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Strings 24 (Stefano Xotta)

Di Lorenzo Bacega - 8 Novembre 2009 - 10:00
Strings 24 (Stefano Xotta)

L’omonimo disco di debutto degli Strings 24, pubblicato nel mese di marzo dalla finnica Lion Music, è sicuramente stata una delle maggiori sorprese di questo anno in ambito shred. Abbiamo approfittato dell’occasione per raggiungere il chitarrista Stefano “Sebo” Xotta e scambiare quattro chiacchiere riguardo alla nascita di questo progetto, all’accoglienza ricevuta dall’album d’esordio, e a eventuali progetti in serbo per il futuro. Buona lettura!

 


Ciao Stefano e benvenuto su Truemetal.it! Che ne dici di introdurre brevemente la band ai lettori che ancora non vi conoscono?

Ciao a tutti i lettori di Truemetal.it, innanzitutto!
L’idea degli Strings24 è nata dopo incontro tra me e Frank, avvenuto dopo 15 anni che ci eravamo persi di vista. Il tutto è nato con una birretta insieme, poi ci siamo raccontati cosa fosse accaduto in tutti quegli anni e poi ci siamo lasciati con il classico “magari un giorno ci facciamo una suonatina insieme”, Da lì abbiamo iniziato a creare delle canzoni insieme e in seguito abbiamo deciso di iniziare questo progetto coinvolgendo un chitarrista che avesse uno stile differente dai nostri e, in un certo senso, ci completasse. Il nome di Gian, nostra vecchia conoscenza, è uscito spontaneamente! Successivamente abbiamo potuto esporre il progetto alla Ibanez ed abbiamo manifestato il nostro interesse ad utilizzare i loro nuovi strumenti a 8 corde. E’ nata una sponsorizzazione ufficiale e anche il nostro nome, che rappresenta semplicemente la somma delle corde che arriviamo ad utilizzare!

Ormai il vostro disco di debutto è uscito da un po’ di tempo nei negozi, ci puoi dire come è stato accolto sia dalla critica che dal pubblico?

Abbiamo sempre monitorato tutte le recensioni uscite sui vari portali e riviste e dobbiamo ammettere di essere assolutamente soddisfatti dei giudizi ottenuti! Il fatto di vedersi spesso paragonati a mostri sacri a livello internazionale per noi è motivo di orgoglio! Abbiamo anche avuto la possibilità di aprire live shows di nomi come Andy Timmons e Paul Gilbert, occasioni in cui il pubblico presente era quasi esclusivamente fatto da chitarristi, anche in quel caso il responso è stato ottimo!

Da dove è partita l’idea di questo disco completamente strumentale?

Come ti dicevo, dopo anni di “vite separate”, io e Frank ci siamo nuovamente incontrati ed abbiamo iniziato a collaborare, le prime cose che ci sono venute erano legate strettamente alla chitarra e in effetti non prevedevano parti vocali…alla luce di ciò il progetto è stato strumentale non per scelta preterintenzionale, diciamo che gli eventi l’hanno portato ad essere così…non escludiamo comunque l’introduzione della voce, almeno su alcune songs, nel prossimo album!

E’ stato difficile fondere i vostri stili musicali in un sound che risultasse il più omogeneo possibile?

Assolutamente no! Anzi, i nostri tre stili così diversi si compensano a meraviglia, rendono il prodotto più vario e non danno adito a rivalità di alcun genere. E’ sempre un piacere poter ascoltare le parti registrate dagli altri componenti del trio, tra di noi c’è una grandissima stima reciproca.

 


 

Puoi raccontarci come si sono svolte le fasi di composizione del disco? Quanto tempo vi ha preso nel complesso la lavorazione di questo album?

Ognuno di noi ha proposto delle songs, alcune di queste avevano già delle parti a tre voci che sono state riregistrate in tre, altre sono state arrangiate in corso d’opera… Le differenze compositive sono abbastanza evidenti ed è possibile riconoscere la mano mia, di Frank o di Gian armonicamente parlando. Abbiamo iniziato a lavorare sui brani verso la fine del 2007, il tutto era finito a luglio del 2008, poi i tempi discografici, di mix e di mastering, hanno portato l’album ad uscire a marzo 2009.

C’è una canzone che preferisci rispetto alle altre, all’interno del vostro omonimo disco di debutto?

Diciamo che il brano Running in the Wind è quello che più rappresenta i nostri tre stili e riassume un po’ tutte le caratteristiche del trio in fatto di scelta delle armonie, dei contrappunti e delle ritmiche. Poi tutto il resto dell’album è altrettanto interessante e sarebbe davvero difficile eleggere il brano più bello…sono tutti figli nostri!

Come valuti il lavoro svolto dalla vostra etichetta, la Lion Music? Come siete entrati in contatto con loro?

