Live Report: Kreator + Morbid Angel a Milano (13/11/2012)

Di Orso Comellini - 25 Dicembre 2012 - 11:00
Live Report: Kreator + Morbid Angel a Milano (13/11/2012)

KREATOR + MORBID ANGEL + NILE + FUELED BY FIRE

13 NOVEMBRE 2012 @ LIVE CLUB, MILANO

 

Report a cura di Giacomo Cerutti, foto di Michele Aldeghi

 

Oggi la parola d’ordine per accedere al Live club sarà “METAL ESTREMO”, poiché assisteremo all’esibizione di mostri sacri del thrash/death assetati di sangue, ovvero i blasonati KREATOR, accompagnati dai temibili MORBID ANGELNILE e gli emergenti FUELED BY FIRE, in un tripudio di velocità e violenza sonora.

 

Nonostante all’apertura dei cancelli l’affluenza sia ancora scarsa, i pochi presenti hanno potuto sentire e testare con mano la furia dei FUELED BY FIRE. Band thrash metal statunitense nata nel 2002, con all’attivo due album: “Spread The Fire” (2007) e “Plunging Into Darkness” (2010), che si sono rivelati due proiettili targati thrash bay area grazie ai quali hanno condiviso il palco con leggende come: Exodus, Possessed, Exumer, Municipal Waste, Heathen, Hallows Eve, Hirax, Holocuast Toxic, Agent Steel e molti altri. On stage si confermano una band di tanta rabbia e poche parole, infatti, dopo un rapido saluto, attaccano con “Rising From Beneath”, tirando fuori tutta la propria aggressività. Anche in tutti gli altri pezzi si sente chiaramente l’influenza di pilastri del thrash anni ’80 come Slayer, Testament e Overkill, determinata da riff potentissimi e assoli altrettanto veloci sprigionati da Chris Monroy e Rick Rangel, il quale graffia il sound con un urlato molto grezzo. Anthony Vasquez con le sue spesse dita strozza le corde del basso, mentre Carlos Gutierrez è intento a martoriare piatti e pelli senza pietà. Mi avevano già fatto una buona impressione al Metalfest ed anche stavolta nonostante il poco tempo a disposizione, hanno dato una scossa al pubblico con una performance molto diretta, concentrata ed istigatrice di pogo; è sicuramente una band che ha intenzione di tenere ben salde le radici del thrash old-school.

Setlist:
Rising From Beneath
Within the Abyss
Unidentified Remains
Dreams of Terror
Thrash Is Back
Eye Of The Demon

 


Dopo questo succulento antipasto, il menu di giornata prevede i NILE, accolti da una platea che innalza urla acclamanti all’entrata in scena dei custodi del sigillo del technical death/metal. Celebri per la fusione del metal estremo con la passione per l’antico Egitto che impreziosisce e personalizza il loro songwriting a opera del fondatore, cantante e polistrumentista, Karl Sanders. Sul palco si fanno notare per un’imponenza monolitica tanto quanto il loro sound estremamente massiccio e compatto. Il loro show parte con “Sacrifice Unto Sebek” e Karl, Dallas Toler-Wade ed il nuovo bassista Chris Lollis danno vita ad un headbanging generale, al minimo cenno di Dallas. Non interagiscono molto con i presenti salvo qualche sorriso di compiacimento, nel vedere il pubblico carichissimo. In quanto mostri di bravura concentrano tutti gli sforzi a trasmettere la loro essenza con la musica, piegati sui loro strumenti macinano riff granitici ed assoli trafiggenti, senza far mancare inquietanti melodie e, alternandosi alla voce, emettono growl cavernosi che sembrano provenire direttamente dalle catacombe. Destreggiandosi tra pietre miliari quali “Defiling The Gates Of Ishtar” e “Sarcophafus” e brani tratti dalla nuova fatica “At The Gate Of Sethu”, come “Enduring The Eternal Molestation Of Flame” e “The Inevitable Degradation Of Flesh”. Posso affermare che la maggior presenza scenica la detiene Chris, grazie al suo vorticoso headbanging pare di vedere l’occhio del ciclone, infine bisogna inchinarsi al cospetto di George Kollias, ricoperto di tom e piatti suona ad incessanti ritmi martellanti senza perdere un colpo; se esistesse un dio egizio della batteria ne sarebbe l’incarnazione. Con la devastante “Black Seeds Of Vengeance”, i figli del Nilo nonostante l’audio penalizzato dai suoni impastati, terminano un’esibizione di proporzioni faraoniche a cui lo stesso dio Ra avrebbe strizzato l’occhio, ricevendo copiose urla ed applausi.

