sicuro come il sole che sorge al mattino, i prolifici Melvins staranno già lavorando sul prossimo album in studio, magari un’altra manifestazione produttiva della lineup del 1983.
Si conclude così una serata davvero speciale dove ho assistito ad un’esibizione da manuale: frenetica, difficile da seguire lucidamente ma davvero impattante sotto ogni punto di vista.
Come sempre quando tocco il cuscino dopo un live le mie orecchie sanguinano felici e vado tra le braccia di Morfeo contenta e soddisfatta, con la voglia di trasmettervi tutto questo attraverso il Live Report che avete appena letto e che mi auguro vi sia piaciuto.
«I Melvins sono il passato, il presente e il futuro della musica»: è una citazione di Kurt Cobain che descrive precisamente l’influenza e l’importanza di questa band nel panorama musicale mondiale., ancora oggi.
Penso che non possa esserci conclusione migliore di questa.
Ci si rivede prestissimo, sempre tra queste righe.
Stay tuned and Stay Metal.

Lineup
  • Buzz Osborne – voce, chitarra
  • Steven McDonald – basso
  • Dale Crover – batteria
  • Coady Willis – batteria
Setlist
  1. Working the Ditch
  2. The Bloated Pope
  3. Never Say You’re Sorry
  4. Evil New War God
  5. It’s Shoved
  6. Billy Fish
  7. A History of Bad Men
  8. Blood Witch
  9. Hag Me
  10. Hog Leg
  11. Honey Bucket
  12. Revolve
  13. Your Blessened
  14. Night Goat