Live Report: Folkstone @Revolver Club, San Donà di Pave (VE) – 08/11/2025

Reduci da una trionfale serie di concerti estivi, culminati con le due serate consecutive al NXT Generation Station della loro Bergamo, i redivivi Folkstone si sono ora imbarcati nella fase invernale del loro Delirium Tour 2025. Dopo la prima tappa in terra sarda, nella serata di sabato 8 novembre i bergamaschi sono di scena in Veneto, presso il Revolver Club di San Donà di Piave (VE), dal quale mancano da sei anni. Una serata che si preannuncia come una festa, con la stessa band che, tramite un paio di video sui canali social, afferma di attendere con una certa impazienza. Partiamo così, con destinazione San Donà di Piave, e dopo un viaggio comprensivo di un giro dell’oca nelle campagne venete a causa di un tratto autostradale chiuso per lavori, arriviamo in prossimità del Revolver alle 21:30 circa. Dal parcheggio si sente già riecheggiare il suono delle cornamuse, facendoci sorgere il dubbio di essere giunti in ritardo per l’inizio del concerto. Fortunatamente scopriamo che i nove musicisti si trovano ancora nei camerini dove stanno provando gli strumenti prima dell’inizio dello show. Nonostante la prossima settimana i Folkstone siano di scena a Verona, presso il locale è comunque confluita una folla ragguardevole, a conferma che la band goda di un buon seguito anche in Veneto, tanto da permettersi due date di seguito a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra.
Folkstone
Alle 22:00 spaccate i briganti orobici iniziano a prendere posizione sul palco con le cupe note di “Alabastro” che vengono salutate dal boato dei presenti. Seguono a ruota la vivace “Nella mia Fossa” e l’orientaleggiante “Mediterraneo”.
I suoni non sono dei migliori, con voce, cornamusa e batteria che coprono gli altri strumenti, ma d’altro canto, riuscire a far equilibrare al chiuso nove strumenti suddivisi tra elettrici ed acustici, deve essere una bella gatta da pelare per il fonico di turno, che si troverà a dover fare i salti mortali alla console. Tutto questo non pare comunque scalfire l’entusiasmo dei fan, che accompagnano con calore le fasi del concerto.
La band si trova un po’ stretta sullo stage, con i musicisti che devono stare attenti a non urtarsi con i loro ingombranti strumenti, ciò nonostante la grinta da parte di Lorenzo Marchesi, Roberta Rota e soci non ne pare risentire. Dopo “Nebbie” e “Diario di un Ultimo”, i Folkstone salutano i presenti ed introducono le successive “Il Confine”, “Appennino” e la struggente “Natura Morta”, particolarmente apprezzata dal pubblico del Revolver.
Il frontman Lorenzo annuncia “Nel Alto Cadrò”, pezzo che manca dalle scalette dei tour da un po’ di tempo e che, per l’occasione, viene dedicato agli alpinisti recentemente deceduti sulle montagne del Nepal, ricevendo un sentito applauso da parte del Revolver. Molto partecipata anche “Simone Pianetti”, in cui vengono narrate le vicende del noto fuorilegge bergamasco divenuto una sorta di eroe popolare, che si esaurisce lasciando il posto ad un coro da stadio dedicato al gruppo.
La strumentale “Mala Tempora Currunt” mette in evidenza il volto più folkloreggiante della combo lombardo, con il suono dominante delle cornamuse che viene accompagnato dei battimani della folla, mentre qualcuno comincia a lasciarsi andare anche a dei balletti sotto al palco. I suoni nel frattempo sono diventati più accettabili, dando ulteriore slancio alla serata che procede con “Macerie”.
Lorenzo Marchesi si prende una pausa lasciando il microfono a Roberta Rota che, deposta momentaneamente la sua cornamusa, intona “Lacrime di Marmo”. Si susseguono così “Mercanti Anonimi” e “L’ultima Notte”, con il locale ormai pervaso da un’autentica atmosfera di festa tra pogo, balli folkloristici e salti da parte dei divertiti spettatori presenti. Ma d’altronde è molto frequente questo ambiente gioviale ai concerti dei Folkstone, forti di un genere musicale che emana quel sapore di sagra paesana, di birra, di vino bevuto in rustiche taverne e di tradizioni popolari. Ed anche quando trattano di argomenti più contemporanei, fra le loro note si respira sempre quel sapore antico che continua a vivere nel presente.
Arriva il momento per la band di una meritata pausa birra, approfittando per scambiare qualche battuta con il pubblico, prima di ripartire con la recente “Scarpe Rotte” e la più datata “Frammenti”, dedicata ai fan di vecchia data, che paiono essere accorsi in buon numero anche nella serata odierna.
L’atmosfera fra i musicisti sul palco e gli spettatori si fa sempre più coinvolgente, tanto che Marchesi scende in mezzo alle prime file per cantare “Vuoto a Perdere” dividendo il microfono con chi si trova nelle vicinanze. In “Caduta Libera” e “Le voci della Sera” segnano la fine della prima porzione di spettacolo, con i Folkstone che si concedono una veloce pausa. Il tempo di un’altra birra al volo e di accordare gli strumenti, ed il combo orobico è nuovamente pronto per il rush finale della serata. Si riparte a pieni giri con “La Fabbrica dei Perdenti”, dove i fan cantano all’unisono il piratesco coro. Avanti ancora con “Omnia Fert Aetas” e la guitar-oriented “Anime Dannate”, con la folla di San Donà di Piave a cantare nuovamente il ritornello della canzone.
Lo spettacolo giunge ormai alle battute conclusive, ed arriva il momento di dedicare spazio all’omonimo lavoro di esordio datato 2008. Ecco così risuonare le note ritmate di “Con Passo Pesante”, con una visibilmente divertita Roberta Rota che si fa prendere dall’entusiasmo e scende con la sua cornamusa in mezzo al pubblico. Sul palco nel frattempo spunta una bandiera con il leone di San Marco, simbolo del Veneto, che viene sventolata dal vocalist Lorenzo suscitando il compiaciuto applauso dei presenti. Dopo il classico coro “Se non fate l’ultima noi non ce ne andiamo“, le note della conclusiva “Rocce Nere” riempiono il locale segnando l’epilogo della serata.
Arriva il momento dei saluti e ringraziamenti prima che i Folkstone si congedino dagli spettatori, i quali, una volta accese le luci, si dividono fra chi si dirige al bar, chi si mette in fila al banco del merchandising e chi comincia a guadagnare l’uscita. La serata appena conclusa ci ha consegnato una band in splendida forma, che, dopo la pausa di riflessione intercorsa tra il 2019 e il 2023, è ritornata più in forma che mai, e il recente album “Natura Morta” non fa che confermare questa ritrovata vitalità. Non resta che dire bentornati Folkstone, e augurargli altre mille serate come questa. Sempre avanti con Passo Pesante!