Setlist:
Sacrifice Unto Sebek
Defiling The Gates Of Ishtar
Kafir!
Hittite Dung Incantation
Enduring The Eternal Molestation Of Flame
Sarcophagus
The Inevitable Degradation Of Flesh
Supreme Humanism Of Megalomania
Black Seeds Of Vengeance

 

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Dal fascino dell’antico Egitto facciamo un salto in Florida, patria dei deathsters MORBID ANGEL, fondati nell’84 dal chitarrista Trey Azagthoth, primo a presentarsi sul palco scatenando l’euforia di una folla inferocita, a seguire i turnisti Tim Yeung alla batteria e Thor Myhren alla chitarra, infine il minaccioso frontman David Vincent. Sulle note di “Immoral Rites” il coro di benvenuto “MORBID ANGEL, MORBID ANGEL,…” diventa un fragoroso boato, la platea si trasforma in una sorta di tritacarne, senza dubbio con loro inizia la parte più estrema della serata. Trey e soci presentano un repertorio d’eccezione di tutti classici a parte pochi pezzi dell’ultimo disco “Illud Divinum Insanus” (2011), piuttosto deludente. La band è in ottima forma ed in perfetta sintonia, Trey e Thor restano fissi nella loro postazione senza togliere lo sguardo dalle chitarre sparando a raffica ritmiche micidiali ed assoli superveloci, Tim essendo lo “sbarbato” del gruppo ha energia, o meglio, rabbia da vendere, viaggiando sulla doppia cassa a ritmi disumani, mentre piatti e pelli sembrano implorare pietà; pare l’epicentro di un terremoto in grado di sfondarti lo stomaco. Le linee di basso di Dave al solito impeccabili, mentre con sguardo penetrante e un timbro vocale profondamente trucido, sembra controllare che il tasso di pogo rimanga stabile o aumentasse. Talvolta a fine canzone applaude sogghignando, ma non ancora soddisfatto continua a incitare ulteriormente al massacro. Devastazione che arriva puntuale con “Maze of Torment”, “Chapel of Ghouls”, “Where the Slime Live”, “Bil Ur-Sag” e “God of Emptiness”, vere e proprie cannonate. L’unico momento rilevante di tranquillità è il guitar solo di Trey. Per il resto l’intero show, si è rivelato una sanguinosa carneficina di corpi martoriati dal pogo e trasportati a fronte palco, dove le condizioni umane erano al limite; l’Angelo Morboso visibilmente soddisfatto dell’opera si è potuto ritirare acclamatissimo dai superstiti.

Setlist:
Immortal Rites
Fall From Grace
Rapture
Maze of Torment
Existo Vulgoré
Nevermore
Blasphemy
Lord of All Fevers and Plague
Chapel of Ghouls
Trey Azagthoth Solo
Dawn of the Angry
Where the Slime Live
Bil Ur-Sag
God of Emptiness
World of Shit (The Promised Land)

 

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Metallari e metallare, siamo giunti all’apice di questa serata all’insegna della musica estrema. Nel locale fermenta la trepidante attesa dei famigerati KREATOR, aumentata a dismisura all’innalzamento del telone bianco che copre l’intero stage, sul quale vengono proiettate cover ed immagini storiche della band, mentre in sottofondo viene riprodotta “Personal Jesus”; scelta alquanto inappropriata dato il clima febbrile. Finalmente sulle note di “Panthom Antichrist” viene calato il telone, mostrando un palco invaso da una spessa coltre di fumo bianco. Appena il pubblico intravede le sagome nere dei Kreator, la situazione degenera nel caos totale. L’inossidabile Mille Petrozza declama la frase di rito di presentazione, seguita da una calda ovazione, che spiana la strada alla poderosa doppietta “Enemy Of God” e “Phobia”. A questo punto si scatena una bolgia che sembra quasi un mare in tempesta, “ondate umane”  che sbattono in tutte le direzioni, per poi convogliare in un unico terrificante mosh pit. Il loro muro di suono è dirompente, le ritmiche aggressive e gli assoli feroci di Mille e Sami Yli-Sirniö si susseguono a manetta, Christian Giesler rimane di rimpetto al pubblico o piegato sul quattro corde in perenne headbanging, infine dall’alto della scenografia, in mezzo ai draghi scheletrici dagli occhi rossi, si staglia l’imponente Ventor che ad ogni colpo di tom e doppia cassa miete vittime. Gli occhi e la voce di Mille al solito sono carichi d’odio, come se ringhiasse e spesso ad inizio canzone, incita con inequivocabili gesti i fan al mosh pit di cui è tanto ingordo. Ormai si perde il conto del numero degli amanti del crowd surfing, in particolare durante perle di violenza come “Extreme Aggression “, “Pleasure to Kill” e “Violent Revolution”. Ma se pensavate che sia finito qui vi sbagliate, infatti dopo “Betrayer”, seguita da un intermezzo acustico da parte di Sami, i Creatori si ritirano per una breve pausa che precede il colpo di grazia. Mille rientra sfoggiando la gloriosa “Bandiera dell’Odio”, con il classico monologo per attizzare il fuoco, che termina dopo la ripetuta domanda: “MILANO ARE YOU READY?, IT’S TIME… TO RAISE… THE FLAG… OF HATE”. A quel punto la pressione alla transenna diventa insostenibile e la gente spiaccicata può respirare solo alla fine della conclusiva “Tormentor”. Secondo me, la performance è stata molto più sentita rispetto a quando si esibirono al Metalfest: a confronto stasera più che un concerto mi è sembrato di trovarmi nel mezzo di una guerra di trincea, combattuta corpo a corpo senza fare prigionieri, ma vi consiglio di stare in guardia perché… “THE KREATOR… WILL RETURN!”.

Setlist:
Intro: Personal Jesus
Phantom Antichrist
From Flood Into Fire
Enemy of God
Phobia
Hordes of Chaos (A Necrologue for the Elite)
Civilization Collapse
Voices of the Dead
Extreme Aggression
People of the Lie
Death to the World
Coma of Souls / Endless Pain
Pleasure to Kill
Violent Revolution
United in Hate
Betrayer
Setlist
Flag of Hate
Tormentor

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