Live Report: Obituary a Seregno (MI), 08/12/2012
OBITUARY + MACABRE + PSYCROPTIC + THE AMENTA
8 DICEMBRE 2012 @ LIVE, SEREGNO (MI)
A distanza di soli sei mesi dal micidiale concerto tenutosi allo Zoe Club, gli Obituary fanno tappa all’Honky Tonky per il grandioso “ROTTING SLOW IN EUROPE 2012 89-92 CLASSIC SET”, tour che prevede l’esecuzione di un repertorio d’eccezione, ovvero pezzi tratti dai primi tre album “Slowly We Rot”, “Cause Of Death” e “The End Complete”. Come compagni di stage ci sono gli Psycroptic e i Macabre, band di notevole livello che accompagneranno il pubblico verso il massacro finale.
Come opener della serata ci sono i The Amenta, band black metal australiana attiva dal 1997, forte dell’ultimo lavoro “Flesh Is Heir”. La sua entrata in scena, con tanto di face painting e lenti a contatto bianche, è stata tanto acclamata quanto inquietante. Altrettanto terrificante si rivela il suo impatto sonoro, un black degno dei maestri scandinavi: Erik Miehs (chitarra) e Dan Quinlan (basso) mitragliano gli spettatori con ritmiche grezze e violente, Timothy Pope alla tastiera accompagna con un leggero filo melodico, Cain Cressall s’impone con un growl profondo e gutturale e Robin Stone picchia le pelli a ritmi disumani mentre viaggia sul doppio pedale a velocità mostruosa. Il pubblico, esaltato e frenetico, è fortemente colpito dal muro di suono che il gruppo ha creato con una sola manciata di pezzi. Molto compatti tra loro, gli australiani hanno saputo rompere il ghiaccio accumulatosi durante la gelida attesa dell’apertura e scaldare il pubblico per il peggio che li attenderà.
Set-list:
Junky
Sekem
Mictlan
Vermin
Erebus
Dirt
Gli Psycroptic sono una band australiana fondata nel 1999 dai fratelli Joe e Dave Haley, avente all’attivo cinque album di cui l’ultima fatica è “The Inherited Repression”. Partendo con “Euphorinasia”, danno subito prova del loro potente sound con un dirompente death metal, intriso di sfumature tecniche che Joe Haley fa scaturire dai riff e soli che si abbinano alle spesse linee di basso di Cameron Grant. Dave Haley corre sul doppio pedale senza sosta mentre massacra piatti e pelli, mentre Jason Peppiant ruggisce con un growl che dà quel tipico sapore brutal. La risposta del pubblico è stata positiva quanto violenta, il pogo ha cominciato a mietere le prime vittime e gli Psycroptic si sono ritirati degnamente seguiti da applausi e ossa rotte.
Set-list:
Euphorinasia
Carriers Of The Plague
Forward To Submission
Ob(Servant)
Initiate
The Sleepers Have Awoken
The Colour Of Sleep
Ora il piccolo stage è calcato da una band molto particolare, gli statunitensi Macabre, trio di Chicago nato nel 1985 che ha realizzato diversi EP e quattro album di cui l’ultimo, “Murder Metal”, definisce il loro genere poiché il songwriting è basato sui serial killer. Dal repertorio proposto, Corporate Death (voce/chitarra), Nefarius (voce/basso) e Dennis The Menace (batteria), hanno fornito prova della loro maestria nell’amalgamare diverse branchie musicali, passando dal rock al death, dal punk al thrash, dalle melodie folk al jazz e al black. Le canzoni sono brevi e taglienti, la voce di Corporate Death somiglia alle urla strazianti e agonizzanti della classica vittima uccisa, e si alterna al cavernoso growl di Nefarius. I loro riff sono spediti e grezzi, Dennis The Menace è un vero e proprio killer delle pelli. Ma, in tutta questa furia omicida, la vera originalità consiste nelle canzoni, che sono filastrocche in versione thrash dove Corporate Death canta anche in pulito ciondolando e facendo scoprire un lato violentemente ironico; allegria che il pubblico ha interpretato solo in modo veemente pogando ininterrottamente per tutto lo show che è stato breve ma intenso, molto apprezzato soprattutto da chi li ha visti per la prima volta.
Set-list:
Zodiac
Nero’s Inferno
The Trial
The Iceman
Night Stalker
The Bloody Benders
Scrub A Dub Dub
Hitchhiker
Vampire Of Düsseldorf
Se fino ad ora s’è parlato di violenza, non c’è paragone con la sua vera e propria essenza portata dai possenti Obituary. Il locale è stracolmo e dalla folla partono cori d’incitamento, ed entrando sul palco la band è accolta da fragorose urla, che ha ripagato attaccando con “Stinkupuss” generando sin da subito il totale headbanging oltre ad un forte aumento della densità umana. Gli Obituary sparano perle di sangue a raffica, trasformando la platea in un frullato di corpi maciullati. Trevor Peres perfora il pubblico con riff massicci e soli spaventosi, con un costante vortice biondo e sguardo minaccioso. Alla seconda chitarra, in sostituzione di Rhalp Santolla, c’è Lee Harrison il quale ha saputo tenere degnamente testa alla performance. John Tardy rigorosamente in maglione nonostante il caldo soffocante, è in ottima forma e il suo growl viscerale è impeccabile. Il mastodontico Terry Butler tortura il basso a dovere e Donald Tardy sembra un’indomabile macchina da guerra. La folla è in delirio, la pressione in transenna è disumana e il crowdsurfing non ha mai fine: un massacro in piena regola. Dopo “Dead Silente” la band si ritira per una meritata pausa e anche il pubblico ha potuto rimettere assieme i pezzi. Poi, l’instancabile Donald è rientrato per un solo sì da tener caldo l’audience, dopodiché la doppietta “I’m In Pain” e “Slowly We Rot” conclude una prestazione estremamente sanguinosa che rimarrà negli annali. Acclamati da urla selvagge e applausi gli Obituary salutano lanciando plettri e gli spettatori soddisfatti quanto lividi e contusi hanno potuto ricomporsi.
Set-list:
Stinkupuss
Intoxicated
Bloodsoaked
Immortal Visions
Gates To Hell
Infected
Cause Of Death
Chopped In Half
Turned Inside Out
Body Bag
Back To One
Killing Time
The End Complete
Dead Silence
Encore:
Drums Solo
I’m In Pain
Slowly We Rot
Report a cura di Giacomo Cerutti