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Stamina (Luca Sellitto e Andrea Barone)

Di Roberto Gelmi - 18 Aprile 2014 - 0:01
Stamina (Luca Sellitto e Andrea Barone)

 

Ciao ragazzi e benvenuti sulle nostre pagine, è un piacere poter fare la vostra conoscenza in questa intervista per www.Truemetal.it
Prima di venire al vostro ultimo album, potete spendere qualche parola sull’attuale line-up del gruppo? Il numero di ospiti presenti in Perseverance è quasi da metal opera! Jacopo di Domenico è il vostro attuale cantante, mentre non avete un batterista fisso?

Luca Sellitto: Il nostro batterista ora è Enrico Canu, che s’è unito a noi in pianta stabile proprio mentre stavamo terminando i missaggi del nuovo album. Lo stesso discorso vale per Jacopo di Domenico, il quale però, a differenza di Enrico, ha partecipato alle registrazioni dell’album in veste di corista su quattro brani e voce solista sull’ultima traccia del disco.

Andrea Barone: L’attuale line-up prevede, oltre a me e Luca, Lorenzo Zarone, al basso da circa tre anni, e Jacopo, che è stato il nostro cantante anche nel tour europeo del 2012. Alla batteria, invece, dopo tanti avvicendamenti, è subentrato Enrico, in passato batterista anche degli Heimdall [gruppo power metal salernitano attivo dal ‘94, n.d.c.].
 
La presenza di special-guest è una costante già dal precedente album Two of a kind. In questo caso un gigante come Göran Edman non può che regalare emozioni a non finire. Penso che invece il cameo di Maria McTurk potesse essere meglio valorizzato, cosa ne pensate?

Luca: Beh, l’idea di coinvolgere anche Maria McTurk è nata un po’ all’ultimo momento. A dire la verità non avevo composto nulla pensando a una voce solista femminile, quindi, forse, in tal senso potrebbe risultare un po’ forzato il suo intervento. In fin dei conti, però, siamo contenti di avere la sua voce su una strofa dell’ultimo brano dell’album “Winner for a day”. È una persona magnifica e quando siamo stati in tour con i Royal Hunt è stata gentilissima con noi.

Andrea: La performance di Göran Edman in “Breaking another string” ci ha stupiti ancora di più del previsto, è una prestazione possente, imponente, così come il pezzo, che sembra scritto appositamente per lui [già il titolo, in effetti, “spacca” n.d.c.].

Provenite da Salerno, com’è la scena hard n’ heavy al Sud Italia? Ricordo con piacere i napoletani Mind Key, che, insieme agli Empty Tremor, nel 2004 aprirono per i Dream Theater al Lazzaretto di Bergamo…

Luca: Sicuramente ci sono diverse valide band qui al sud, anche se temo di non conoscerle tutte.
I Mind Key sono molto bravi e, per circa un paio d’anni, abbiamo avuto lo stesso frontman, ossia il nostro ex-cantante Giorgio Adamo, che tenne alcuni tour con loro tra il 2005 e il 2006. A Salerno abbiamo invece gli Heimdall, attivi dalla fine degli anni novanta e sicuramente tra gli esponenti più importanti dell’epic/power metal italiano.

Chi gestisce il processo creativo all’interno della band? Partite dalla musica, dai testi o non avete una priorità?

Luca: Mi occupo io della composizione di musiche e testi. Raramente parto da questi ultimi, di solito la prima cosa a venirmi in mente è la melodia vocale e spesso questo capita mentre non sto né suonando, né componendo intenzionalmente.
In seguito, proprio partendo dalla melodia, lavoro alle parti di ogni strumento con l’aiuto di un sequencer di una tastiera e registro delle demo, in modo da mettere gli altri membri della band in condizione di avere un’idea generale dei brani e di studiare le proprie parti. Infine procediamo lavorando insieme agli arrangiamenti e ai dettagli, cercando di migliorare il risultato ultimo con i suggerimenti e le idee di ognuno.

Andrea: per quel che riguarda le tastiere, mi occupo della scelta dei suoni, della composizione degli assoli e dell’arrangiamento, anche delle parti d’orchestra [campionate n.d.c.], sempre partendo dalle musiche scritte da Luca e in un continuo confronto.

