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Live Report: Extreme @ Alcatraz 08/06/2015

Di Giacomo Cerutti - 14 Giugno 2015 - 10:00
Live Report: Extreme @ Alcatraz 08/06/2015

EXTREME

08/06/2015 @Alcatraz (MI)

 

fly 2015 06 08 extreme

 

 

Questa sera l’Alcatraz ha l’onore di ospitare, per l’unica data italiana, i mitici Extreme, band di culto del rock mondiale, che proporrà interamente il masterpiece “Extreme II: Pornograffitti”, a 25 anni dalla sua pubblicazione. L’affluenza è notevole, inoltre sono presenti molti fan stranieri, i quali, come sempre, appena aprono i cancelli si trasformano in velocisti per accaparrarsi la prima fila. Entrando rimango stupito nel trovarmi di fronte un telo nero che divide a metà il locale, ciò significa che pur suonando sul palco grande, purtroppo l’evento non ha richiamato abbastanza gente nonostante la sua importanza.

Vista la mancanza di uno special guest l’attesa sembra non finire mai, passate le 21:00 il pubblico impaziente reclama la band con urla e cori d’incitamento, finalmente dopo altri venti minuti la pazienza è premiata, le luci si spengono e parte l’intro di pianoforte. La folla scalpita nel vedere la band prendere posizione sullo stage, per poi esplodere sulle note di “Decadence Dance”, un tuffo nel 1990 che fa ringiovanire i rockettari vecchio stampo, che danno del filo da torcere anche ai più giovani. Si entra da subito nel vivo del concerto grazie all’adrenalina messa in campo da Gary Cherone e soci; l’emozione cresce sulle successive “Li’l Jack Horny”, “When I’m President” e l’esaltante “Get the Funk Out”. I nostri sono in forma smagliante, ottima presenza scenica, grande sinergia e interazione, impeccabili sul lato musicale, in una parola, Extreme!
Il biondo Pat Badger maneggia il basso con destrezza apportando una solida base rock-funk al sound, mentre Kevin Figueiredo in pianta stabile dal 2007, è un motore propulsore che pesta su piatti e pelli senza perdere un colpo. Il frontman Gary Cherone sprizza energia da tutti i pori, macina chilometri da un lato all’altro del palco affiancando i fedeli compagni: la sua voce, a differenza del fisico, è leggermente sottotono, ma il tempo passa per tutti e il calo è giustificato vista la qualità complessiva dell’esecuzione. Infine a completare la magia abbiamo lo sfavillante Nuno Bettencourt, il suo virtuosismo dilaga attraverso le sei corde, le dita viaggiano da un capo all’altro della chitarra con un tocco che varia dal delicato all’aggressivo, con repentini cambi di tempi in assoluta scioltezza, un turbinio di riff e assoli che, a seconda dei pezzi, accarezzano o danno una scossa ai timpani.
Momento carico d’emozione quando Nuno abbraccia la chitarra acustica, rimanendo solo con Gary per la “signora” delle ballad, sì proprio lei l’intramontabile “More Than Words” eseguita egregiamente, cantata all’unisono dal pubblico, cui il buon Gary rivolge spesso il microfono. Dopodiché con uno squillante “ALLELUIA” si ritorna a saltare con “Money (In God We Trust)”, a seguire “It (‘s a Monster)” e l’omonima “Pornograffitti”. Rispettando la tracklist del disco, lo show procede con scariche incendiarie che mandano in visibilio i fans, per poi stemperare l’atmosfera con le ballad, in questo caso con “When I First Kissed You” dove il talentuoso Nuno si diletta al pianoforte, trasformando l’Alcatraz in un jazz club. Dopodiché Gary riprende le redini dello show con “Suzi (Wants Her All Day What?)”, per poi lasciare il palco a Nuno che ha letteralmente scioccato con “Flight Of The Wounded Bumblebee”, introducendo poi “He-Man Woman Hater”. Lo show migliora in modo esponenziale, i fan cantano e saltano senza sosta, talvolta Gary si spinge sulle casse tra il palco e la transenna per coinvolgerli ulteriormente, si sollevano cori per tutta la band e in particolare per l’eclettico Nuno. Purtroppo tutte le cose belle hanno una fine: con “Song for Love”, seguita da “Hole Hearted” e un accenno di “Crazy Little Thing Called Love” dei Queen, concludono definitivamente la magistrale esecuzione del disco, e, con esso la prima parte del concerto, ritirandosi per qualche minuto accompagnati da urla e applausi.
Al rientro improvvisano una jam session incastrandoci “Good Times Bad Times” dei mitici Led Zeppelin, dopodiché danno spazio agli altri lavori: l’instancabile Kevin introduce “Play With Me”, procedendo poi con le trascinanti “Rest In Peace” e “Kid Ego”. Momento comico quando Gary in preda all’euforia, salta in groppa a un amplificatore cavalcandolo durante “Take Us Alive”, ma a calmare gli animi ci pensa Nuno con il pezzo strumentale “Midnight Express”, sempre suonato con chitarra acustica. Infine “Am I Ever Gonna Change”, precede “Cupid’s Dead”, concludendo una performance assolutamente magistrale sotto qualsiasi aspetto: Extreme, un nome una garanzia.

Sommersi da applausi, urla e cori, i quattro di Boston salutano regalando plettri e bacchette, poi un mega selfie da sopra la batteria con pubblico di sfondo, ma non ancora soddisfatti scendono dal palco per salutare le prime file, gesto apprezzatissimo e addirittura Gary fa l’equilibrista sulla transenna. È stato senza dubbio un concerto memorabile, gli Extreme hanno letteralmente ribaltato l’Alcatraz a suon di rock adrenalinico, ma lasciando sempre spazio a momenti commoventi, spero vivamente di non dover aspettare troppi anni per rivederli.

 

Setlist:

Decadence Dance
Li’l Jack Horny
When I’m President
Get the Funk Out
More Than Words
Money (In God We Trust)
It (‘s a Monster)
Pornograffitti
When I First Kissed You
Suzi (Wants Her All Day What?)
Flight Of The Wounded Bumblebee / He-Man Woman Hater
Song for Love
Hole Hearted / Crazy Little Thing Called Love

Encore:

Play With Me (instrumental jam at the beginning)
Rest In Peace
Kid Ego
Take Us Alive (w/”That’s All Right” snippet)
Midnight Express
Am I Ever Gonna Change
Cupid’s Dead