Frank aveva già un suo disco solista autoprodotto in distribuzione tramite Lion Music, sicché abbiamo spedito loro dei premix di alcuni brani. Lion si è dimostrata molto interessata e per noi era un ottimo affare, considerando che si tratta di una label che tratta un genere specifico. Come saprete, l’industria discografica non sta certo vivendo il suo miglior periodo, perciò io credo si debba lodare una etichetta come Lion che ha ancora la passione per investire su progetti come il nostro!

Un disco strumentale è sempre un’esperienza un po’ particolare in ambito musicale. Un disco di questo tipo secondo te come deve essere strutturato, su cosa deve puntare, cosa deve contenere per poter fare presa sull’ascoltatore ma al tempo stesso non risultare né troppo banale né particolarmente indigesto?

Diciamo che un disco strumentale di chitarristi si rivolge chiaramente ad un pubblico di chitarristi, perciò lasciare spazio a virtuosismi e tecnica ha ancora un senso, anche se sappiamo bene di non trovarci negli anni 80 in cui la chitarra ha raggiunto il suo apice di interesse ed evidenza. Noi crediamo che la componente melodica debba sempre essere tenuta in considerazione, un brano non deve per forza essere difficile da suonare o complesso armonicamente per essere bello, anzi, solitamente le cose più semplici sono quelle che si ricordano con più facilità. Io e Frank componiamo un sacco di musiche per la TV, perciò abbiamo una certa esperienza in merito a cosa rimane in testa più facilmente.

 

Quali sono i gruppi o gli artisti che vi hanno influenzano maggiormente o dai quali avete tratto ispirazione come musicisti?

 

Personalmente mi piacciono molto gli stili di Marty Friedman, Zakk Wylde, Gary Moore, Brian May…e un sacco di altri…, Frank è cresciuto a pane e Richie Backmore, poi ha condito il tutto con una buona dose di Yngwie Malmsteen e Van Halen, ma anche lui adora Brian May, Gian è il più prog della band, perciò ama Petrucci, Dave Martone e chitarristi simili.

Che opinione hai della scena rock/metal attuale? Ci sono artisti o gruppi che apprezzi maggiormente rispetto ad altri?

La scena metal attuale lascia sicuramente meno spazio alla chitarra solista, ma in compenso la parte ritmica è stata portata ai massimi livelli, soprattutto a livello di sonorità. Io adoro ascoltare band come Nickelback, Avenged Sevenfold, Three Days Grace e cose simili, hanno dei suoni granitici, ottime produzioni davvero! Siamo sempre fans delle band che ci hanno ispirato agli inizi, ma ascoltiamo sempre con grande attenzione ciò che il mercato offre oggi.

C’è qualche consiglio in particolare che ti sentiresti di dare a chi si avvicina per la prima volta ad uno strumento?

Suonare uno strumento, qualunque esso sia, va fatto innanzitutto per dare piacere a sè stessi. La musica è un metodo espressivo a sè, per questo chi riesce ad apprezzarla e ad esprimersi attraverso di essa riesce ad allargare le proprie capacità sensoriali. Non è giusto iniziare a suonare con l’idea di essere su un palco e di farsi un sacco di tipe a fine show. Prima è necessario provare il piacere di suonare della musica in quanto tale, e questo è l’unico stimolo che può non farci desistere quando ci troviamo a fare i primi progressi. Uno strumento musicale richiede dedizione, sacrificio e passione vera.

Avete pensato qualcosa riguardo all’idea di promuovere il disco anche in sede live?

Abbiamo già fatto alcuni seminari, una dimensione ideale per questo tipo di progetto, ma anche, come ti dicevo, delle apparizioni live in serate chitarristiche. A breve andremo in Spagna per una serata dedicata alla chitarra, oltre a noi ci sarà il guitar hero francese Patrick Rondat.

Ci sarà un seguito a questo primo omonimo disco dei Strings 24?

Assolutamente si! A dire il vero stiamo già scrivendo del materiale per il seguito del nostro album d’esordio!

Altri eventuali progetti per il vostro futuro?

    Vorremmo organizzare la nostra attività legata ai seminari, incrementandola a dovere, visto che in Italia e non solo esistono tante scuole di musica molto serie che potrebbero essere interessate a questo tipo di esperienza. Siamo sempre aperti ad esperienze live, soprattutto all’estero, dove potremmo confermare il taglio internazionale del nostro progetto. La musica strumentale, non essendo legata ad una lingua specifica, può raggiungere chiunque in egual modo e diventa quindi fruibile senza alcun vincolo.

    Ok, questa era la mia ultima domanda. A te un’ultima battuta per chiudere l’intervista come preferisci.

    Siamo molto felici e lusingati dalle recensioni ottenute finora, questo sicuramente rappresenta uno stimolo per continuare a produrre la nostra musica. Ogni contatto da parte di chi apprezza ciò che facciamo è per noi un motivo per andare sempre avanti! Un saluto a tutti i lettori di truemetal.it!!!

     

    Lorenzo “KaiHansen85” Bacega