Il titolo dell’album è un quasi sinonimo del vostro monicker (Stamina significa “forza”, “determinazione”; deriva da stamen, che ha anche un’ascendenza mitologica, riferendosi al filo tessuto dalle Parche), perché?

Luca: Il perché è semplice: la passione, la determinazione e la perseveranza sono le uniche cose che ci permettono di continuare a suonare.
Andrea: Le parche tessevano i destini delle vite degli uomini, la stamina è la resistenza necessaria per portare avanti le proprie passioni, qualsiasi esse siano, ed essere quindi padroni della propria vita.

La copertina mi ha ricordato vagamente quella di Disconnected dei Fates Warning (per via della figura mascherata), potete spiegare il significato dell’artwork surrealista?

Luca: Non conosco quell’album, ora che me l’hai nominato vado a dare uno sguardo alla copertina per curiosità. La cover del nostro Perseverance è stata realizzata da Vittorio Citro, un nostro caro amico che di solito ci segue anche in tour come fotografo e membro del nostro staff tecnico.

Andrea: nell’immagine c’è un richiamo alla copertina del nostro secondo disco, Two of a kind, nei binari ferroviari, simbolo di un tragitto difficile. Figura poi un uomo che persevera nel suo cammino, con una maschera per resistere, che a mio modo di vedere è anche simbolo dell’arte, attraverso la quale l’artista cerca di salvare se stesso, tra il disastro generale del mondo. Infine una meta indefinita alle porte misteriose del tempo… Ad ogni modo, lasciamo a Vittorio sempre totale libertà per quanto riguarda le copertine, pertanto di sicuro lui saprebbe dirti qualcosa di più a riguardo.

Brani come “Higher”, “I’m Alive”, “Naked Eye” e “Wake Up the Gods” a mio avviso hanno una marcia in più rispetto alle altre composizioni di Perseverance, siete dello stesso avviso?

Luca: Concordo su “Higher” e “Wake up the gods”, alle quali aggiungerei i due brani cantati da Göran Edman: “Breaking another string” e le ballad “Just before the dawn”.

Andrea: I miei preferiti sono la title-track “Perseverance”, “Unbreakble” e “Wake up the gods”, e così siamo quasi al completo!

La coda con violoncello di “Just Before the Dawn” è uno dei momenti migliori del platter, quasi la paragono alla parte finale di Learning to Live dei Dream Theater: com’è nato l’arrangiamento di questo brano?

Luca: Avevamo già utilizzato il violoncello in “Black moon”, un brano del nostro precedente album Two of a kind. Quando poi ho composto “Just before the dawn”, qualcosa mi ha suggerito di riutilizzare quello strumento per l’outro del brano. Non ci ho pensato più di tanto, è stata una scelta spontanea, dettata dall’ispirazione del momento.

Andrea: la coda riprende il tema di chitarra di Luca che segue il primo ritornello, è l‘impronta più riconoscibile del disco, dà l’idea di quanto sia importante per il gruppo la componente melodica.

Avete un debito patente con i Royal Hunt, il gruppo di André Andersen, com’è nato il vostro amore per questa band di culto, ma sempre troppo sottovalutata, che ha vissuto tanti cambi in line-up?

Luca: La mia grande passione per i Royal Hunt è nata per caso nel gennaio del 2000. Avevo letto di loro su riviste che ai tempi ero solito comprare (Metal shock, Metal Hammer e roba del genere…). Era stato pubblicato da qualche mese il loro album Fear [disco del ’99, il primo con West al microfono, n.d.c.] e decisi di acquistarlo, dato che dalle recensioni mi sembrava che potesse rientrare nei miei gusti e già conoscevo la splendida voce di John West, per la sua militanza negli Artension. Man mano poi la mia passione per la band di Andersen è cresciuta sempre di più e tuttora è uno dei miei songwriter preferiti.

Voglio fare una provocazione: tra Moving Target e Paradox, quale album preferite?

Luca: Paradox, anche se non lo ritengo il loro miglior disco in assoluto. Probabilmente, però, è il migliore tra i quattro su cui ha cantato D. C. Cooper, almeno secondo il mio parere e secondo i miei gusti.

