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Spock’s Beard (Nick D’Virgilio)

Di Riccardo Angelini - 4 Marzo 2005 - 14:33
Spock’s Beard (Nick D’Virgilio)

A due mesi dall’uscita dell’ottimo Octane, abbiamo potuto parlare col cantante e batterista degli americani Spock’s Beard, Nick D’Virgilio, che ha risposto con disponibilità ad alcune domande sull’album e sulla band. A lui la parola!

Bene Nick, se non ti dispiace comincerei parlando del vostro ultimo full lenght, Octane. Penso sia un ottimo album: ottime le canzoni ed ottimo il concept. Come mai avete scelto Octane come titolo?

Non è così eccitante. Volevamo pensare a qualcosa legato al numero otto, perché questo sarebbe stato l’ottavo album della band. Otto, ottavo, ottano… alla fine abbiamo scelto il nome Octane. Non ci sembrava interessante metterlo in uno dei titoli delle canzoni, quindi lo abbiamo scelto come titolo dell’album.

Mi pare che il sound sia diventato molto più melodico che in passato: ci sono molte più ballads e canzoni easy-listening. Come mai?

Per l’ultimo album abbiamo scritto tonnellate di musica, e abbiamo scelto il meglio. C’era davvero molto materiale su cui lavorare. Abbiamo avuto molto tempo per comporre, ci siamo potuti concentrare di più rispetto al passato, ed il risultato penso sia il migliore possibile. Ne siamo molto soddisfatti.

Quali sono state le vostre fonti d’ispirazione, sia per la scrittura della musica sia per quella dei testi?

E’ difficile a dirsi. Abbiamo lavorato tutti insieme, è stato prezioso il contributo di tutti, e ognuno ha avuto fonti di ispirazione diverse. Quindi le influenze sono veramente tante, non saprei dirti quali in particolare.

Se dovessi scegliere una canzone che riassuma il significato dell’album, quale sarebbe?

Te ne posso dire due, una per ciascuno degli approcci dell’album. Per il lato rock, per esempio, posso dirti la numero tre, Surfing Down the Avalanche, è diretta, è rock, e mi piace molto. Per il lato progressivo invece ce ne sono diverse… non so… Planets Hum per esempio. Ma ci sono anche altre tracce d’impatto, come There Was a Time o As Long as We Ride, anche queste per il nostro lato più rock. Penso che ci siano diverse canzoni molto rappresentative.

Molti pensavano che senza Neil Morse non ci sarebbero stati gli Spock’s Beard, ma si sbagliavano. Secondo te perché?

In passato Neil era il leader della band, ed il principale songwriter, quindi penso che sia normale che molte persone pensassero che gli Spock’s Beard fossero la sua band. Io ho sempre pensato che la band fosse formata da cinque persone fin dall’inizio, e che ognuno desse il suo contributo. Dopo che Neil ha lasciato la band, abbiamo provato che ciascuno di noi quattro poteva dare un contributo importante, e questo è il risultato.

A Neil l’album è piaciuto?

Sì, mi ha mandato un paio di mail e ha detto che gli è piaciuto molto.

Geddy Lee si definisce un bassista che canta, piuttosto che un cantante che suona il basso. Tu ti senti più batterista o cantante?

Entrambi. Da bambino facevo entrambe le cose, quindi mi sento un po’ l’uno e un po’ l’altro. Da quando sono diventato anche cantante negli Spock’s Beard ho migliorato la mia voce, ho imparato ad usarla, a modularla. Anche prima cantavo, ma negli ultimi anni ho studiato molto e fatto progressi importanti. Non posso dire di sentirmi un batterista che canta: sono sia un batterista sia un cantante.

Come farai a cantare e suonare la batteria dal vivo? Il lato scenico del frontman non sarà il massimo…

Nei live la batteria sarà suonata da Jimmy Keegan, è molto bravo ed ha già suonato con noi in passato. Io mi occuperò della batteria nei brani strumentali, lavoreremo insieme.

A proposito di live, c’è qualche speranza di vedervi suonare anche in Italia in futuro?

Assolutamente sì. Durante il nostro tour quest’estate dovremmo fare delle date in Olanda ed in Germania. Dopo, direi verso settembre o ottobre, abbiamo intenzione di passare in Italia, verremo di sicuro.

Non sai che piacere mi fa sentirtelo dire. Ora cambiamo argomento: hai ascoltato qualche album prog metal recentemente? Che cosa ne pensi?

A dire il vero non ho ascoltato praticamente nulla di metal. Sono in piena fase rock. Recentemente ho ascoltato solo i Velvet Revolver, non so se li conosci…

No, solo di nome…

Mi piacciono molto, sono molto energici e diretti. Mi piace molto il loro rock, mi piace molto il rock! E poi ho ascoltato anche un po’ di vecchi pezzi scritti da me quando ero agli inizi. A parte questo, direi nient’altro.

Come vedi il futuro della scena progressive?

Per quanto riguarda il prog rock, ci sono ancora molte band che entrano ed escono dall’ambiente. Anche nelle label c’è movimento. Non so quanto sia vasta la scena, ma penso che stia andando bene. Come ho detto le band non mancano, le cose vanno alla grande, vedo un buon futuro per il prog.

La discografia degli Spock’s Beard conta ora ben otto album da studio. Qual è quello a cui ti senti più legato?

Ti dirò, penso che quello che preferisco sia l’ultimo. Ci abbiamo lavorato molto, penso sia il migliore tra quelli che abbiamo fatto, il più curato. Tra i vecchi mi sento molto legato anche al terzo, sai, Kindess of Strangers. Comunque penso che il migliore sia assolutamente l’ultimo.

E’ il momento dell’ultima domanda: quali progetti avete per il futuro?

Mah, non so. Per adesso vogliamo concentrarci al massimo sull’ultimo disco: abbiamo fatto un’edizione speciale e adesso vogliamo dedicarci al tour che faremo quest’estate. Per il resto non ho programmi particolari, nulla di sicuro. Quel che è certo è che gli Spock’s Beard continueranno a fare musica anche in futuro!

L’intervista è finita, vuoi dire qualcosa ai lettori di Truemetal.it?

Non vedo l’ora di suonare in Italia, è molto che non ci veniamo e contiamo di tornare presto!