Live Report: Skid Row a Scandiano (RE)
Gli Skid Row, a qualche mese dalla pubblicazione dell’ultimo Ep “United World Rebellion – Part 1”, passano in Italia per quattro date a chiusura del loro tour europeo che li ha visti girare il vecchio continente in compagnia di Ugly Kid Joe e Dead City Ruins.
Dopo aver infiammato Torino e Roma, stasera la band è di scena a Scandiano (RE), mentre Udine avrà l’onore di chiudere questo tour.
Sabato 30 novembre 2013.
Live report a cura di Alex Casiddu.
Ad accoglierci troviamo una Scandiano sotto zero: il freddo è pungente, penetra nelle ossa e, come se non bastasse, durante la giornata a chi si è incamminato da altre regioni ha fatto compagnia anche la neve, fortunatamente senza creare disagi.
Fa freddo, ma la gente accorsa fin qua non se ne cura, ed ha solo una fottuta voglia di Rock N’ Roll!
Il Corallo pian piano andrà riempiendosi, avvicinandosi alla massima capienza al momento dell’ingresso degli headliner della serata.
D’altronde l’occasione è ghiotta: gli Skid Row nonostante le note vicissitudini con l’ex singer Sebastian Bach, sono ancora un nome che richiama e suscita interesse nella gente. Il fatto poi che sia sabato ha spinto molti a dirigersi verso la cittadina emiliana.
Arriviamo giusto in tempo per assistere all’apertura degli australiani Dead City Ruins, cui spetta il compito di scaldare il pubblico proponendo il loro hard rock roccioso, a tratti sconfinante nello stoner dove, su tutti, si erge la voce di Jake Wiffen, singer dotato di un’ugola veramente notevole che passa in scioltezza da acuti su note altissime a momenti più recitati ed ipnotici.
Dalla sua, il cantante può contare anche su una mimica facciale carismatica che lo rende ora posseduto da chissà quale entità, ora ammaliatore e profeta in cerca di adepti.
I quaranta minuti in loro compagnia passano piacevolmente: ringraziando il pubblico per averli applauditi, invitano chi volesse ad acquistare il loro cd (Dead City Ruins) o una loro t-shirt, in quanto non avendo alle spalle nessuna etichetta discografica, si autofinanziano completamente su tutto.
Setlist Dead City Ruins:
Broken Bones
Til Death
Dio
D.I.B.
Blues
Happenzella
Where Ya Gonna Run
Alle 23,45 il pubblico riempie in modo capillare il Corallo, scala laterale e balconate superiori comprese; “Blietzkrieg Pop” dei Ramones annuncia l’arrivo degli Skid Row sul palco.
Giusto il tempo di accendere gli amplificatori, imbracciare i propri strumenti e si attacca con “Let’s Go”, opener dell’ultimo Ep e ritorno discografico degli americani a sette anni di distanza da “Revolutions Per Minute”.
Dopo questo primo rodaggio è tempo di testare la tenuta fisica degli astanti con un trittico da cardiopalma: “Big Guns”, “Makin’ A Mess” e “Piece Of Me” scatenano il putiferio facendo diventare il pit un luogo senza legge.
Un inizio letale, quasi uno sfogo verso i tanti detrattori che si ostinano a considerarli solamente una mediocre cover band; ma è bene ricordarsi che in questo gruppo suonano Rachel Bolan e Dave “The Snake” Sabo dal 1986, Scotti Hill dal 1987, Johnny Solinger dal 1999 e il solo Rob Hammersmith dal 2010.
A conti fatti, tre membri originali ed un cantante (Solinger) che li accompagna da quattordici anni; addirittura cinque in più rispetto a quelli fatti da Bach.
Ma, come si dice in questi casi, “queste sono chiacchiere da bar” e stasera la gente è qui per acclamare i presenti e non gli assenti.
Cosa che puntualmente accade all’attacco di “18 & Life”; un boato incredibile sovrasta gli strumenti e il pubblico in delirio canta ogni singola parola, sotto gli sguardi compiaciuti dei musicisti.
Solinger fa il suo lavoro più che egregiamente; non avrà il carisma del suo predecessore, ma a differenza del Bach odierno – intento più a far roteare microfoni per aria urlando in maniera dissennata – cerca di approcciarsi nel miglior modo possibile a canzoni che ai tempi furono plasmate per una voce ben diversa dalla sua.
La cosa gli riesce più o meno a metà; in alcuni frangenti latita un po’, in altri riesce tutto sommato ad azzeccare note alte ed acuti.
“Riot Act” fa risalire la temperatura, già a livelli da forno crematorio e pelle d’oca alta mezzo metro ascoltando il giro di chitarra di “In A Darkened Room”, altra mitica ballad dei ragazzi del New Jersey.
“Kings Of Demolition” è il secondo ed ultimo estratto proposto dal nuovo Ep, suonata quasi più per obbligo che per piacere: ne è la dimostrazione la freddezza dei fan durante l’esecuzione. Il gruppo lo sa e da questo momento in poi offrirà solo classici dai primi due seminali album (Skid Row e Slave To The Grind).
Il “La” viene dato da Rachel Bolan, che si impossessa del microfono per cimentarsi col punk di “Psycho Therapy” dei Ramones, ormai adottata dagli Skidz e presenza fissa in scaletta da anni.
La chitarra classica viene riposizionata di fronte a Dave Sabo; i primi accordi sono più che sufficienti a far correre i brividi lungo la schiena: è il momento di “I Remember You”, un inno per chi vive di hard rock anni 80.
La band, conscia di questo, lascia al pubblico l’onore di cantare il ritornello, cercando con soddisfazione gli sguardi della gente.
L’emozione lascia spazio all’ ennesima scarica d’ adrenalina quando “Monkey Business” fa capolino: gli amplificatori sembrano sul punto di esplodere, mentre sotto il palco il pogo diventa incontrollabile tanto da richiedere l’intervento della sicurezza per salvaguardare l’incolumità di chi è in prima fila ed è pressato contro lo stage.
Durante la parte centrale del brano le chitarre di Scotti Hill e Dave Sabo si cimentano in un duello in cui i due mettono in mostra la loro tecnica assolo dopo assolo, alternando colpi di plettro a bevute di birra.
La prima parte del set termina qui dopo quasi 60 minuti di musica ininterrotta.
Una volta tornati sulla scena ed acclamati a gran voce dal pubblico, gli americani mettono a ferro e fuoco per l’ultima volta il Corallo: a “Sweet Little Sister”,“Get The Fuck Out” e all’inno generazionale “Youth Gone Wild” spetta il compito di chiudere questa serata ad alto voltaggio.
I sorrisi ed i ringraziamenti della band si fondono agli applausi, ai cori e alle facce esauste ma compiaciute di chi ha vissuto in prima linea lo show.
Stasera – a giudicare dall’entusiasmo dimostrato verso questa band che forse qualcuno incautamente dava già sul viale del tramonto – possiamo confermare, senza tema di smentita alcuna, che i detrattori degli Skid Row a quanto pare non erano presenti; o se c’erano, sembra siano stati convertiti!
Setlist Skid Row:
Let’s Go
Big Guns
Makin’ A Mess
Piece Of Me
18 & Life
Thick Is The Skin
Riot Act
In A Darkened Room
Kings Of Demolition
Psycho Therapy
I Remember You
Monkey Business
Slave To The Grind
Encore:
Sweet Little Sister
Get The Fuck Out
Youth Gone Wild