Andrea: Anch’io preferisco Paradox, poi mi piacciono The mission e Show Me How to Live .
Luca: Anche io adoro The Mission! Sicuramente è il loro disco più coraggioso e intrigante da un certo punto di vista.

Da bassista dilettante, apprezzo gli accenni fusion del vostro sound, penso sia parte dell’identità del gruppo e vi contraddistingua rispetto ai già citati Royal Hunt, potete spendere due parole in merito?

Andrea: forse questo è l’elemento che suscita più dibattito fra gli ascoltatori della band, alcuni amano tali interventi prog/fusion, altri preferiscono i brani più diretti e lineari. Direi che in questo terzo disco sono inseriti nei brani con maggiore coerenza interna rispetto al resto dei brani.

Avete aperto per il ventennale dei Royal Hunt, come avete vissuto il ritorno di D.C. Cooper nelle file del gruppo danese?

Luca: Ho notato che con il ritorno di D. C. i Royal Hunt hanno riavuto una certa attenzione da parte di stampa e pubblico, pertanto non posso che esserne felice da sostenitore della band.
Detto ciò, resta John West il mio preferito tra i cantanti che hanno avuto. Ovviamente mi piacciono tutti, non a caso Henrik Brockmann (il loro primo cantante) e Kenny Lubcke (tuttora corista dei Royal Hunt in studio) sono stati ospiti sul Two of a kind.

Andrea: Aver vissuto il suo ritorno a contatto con loro, nel periodo in cui abbiamo viaggiato insieme, è stato emozionante, è una persona con una carica enorme, dentro e fuori dal palco, e ha trascinato anche noi.

Riscuotete un buon successo in Giappone, qual è il vostro rapporto con i fan del Sol Levante? Pensate che siano il popolo metallaro per eccellenza?

Luca: Sin dal nostro album d’esordio del 2007 Permanent Damage abbiamo ricevuto diversi messaggi da parte di fan giapponesi e alcuni di loro tuttora interagiscono con noi su Facebook. Fortunatamente lì vanno ancora matti per il metal melodico/progressivo, sono sicuramente tra i migliori sostenitori di queste sonorità.
Ci dispiace che i nostri dischi siano disponibili in Giappone soltanto come titoli d’importazione, sarebbe bello poter siglare un accordo con una label del Sol Levante e rilasciare sul mercato delle edizioni giapponesi dei nostri lavori. Fino ad ora le offerte ricevute non ci sembravano adeguate, pertanto abbiamo deciso di rinviare questo passo, fiduciosi in migliori offerte future.

Cosa significa puntare e credere nella musica che si vuole suonare in un’epoca storica priva di desideri?

Andrea: non credo sia un’epoca priva di desideri. È che spesso i desideri di pochi prevalgono sui desideri di molti, imponendo il gusto, le tendenze, e da qui ne deriva un’omologazione generale. La cultura, nelle retrovie però, continua a muoversi, basta non smettere mai di essere curiosi e aprire la mente, e in questo la musica e l’arte in genere sono l’ideale.

La vostra identità musicale comprende anche una vena barocca, a tal proposito, pensate che la musica d’arte non abbia età, oppure sia ormai anacronistica?

Luca: Per quanto mi riguarda, tutte le cose belle non hanno età e non possono mai essere considerate superate.

Andrea: La musica barocca, penso a quella di Bach, è musica senza tempo, ha posto le basi alla musica moderna, chiunque dovrebbe esserne influenzato, l’importante è cercare di farlo in maniera moderna e non pacchiana.

Avete già qualche idea per il successore di Perseverance?

Luca: Sì, ho già due-tre brani quasi pronti e diverse idee su cui sicuramente lavoreremo per il prossimo album.

A voi concludere come meglio preferite: un saluto, una massima, uno slogan…campo libero!

Luca: Grazie mille a voi di True Metal per questa intervista e per il supporto! Salutiamo i vostri lettori ed invitiamo tutti a visitare la nostra pagina Facebook e a dare uno sguardo al videoclip di “Higher” a questo link:
http://www.youtube.com/watch?v=5wEKHsLgxoM

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Discografia:

– Permanent Damage (2007)
– Two Of A Kind (2010)
– Perseverance (2014)