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Intervista Sonata Arctica (Henrik Klingenberg)

Di Roberto Gelmi - 7 Ottobre 2016 - 16:00
Intervista Sonata Arctica (Henrik Klingenberg)

 

Ciao Henrik, puoi chiarire il concept dell’album? Il titolo si riferisce alla Bibbia? Gesù Cristo morì all’ora nona (le tre del pomeriggio)…

L’album non è un concept in sé, ma alcuni temi presenti nelle canzoni riguardano il rapporto tra esseri umani e natura. Questo, inoltre, è il nostro nono studio album…

Ci spieghi il senso della strana clessidra che possiamo ammirare nell’artwork?

Da un lato della clessidra c’è un mondo distopico, gli esseri umani hanno distrutto la natura tutta, nell’altro lato la natura ha estromesso gli esseri umani. Nel mezzo c’è una manopola, con la quale oggi tutti noi interferiamo: in base alle nostre azioni la clessidra si girerà in una o nell’altra direzione.

 

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Venendo alla musica, possiamo dire che il vostro sound si è fatto più complesso e melanconico, ma con meno virtuosismo?  

Meno virtuosismo? Detta così, sembra che non siamo più capaci di suonare una nota, ahahah In verità ci sono alcuni momenti virtuosistici nell’album, ma ormai da tempo non puntiamo tutto sulla massima velocità! Ritengo che la nostra musica sia sempre stata malinconica a negli ultimi dieci anni circa un po’ progressive e complessa a volte. Questo album, tuttavia, non suona così complesso secondo me.

La killer song questa volta è “Rise at night”, la ballad, invece, “Candle Lawns”: pensi che questo tipo di canzoni siano imprescindibili in un album?

Non pensiamo che ci debbano essere per forza certi tipi di canzone in un album, questi pezzi sono nati così come sono e sembravano adeguarsi al resto della musica contenuta in The Ninth Hour, così li abbiamo aggiunti. Sono sicuro che potremmo benissimo realizzare un disco senza questo tipo di composizioni.

Veniamo al mixaggio, siete soddisfatti della resa sonora finale?

Sì, naturalmente, in altro caso non avremmo pubblicato l’album! 😉

 

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Ci dici qualcosa circa la suite in chiusura d’album? Bisogna tornare con la mente a Reckoning Night?

“White Pearl, Black Oceans part 2”, come dice il titolo, è il secondo capitolo della composizione iniziata in Reckoning Night, quindi, sì, vedi giusto.

A mio avviso The Ninth Hour non solo è un album più lungo di Pariah’s Child, ma ha anche una maggiore coesione interna. Cosa ne pensi?

Penso anch’io che per un certo verso The Ninth Hour è più coeso di i Pariah’s Child, che era un pelo fuori schema. The Ninth Hour è stato realizzato in un breve lasso di tempo, presumo che questo abbia influito.

 

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Perchè avete intitolato in modo curioso una canzone “Fly, navigate, Communicate”?
Penso sia una specie di linea di principio per piloti d’aereo… da qui è nata l’idea.

Tornando al tema ricorrente nell’album, cosa pensate dell’animalismo? In un classico degli Helloweem, Save Us, leggiamo: “We believe that the phenomena of nature / Are the expression of infinitive intelligence / We express our belief that all forms of life/Are manifestations of spirit / And thus, all men are children of God” (Noi crediamo che I fenomeni della natura / sono l’espressione di un’intelligenza infinita / Noi esprimiamo il nostro credo che tutte le forme di vita/sono le manifestazioni dello spirito / e così, tutti gli uomini sono figli di Dio)? Concordate con questo punto di vista?
Guardando il mondo oggi non sembra una riflessione che possa essere condivisa da molti ma non mi sono ancora deciso… e questo parlare di Dio è sempre un po’ oltre le mie credenze e il mio modo di guardare alle cose.

A tuo avviso qual è la canzone più rappresentativa dell’album? What is, in your opinion, the most representative song of the album?
Penso che ogni singola canzone possa dare un’idea appropriata dell’album, ma se dovessi sceglierne una su due piedi, direi “White Pearl, Black Oceans II”, perché è una composizione al cui interno trovi un po’ di tutto…

Non avete mai temuto uno scioglimento in quasi vent’anni di carriera? Unia fu un punto cruciale, una specie di passaggio obbligato… Ora quali sono le vostre aspettative, quali sfide volete affrontare in futuro?
In realtà no, non lo abbiamo mai temuto; certo, qualche circostanza è stata più dura di alter, ma non penso che mollare sia una soluzione. Abbiamo ancora un mucchio di idee e cose che vogliamo fare musicalmente e non, perciò finché riusciremo a farcela penso saremo ancora in giro per il mondo da bravi rockettari.  

 

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Penso che attualmente la scena metal stia cambiando: da una parte abbiamo ban come Nightwish e Blind Guardian, con un sound sinfonico, dall’altra gruppi come Grand Magus e Sabaton, alfieri del “lessi s more”. A metà troviamo il djent e il math-metal (Periphery, Protest the hero). Dove si collocano i Sonata Arctica?
Lascio la decisione a chiunque voglia stabilire dove ci collochiamo nell’ambito metal. Penso che di solito i musicisti sono troppo vicini al proprio lavoro per essere in grado di capire il loro posto nell’universo metal.

Perché non avete pubblicato un’anniversary edition di Silence? È un altro ottimo album, come Ecliptica…
Il remake di Ecliptica e tutto quello che ha comportato è stato un unicum, una bella esperienza intesa come un tribute, ma non voglio vivere nel passato e riregistrare roba vecchia. Penso sia essenziale per noi pensare al futuro e comporre nuova musica.

Siamo in conclusione, ci dici due parole sui vostri fratelli di tour, I Twilight force?

Ci troviamo molto bene, sarà divertente andare di nuovo in tour con i Twilight Force. Aspetto già i prossimi aftershow per bere qualche birra con loro.

Infine, un messaggio ai nostril lettori…

Grazie del supporto, ci vediamo ai concerti… e fate attenzione là fuori!