Recensione: 2001 – A Shred Odissey

Di Alessandro Calvi - 30 Agosto 2002 - 0:00
2001 – A Shred Odissey
Band: Joe Stump
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2002
Nazione:
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80

Eccoci di fronte al nuovo disco di Joe Stump, forse l’unico chitarrista al mondo che potrebbe essere definito l’erede di Yngwie Malmsteen. Anzi, più che erede io lo definirei proprio l’unico vero clone di Malmsteen.
Con questo non intendo dire che la musica di Stump è copiata da quella di Malmsteen, anzi! Il fatto è che lo stile e il modo di suonare, nonchè le scale usate e il modo di comporre, sono così simili a quelli di Malmsteen che in più di un’occasione ci si potrebbe domandare chi sia l’autore del cd che abbiamo nel lettore.

Passando dai convenevoli al cd che ho tra le mani si tratta del terzo disco di Joe Stump, dopo i precedenti Rapid Fire Rondò del 1999 e Second Coming del 2000, e nonostante il titolo si riferisca al 2001 l’album è appena uscito. Si tratta, è meglio dirlo subito, di un disco certamente non facile, non è un disco di canzoni come gli album dei Rising Force di Malmsteen ma un album con dieci pezzi strumentali spesso e volentieri con la sola chitarra.
Dopo gli avvisi di rito passiamo a parlare dei singoli brani.

Ad aprire il disco è la titletrack che ci presenta subito Joe Stump con sei minuti di chitarra senza basso, batteria o tastiere, solo chitarra che si rincorre su se stessa e che lui stesso afferma di aver inciso in una volta sola senza sovraincisioni o aggiunte a posteriori.
La successiva Bullet Train invece assomiglia già di più a una canzone essendo la chitarra accompagnata da basso e batteria e si fa notare per la musica nonostante sia vecchia di circa dieci anni.
Nocturne è invece un pezzo più introspettivo e meno portato ai tecnicismi rispetto ai suoi precedenti ma più portato alla melodia in cui la chitarra si fa accompagnare solo dalle tastiere.
La quarta traccia Still I’m Sad è invece l’unico brano del disco a non essere stato composto da Stump, si tratta invece di un brano dei Rainbow di cui lui realizza una versione strumentale, così come l’aveva suonata Blackmore sul primissimo disco della band.
The Haunting e la successiva Big Bad Groove sono invece due dei brani preferiti di Stump dal primo periodo della sua band quando ancora si chiamava: Joe Stump’s Guitar Dominance.
Il titolo così lungo e strano di Partita No.1 in A Minor ci introduce al settimo brano del disco, un assolo di chitarra in stile di violino con più di un’influenza dalle sonate di Bach.
La successiva Tear It Up è un pezzo che per diretta ammissione di Stump è stato molto influenzato dal grande Jimi Hendrix e ha qualcosa che ricorda i Deep Purple di Machine Head.
Le due tracce bonus sono pezzi live che ci fanno capire come la tecnica di Stump non sia solo in studio, anzi, soprattutto dal vivo rivela di essere veramente eccezzionale, in particolare la seconda ci offre Stump che cerca di superare se stesso in velocità e tecnica e che dovrebbe comparire sul suo prossimo album di studio.

In conclusione un album dove tecnica e melodia si incontrano alla grande, grazie alle straordinarie capacità di Joe Stump, certamente non facile, essendo un disco unicamente strumentale e per questo diretto a un pubblico di appassionati, ma che è in grado di farsi apprezzare da chiunque.

Tracklist:
01 2001: A Shred Odissey
02 Bullet Train
03 Nocturne
04 Still I’m Sad
05 The Haunting
06 Big Bad Groove
07 Partita No.1 in A Minor
08 Tear It Up

Bonus Tracks:
09 Shredding in Shuffle City
10 medley: Psycho Shred Suite > Guitar Cadenza No.2

Alex “Engash-Krul” Calvi

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