Seth (Heimoth)
Poco incline a concedere interviste, siamo comunque riusciti a scambiare qualche battuta con l’irraggiungibile Heimoth, storico leader dei Seth. Tradizionalmente chiuso e silenzioso, il musicista ha rilasciato in esclusiva per i lettori di Truemetal, poche ed ermetiche dichiarazioni, in totale fedeltà alla tipica filosofia black. Buona lettura!
Benvenuto su truemetal.it e grazie per averci concesso questa intervista. O piuttosto, ben tornati, visto il vostro periodo di inattività. Ci puoi spiegare i motivi per i quali avete deciso, nel lontano 2005, di sospendere la vostra attività e, di contro, quali le ragioni che vi hanno spinto a tornare sulle scene?
Non c’è una vera e propria ragione. La verità che sono stato all’estero per un po’ dal 2005 in poi, ed una volta tornato in Francia ho suggerito ai miei musicisti di tornare in attività. Visto l’entusiasmo di tutti, abbiamo tutti acconsentito ad esibirci per il primo dei nuovi show un anno fa in Germania.
Nell’ottica del ritorno al mondo della musica, come possiamo interpretare la scelta di ripubblicare “Les Blessures de l’Âme”? Una volontà di ripartire dalle origini?
Beh, avevo suggerito alla “Season of Mist” di mandare in ristampa questo album del 1998, che ricordiamo and˜ esaurito, già parecchio tempo fa. Come la band è tornata a calcare il palco, immagino che l’etichetta abbia pensato fosse il momento giusto per riesumare questo vecchio album.
I Seth sono nati alla fine degli anni novanta nel pieno del fermento culturale del metal, ed in particolar modo del mondo musicale francese. Quali sono le vostre origini, quale il background culturale che ha visto la nascita della vostra band?
Negli anni 90 ho cominciato ascoltando il Thrash e il Death, ma poi molto velocemente mi sono spostato sul Black Metal. Ho passato una cosa come 5 anni di vita dedicati esclusivamente a questo tipo di musica.
Penso di poter dire che ora mi sento particolarmente vicino a questo stile, nonostante sia di orizzonti molto più aperti rispetto al passato sotto ogni punto di vista. Per me ora è importante svilupparmi sia come musicista che come persona, prendendo il meglio che la vita può darmi. Tendo ed evolverli assieme, senza dimenticare il mio sentiero.
Un black metal con marcate sfumature gotiche che si rifà al tema del vampirismo, decisamente più profondo e serio delle mode hollywoodiane del momento. Quale è la ragione che vi ha spinto a trattare questo particolare argomento?
La band vuole convogliare attraverso la musica un senso di immortalità in cui l’ascoltatore si trovi intrappolato per sempre in un circolo senza fine di nascita, vita, morte e rinascita.
Da qui il titolare “Le Cercle de la Renaissance”, il vampirismo, eternal blood ecc ecc, suonano bene con questa idea di fondo. Quindi come potete vedere non sono direttamente legato al vampirismo, ed è un dato di fatto che non ci sono proprie immagini relative al vampirismo nei layout.
La Francia è oramai universalmente riconosciuta, al pari con la Norvegia, come patria d’eccelenza per il black metal mondiale. Quali sono state, a tuo modo di vedere, le influenze che il tuo paese ha avuto nel mondo musicale estremo?
È una domanda abbastanza difficile alla quale rispondere. La scena meta francese è cresciuta ad un buon livello in questo periodo. Abbiamo ed avevamo band di rilievo abbastanza attive che suonavano regolarmente. In ogni caso, non necessariamente questo ha portato ad orde di fan ugualmente attive. E’ ancora molto difficile come una volta riuscire a raggruppare 250 fan per un concerto. Quindi credo che se abbiamo avuto un’influenza all’estero, dev’essere stata alquanto modesta.
Guardandoti alle spalle, all’inizio, come credi sia cambiato il mondo del Black Metal e, in oggettivamente, come credi di essere cambiato tu nel corso degli anni? Moda, business, pressapochismo, emulazione? quali i mali inconfessabili del movimento e quali, di riflesso, i punti di forza che continuano a rendere così affascinante questo genere musicale?
Per me sicuramente molta magia è scemata attraverso gli anni, probabilmente anche a causa delle recenti band che si ostinano a fare e rifare la stessa musica che veniva invece prodotta genuinamente circa 20 anni fa. Credo sia molto difficile catturare l’essenza genuina di questa musica. In ogni caso è una sfida il farsi prendere.
Indubbiamente il Bm è un genere particolare, molto intimistico e profondo anche nei risvolti psicologici della persona.Un genere che va vissuto in toto, spesso accompagnato da sentimenti e comportamenti apertamenti ostili verso ogni forma di pensiero che non si allinea ad esso. Come vivi nella tua quotidianità, non solo di musicista, un mondo e un modo di pensare e rapportarsi così estremo?
Il BM è sicuramente spesso visto come uno stile musicale estremamente peculiare anche grazie al coinvolgimento di molta più spiritualità rispetto a qualunque altro genere di metal. Cerca di catturare l’essenza naturale della vita: mito e realtà, a differenza di altri stili di metal che invece si focalizzano solamente sulla realtà, trattando temi come aggressività e violenza. Mi piace vedermi in questo modo, da qualche parte a metà tra i due mondi.
Questa è una domanda che faccio a quasi gli artisti che ho avuto modo di incontrare: Il Satanismo ha segnato in modo indelebile l’origine e il destino del black metal. Venne adottato nei primi anni ’90 da molte band seminali come rifiuto del cristianesimo in quanto invasore straniero e rivalutazione delle radici pagane dell’Europa. Tuttavia, il satanismo è un prodotto diretto del cristianesimo.
Parlo per me stesso: non ho alcuna connessione con tutto ciò. Porto avanti la mia vita senza preoccuparmi di ciò che sarebbero ritenuti i credo ufficiali. Cos’è giusto e cos’è sbagliato, riguarda solo la mia personale percezione della vita.
parlando invece di presente, e di futuro, quali sono le prospettive dei Seth?
Abbiamo intenzione di fare un po di spettacoli e vedere come va. Nella speranza di poter registrare un nuovo disco, ma al momento siamo concentrati sul suonare dal vivo.
L’intervista è conclusa, ringraziandoti per la tua disponibilità lascio a te le parole di chiusura.
Grazie di tutto, speriamo di poter suonare di nuovo in Italia! Magari l’anno prossimo!
Con il contributo di Filippo “Ov Fire” Blasetti